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Autore: EvgeniaPsyche Rox    01/04/2012    7 recensioni
«Sei troppo ingenuo, Roxas!», era invece l'esclamazione di Olette che sorrideva beffardamente, dopo che la vittima si ritrovava spiaccicata sulle scale a causa di una misera buccia di banana.
Ma questi scherzi, in fondo, non erano nulla in confronto a quelli del suo migliore amico.
Oh, sì.
Lui era pazzo, uno schizzato che perdeva completamente il nome della ragione durante il primo d'Aprile; infatti Axel amava follemente riempire la gente di scherzi, passava la notte a progettare oscuri piani, soprattutto contro il povero Roxas, che non sapeva più cosa fare.
[One-Shot Su Axel & Roxas.Buon Pesce d'Aprile a tutti, gente!]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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April Fool's Day Of Roxas -La vendetta.


«Oh, andiamo, Roxas, era solo uno scherzetto!»
Se c'era una cosa che Roxas odiava più del Natale -Tutti quei parenti che si ammassavano a casa sua, la neve che rimaneva incastrata sul tetto, la quale, ovviamente, doveva essere spazzata via' da lui perchè quel babbeo di Sora non era capace, tutti quegli stupidi regali colorati, i maglioni che lo facevano sembrare un idiota patentato...-, più del suo compleanno -Quel tonto di suo fratello non faceva altro che lanciare inviti a tutta la scuola, e, così, durante il famigerato giorno, si ritrovava in casa gente che non aveva mai visto in tutta la sua esistenza-, più del giorno di Carnevale -Quegli stupidi coriandoli che si ritrovava nei posti più impensabili- e più di San Valentino -Doveva ancora capire perchè quel pagliaccio del suo migliore amico si ostinava a riempirlo di cioccolatini, peluches e altre sdolcinatezze che gli facevano venire il diabete.- era proprio il primo d'Aprile.
Certo, anche durante Halloween si facevano degli scherzi idioti, ma lui era sempre riuscito ad evitarli dato che, non appena qualcuno bussava alla sua porta, lo riempiva di dolcetti per evitare qualche spiacevole sorpresa come vendetta.
Invece durante quel dannato giorno non poteva sfuggire in alcun modo; per anni e anni ne aveva passate di tutti i colori.
«Ah', Roxas, con te non c'è nemmeno gusto!», gli ripeteva spesso Hayner con la bomboletta di schiuma in mano, di fronte al volto sporco del biondo, il quale lo stava già insultando a morte, pronto a tirargli in testa il banco o qualcosa di particolarmente pesante.
«Sei troppo ingenuo, Roxas!», era invece l'esclamazione di Olette che sorrideva beffardamente, dopo che la vittima si ritrovava spiaccicata sulle scale a causa di una misera buccia di banana.
Ma questi scherzi, in fondo, non erano nulla in confronto a quelli del suo migliore amico.
Oh, sì.
Lui era pazzo, uno schizzato che perdeva completamente il nome della ragione durante il primo d'Aprile; infatti Axel amava follemente riempire la gente di scherzi, passava la notte a progettare oscuri piani, soprattutto contro il povero Roxas che non sapeva più cosa fare.
«Axel, ma sei proprio sicuro che ci sono da studiare pagina 116, 117, 118 e 119?Io ricordavo tutt'altra cosa... », aveva borbottato con fare perplesso il più giovane, osservando attentamente il libro di scienze sulla scrivania, mentre dall'altro capo del telefono la squillante voce di Axel rispose: «Sono sicurissimo, non preoccuparti!Vedrai, domani all'interrogazione andrai benissimo!»
Sì, benissimo.
Così bene che si era ritrovato a parlare del metabolismo degli esseri viventi, quando c'era da studiare la riproduzione, concludendo così il primo d'Aprile di due anni fa con un bel quattro e mezzo; tra l'altro 'regalato', aveva detto il professore, mentre i suoi compagni non facevano altro che sghignazzare.
Per non parlare di quando, l'anno scorso, gli aveva fatto credere di avere un'ammiratrice segreta: per più di due settimane gli aveva lasciato sotto il banco svariati bigliettini, contornati da stupidi cuoricini, con su scritto frasi del tipo 'I tuoi occhi sono la chiave per aprire la mia anima', 'Solo un tuo sguardo mi fa battere il cuore a mille', 'Hai rubato il mio cuore: ti amo.' e, sull'ultimo bigliettino, 'Incontriamoci domani, dietro la scuola, alle 16.30.Ti aspetterò con ansia, mio cavaliere.'
E così Roxas, da bravo scemo, il giorno seguente -Appunto il primo d'Aprile-, si era avviato dietro la scuola, con un lieve ritardo: piegandosi sulle gambe con il respiro affannoso a causa della corsa, aveva poi alzato lentamente lo sguardo, ritrovandosi quel diavolo dai capelli rossi con un ghigno degno di Satana stampato sul volto, mentre, dietro di lui, c'erano i suoi compagni di classe che non facevano altro che ridere istericamente.
Il giovane aveva schiuso le labbra, allibito: possibile che, per l'ennesima volta, fosse cascato ad uno dei suoi scherzi?
«Ve l'avevo detto che ci avrebbe creduto!», aveva così affermato allegramente Axel, annuendo, sotto lo sguardo estremamente divertito dei presenti.
Roxas non gli parlò per almeno due mesi, e, infatti, il rosso, per farsi perdonare, fu costretto a portarlo al concerto della sua band preferita.
Ma tralasciamo.
Quest'anno aveva deciso di non farsi più prendere in giro; oh, no, basta con le figuracce, con le bucce di banana e i palloncini d'acqua.Quest'anno si sarebbe vendicato.


