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Autore: Zomi    30/03/2012    4 recensioni
Il verde si alzò brontolando dalla sedia, iniziando a girovagare nella sua camera e a imprecare contro la professoressa di Lettere. Possibile che quella donna, o qualsiasi altra cosa fosse, non potesse assegnargli compiti per casa più semplici e normali. Scrivere una poesia non era cosa da poco, sull’amore per di più, un argomento trito e ritrito da ogni poeta nato sulla terra e ormai proposto e ingurgitato da tutti in qualsiasi salsa...
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMORE E’…

 

 
LETTERE: scrivi una poesia su che cosa è l’amore per te. Minimo 10 parole.
 
Zoro lesse sbuffando il suo diario scolastico, stiracchiandosi sulla scricchiolante sedia della scrivania nella sua stanza.
Con sguardo annoiato e disgustato per quel compito, si mise a fissare il soffitto bianco della stanza, arricciando il labbro superiore su cui si era posato la matita.
-Uhm…- mugugnò, dondolandosi all’indietro inclinando le gambe della sedia -… io sto compito non lo faccio…-
Buttò un’occhiata rapida alla pagina dell’agenda, dove appunto era segnato l’incarico, notando soddisfatto come fosse l’unico compito assegnato per il giorno dopo.
-Bene…- sbatté le gambe della sedia al pavimento, tornando seduto composto e gettando nell’aria la matita-… allora ho finito tutto… quindi…-
Ma si fermò con la mano alzata a chiudere il diario, quando si ricordò la sua situazione scolastica in quella materia. Che gli ripeteva sempre la Prof. Ivan?
Che lui era… era… era insufficiente, forse?!?
Che non raggiungeva il sei pieno e che rischiava la bocciatura? Uhm… forse era meglio dare un’altra occhiata a quel compito.
Il ragazzo sbuffò nuovamente, lasciando aperto il diario e buttandoci sopra il suo mento, come se quel gesto lo avesse potuto aiutare a svolgere l’incarico.
-Una poesia…- grugnì -… ma che siamo alle elementari? “Che cosa è per te l’amore”… una gran seccatura, ecco cos’è!!!!-
Il verde si alzò brontolando dalla sedia, iniziando a girovagare nella sua camera e a imprecare contro la professoressa di Lettere. Possibile che quella donna, o qualsiasi altra cosa fosse, non potesse assegnargli compiti per casa più semplici e normali. Scrivere una poesia non era cosa da poco, sull’amore per di più, un argomento trito e ritrito da ogni poeta nato sulla terra e ormai proposto e ingurgitato da tutti in qualsiasi salsa. Camminando in cerchio sul tappeto della stanza, Zoro mugugnava infuriato.
-Ma guarda te…- sbottava -… come faccio adesso? Non posso mica copiare o scaricare da Internet una poesia qualsiasi sull’amore e rifigliargliela… se ne accorgerebbe subito che non è farina del mio sacco, e il 5 sarebbe assicurato… ma accidenti!!!!! Un uomo come me non dovrebbe scrivere certe cose smielate e stucchevoli: ma che crede che sia come Sanji?!? Uffa!!!!!!!!!!!-
Con un tonfo sordo, si buttò sul letto, incrociando le braccia sotto la testa e rimuginando. Non poteva certo non eseguire l’esercizio, altrimenti il 5 se lo beccava lo stesso, ma nemmeno aveva la più pallida intenzione di friggersi il cervello nello scrivere qualche scemenza zuccherosa sull’amore. Ne avrebbe risentito il suo smisurato orgoglio maschile e la sua virilità…
-Che faccio?- grugnì, fissando il soffitto, sperando che quello gli rispondesse -… ci vorrebbe un aiuto… uhm, un aiuto…?!?...  ma si dai…-
Colta al volo l’idea, agguantò dal comodino il suo cellulare, facendo tintinnare il pendaglio di Chopeprman che vi era appeso, scandagliando velocemente la Rubrica in cerca di un valido aiuto.
