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Autore: GraceBlack    01/04/2012    1 recensioni
Questa è la storia di un cuore infranto. Un cuore che non può esser riparato da niente e da nessuno.. E' la storia di una ragazza che non ha avuto il tempo di crescere, e di imparare a chiedere scusa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una lettera molto strana e in effetti molto personale, eppure ho deciso di scriverla qui. Non so perchè.. 









Questa casa è tremendamente vuota senza di te. 
Chi l'avrebbe mai detto... 
Adoravo esser sola in casa. 
Dicevo sempre: << Finalmente un po' di pace. >> 
Ora invece mi mancano terribilmente le urla, la confusione, il senso di casa. 
Come cambiano i punti di vista, vero? 
Alle volte la mattina mi sveglio e ti cerco, non l'ho mai ammesso con nessuno. 
Spero di sentirti ai piedi delle scale che mi chiami con la tua solita aria di rimprovero, ma poi scendo dal letto e tu non ci sei. 
Non c'è nessuno. Sono sola. 
Allora accendo lo stereo. 
La musica aiuta, no? 
Sì, a meno che non senti la traccia della tua vita. 
Purtroppo io l'ho ritrovata. 





Mamma ho sognato che bussavi alla mia porta 

E un po' smarrita ti toglievi i tuoi occhiali 

Ma per vedermi meglio e per la prima volta 

Sentivo che sentivi che non siamo uguali 

Ed abbracciandomi ti sei meravigliata 

Che fossi così triste e non trovassi pace


"E per la prima volta sentivo che sentivi che non siamo uguali" quante volte ti ho urlato dietro che non ero te. 
E ora vorrei tanto esser te. 
Tu eri Forte. 
Tu eri stupenda. 
Mentre io sono un'inutile sentimentalista. 
Tu eri la ragione io i sentimenti. 
Tu eri la terra, forte, solida, stabile. 
Io sono il mare, turbunisa, lunatica, fragile. 


 

Da quanto tempo non ti avevo più abbracciata 

E in quel silenzio ho detto piano... mi dispiace! 


 

Il nostro ultimo abbraccio? Cerco costantemente di ricordarlo.
O meglio lo ricordo, ma vorrei tanto non farlo.
Eri in quel letto, quel maledetto letto che ti ha portata via da me. 
Odiavo quei muri verdi, quel odore di ospedale.
Odiavo persino i medici che non erano in grado di aiutarti. 
Ma forse odiavo me stessa perchè non ero in grado di aiutarti. 

 

Però è bastato quel rumore per svegliarmi 

Per farmi piangere e per farmi ritornare 

Alla mia infanzia a tutti quei perduti giorni 

Dove d'estate il cielo diventava mare 

Ed io con le mie vecchie bambole ascoltavo 

Le fiabe che tu raccontavi a bassa voce 

E quando tra le tue braccia io mi addormentavo 

Senza sapere ancora di essere felice. 



 

Quando ci rendiamo davvero conto di esser felici? 
Quando la felicità la viviamo o quando non possiamo più tornare indietro?
Vorrei tanto tornare bambina.
Mi dispiace di averti incolpato troppe volte per tutto quello che non sono riuscita a fare. 
Mi dispiace di aver incolpato te per tutte le volte che non credevo in me. 

 

Ma a sedici anni io però sono cambiata 

E com'ero veramente adesso mi vedevo 

E mi senti ad un tratto sola e disperata 

Perché non ero più la figlia che volevo 

Ed è finita li la nostra confidenza 

Quel piccolo parlare che era un grande aiuto 

Io mi nascosi in una gelida impazienza 

E tu avrai rimpianto il figlio che non hai avuto. 

Ormai passavo tutto il tempo fuori casa 

Non sopportavo le tue prediche per nulla 

E incominciai a diventare anche gelosa 

Perché eri grande irraggiungibile e più bella 


 

Già, sono cambiata. Così da un giorno all'altro. 
Non riuscivo a renderti partecipe della mia vita, mi sentivo tradita. 
Eri la mia confidente e poi..
Poi dicesti quella che ora mi sembra una cavolata ma che allora era la cosa più terribile che potessi farmi. 
Non ero la figlia che volevi.
Non ero la figlia che volevo essere. 
Ma avevi lui no? 
Il tuo pupillo. 
Anche se ora ammetto che avevi ragione, lui aveva più bisogno di te. 
Io cerco di esser te, ma è difficile. 
Lui ha bisogno di te. 
Io ho bisogno di te. 
Tutti abbiamo bisogno di te. 
Ma tu non ci sei. 
Non è colpa tua, lo so. 
Ma non so con chi sfogare la mia rabbia, sarà per questo che non riesco a comunicare col mondo. 
Sai, molti non mi credono quando dico che tu non ci sei più.
Sarà perchè lo faccio con un sorriso, il mio solito sorriso nervoso. 
Il mio sorriso che nasconde tutte le lacrime che mentre ti scrivo sto versando.
Non ho pianto tanto.
Sai che mi vergogno della mia fragilità, forse perchè tu non eri fragile. 
Ma io sì.