Aveva pianificato tutto.
Era tutto pronto ormai da una settimana e aveva passato tre notti a rappresentare il suo progetto su un foglio che ora custodiva segretamente nel baule di camera sua.
Il foglio in questione sembrava un disegno stereotipo di un bambino della prima elementare; i due omini raffigurati -Che, teoricamente, dovevano essere lui e Axel- non avevano nè gli occhi nè la bocca, ma disponevano solamente di quattro peli, i quali, molto probabilmente, rappresentavano i capelli.
Inoltre, siccome non trovava più il pennarello rosso, per colorare i capelli della sua vittima aveva utilizzato un verde acceso, il che rendeva il disegno più patetico di quanto fosse realmente.
Tirò fuori la sua opera d'arte dal baule, infilandola nel proprio zaino, per poi avviarsi fuori dalla stanza, ignorando i continui schiamazzi di suo fratello Sora nei corridoi.
«Roxas, dove vai?», la squillante voce della madre fece eco nella casa, facendo voltare di scatto il giovane.«Fuori, no?» e, detto ciò, spalancò la porta, uscendo fuori alla velocità della luce.
«Non sarà andato a parlare con i gatti come al solito?», chiese con fare preoccupato la donna al marito, il quale sospirò, scuotendo la testa.«Speriamo di no.I vicini stanno già iniziando a dubitare sulla sanità mentale di Sora, cerchiamo di far finta che Roxas sia normale.»
Il diretto interessato, intanto, stava scrutando l'imponente casa del suo migliore amico, che era appunto di fronte alla propria; voltò lo sguardo verso la finestra della camera del rosso, la quale era, come aveva sperato, spalancata.
Infatti Axel passava il suo tempo ad affacciarsi alla finestra -Sì, un pò stile Romeo e Giulietta-, chiamando il biondo da un lato all'altro della strada, facendo sentire così a tutto il vicinato le loro conversazioni.
«Rooooxas!Ieri sera ti sei scordato le tue mutande bianche in camera mia, ricordati di passare a prenderle, più tardi!», aveva gridato ai quattro venti qualche settimana fa, facendo diventare paonazzo dalla vergogna il più piccolo, mentre praticamente tutto il quartiere non faceva altro che sghignazzare.
Il biondo rabbrividì a quel ricordo, stringendo il proprio zainetto di colore verde scuro sulle spalle, per poi deglutire rumorosamente e osservare l'albero accanto alla finestra del rosso; non era mai stato particolarmente bravo a scavalcare cancelli, saltare sugli alberi e roba del genere, al contrario di quella scimmia di suo fratello, che amava passare il tempo in quell'assurda maniera.
Sospirò, aggrappandosi con le unghie alla corteccia dell'albero, mentre con il piede sinistro cercava una cavità dove appoggiarsi; una volta trovata, fece salire anche l'altra gamba, andando così avanti per una decina di minuti, con estrema lentezza.
«A-Avanti, Roxas, ce la puoi fare...», sibilò a denti stretti tra sé e sé, sforzandosi di non guardare in basso, una volta giunto ad una certa altezza.
Allungò la mano verso il ramo, piuttosto robusto, alla sua sinistra, cercando di equilibrare il proprio peso per evitare di cadere, riuscendo infine a sedersi comodamente.Si prese una breve pausa di una decina di secondi e, dopo essersi accertato che non ci fosse davvero nessuno nella stanza, con un balzo si ritrovò all'interno della casa, rischiando, tra l'altro, di spezzarsi qualche osso.
Si rialzò, spolverandosi i pantaloni mentre malediceva il pavimento, per poi guardarsi attentamente intorno; la stanza, come al solito, era perfettamente in ordine, al contrario della propria, e il colore che predominava era senza alcun dubbio il rosso.
Lanciò un'occhiata alla sua destra e il suo volto si illuminò: ecco il calendario appeso al muro.Si avvicinò furtivamente ad esso, cercando di fare il meno rumore possibile.
Se c'era una cosa che aveva notato era proprio che Axel aveva la strana ossessione di crocettare tutti i giorni che passavano; lui diceva che era una specie di rito che gli portava fortuna, ma, molto probabilmente, era solamente un'altra delle sue pagliacciate da schizzato.
L'ultima croce -Ovviamente fatta con il pennarello rosso- ricadeva sul 29 Marzo: a quel punto Roxas tirò fuori dal proprio zaino un bianchetto, utilizzandolo poi per cancellare accuratamente la croce.
Una volta terminato il lavoro si asciugò una goccia di sudore dalla fronte dovuta all'eccessivo sforzo, osservando con una certa soddisfazione il calendario; effettivamente sembrava davvero che non ci fosse nessuna cancellatura.
In questo modo Axel avrebbe creduto di essere un giorno indietro, e, così, durante il primo d'Aprile -Che sarebbe stato ancora il 31 Marzo per lui-, non avrebbe avuto alcun sospetto.
Il biondo stava per infilare il bianchetto nello zaino, quando, improvvisamente, dei passi gli fecero salire il cuore in gola, seguiti da una voce a lui familiare.«No, non ho voglia di lavare la tua fottutissima macchina, papà!Adesso vado a cambiarmi, così poi andrò in santa pace da Roxas.»
Sbiancò come un lenzuolo, affrettandosi ad afferrare lo zaino ancora aperto, mettendoselo poi sulle spalle: ma, mentre cercava di precipitarsi il più velocemente possibile verso la finestra, inciampò sulla gamba della sedia, cadendo rovinosamente a terra.
«Merda, merda, merda!», si lasciò sfuggire prima di rialzarsi in piedi, prendendo poi una breve rincorsa per saltare dalla finestra all'albero, giusto in tempo: proprio in quel momento, infatti, la porta si era spalancata ed era apparso il raggiante volto di Axel, con solo un asciugamano alla vita.
Si avviò poi verso l'armadio di legno, accanto al letto, dando la schiena al biondo che era ancora sul ramo, intento a non perdere l'equilibrio.
«Mmmh...Questi no, questi nemmeno...Ah, sì, ecco i miei preferiti!», stava intanto borbottando il diavolo dai capelli rossi, afferrando un paio di jeans scuri e aderenti, sfilandosi velocemente l'asciugamano di seta.
Roxas impallidì nuovamente di fronte a quella scena , lasciandosi sfuggire un breve 'No!' imbarazzato, perdendo così l'equilibrio e cadendo goffamente all'indietro, ritrovandosi sul prato con il sedere dolorante.
«Uh?», fu il misero commento dell'altro, il quale si voltò lentamente, quando la sua attenzione venne catturata da un foglio sul pavimento: si chinò per raccoglierlo e, dopo qualche secondo, sulle sue labbra si increspò un sorriso sadico.


