Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Rowena    31/03/2012    4 recensioni
Ascesa e caduta del Ministro della Magia Cornelius Caramell.
[Storia vincitrice del contest Alla Testa di Porco indetto da Ferao]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bartemius Crouch senior, Cornelius Caramell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Angoletto dell’Autrice: Se vi steste chiedendo perché ho scritto una storia su Cornelius Caramell, sappiate che è tutta colpa di Romilda Vane. I primi due pacchetti che ho scelto per il contest comprendevano Romilda e Caramell. Se mi fosse capitato Caramell e chiunque altro, avrei scelto chiunque altro. Ma Romilda Vane no, non si può sopportare. Caramell è un personaggio che proprio non m’ispira simpatia… Comunque, Qui il link al contest!
Sono contenta di essermi messa alla prova con lui, quindi eccoci qua. Ho voluto mostrare i due estremi della sua carriera, accompagnati dal rhum. Anche se adesso m’incuriosisce scrivere del Ministro Bagnold, soprattutto perché dovrebbe essere il corrispettivo della Tatcher nel mondo della magia, ho preferito mettergli a confronto Crouch, che è un altro asceso e caduto molto in fretta. Buona lettura!

 
 
 
Di per sé, Cornelius Caramell avrebbe evitato un liquore dolciastro come quel rhum. Anche se il ribes rosso contribuiva a migliorare il sapore con una nota acidula, infatti, il gusto era un’esplosione di zucchero in bocca.
Il mago evitava per principio con attenzione di essere accostato a qualunque elemento dolce, per via del suo cognome: era stato causa di molte prese in giro quand’era bambino, per quanto fosse più che rispettabile, per cui Cornelius si prodigava con cura da anni a dare un’immagine di sé che lo allontanasse quanto più possibile dall’essere considerato una trovata promozionale di Mielandia.
Intendiamoci, era molto fiero del suo nome, simbolo di una lunga stirpe di maghi potenti e puri, eppure avrebbe preferito appartenere a una famiglia che poteva vantare un blasone più altisonante. Invidiava moltissimo Lucius Malfoy, ad esempio: bastava menzionarlo perché la gente tremasse e gli portasse rispetto.
Tuttavia, pensò Cornelius mentre si metteva comodo nella sua nuova poltrona, era lui il nuovo Ministro. Non Crouch, grazie a quel disgraziato del figlio, né Silente, che per qualche oscuro motivo preferiva stare a badare ai crucci di qualche centinaio di ragazzini foruncolosi piuttosto che governare. Oh beh, tanto meglio per lui. Avrebbe scritto al Preside di tanto in tanto per avere un suo consiglio, così da mostrare all’opinione pubblica che lo teneva in gran considerazione e che lo rispettava, ciò avrebbe fatto bene alla sua immagine, ma niente di più.
Se Silente non voleva il posto, non sarebbe stato lui a convincerlo del contrario.
Come già detto, di norma avrebbe evitato di bere il rhum ai frutti di bosco, eppure la sua precedente responsabile ne andava matta, e aveva finito per trasmettergli la stessa abitudine. La bottiglia era già ben allocata in un armadietto dell’ufficio, perché privarsi di un bicchiere di tanto in tanto, dopo una giornata pesante di relazioni pubbliche e difficili scelte governative?
Di quanto gli lasciava in eredità il precedente Ministro, forse quel rhum era l’unica cosa che davvero apprezzava: Millicent Bagnold aveva tenuto per una decina d’anni una condotta rassicurante e poco intraprendente, sebbene allo stesso tempo avesse dimostrato forti doti di comando, dovendo affrontare gli ultimi anni della guerra magica e la successiva ricostruzione. Nei giorni d’emergenza, certo, aveva delegato la maggior parte dei poteri a Crouch, ma aveva sostenuto ogni sua decisione con calore, mantenendo un governo stabile e coeso per fronteggiare il caos scatenato da Colui-che-non-deve-essere-nominato.
Era storia passata. Il giorno dopo avrebbe tessuto le lodi del precedente Ministro alla cerimonia per il passaggio delle consegne. Sorseggiò un goccio di rhum, brindando alla salute di Millicent e alla sua pensione. A essere sincero, non gli sarebbe affatto mancata: Cornelius aveva la sensazione che quella donna si divertisse a mettere in difficoltà i suoi sottoposti, sminuendoli. Quante volte lo aveva chiamato dolcezza, o tesoro, distruggendo tutti i suoi impegni per sembrare virile e competente? Di certo si era sentita in difficoltà perché durante la guerra molti avevano messo in dubbio che una donna fosse capace di affrontare una situazione del genere, ma le abitudini per mostrarsi più forte non le erano passate in tempo di pace.
Ad ogni modo, lui l’avrebbe surclassata, ne era sicuro: avrebbe aperto una nuova epoca per la Gran Bretagna magica, e chi aveva apprezzato il Ministro Bagnold si sarebbe reso conto di come sarebbero migliorate le cose con lui. Sì, l’era di Caramell era appena cominciata.
