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Autore: Balla sulle nuvole    31/03/2012    4 recensioni
Ed eccomi con la mia terza Pandora x Diam, completamente diversa dalle precedenti.
Dal brano:
“Da cosa scappi Nozomi?” domandò scrutandola, la conosceva troppo bene per non notare la sua frustrazione.
“Non sono fatti miei me ne rendo conto, però mi piacerebbe una risposta” continuò incespicando sulle parole, torturandosi le mani nervoso.
Era difficile per la ragazza aprirsi con qualcuno, era troppo orgogliosa per ammettere di avere paura e troppo diffidente per fidarsi.
Davanti a quegli occhi limpidi, privi di falsità, però si lasciò andare, abbassando le proprie difese per la prima volta.
“Non posso fermarmi Diam” disse trattenendo le lacrime, troppo forte per cedere davanti a lui.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Spazio Me:
Questa ff è la mia terza PanDi, cioè una Pandora x Diam. Oramai amo tantissimo questa coppia, perciò sono più che sicura che questa non sarà la mia ultima ff su di loro. Anzi chi lo sa che più in là non ci scappi anche una raccolta o una long.
Spero vi piaccia, ci vediamo in fondo, buona lettura.


 

Incubi notturni rincorrendo un pallone:
 

 
La punta fine del pennellino scorreva rapida sulle unghie lunghe e squadrate, lasciando ad ogni passata uno spesso strato di smalto, blu come i capelli della piccola Clara.
Caldi raggi  illuminavano la stanza, mettendo in evidenza il colore scintillante sulla mano  finita, finalmente il sole stava sorgendo, riscaldando l’atmosfera cupa del monte Fuji.
Pandora sospirò sollevata, osservando con orgoglio il suo operato, un lavoro perfetto, curato nei minimi dettagli e senza nemmeno l’ombra di una  sbavatura.
Annuendo con convinzione,  riprese a spandere il colore sulle unghie mancanti, con linee rapide ed impeccabili.
Erano passate quasi tre ore da quando la ragazza aveva iniziato quell’estenuante manicure per distrarsi dagli incubi della notte, eppure non aveva ancora finito.
Poco prima si  girava e rigirava tra le coperte, in preda all’ansia e al nervosismo, quando, improvvisamente, aveva deciso di cambiare tonalità alle sue unghie affilate e lasciarsi alle spalle quel rosso vermiglio, troppo simile al sangue, insieme  alle sgradevoli sensazioni di quel terribile sogno, che l’aveva strappata alle  grinfie di Morfeo, togliendole completamente il sonno.
Da  settimane oramai la ragazza soffriva d’insonnia, non poteva chiudere gli occhi un attimo che subito le urla e le immagini del suo passato l’assalivano, opprimendola.
 Vedeva il volto scarno della madre chiamare il suo nome con disperazione, i suoi occhi arrossati dal pianto riempirsi di paura, ed infine il  fatale bagliore di uno sparo, una luce accecante che portava con sé il silenzio, il buio.
Ed era a quel punto, che puntualmente, sgranava gli occhi, la fronte madida di sudore freddo e le guance arrossate bagnate dalle lacrime.
Per questo teneva la mente costantemente occupata, concentrandosi sullo smalto con tutta se stessa, per tenere il più lontano possibile i brutti pensieri, e l’immagine di quel corpo freddo ed immobile.
Nervosa si passò la lingua sulle labbra, in un gesto rapido, assaporando il gusto del  nuovo labello, l’ultimo regalo di Rimu.
Le unghie  asciugavano sotto il suo sguardo vigile, molto presto i pensieri avrebbero avuto nuovamente campo libero, travolgendola.
Senza riflettere, guidata dall’istinto, infilò rapidamente la pesante felpa della squadra ed uscì dalla stanza a grandi passi, diretta verso il campo d’allenamento della  Gemini; era scientificamente provato che rincorrere un pallone era un vero e proprio toccasana in quelle circostanze, sia per il corpo che per lo spirito.
Aveva camminato spedita, contando le grigie piastrelle del pavimento una ad una, finché  non era giunta all’ingresso dello stadio, ed un rumore famigliare l’aveva sorpresa piacevolmente, qualcuno aveva appena mandato la palla dritta in rete segnando.
Nozomi sorrise, non appena il suo sguardo vigile aveva scorto l’artefice del goal, non che la famigliare figura di Miura, intento ad osservare, dal centro del campo, la potenza devastante del suo tiro, i capelli castani lievemente in disordine ed un cipiglio critico sul volto.
Le era sempre piaciuto il carattere del suo compagno di squadra, così terribilmente in conflitto tra il suo essere perfezionista e la goffaggine che lo caratterizzava, dovuta alla malcelata timidezza.
Nonostante tutto Diam era un ragazzo solare, sempre pronto ad ascoltare i problemi esistenziali del loro gruppo, dispensando consigli saggi e maturi, con quel fare diretto e pratico in grado di tranquillizzarla.
In ultimo poi c’erano i suoi occhi, due pozze azzurre dai riflessi grigi, profondi e sinceri.
“Devo riuscire ad imprimerle più potenza” esclamò all’improvviso il ragazzo ad alta voce, passandosi una mano sul viso pallido.
