Chris lo fissò ancora e Greg abbassò lo sguardo sul tavolo, incapace di reggere quello azzurrissimo dell’uomo davanti a se.
Brass lo guardò nervosamente, preoccupato, mentre l’assassino beveva lentamente un bicchiere d’acqua, assaporando ogni sorso del liquido fresco che gli scivolava per la gola. Posò il bicchiere sul tavolo e si piegò confidenzialmente in avanti verso Greg, come per rivelargli un segreto.
<< Sei un novellino, giusto? Non hai ancora capito niente. Il perché lo facciamo. Ti terrorizza, vero? Ti terrorizza. Beh, lascia che te lo dica. Non lo faccio per rabbia, o per istinto occasionale. Lo faccio perché mi piace. Seguire le mie vittime, osservare le loro vite, pianificare come moriranno. Non è istinto. E’ la testa che te lo dice. Che te lo fa fare.
Ti fa sentire potente. Ti fa avere il controllo. Non puoi capire, tu. Non l’hai mai provato. Quella soddisfazione, il senso di appagamento…ti fa sentire potente. Alcuni diventano dittatori, altri pazzi. Io uccido.
Sì, l’ho fatto. Le ho uccise. Tutte le mie vittime, tutti gli omicidi per cui mi accusate. Sono stato io. Dovrei mentire? Dovrei cercare di evitare l’arresto, la prigione? E’ solo una conseguenza. Sono stato felice. Questo è come un dopo sbornia. Solo una conseguenza. >>
Rise. Così pazzo da sembrare quasi normale.
Brass fece un cenno ai suoi uomini, che gli misero le manette, mentre lui rideva, quasi contento. Appagato.
<< E la coscienza? >>
Greg alzò lo sguardo sull’uomo, che parve pensieroso, per qualche istante. << Oh, sì. Quella. Qualche volta c’è. E’ come…sai, come dei crampi. Crampi di coscienza. >>