«Millicent, per che ora domani? Oh, chiedo scusa, Cornelius: non sapevo che ti avessero già assegnato l’ufficio».
Bartemius Crouch. Caramell lo osservò con attenzione, nel vano tentativo di carpire i suoi pensieri.
«È tradizione che le chiavi passino di mano il giorno prima dell’insediamento ufficiale, per familiarizzare», spiegò con tono ovvio.
A dire il vero, probabilmente la Bagnold si sarebbe arrabbiata molto trovandolo lì, ma essendo ormai ufficialmente in pensione sarebbe stato difficile. Ciò nonostante, Crouch non disse nulla. Non era mai stato eletto e non conosceva quei protocolli riservati ai Ministri, per cui non poteva smascherarlo.
La sua saccenza, però, non sembrò turbare l’altro, per cui Cornelius continuò: «Perdonami, posso invitarti a bere qualcosa?»
«Veramente sono in servizio, e poi…»
Poi cosa, temi forse di attaccarti alla bottiglia per dimenticare la tragedia di famiglia in cui sei l’assoluto protagonista?
«Sciocchezze, avanti!»
Il mago osservò con attenzione il capo degli Auror caduto in disgrazia. Dopo che suo figlio si era rivelato un Mangiamorte, non solo aveva perso le sue speranze di diventare Ministro, ma aveva lasciato il suo Dipartimento per finire all’Ufficio per la Cooperazione magica, un luogo in cui era rapidamente avvizzito. Come si poteva passare dal dirigere un intero fronte di battaglia a una stanza polverosa in cui verificare dispacci diplomatici e tradurre con le più curiose e pittoresche razze del mondo?
E dire che, in vero, non era stata la pessima scelta di Junior a distruggere la carriera di Crouch, bensì la sua irremovibilità a processarlo e condannarlo come uno sconosciuto. Caramell ricordava la drammatica scena in quel tribunale, il figlio che supplicava, la madre che piangeva disperata… E Bartemius aveva comunque emesso la sentenza senza fare una piega.
Dal mantello eroico in cui la gente lo aveva dipinto, era passato a essere considerato un mostro: come si poteva affidare una nazione a un uomo che trattava in quel modo il sangue del suo sangue?
Tirò fuori dall’antina un secondo bicchiere e vi versò una dose generosa di rhum rossastro.
«A cosa brindiamo, allora, Cornelius?» domandò Crouch afferrandolo nervosamente. «Alla tua luminosa carriera di Ministro?»
Sei invidioso. Vorresti essere al mio posto, ma non puoi.
Caramell scosse il capo cercando di fare il modesto. «Suvvia, non sono così vanaglorioso… Alla pace che regna ormai da tempo nel nostro paese!»
Quella proposta, se possibile, infastidì ancora di più l’ospite, che levò a malapena il bicchiere e fece un impercettibile cenno del capo. Come Cornelius aveva previsto, finì il liquore d’un fiato.
«Dovrai stare attento, con il potere», affermò poi respirando pesantemente. «Ci si convince in fretta di essere Dio, ma quando si arriva in alto è difficile controllare ciò che succede in fondo».
Quella frase lo irritò. Come si permetteva? Caramell inarcò le sopracciglia: «Che vorresti dire, che non sarò all’altezza?»
«È sempre meglio non dare nulla per scontato: ora c’è la pace, è vero, ma le cose potrebbero cambiare anche domani. Non siamo sicuri che Colui-che-non-deve-essere-nominato non tornerà più, Silente è di questo parere almeno…»
Sentire il nome del Preside non gli piacque. Era forse una sottintesa accusa alla legittimità della sua carica? Credeva che Silente sarebbe stato più bravo di lui? Cornelius digrignò i denti: aveva invitato Crouch a sedere per mostrargli tutto ciò che non avrebbe mai potuto avere, non per farsi mettere in difficoltà!
«Sciocchezze, come potrebbe mai tornare? Queste sono illazioni da paranoici», sbuffò sempre più nervoso. Non avrebbe dovuto sentirsi così: era il Ministro eletto, il giorno dopo si sarebbe insediato al suo posto, non doveva permettere a quel fallito di fargli perdere i nervi!
«Forse, ma è sempre meglio non dare mai nulla per scontato. In fondo il valore di un Ministro si riconosce nei tempi difficili, non in tempo di pace…» Crouch si versò un altro sorso, lo bevve e si alzò. «Grazie della chiacchierata, Cornelius. Buonanotte, e buona fortuna per domani».
Com’era apparso, il mago lasciò l’ufficio senza neanche dare tempo al nuovo Ministro di rispondere. Caramell fissò la bottiglia e si trattenne a malapena dall’impeto di lanciarla contro la parete. Non ne vale la pena.
Era stato eletto, si ripeté, avrebbe governato per un decennio e sarebbe stato così capace da avere un secondo e, chissà, forse anche un terzo mandato. Sì, le cose sarebbero andate in quel modo. Bevve ancora un goccetto per rilassarsi, pregustandosi la sfavillante giornata che lo attendeva.
Cornelius Caramell, Ministro della Magia. Per Merlino, come suonava bene!
 