-Allora…- iniziò a leggere in ordine alfabetico i nomi che si susseguivano sul display-… Brook?!? Bhè lui con le rime se la cava da Dio… ma è meglio evitare di chiedere aiuto a un fissato delle mutandine da donna su cosa sia l’amore: non volgo vedermi rispondere “Un tanga con pizzo”…Franky? No… inizierebbe con le sue solite cose Super e non risolverei niente… -
Con dito pigiato sul cursore del telefono, leggeva e commentava tutti i nominativi dei suoi amici, rendendosi conto che in effetti non erano tutti dei gran geni.
-Rufy? No, lui ama solo mangiare e non credo che si riferisse a quel tipo di amore la Prof… Sanji?!? Manco morto!!!!!!!!!... Usop? Uhm… sarà di certo in crisi come me… MA CHE CAVOLO!!!!! MA PERCHE’ HO SOLO AMICI STUPIDI E FISSATI?!? GENTE NORMALE, NO?!?-
Con rabbia, buttò il telefono sul materasso dove sedeva, prendendosi la testa nelle mani e iniziando a riflettere concentrato. Ok, allora per lui l’amore era… era… era… poter affettare qualcuno con la sua Katana?!? No, quello era sport, non amore…
Dunque… amore, amore, amore…
Due grosse vene pulsavano sulle tempie del verde, risaltando sulla pelle bronzea. Delle piccole goccioline di sudore scendevano calde dalla fronte, dove si piegavano intensamente rughe di concentrazione. Le mani, strette attorno alla testa piegata per lo sforzo di pensare, tremavano convulse, mentre un leggero fumo grigio si alzava dalle orecchie del ragazzo. Un fremito si mosse sul corpo del giovane, che di scatto si alzò in piedi nella stanza, urlando stremato mentre un fischio simile a quella di una teiera risuonava dai suoi padiglioni auricolari.
-BASTA!!!!!!!!!!!!!!! NON SONO MICA UNA RAGAZZA IO, CHE PENSO SEMPRE A STE COSE AMOROSE!!!!!!!!!!- gridò paonazzo per lo sforzo sostenuto nel riflettere.
Ehi!!! Un attimo!!!!
Che aveva detto? Che lui non era una ragazza?
Un ghigno sadico e furbo si allargò sul viso del giovane in piedi nel centro della sua stanza.
Oh, certo, non lo era, ma di certo era un genio. Illuminato da quel nuovo lampo di genio, afferrò deciso nuovamente il cellulare, digitando a memoria un numero che conosceva da sempre. Si portò l’apparecchio all’orecchio, aspettando che gli rispondesse. Come il solito doveva aver dimenticato il cellulare chissà dove, e ora lo stava di certo cerando seguendo il rumore della sua suoneria. Tamburellando con il piede sul tappeto, Zoro aspettava impazientemente.
-…tu… tu… tu… si? Pronto?- una voce squillante e solare gli rispose.
-Dove l’avevi perso sta vota il telefono?- chiese ironico lui.
-Nella tua testa bacata, buzzurro... lì c’è spazio da vendere!!!- ridacchio Nami, dall’altro capo della cornetta.
-Simpatica… mi chiedo perché non ti abbiano ancora eretto una statua come la mocciosa più divertente del mondo…-
-Mah, forse perché non hanno ancora trovato abbastanza diamanti per costruirla…-
-Pure modesta…- la prese in giro ghignando.
Zoro e Nami si conoscevano da sempre. Avevano frequentato le scuole sempre assieme, e ora alle superiori si erano trovati di nuovo nella stessa classe, costretti a convivere l’adolescenza, gli sbalzi ormonali e i primi amori. Primi amori che erano sempre gli stesi dall’asilo nido a quella parte, dato che entrambi i giovani si amavano segretamente. Eppure, sebbene si volessero così tanto bene, continuavano a litigare e bisticciare per qualsiasi nonnulla. Si prendevano in giro, si picchiavano pure (o meglio, Nami picchiava Zoro e lui le prendeva e basta!!!), e a volte si tenevano il muso per giorni interi. Ma quando uno dei due aveva bisogno di aiuto, subito l’altro era pronto a soccorrerlo, aiutandolo e sorreggendolo nelle difficoltà.
