QUANDO
NON SI COMANDA AL CUORE
Quella
sera
preferivano
starsene al calduccio: chi davanti al caminetto a parlare del
più e del meno,
chi a leggere un libro, chi a giocare a scacchi, chi a fare compiti e
chi, come
qualcuno di nostra conoscenza, impegnato nell’ennesimo
litigio.
“Insomma,
Ronald! Quando crescerai un po’?” sbottò
Hermione.
“Ma
cosa ho sbagliato stavolta?” rispose un seccato Ron.
“Il
discorso non è cosa hai sbagliato stavolta, Ron! Il discorso
è che tu sbagli
ogni volta!” rispose la
ragazza.
“Ti
ho
solo fatto un complimento!”
“I
tuoi
-complimenti-, visto che così li vuoi chiamare, sono le
stupidaggini che ti ha
messo in testa quella piccola idiota con cui stavi prima!”
“Cosa
c’entra Lavanda, adesso?”
“Che
succede qui?” disse Harry, appena entrato in Sala Comune, con
Ginny vicino a
lui.
“Niente!”
risposero in coro Ron e Hermione.
“Oh…proprio
niente vero?” disse Ginny “Non sapete fare altro
che litigare, voi due?”
“Ginny,
fatti gli affari tuoi.” disse Ron, ancora più
arrabbiato di prima.
“Perfetto,
allora non venire a piangere da me come tutte le altre volte che
litigavi con
Hermione!”
“Stai
zitta, Ginny!” le gridò Ron, adesso decisamente
scarlatto.
“Abbi
cuore di dire quello che pensi veramente, allora! Invece
di…” ma s’interruppe perché
Ron le aveva appena dato uno schiaffo.
“Ti
ho
detto di stare zitta.”
“E’
vero quello che dice tua sorella, Ron?” sussurrò
appena Hermione.
“Lascia
perdere, Herm. Non ho voglia di perdere altro tempo qui a farmi
insultare da
mio fratello. A dopo, Harry.” e Ginny si avviò
verso il suo dormitorio,
furiosa, trascinando Hermione con sé.
“Gin,
io…” cominciò quest’ultima,
purtroppo però non finì la frase che la rossa
l’aveva già trascinata via, ma Ron potè
distinguere una lacrima scorrere sul
volto della sua migliore amica.
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“Uff,
ma perché finisce sempre così tra me e
lei?” chiese Ron a Harry, una volta
tornati in dormitorio.
“Perché
siete due idioti” gli rispose.
“Hey!
Dai pure dell’idiota a me, ma non alla MIA amata
Hermione!”
“Va
bene. Allora mi correggo: perché sei
un idiota!” rise Harry.
“Ma
perché, perché, perché,
perchè, PERCHE’?”
“Ehm…cosa,
Ron?”
“Perché
sono così idiota?”
“Perché
sei innamorato, Ron. Semplice ma, soprattutto, fatale per chi, come te,
non è
in grado di confessare i proprio sentimenti alla persona
amata.”
“Giusto!”
scattò Ron.
“Cosa
è
giusto?”
“Le
dirò cosa provo veramente per lei!”
“Se
credi che sia la cosa migliore da fare…”
sussurrò Harry.
“Perché
non dovrebbe esserlo, scusa?” domandò il rosso al
suo migliore amico.
“E…se
per caso non ti volesse? Come farai?”
“Io…oh,
non lo so… proprio non lo so.”
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“Va
a finire sempre così! Non
sopporto il fatto di dover litigare con Ron! E’
così ingiusto! Tu che ne pensi,
Ginny?” chiese Hermione.
“…”
“Gin?”
“Scusa,
Herm. Ma non voglio
parlarne… Sono troppo triste.”
“Sì,
ma… Aspetta un attimo: è
vero quello che hai detto prima?”
“Cosa
ho detto prima?” chiese
Ginny, fingendo di non aver capito a cosa alludesse l’amica.
“Non
fingere di non aver
capito, Gin. Ed ora dimmi la verità: è vero che
Ron viene a piangere da te?”
“Io…
non so a cosa tu ti
riferisca, ‘Mione.”
“Senti,
Gin.” Cominciò
Hermione, sedendosi sul letto, affianco alla rossa e prendendole le
mani tra le
sue “Siamo migliori amiche, e come tale ci diciamo sempre
tutto. Ora, per
favore, dimmi cosa significa quella frase.”
“Io…
non posso, Herm. E’ un
segreto tra me e mio fratello. Anche se abbiamo litigato, non me la
sento di
tradirlo.”
“Ma…”
“Ti
dico solo una cosa:
confidati con lui. E’ la cosa migliore da fare, anzi
è l’unica cosa da fare.”
