Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ferao    31/03/2012    9 recensioni
Quanta, quanta solitudine può provare una bambina di undici anni; quanto bisogno di affetto si ha a quell’età, quanto desiderio di essere circondata d’amore e al contempo di ricambiare quell’amore in modo assoluto, totale.
A quell’età non si bada a chi o cosa amare. Purché sia assoluto e totale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ta-dah! Eccomi di nuovo a rompervi le scatole!
La seguente ff è stata scritta per il primo turno de "Gli eredi di Serpeverde" di MedusaNoir (sì, LO SO che sono una Corvonero. LO SO. D'altronde, è un contest bellissimo *_*). La consegna prevedeva di scrivere una storia in cui comparisse la nostra più grande paura e una scena d'amore (inteso in più sensi).
La mia paura - e quella della protagonista - è impazzire. L'amore c'è, ma in un modo tutto suo.
Lo stile è strano, lo so; spero non vi dispiaccia troppo.
Grazie a Med, che l'ha comunque apprezzata, e ad Agne che mi ha ridonato fiducia in questa storia. Buona lettura.










Sono qui
 
 
 



Svegliarti un mattino e non ricordare il sogno che hai fatto durante la notte.
Farti una doccia prima che le tue compagne si sveglino, godendo della quiete del dormitorio ancora assopito.
Guardarti una mano e trovare, lì sotto un’unghia, un’incrostazione.
 
Inchiostro?
Qualcosa che ho mangiato?
 
Avvicinare la mano al viso per guardare meglio.
Sangue.
E non è il mio.
 
 
 
 
 
Ginny non sa più cosa sogna di notte. Ogni mattina si sveglia con un mal di testa tremendo e una stanchezza che non l’abbandona per il resto della giornata.
È sempre sempre sempre stanca, e non può permetterselo, perché è solo al primo anno di scuola e non può restare indietro coi programmi e i professori la stressano con gli esami e i compiti e ma come mai sono in questo corridoio? Dovevo andare dall’altra parte di nuovo questa storia ma dove ho la testa accidenti.
 
Anche quel mattino, lo stesso episodio. Si è fatta una doccia, si è vestita ed è andata a lezione; ha evitato accuratamente di passare davanti a quel muro, perché le fa ancora impressione il ricordo delle lettere sgocciolanti comparse tempo prima su quella parete.
Lettere rosse, rosso sangue, tutto era rosso e appiccicoso faceva caldo potevano vedermi se non mi sbrigavo e quel gallo puzzolente non voleva mori-
 
A pranzo non ha fame; lo stomaco è ridotto a un pugno chiuso, un nodo impossibile da sciogliere. Per tutto il tempo Percy le sta vicino, cerca di farsi dire cos’abbia; non si siede nemmeno al tavolo dei Prefetti per rimanere con lei. Ginny non avrebbe mai creduto che suo fratello sapesse essere così premuroso e altruista, è molto gentile e rompiscatole perché non mi lasci in pace? Cosa vuoi? Non ti dirò nulla quindi sparisci torna a pomiciare con quella dannata schifosa Mezz-
 
Durante il pomeriggio cerca di concentrarsi sui compiti, invano; le materie sono troppo difficili, troppo complicate, e impararle da sola è impossibile. Tutti i suoi compagni studiano in gruppo, aiutandosi a vicenda, ma lei non riesce a integrarsi fra loro. Lei, che a detta di sua madre è una delle ragazze più solari e spigliate di Ottery St Catchpole… non ha amici.
Non ha chi la capisca, non ha chi la consoli. Non c’è nessuno che le dica ciò che ha bisogno di sentirsi dire.
No, qualcuno c’è. E lo sai. E ti vuole bene.
 
 
Finalmente cade la sera; come fa ormai da settimane, Ginny accarezza la copertina del diario con dolcezza, come a coccolarlo; le pare – o forse è davvero così?che quello frema in risposta, felice.
Ginny intinge la penna nell’inchiostro e apre alla prima pagina.
 
“Caro Tom,
ho davvero bisogno di parlarti stasera.”
 