Spesso la ragazza trascorreva i suoi pomeriggi ad aiutare l’amico nello studio, costringendolo a forza a studiare accanitamente, o almeno a provarci. Zoro non sopportava il fare autoritario e schiavista della rossa, ma al lungo andare ci aveva fatto l’abitudine e aveva iniziato ad amare anche quel lato un po’ prepotente e manesco di lei, la quale adorava passare tutte quelle ore a vederlo studiare faticosamente sui libri, per poi vederlo sorridere con quel suo meraviglioso ghigno quando riusciva ad ottenere un bel voto grazie a quel tanto odiato studio.
Amava vederlo sorridere e poterlo rendere felice. Certo, a volte lo picchiava di brutto, ma era una forma d’affetto, poi lui a volte se le meritava proprio.
-Buzzurro!!!-
-Mocciosa!!!-
-Ominide!!!-
-Strega!!!-
-Idiota…-
-Arpia…-
-Basta!!! Starei volentieri a offenderti per tutto il resto del giorno, buzzurro, ma ho da fare, quindi mi vuoi dire perché mi hai chiamato?-
-Io?!? A già… mi serve una mano con i compiti di lettere…-
-Lo immaginavo… eppure è così semplice!!!- sospirò Nami, portandosi una mano tra i lunghi capelli rossi.
-Semplice?!?- sentì sbottare il verde al telefono –Lo chiami semplice tu mettere in poesia cosa è per te l’amore?!?-
-Si…- ammise innocente lei.
-E per forza, sei femmina!!!!- maschilista come il solito.
-Ma dai Zoro!!!- si sedette sull’androne delle scale in cui era, stando al telefono con lui -…non mi vorrai dire che non ti sei mai innamorato?-
-E che centra adesso?!?- il verde infossò le sopracciglia non capendo.
-Bhè, se sei innamorato, ami… no?-
-Si… in effetti c’è una certa logica…- si grattò il capo Zoro, sedendosi alla sua scrivania.
-Quindi…- continuò Nami, gracchiando alla cornetta -… sei o no innamorato?!?-
La domanda era più rivolta a interessi personali che ad aiutare l’amico, ma questo lo sapeva solo Nami, seduta diabolica sul fondo delle scale di casa sua e mentre assottigliava lo sguardo ghignando.
-Ehm… si…- sussurrò l’altro, rosso come un peperone ad ammettere che effettivamente anche lui provava certe emozioni, ma ancor di più ammetterlo proprio alla ragazza di cui era innamorato.
-Uhm… e di chi?-
 -NON SONO AFFARI TUOI!!!!!!!!!- si sgolò il ragazzo contro il telefono, facendo allontanare l’orecchio dall’apparecchio la rossa, sghignazzante.
-Hi, hi, hi… tanto primo o poi me lo dirai…- canticchiava -… e comunque basta che metti in rima e con un po’ di dolcezza le cose che ti hanno fatto innamorare di lei e la poesia è bella che fatta…-
-Aspetta, aspetta, aspetta, che prendo appunti…- lo sentì scartabellare sulla sua scrivania, mentre lei volgeva lo sguardo al cielo in richiesta di un aiuto divino.
-Uhm… ok…- mugugnò Zoro, con il cappuccio della Bic in bocca, mentre si appuntava le nozioni della rossa -… cose che mi hanno fatto innamorare di lei… tipo?!?-
-Oddio Zoro!!!!!!!!! Che devo dirtele io?!?- gridò –La prima cosa che hai notato di lei, per esempio…-
-Ah… le tette allora…-
-Giuro Roronoa…- minacciò la rossa, alzando in aria un pugno pulsante -…se fossi lì ti picchierei!!!!-
-E dai!!! Scherzavo!!!- ghignò l’altro –E comunque ok, ho capito dai… grazie mille!!!-
-Meglio, perché non ne potevo più di stare al telefono con te… mi uccidi i neuroni!!!-
Lo sentì ridacchiare e involontariamente sorrise anche lei. Era così bello il suono della sua risata.