 


Mi regalai così ad un sogno di passaggio 

Buttai il mio cuore in mare dentro una bottiglia 

E persi la memoria mancando di coraggio 

Perché mi vergognavo di essere tua figlia! 

 

"Mi vergognavo di esser tua figlia", questo è un punto che non ho in comune con Laura. 
Avevo paura che tu ti vergognassi di me. 
Perchè non ero troppo bella. 
Nè troppo intelligente.
Non mi applicavo come avrei dovuto.
Ed ero troppo fragile. 
Mi urlavi sempre contro che il mio hobby era cercare una scappatoia dalle situazioni.
Eppure con la tua malattia non l'ho fatto.
Non ho mai voluto accettare l'idea di perderti, non l'ho ancora accettata a dire il vero.
Eppure è passato Natale.
E' passato il mio compleanno.
Sta arrivando Pasqua e tu non ci sei.
L'altro giorno mi hanno chiesto come aveva passato il mio ultimo compleanno con te. 
E il mio pensiero è tornato a te e al tuo compleanno.
Eri così fragile. Non ti riconoscevo.
Avevo paura di toccarti, avevo la sensazione che ti saresti distrutta in piccoli frammenti di cristallo se l'avessi fatto.
Ogni tanto penso a cosa sarebbe successa se fossi andata davvero al concerto quel giorno.
Ricordi? 
Mi accusavi sempre di esser egoista. 
Alle volte cerco di capire se lo sono davvero. 
Chi mi conosce, o crede di farlo, crede che io sia impazzita, perchè sto bene, in apparenza.
Parlo di te. 
Parlo di noi. 
Dico quello che penso. 
Ma evito di dire quanto mi manchi. 
Perchè ho paura di vedere la gente piangere. 
Non sopporto vedere gli altri piangere, non ci riesco lo sai. 
Sento più taglienti le lacrime degli altri che non le mie. 
Io preferisco piangere da sola in camera, è più facile. 
Non devo rispondere a domande inutile. 
"Come stai?"
Ho ridotto le mie chiamate a nonna sai? 
Mi sento uno schifo per questo, ma sto male quando la sento, ogni volta piange. 
Tutti aspettano una tua chiamata che non arriverà mai. 
Il tuo numero è ancora tra i miei preferiti, anche se so che non ti chiamerò più.
Quando esco la sera aspetto sempre una di quelle chiamate apprensive che odiavo tanto. 
Ma tu non mi chiamerai più.

 


Ma tu non bussi alla mia porta e inutilmente 

Ho fatto un sogno che non posso realizzare 

Perché ho il pensiero troppo pieno del mio niente 

Perché l'orgoglio non mi vuole perdonare 

Poi se bussassi alla mia porta per davvero 

Non riuscirei nemmeno a dirti una parola 

Mi parleresti col tuo sguardo un po' severo 

Ed io mi sentirei un'altra volta sola. 

Perciò ti ho scritto questa lettera confusa 

Per ritrovare almeno in me un po' di pace 

E non per chiederti tardivamente scusa 

Ma per riuscire a dirti mamma... mi dispiace! 

Non è più vero che di te io mi vergogno 

E la mia anima lo sento ti assomiglia 

Aspetterò pazientemente un altro sogno. 

Ti voglio bene mamma... scrivimi... tua figlia.
 

 
Sono riuscita a sognarti una volta, mi sorridevi complice.
Quella complicità che infondo avevamo perso, o almeno così credevo. 
"La mia anima lo sento ti assomiglia"
Una mia amica mi ha detto che forse l'ultimo grande regalo che mi hai fatto è stata la tua forza.
Credo di averne acquistata almeno un po'. 
L'ultima volta che ti ho detto "Ti voglio bene" ero accerchiata da tutti i parenti e non sono sicura che tu mi abbia sentita. 
Voglio scrivertelo di nuovo in questa lettera che non verrà mai spedita. 
Ti voglio bene, mamma. 


Grace's Corner

Stavo sentendo Mi dispiace di Laura Pausini di cui come avrete visto ho riportato il testo, e ho deciso di scrivere una sottospecie di lettera che è più uno sfogo. 
Non so che altro dire, se no alla prossima.



Io ci sarò, quando vorrai 
Sarò nascosto tra mille ricordi ma non mi vedrai 

Ti parlerò, mi penserai 
E nel silenzio di un ultimo istante lontana sarai 
Immaginando l’amore che vuoi 
Troppo distante da quello che hai 
In una scatola piena di sogni ti addormenterai 
E in questa notte di perplessità 
Anche la luna si domanderà 

Quanto ci costa aver scelto di vivere soli a metà...
 


 
  
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