Finalmente era giunto il grande giorno.
Il giorno della sua vendetta.
Si lasciò sfuggire un sorrisetto sinistro -O almeno, per lui lo era; al contrario, Axel diceva che i suoi cosiddetti sorrisi sinistri erano tremendamente adorabili - e raggiunse il cortile della scuola, dove vi erano già un centinaio di studenti, nonostante mancassero ancora dieci minuti al suono della campanella.
E tra tutti quegli studenti era impossibile non notare un cespuglio rosso appoggiato al muro a braccia conserte, intento ad ascoltare la musica; si voltò di scatto non appena notò la figura del biondo che gli si avvicinava, alzando la mano e facendogli cenno di venire.
«Ehi, Roxy, allora, come ti butta?», chiese con un sorriso raggiante il fulvo, togliendosi le cuffie dalle orecchie per prestare tutta la sua attenzione all'altro che intanto aveva sbuffato dal naso.«La vuoi piantare o no di chiamarmi Roxy?!», sospirò con fare arrendevole, per poi proseguire:«Mh, sì, come al solito, e tu?»
«Tutto bene, grazie.Ma adesso andiamo alle cose serie; di cosa mi volevi parlare, mh?» e, nel mentre poneva la domanda, sul suo volto si dipinse un sorriso sghembo, picchiettando con le dita sulla bianca parete.
«Ecco, sì...», mormorò a voce più bassa l'altro, stringendosi impacciatamente le spalle nella speranza di apparire il più imbarazzato possibile:«Io...Ecco...Credo...Credo di...», deglutì rumorosamente prima di sforzarsi di andare avanti.«Axel, credo di essermi innamorato di te
E rimase così, immobile, serrando poi le labbra, in attesa della reazione del più grande che, infatti, non tardò ad arrivare:
«C...Cosa?»
«Sei sordo?Ho detto che mi sono innamorato di te.», replicò il biondo, arricciando le labbra in una smorfia impacciata, voltando lo sguardo altrove.
Silenzio.
Sbattè più volte le palpebre, scrutando con la coda dell'occhio il fulvo, il quale aveva la bocca spalancata stile pesce lesso con tanto di occhi sgranati, emettendo suoni incomprensibili.
«Axel?», lo chiamò dopo poco, soffocando a stento una lieve risata, aspettando il momento giusto per rivelargli lo scherzo.
«Oh, Roxas, non sai da quanto ho atteso questo momento: ti amo anch'io!»
Perfetto, il suo scherzo stava andando alla gran-
No, un momento.
Che cosa?!
Ora era il ragazzo dagli occhi azzurri che aveva spalancato la bocca, barcollando e rischiando di perdere l'equilibrio.«S-Scusa?»
«Ti amo anch'io, Roxas.Non sei felice?», chiese con occhi emozionati il rosso, allungando le braccia in avanti per porgersi verso l'altro, il quale si affrettò ad indietreggiare.«N-No, a-aspetta, Axel!Non hai capito niente, vedi, questo...» e, prima di poter continuare l'affermazione, sentì un gelido contatto sulla propria testa, ritrovandosi i capelli e i vestiti inzuppati.
«Ma che caz'...», ringhiò a denti stretti, stringendo i pugni con ira prima di voltarsi di scatto con gli occhi infuriati.«Olette, Pence, Hayner!Io...Io giuro che vi ammazzo!», trillò contro i tre amici che continuavano a sghignazzare, reggendosi a fatica in piedi.
