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Autore: Julien Bathory    30/03/2012    2 recensioni
Un piccolo gruppo di ragazzi, una manciata di personaggi di fantasia. Un'avventura, ogni settimana, li fa fremere. Basterà il loro desiderio a rendere reale tutto ciò, a far sparire le loro pene?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Make It Real – Chapter 1: “Inchiostro e Grafite”

Il giovane teneva la testa piegata sulla spalla, per reggere il telefono utilizzando entrambe le mani allo scopo di disegnare.
«No, Mathy, il disegno non sarà pronto fino a domani, se non dopodomani..! A Fares il naso non vuole proprio venirgli! Che diamine, penso proprio che farò causa all'ispirazione.»
La ragazza rispondeva incoerentemente citando frasi da Harmony che aveva recentemente letto o lamentandosi della scuola, e Marco le stava dietro, ridendo e proponendo il da farsi per i prossimi giorni. All'indomani si sarebbero visti per continuare quella simpatica avventura nel mondo popolato dai loro personaggi, ed i giochi di ruolo li affascinavano entrambi. In realtà c'era anche un altro membro in quell'allegra combriccola: Oltre che alla ragazza con la sindrome d'epoca d'oro ed al ragazzo con troppa fantasia per vivere in quel mondo, c'era una paranoica e sensibile giovinetta di sedici anni, dai capelli castano chiari e dal viso tondo e morbido, timido e delicato come i petali di una rosa.
La vittoriana ragazza che ama leggere è invece una riccioluta e snella pulzella dai lineamenti ottocenteschi e dall'espressione spaesata e sognatrice di chi non si trova a proprio agio con il secolo corrente. L'unico ragazzo del trio, il narratore, è invece un moretto dalle alte aspettative, cinico ed occhialuto, dall'aria sempre assente e dalla barbetta giovanile troppo morbida e poco presente per essere chiamata tale. Disegna guardando il computer, e crea personaggi parlando al telefono, in una danza talmente coordinata da far sembrare tutto ciò davvero semplice. In realtà quella posizione gli risultava veramente scomoda, al punto da dover mettere in viva voce il cellulare, poggiato con resa sulla scrivania.
«Ho aggiornato la mia storia, Marco. Non farmi aspettare per dieci capitoli come l'ultima volta, va bene..?»
La ragazza aveva sbuffato un poco, terminata quella frase.
«Va bene, va bene.. questa volta la recensisco in un batter d'occhio.»
In realtà nessuno dei due credeva alle parole che aveva appena pronunciato, ma ormai era un'usanza sacra e troppo in vigore per essere violata da due semplici parole in più.
La chiamata si chiude con un gentile saluto del ragazzo, che rimanda a domani il loro prossimo incontro.
Quella sera Marco mangia poco o nulla: la carbonara era di suo gradimento, ma in quel momento la sua bocca non bramava sapori così pungenti come quello della pancetta.
Tornato in camera, felice del tempo a disposizione (L'indomani era Domenica, e la notte porta consiglio!) Si fiondò sulla scrivania, ancora, cercando di far quadrare quel viso che non voleva saperne di uscir fuori decente.
«Non ce la fai proprio a farmi un naso che non assomigli al becco di uno sparviero, marmocchio?!» A parlare era stato un'alta ed atletica figura, appoggiata alla porta chiusa della camera del ragazzo, con le braccia incrociate.
«No, Fares, il tuo naso resterà aquilino finché non troveremo una soluzione.»
Rispose Marco, noncurante che a parlare era stata una delle sue creazioni.
Il giovane uomo di inchiostro e grafite fa una smorfia, rivelando i bianchi denti affilati, degni di un vampiro, e si sistema gli scurissimi capelli neri, che balenano di amaranto ad ogni movimento del capo che fa. Quello si siede sul letto ad una piazza e mezzo ed ammira le pareti azzurre costellate di poster, scritte a pastello e disegni appesi in maniera asimmetrica al soffitto e sugli armadi, che stonavano dal chiaro tema della cameretta.
«Quando torna Richard..? Avevi detto che doveva essere revisionato giusto per qualche giorno.»
Secco, Fares aveva toccato l'unico argomento che gli interessava.
«Scusa, è che in questi giorni stanno nascendo davvero troppi personaggi per i miei gusti, e Richard è sparito in secondo piano rispetto alle mie priorità. Per me può andare bene così, perciò può tranquillamente tornare..»
L'inquietante figura maschile uscita da chissà dove annuisce in maniera scocciata, mettendosi ora dietro il disegnatore, come un fantasma che aspetta la sua preda.
«E questo ciccione chi è?!»
Indica con il suo dito affusolato uno schizzo che il sedicenne aveva appena completato, parlando con sdegno e superiorità.
«Non è affatto grasso. E' robusto. Nessuno può essere muscoloso e snello come te allo stesso tempo.»
Utilizzando l'arma della superbia per zittirlo, Marco sorride soddisfatto e firma quello studio anatomico, mettendolo avidamente nel suo carissimo album.
E' un semplice raccoglitore in plastica rossa, scribacchiato con i pennarelli indelebili qua e la in modo tale da personalizzarlo in maniera evidente, eppure c'è qualcosa in quel quaderno che ispira a chiunque lo veda una sensazione di unico e prezioso. Beh, valli a capire gli artisti.
«Damòn Paintre. Proprio un bel nome. Un pittore di Mont-Matre con una cotta per Julién ed un'abilità da mastro Factotum.»
E' appagato ma non dissetato, perciò prende un'altro foglio ed inizia a tracciare un'altra figura, concentratissimo.
«Se mi vuoi scusare»
Fa il cavaliere dai capelli rubini.
«Io me ne andrei. Richard è di nuovo nel raccoglitore e voglio salutarlo, sai.»
Marco sghignazza.
«Certo, Fares, certo. “Salutare”...»
Quello grugnisce qualche offesa che inizia per f, s, t ed altre consonanti dall'aspetto per niente carino. Apre la porta ed esce, non degnandosi di chiuderla.
Marco gli vuole un gran bene, dopotutto.

Scusate se questo primo capitolo sembra insensato! E' solo un'”introduzione” a questo strambo mondo in cui voglio fiondarvi... Scusate la frase sulle offese in f, s eccetera. So' che è completamente plagiata, ma volevo dare un tributo alla “Boutique del Mistero” che sto leggendo in questo momento. Me ne sono innamorato. Il vostro Julién Bathory vi augura un buon sonno ed una buona lettura, per i nottambuli, invece, auguro tanta ispirazione.
   
 
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