*
 
Un ultimo bicchiere prima di lasciare l’ufficio. Caramell guardò la bottiglia ormai vuota, chiedendosi quante volte avesse già ripetuto quella frase.
Tra pochi minuti sarebbe andato a trovare il Primo Ministro dei Babbani per metterlo al corrente di quanto stava accadendo nel mondo magico. Merlino, ridacchiò, quel povero omuncolo sarebbe morto di paura e sconforto!
Aveva scelto davvero un pessimo periodo per candidarsi… Come lui, del resto.
Ricordò tutte le occasioni in cui era comparso dal camino nello studio di quello strano personaggio e a quante orribili notizie era stato obbligato a comunicargli. Black, il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, l’evasione dei Mangiamorte, e ora… Meglio non pensarci fino a che non si fosse trovato in quell’ufficio.
Deposto. Era il primo Ministro costretto a rassegnare le dimissioni da… No, non sapeva da neanche quanti secoli questo non accadeva. Aveva rifiutato l’aggravarsi della situazione fino a che il Signore Oscuro non gli era comparso nell’atrio del suo stesso regno. Nessuno aveva più voluto sostenerlo.
Una folta criniera comparve dalla porta senza neanche bussare.
«Cornelius, possiamo andare?», domandò con l’aria di chi aveva una certa fretta.
Se Rufus Scrimgeour aveva chiesto e non ordinato, era solo per i tanti anni di lavoro fianco a fianco, Cornelius lo sapeva. Il nuovo Ministro era una persona risoluta, forte, determinata. L’uomo che tutti volevano in quel frangente così oscuro.
Non lui, non l’inetto che aveva negato i fatti più evidenti fino a quando non gli era stato più possibile. Nessuno aveva fatto presente che tre quarti della società magica aveva preferito dargli ragione piuttosto che credere alle drammatiche storie di Silente. Ah, Silente, quello ne sapeva sempre una più del diavolo!
Mentre si versava ancora del rhum, una foto di Millicent Bagnold lo fissò dalla sua cornice scuotendo la testa, e il mago fu certo di leggere sulle sue labbra quella parola così tanto odiata. Dolcezza.
Fissò la foto con odio, ma in fondo, la vecchia strega aveva ragione. Tutti i suoi sforzi per apparire forte e risoluto non erano serviti a nulla. Aveva perso, fallito.
Crouch aveva avuto ragione, alla fine. In tempo di guerra era apparso per quello che era. Inutile.
Cornelius non poteva fare altro che compiere il suo ultimo dovere di Ministro e ritirarsi a vita privata. Vuotò l’ultimo bicchiere mestamente e lasciò la scrivania, uscendo per l’ultima volta da quello che era stato il suo ufficio.
 
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rowena