-Esagerata… perché invece parlare con te fa diventare intelligenti…- si posò sullo schienale della sedia della scrivania.
-Bhè non si può dire che…- una voce non ben chiara la chiamò dietro di lei -… si, arrivo…-
-Sei con qualcuno?- si stupì Zoro.
-Si, è Law… e venuto a studiare geometria con me… aveva bisogno d’aiuto…-
-Geometria? Ma se domani il Prof. Iceberg è perfino assente…- digrignò i denti per un attacco di gelosia.
-Uff… Zoro!!! Law è un ragazzo diligente, e a voluto prendersi avanti con lo studio, mica come te che ti ritrovi sempre la sera prima a studiare per il compito…-
-Se, se… so io a che triangoli mira quello!!!!- sbottò irritato.
-Suvvia, non dirmi che sei geloso…- sussurrò maliziosa Nami.
-Assolutamente no!!!! Io… io…-
-… e poi c’è anche Robin qui con noi…- disse lei per tranquillizzarlo.
-Ah… meglio…- il sorpreso sospirosi sollievo che tirò fu però ben sentito anche da Nami, che sorrise lievemente.
-Domani hai da fare?- chiese arricciandosi una ciocca di capelli.
-Uhm… no… perché?!?-
-Potremmo andare a mangiare un gelato se vuoi… è da un po’ che non passiamo un po’ di tempo solo noi due…- le guance di Nami si erano imporporate, ma per fortuna Zoro non poteva notarlo parlandole attraverso il telefono -… cioè… sempre se vuoi, se hai tempo, se no fa nient…-
-Ok!!!- lo sentì dire tutto d’un fiato.
-Bene…- arrossì ancora -… allora a domani a scuola. Ciao buzzurro…-
-Si, ciao… ciao Nami…-
Zoro riattaccò la chiamata, posando il telefono sulla scrivania. Era senza parole per quell’invito così inaspettato. Ghignò e prese in mano la penna, avvicinandosi al quaderno di lettere. Ora sapeva cosa scrivere…
 
 
-Hiaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!! Buongiorno ragazzi- entrò nell’aula la Professoressa Ivan, facendo l’occhiolino agli alunni che erano ancora in piedi al suono della campanella di fine pausa di metà mattina, facendoli pietrificare dal disgusto sul posto e cadere a terra come sacchi di patate.
-Bene tesorucci…- si sedette alla cattedra, aprendo il registro di classe -… avete svolto i compiti assegnati? Bene, allora vorrei sentire la poesia d’amore di… uhm, vediamo qualcuno che deve recuperare… Hiiiiaaaaa!!!! Allora: Rufy boy, Zoro boy e Sanji girl…-
-EHI!!!!!!!!! PERCHE’ IO GIRL?!?- si alzò in piedi adirato Sanji.
L’insegnate si alzò dalla sedia dietro la cattedra, mettendosi di fronte ad essa e posandosi sul ripiano verdastro, mettendo in bella mostra le robuste gambe pelose che si intravedevano dalle calze a rete, e sorridendo amicante con il suo mascellone spigoloso.
-Su, su… niente storie e muovetevi a  venite qui per leggere le vostre opere…- agitò nell’aria la mano, mentre i tre ragazzi si alzavano dai loro posti.
-Buona fortuna…- bisbigliò Nami a Zoro, mentre si alzava dal suo banco affianco al suo, e facendogli l’occhiolino. Il verde ghignò arrossendo lievemente, prendendo sotto braccio il quaderno con su scritto la poesia. Con passo strascicato, si mise in piedi affianco ai due amici, spintonando con Sanji per non mettersi troppo vicino all’ambiguo insegnante.
-Bene tesorucci… allora chi vuole iniziare?- cinguettò Ivan, portando le mani sotto il viso a mo di preghiera. Inutile dire che nessuno dei tre interrogati aprì bocca, troppo vergognosi per esporsi.
