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Autore: FloxWeasley    30/03/2012    6 recensioni
Due bambine sdraiate sull'erba di un parco giochi, il cielo stellato sopra di loro.
Un silenzio opprimente.
-Tunia...- chiamò Lily, incerta.
-Dimmi- rispose quella, senza staccare gli occhi dallo spettacolo sopra di lei.
-Ho deciso, Tunia- cominciò Lily, -Non ci vado. Se non puoi venire tu allora non vado neanche io. Infondo il mio posto è qui, non a Hogwarts. Io sto bene qui- disse la bambina. Finalmente Petunia si girò a guardare Lily negli occhi.
-Davvero?- chiese, emozionata e sorpresa.
-Sì- rispose la sorellina, sorridendole.

Ma non era mai accaduto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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~Piccolo spazio autrice
Torno dopo un lungo -troppo- silenzio stampa, soprattutto nel fandom
Questa storia mi sta particolarmente a cuore e partecipava al contest Catene di prompt - Una trappola di contest! indetto da Slayph_ sul forum di EFP, ma la giudizia (e a quanto pare anche le altre partecipanti) è sparita nel nulla.
Beh, io intanto pubblico.
Vi dico che il mio pacchetto comprendeva i prompt ricordi, dolore e rimorso; l'immagine di un cielo stellato e questa citazione di Cyril Connelly: "La vita è un labirinto nel quale si prende una strada sbagliata prima ancora di aver imparato a camminare".
Buona lettura!

 

Sogni sotto un cielo stellato


Le bastava un cielo stellato, per ricordare.
Le bastava ricominciare a ricordare, per sentire di nuovo quel dolore sordo che ormai la accompagnava da tanti, troppi anni, appesantirle il cuore.
Le bastava guardare quel manto scuro trapunto di stelle, perché il rimorso ricominciasse a tormentarla.
Eppure ciò che il cielo di notte le ricordava non era un fatto accaduto realmente, era una sua fantasia, un desiderio, e per questo faceva più male, perché non era maiaccaduto, mentre lei aveva sempre sperato il contrario.
Non sapeva perché proprio il cielo stellato. Ormai era passato troppo tempo dalla prima volta che aveva espresso quel desiderio, e non se lo ricordava più.

Due bambine sdraiate sull'erba di un parco giochi, il cielo stellato sopra di loro.
Un silenzio opprimente.
-Tunia...- chiamò Lily, incerta.
-Dimmi- rispose quella, senza staccare gli occhi dallo spettacolo sopra di lei.
-Ho deciso, Tunia- cominciò Lily, -Non ci vado. Se non puoi venire tu allora non vado neanche io. Infondo il mio posto è qui, non a Hogwarts. Io sto bene qui- disse la bambina. Finalmente Petunia si girò a guardare Lily negli occhi.
-Davvero?- chiese, emozionata e sorpresa.
-Sì- rispose la sorellina, sorridendole.

Ma non era mai accaduto.
Loro avevano litigato, Lily era andata a Hogwarts ed aveva dimostrato quanto Petunia si sbagliasse.
Il posto di Lily era a Hogwarts. Era una strega, ed ogni estate, quando tornava, Petunia la sentiva sempre più lontana.

Petunia odiava i ricordi.
Erano troppo tristi, troppo dolorosi, troppo pesanti.
Ogni cosa che le ricordava Lily sembrava urlarle È tutta colpa tua! Tu hai sbagliato, tu e il tuo maledetto orgoglio avete rovinato tutto!
Ed era vero.
Ma se ne era resa conto troppo tardi.
Troppo, troppo tardi.
Così tardi che era al punto di non ritorno.
Lily era morta da troppo tempo, e il rimorso cominciava a bussare alla sua porta.
Con una vocina fastidiosa e insopportabile, le ricordava che non era Lily a non essersi scusata per averla abbandonata, ma lei.
Perché lei l'aveva abbandonata, l'aveva lasciata sola in un momento che dovevano affrontare comunque insieme, nonostante tutto.

La vita è un labirinto nel quale si prende una strada sbagliata prima ancora di aver imparato a camminare”.
Non era stata Lily a sbagliare strada, andando a Hogwarts senza di lei, ma era stata lei a non averla seguita salutandola con la mano, da lontano.
Perché lei a quel tempo non sapeva camminare.
Non sapeva comprendere la verità, né accettarla.
E la verità era che Lily era diversa, non migliore -non a quel tempo- ma solo diversa.
Già, era diversa.
Ma era pur sempre sua sorella, anche se non l'aveva mai voluto ammettere.
Era sua sorella, ed averla persa così, senza chiarimenti, senza un perdono, le faceva male.E quel dolore andava a sommarsi a quello che provava da quando, su quel binario, aveva iniziato a perderla, piano piano, quasi senza accorgersene.

Ricordi, dolore e rimorso.
Erano un ciclo continuo, ai ricordi seguiva il dolore, e al dolore seguiva il rimorso.
E il rimorso le ricordava tutti i suoi sbagli.

Perché lei aveva sbagliato strada, ed ora che aveva imparato a camminare non poteva più tornare indietro.

  
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