Non deve attendere molto per la risposta. Tom è sempre lì per lei, sempre.
 
Sono qui, Ginny. Cosa succede?
 
“Io… non lo so, forse sono tutte sciocchezze, ma mi sento strana. E anche un po’ spaventata.”
 
Come mai? È per via di Harry?
 
“No, Harry non c’entra. È… sono io.”
 
La penna tremola un istante; una goccia d’inchiostro cade sul diario e scompare immediatamente.
 
“Sono io, Tom. Mi ritrovo in posti dove non volevo andare, la mattina ho sangue sulle dita e faccio…”
 
Deglutisce. Improvvisamente sente scemare la sicurezza e la fiducia, e ciò che le rimane dentro è solo paura.
Paura di ciò che potrebbe essere.
 
“… pensieri orribili. Orribili. Cose che non ho mai… oh Merlino, è come se ci fosse qualcuno nella mia testa a dirmi certe cose…”
 
Ecco. L’ha scritto, e al contempo ha reso concreta la sua paura.
Qualcosa nel suo cervello sta andando nel verso sbagliato, è evidente. Perché, altrimenti, dovrebbe pensare di aver ammazzato un gallo e odiare la ragazza di suo fratello?
Non è normale, non è giusto, e forse…
 
“Forse sto impazzendo, Tom.”
 
Non esagerare, Ginny. Sono sicuro che c’è una spiegazione.
 
“No, Tom, tu non capisci! Io non sono mai stata così! Non ho mai pensato male dei Mezzosangue, non ho mai ucciso un gallo… o sì? L’ho fatto? Oh cielo, Tom, non so più cosa ho fatto e cosa no!”
 
Scrive, Ginny. Scrive e non capisce perché. Non voleva dire quelle cose, non voleva davvero prodursi in quello sfogo così… così. Non voleva.
Istintivamente tira una riga sulle frasi che ha appena scritto, ma invano: quelle sono già scomparse, assorbite dal diario; ormai hanno raggiunto Tom, e lui di sicuro sta ridendo di lei, ride e ride e ora la prenderà in giro come farebbe chiunque…
 
Piccola mia, sei davvero scossa per pensare queste cose. È per via di quello che sta succedendo attorno a te, vero? L’erede di Serpeverde e tutto il resto?
 
Non la sta deridendo, sta cercando di confortarla. Ginny è sollevata, ma non del tutto calma; ormai ha ammesso la sua paura, e così facendo l’ha resa vera, reale, concreta.
Se avesse continuato a nasconderla dentro di sé avrebbe potuto ancora fingere che non ci fosse, dissimularla sotto le spoglie di mal di testa e inappetenza… ma non sarebbe più stato possibile. Lo ha ammesso: ha paura di diventare pazza.
 
Ginny…
 
La bambina si asciuga una lacrima prima che vada a bagnare il diario. Almeno quello deve nasconderlo a Tom.
 
“Non lo so. Non so se è vero, non so se mi sto inventando tutto… mi sento così sola, Tom, così…”
 
Lo so, Ginny, lo so. Sai cosa penso? Dovresti smettere di preoccuparti. In fondo tu sei Purosangue, no? Quindi non ti accadrà nulla di male. Fidati di me.
 
“Ma Tom, e se…”
 
No. Niente “ma” e “se”. Sei solo stanca, Ginny, stanca e preoccupata. Sei molto sotto pressione in questo periodo, non è vero?
 
“In verità sì. Devo studiare un sacco di cose…”
 
Ginny scrive, e racconta a Tom della sua giornata, dei mille compiti, della cena che non è riuscita  a mangiare. Il suo amico la incita a parlare di cose normali, quotidiane; devia il discorso ogni volta che Ginny cerca di tornare su quell’argomento, e lo fa così bene che alla fine la bambina dimentica il suo turbamento e la sua paura e riesce persino a rilassarsi un po’.
Scrive, scrive per un’ora almeno; la richiamano alla realtà le voci delle sue compagne di dormitorio che si preparano ad andare a dormire.
 
“Si è fatto tardi, Tom. Devo lasciarti, per ora.”
 
Va bene. Passata la paura?
 