«Ah', grazie mille per averlo distratto, Axel!», riuscì a dire tra una risata e l'altra Olette, piegandosi in due.
«Di nulla; è stato un piacere!», affermò in risposta il rosso, ottenendo l'attenzione della vittima.«C-Che cosa?!A-Aspetta, ma...»
«Mh, Roxas, la prossima volta che vuoi farmi uno scherzo, evita di lasciare indizi in camera mia.», spiegò con un largo sorriso il fulvo, mostrandogli il disegno su cui aveva rappresentato il proprio piano.
Merda.
Questo significava che Axel sapeva che era tutto uno scherzo.
E Roxas rimase così, a bocca aperta, senza sapere più che dire, combattuto dalla voglia di fuggire via, non presentarsi mai più a scuola, cambiando il proprio nome per poi trasferirsi al Polo Nord per fare amicizia con i pinguini, oppure mollare un calcio nelle parti basse ad Axel, sputandogli poi in faccia.
«Beh?Che c'è?Axel ti ha mangiato la lingua?», chiese sarcasticamente il ragazzo dai capelli rossi, accartocciando il disegno per poi buttarlo sul pavimento, sotto lo sguardo ancora shockato dell'altro.
«Tu...Brutto...», sibilò a denti stretti dopo essersi ripreso, insultandolo più e più volte, mentre Axel aveva accennato un'acuta risata.«Andiamo, Roxas, mica sono stato io a decidere di bagnarti!»
E, senza aspettare che l'altro potesse reagire in modo violento o aggressivo, si avvicinò a lui, chinandosi poi per raggiungere la sua altezza.«Ehi, guarda che non ti ho fatto nessuno scherzo, oggi.» e, detto ciò, sfiorò le labbra del giovane con le proprie, ignorando gli sguardi allibiti degli altri presenti, sentendo solamente il commento di Hayner:
«Ragazzi, credo proprio che questo non sia un pesce d'Aprile...»
_________________________________________
*Note dell'autrice -estremamente nervosa-*
Salve gente,
sono incinta.
No, va beh, pesce d'Aprile.
Finalmente ho finito questo schifo, maledizione'.
Fa schifo, sì, lo so.
Quando ho avuto l'ispirazione, questa mattina, ero davvero entusiasta; però, poi, nel corso della giornata, mentre scrivevo, sono stata interrotta più e più volte e alla fine mi è passata la voglia.
Non per nulla ci ho messo più di tre ore per scrivere 'sta roba.
L'importante è che alla fine sono riuscita a terminarla, dopo tutto.
Buàh, devo smetterla di scrivere storie sull'AkuRoku ç_ç''
Va bene, credo che si intuisca già che sono piuttosto scazzata.E devo anche sistemare la presentazione del mio profilo, umpfh'.
Volevo anche informare la gentile clientela (?) che 'Tutour And Boyfriend' cercherò di continuarla il prima possibile e posterò il capitolo in questi giorni, senza alcun dubbio.
Detto ciò, mi auguro che la storia sia stata di vostro gradimento, e, Dio Mio, vi prego di recensire se la leggete.Come ho sempre detto: detesto a morte la gente che infila le storie tra le seguite e/o preferite senza lasciare uno straccio di commento.E' stressante,
caz porca vacca.
Credo sia meglio finirla qui, sto già sclerando abbastanza.
Alla prossima.

E.P.R.

 

   
 
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