“Posso aiutarti se vuoi?” esclamò lei raggiungendolo rapida, la pietra di Alius che brillava sotto la luce dei fari.
Diam sussultò lievemente, rischiando d’inciampare sul pallone, “ che ci fai qui? Dovresti dormire a quest’ora” disse poi con voce tremula, grattandosi con imbarazzo il capo.
Pandora  alzò gli occhi al cielo scocciata “ anche tu dovresti essere a letto Diam” costatò non curante, rubandogli la palla con un movimento rapido.
Il castano annuì lentamente “come vuoi” disse arrossendo leggermente, d’altronde
era risaputo che Miura fosse un tipo di poche parole.
“Allora prova a prendermi” lo canzonò la ragazza, iniziando a correre verso la porta all’estremità del campo, sfuggendo un’altra volta ai suoi ricordi col fiato del giovane sul collo.
Il tempo era volato in un battito di ciglia mentre i due si affrontavano sull’erba sintetica, in un corpo a corpo che non aveva un vincitore.
“Basta” esclamò soprafatto dalla stanchezza Miura, sedendosi rumorosamente sul prato, il petto che si alzava e abbassava per il respiro affannoso.
Pandora indugiava al suo fianco, indecisa sul da farsi, non voleva smettere di correre, non voleva pensare.
Così, con un colpo di tacco, iniziò a palleggiare senza sosta, sotto lo sguardo indagatore del compagno.
“Oggi abbiamo un allenamento speciale in programma, se continui così Reize ti farà a fettine”.
Le parole gli erano uscite spontanee, con un velo di preoccupazione.
Nozomi scosse il capo, continuando a palleggiare frenetica, finché Diam non si impossessò abilmente del pallone, bloccandolo tra le mani con serietà.
“Da cosa scappi Nozomi?” domandò scrutandola, la conosceva troppo bene per non notare la sua frustrazione.
“Non sono fatti miei me ne rendo conto, però mi piacerebbe una risposta” continuò incespicando sulle parole, torturandosi le mani nervoso.
Era difficile per la ragazza aprirsi con qualcuno, era troppo orgogliosa per ammettere di avere paura e troppo diffidente per fidarsi.
 Davanti a quegli occhi limpidi, privi di falsità, però si lasciò andare, abbassando le proprie difese per la prima volta.
“Non posso fermarmi Diam” disse trattenendo le lacrime, troppo forte per cedere davanti a lui “ se lo faccio i ricordi del mio passato mi schiacceranno, non posso sopportare di vedere costantemente mia madre mentre muore”.
Hiromu annuì “ a quanto pare siamo su questo campo per lo stesso motivo,  certi fantasmi sono duri da scacciare” disse con calma, ed un velo di tristezza.
Pandora sgranò gli occhi “anche tu ti ricordi dei tuoi genitori?” domandò titubante, le loro famiglie erano sempre state un tabù fin dai tempi dell’orfanotrofio.
“ Ricordo ogni particolare del giorno in cui mi hanno abbandonato, e credo che tutti quanti qui passino la notte coi loro scheletri” rispose lui con rabbia, stringendo i pugni.
Era ingiusto quello che era capitato ad ognuno di loro, rimasti soli al mondo ancora in fasce, così come lo era quello che gli stavano facendo fra quelle mura, dove venivano trattati come cavie da laboratorio e niente più, e loro questo lo sapevano perfettamente, erano abbastanza grandi per capire.
Il silenzio cadde improvviso sulla discussione, portando con sé l’amarezza e la frustrazione di quelle parole, una finta calma costretta a non durare.
“So che non è molto” iniziò nuovamente Diam, lo sguardo fisso al terreno “ ma se cerchi compagnia  domani notte mi troverai ancora qui, e così anche quella dopo. Non è una cura alla nostra sofferenza ne sono consapevole, ma dicono che in due si stia meglio ”.
Pandora  gli sorrise grata, certo non avrebbe eliminato i suoi incubi in quel modo, lo sapeva, non avrebbe chiuso gli occhi al suo fianco, ma  c’era una nota di speranza nella sua voce e questo le bastava, era meglio del buio.
“Domani proveremo i tiri in porta” disse semplicemente, sedendosi al suo fianco, le mani suoi fianchi.
“Come vuoi” rispose lui tranquillamente, prima di lasciarsi andare ad un sorriso, mentre la compagna rideva.
Il passato avrebbe sempre fatto parte di loro e con esso gli incubi che li tormentavano, ma ora non erano più soli e questo a loro bastava, così come rincorrere un semplice pallone insieme.


Spazio Me finale:
Che dire è leggermente triste, e francamente non sò dire se mi  piaccia o meno, ma non credo sia un obbrobrio.
Qui i  loro caratteri sono leggermente diversi da quelli evidenziati nelle ff precedenti, ma è dovuto all'argomento, dopotutto ognuno di noi possiede diverse sfaccettature caratteriali.
Oh almeno io vario molto.
Prendo al volo l'occasione per chiede scusa a Cip e Claire se ultimamente non mi faccio sentire moltissimo, è tutta colpa della primavera.
Be, fatemi sapere cosa ne pensate, della coppia e della ff.
Un bacione
buon sabato sera
Mary


 
 
 
 
  
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