“Io… non lo so.”
 
Secondo me sì:  parlarne con me ti ha sicuramente aiutata. Vedrai che domattina ti sentirai meglio.
 
“Dici?”
 
Ne sono certo. Se poi non dovesse funzionare, trova un modo per svagarti: ad esempio, potresti passare del tempo coi tuoi amici.
 
Ginny fa una smorfia.
 
“Non ho altri amici che te, Tom.”
 
Oh. Questo mi dispiace.
 
“A me no.”
 
Stringe più forte la penna. Deve scrivergli quella frase?
Sì. Lo vuole.
 
“Sei l’unico di cui mi importi qualcosa.”
 
Ginny… sei così cara. Vorrei poter fare qualcosa per aiutarti.
 
 
La bambina sorride. Eccolo lì, il Tom che preferisce: lo sconosciuto abitante del diario che sa sempre cosa dirle, le parole che le piace sentire. È solo una scritta nera su foglio bianco, ma risuona chiaramente nelle orecchie di Ginny: una voce di velluto che le dice “sei così cara” credendoci davvero. Con affetto, con amicizia, con amore.
Quanta, quanta solitudine può provare una bambina di undici anni; quanto bisogno di affetto si ha a quell’età, quanto desiderio di essere circondata d’amore e al contempo di ricambiare quell’amore in modo assoluto, totale.
A quell’età non si bada a chi o cosa amare. Purché sia assoluto e totale.
 
“Mi aiuti già tanto, Tom. Più di quanto immagini.”
 
È sempre troppo poco. Mi piacerebbe fare qualcos’altro, per esempio starti vicino… confortarti ogni volta che sei triste… farti dimenticare le tue paure.
 
Quali paure? Ipnotizzata da quella voce, Ginny ha già scordato la morsa che l’ha tenuta stretta per tutto il giorno: quel panico, quella sfiducia in se stessa e nella propria sanità mentale.
Paura? Quale paura? C’è Tom lì con lei, Ginny non può avere paura.
Nemmeno di impazzire.
 
Farti dimenticare chi non ti ama.
 
Chi non la ama? Harry? Ma non importa, Harry non la guarda e non la guarderà mai, mentre lì con lei c’è già qualcuno che le dà tutto l’amore di cui ha bisogno.
Qualcuno cui lei dà tutto l’amore che è in grado di provare.
 
Vorrei essere lì con te, Ginny. Vorrei starti accanto, prenderti le mani e accarezzarti i capelli.
 
Dimentica, Ginny. Dimentica che è timida, dimentica che non ha amici, dimentica che i suoi fratelli sono troppo presi dalle proprie vite per badare a lei. Dimentica tutto; l’unica cosa che conta è lasciarsi cullare da quelle parole d’inchiostro che suonano così vere, così sincere, così dolci.
 
Vorrei sdraiarmi accanto a te e tenerti tra le braccia; guardarti negli occhi, sentire il tuo respiro.
 
Il suo respiro… il respiro di Tom è carta, eppure in quel momento la avvolge come un abbraccio anelato a lungo.
 
Accarezzarti il viso finché non ti addormenti. Soffiare via le preoccupazioni e vegliare sui tuoi sogni, perché nessun demone venga a disturbarti.
 
E davvero c’è pace nella mente di Ginny. Pace e silenzio, e lettere d’inchiostro che si accavallano.
Non è pazza, ora lo sa.
 
Sono con te, Ginny. Sarò sempre con te.
 
Tom è con lei, e nessuno potrà mai farle del male.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Svegliarti un mattino e non ricordare il sogno che hai fatto durante la notte.
Avvicinarti alla culla della tua terza figlia per controllare che stia bene.
Sorridere, e per un momento vacillare. Senza un motivo, senza una ragione apparente.
Solo… una sensazione.
Un pensiero, soffiato in un orecchio da chissà chi, chissà come.
 
Sono con te, Ginny. Sarò sempre con te.
 
Ginny Potter scuote la testa. Sciocchezze.
Solo i pazzi sentono le voci; e lei non è pazza.
Assolutamente no.








   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ferao