-Vabbè… vorrà dire che decido io… Hiiiaaaaa!!!! Sanji? Vai tesoruccio…-
Il biondo rabbrividì, reprimendo un conato di vomito per il bacio indirizzatogli dalla professoressa e piegandosi di lato verso Zoro per schivarlo.
-Ehm, si ecco…- si schiarì la voce tossicchiando -… l’amore è adorare qualsiasi donna che ci conceda il lusso di poterla conoscere senza però lasciarsi scoprire del tutto,  perché esse sono nate per essere amate non per essere comprese …-
Sanji richiuse il suo quaderno, aspettando che l’insegnante esprimesse il suo giudizio.
-Uhm… molto sottile, Sanji boy… direi… 7+… vai pure al posto… Hiiiaaaa!!!-
Con un sospiro di sollievo il biondo tornò al banco, lanciando in tanto nell’aria bai a atutte le ragazze della classe.
-Rufy boy…- chiamò il moro Ivan. Quello, sorridente e felice come suo solito, lesse tutto d’un fiato la sua poesia:
-Amo, amo, è il sugo sulla pasta: finché ce né, non saprò mai dire basta!!!-
La professoressa fissò atonica il ragazzo, non capendo se quella che avesse appena letto fosse una presa in giro o il suo compito svolto. Deglutendo, balbettò sorridendo.
-Ehm… ok… 6 e mezzo per l’impegno e la filosofia di certo nascosta nelle tue parole…-
Sorridendo e saltellando, Rufy lasciò il testimone ad un concentrato e imbarazzato Zoro, che con gesto veloce e deciso, lesse a occhi bassi e fissi sul suo quaderno la poesia.
-L’amore è trovato, inventato, creato, voluto ovunque, perché tutto ciò di cui ha bisogno è solo il silenzio: il silenzio dei nostri sorrisi, il silenzio del suo sguardo di cioccolata perso mentre disegna, il silenzio del vento che muove i suoi capelli rossi, il silenzio delle ore passate a studiare insieme e a innamorarsi…-
Con un sospiro profondo e roco, alzò lo sguardo sull’insegnante, ammutolita e a bocca aperta a fissarlo, come il resto della classe. Tutti erano rimasti senza parole per quello che Zoro era riuscito a trasmettere con quella sua poesia, riconoscendo perfettamente Nami in quegli occhi color cioccolato e nei capelli rossi mossi dal vento.
-Dunque?!?- chiese nervoso il ragazzo, non abituato a essere al centro dell’attenzione. La professoressa si ridestò dal suo sconvolgimento, tremando.
-8…- sussultò -… anzi, no… 9 e mezzo… si, si… 9 e mezzo, te lo sei meritato…- balbettò, permettendogli di tornare al posto. Con un ghigno sul viso e trascinando i passi, Zoro si sedette con un tonfo al suo banco, con affianco un’imbarazzata e rossa in viso Nami, intenta ad abbassare lo sguardo sui suoi piedi, piuttosto che incrociarli con quelli del compagno.
-Ehm…bene tesotucci…- si riportò dietro la cattedra Ivan, riprendendo la lezione -… aprite i libri a pagina 201…-
Un rumoreggiare di pagine voltate e di libri aperti si diffuse nella classe, mentre Zoro ghignava divertito. L’insegnante iniziò a spiegare un nonsochè di non ben definito, blaterando e ridacchiando di poeti morti e sepolti.
-Zoro…- lo chiamò sussurrando Nami -… dopo devo dirti una cosa molto importante…-
Il verde alzò un sopracciglio incuriosito, senza smettere però un attimo di sorridere.
-A si?- chiese ironico.
-Si…- sorrise lei, prendendogli la mano nella sua e stringendola forte, mentre intreccia gli occhi con i suoi e sentiva il cuore scoppiargli nel petto di felicità.
L’amore, per entrambi in quel momento, fu semplicemente, stringersi per mano. 

   
 
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