“Gin,
io…”
“Fai
così e basta. Ora,
scusami, devo risolvere una questione familiare.” e si
alzò dal letto, con
l’intenzione di raggiungere il fratello e porgli le sue
più sincere scuse.
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Sotto
un enorme albero ai limiti del parco, si poteva chiaramente distinguere
l’ombra
di un ragazzo dai capelli rosso fuoco, con la testa presa fra le mani a
pensare
e pensare agli avvenimenti accaduti appena qualche ora prima. Ron si
alzò e
s’incamminò verso il lago, con
l’intenzione di sedersi in riva. Ma a quanto
pare non fu l’unico ad avere quell’idea.
“Gin!”
disse Ron, per la prima volta felice dopo l’ennesimo litigio.
“Cosa ci fai qui?”
“Io
stavo…hey, potrei farti la stessa domanda! TU cosa ci fai
qui?” gli rispose la
sorella.
“Pensavo…”
e il ragazzo si sedette affianco alla sorella.
“A
cosa
pensavi?”
“A
me e
ad Hermione. Io…ecco, penso di non piacerle!
Insomma… se davvero le piacessi, lei
si sarebbe già confidata, no?”
“No.”
“Cosa
no?” chiese ingenuamente Ron.
“Non
l’avrebbe fatto. Sarebbe troppo timida per dichiararsi per
prima. In quasi sei
anni, ho imparato a conoscerla molto bene, più di quanto la
conosciate tu e
Harry insieme.”
“Sono
un idiota. Per una stupidaggine, ho litigato con te e con
Hermione! Sono
proprio un fallito.”
“Non
dire così, Ron! Io non sono arrabbiata con te!”
“Dici…dici
davvero?” scattò su Ron.
“Sì,
Ron. Dico davvero.”
Ron
tese la mano per aiutare Ginny ad alzarsi, la quale accettò
l’aiuto. Si
guardarono per un attimo e poi si abbracciarono, come due fratelli che
non si
vedevano da molto tempo.
“Ti
voglio bene, sorellina.” le sussurrò Ron
all’orecchio.
“Anch’io,
Ron.” rispose Ginny.
“Ora
dimmi una cosa, sinceramente.” disse Ron, staccandosi
dall’abbraccio.
“Sono
tutta orecchie.”
“Io
piaccio a Hermione?” sputò fuori il rosso.
“Io…
ecco… insomma… lei … Oh, Ron. Scusami,
questo non posso dirtelo. E’ un segreto
tra me e lei… da migliore amica le ho promesso di non dirti
niente e…” ma Ginny
s’interruppe subito, conscia di aver, seppur
involontariamente, risposto alla
domanda del fratello.
“Allora
le piaccio!”
“Beh…
inutile negare, ormai… Sì, Ron. Le piaci. E anche
molto, visto com’era triste
prima.”
Per
l’emozione, Ron perse l’equilibrio, ma la cosa non
gli dispiacque, e rimase
sdraiato a terra per secondi che gli parvero ore.
“Rimane
solo una cosa da fare per farvi mettere insieme.”
iniziò Ginny.
“Illuminami”
disse Ron, subito rialzatosi in piedi.
“Bene…
hai presente
“Quella
da cui si dovrebbero veder meglio tutte le costellazioni che ci ha
messo in
testa la prof di astronomia?”
“Esatto.
Ci sei mai stato?”
“No.”
“Bene…
devi sapere che Hermione, quando è triste, ha
l’abitudine di andare là su a pensare
e pensare e pensare…”
“Cos’altro
ti ha detto?” chiese Ron, sempre più incuriosito.
“Mi
ha
detto che è lì che vorrebbe trovarsi, in una
notte dal cielo stellato, con la
persona che ama. Ed è qui che entri in gioco tu.”
“E
cosa
dovrei fare?” domandò Ron, sempre più
stupidamente.
“Seguila.”
“Quando?”
“Stasera
stessa. Era molto triste prima, sono certa che anche oggi
salirà alla torre.”
“Bene.
Devo prepararmi un discorso.”
“Un
discorso? E perché mai?” indagò Ginny.
“Perché
sarà il momento perfetto per dirle che la amo.”
disse Ron, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
“Ottimo,
fratellino. Adesso
sì che ti riconosco!”
“Torniamo
in dormitorio adesso?”
“Sì…
devo convincere Hermione a salire alla torre.”
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Ron
e
Ginny erano appena tornati in dormitorio, quando videro Harry seduto di
fronte
al caminetto della Sala Comune che, piano piano, cominciava a svuotarsi.
“Eccovi,
finalmente! Ma dov’eravate?”
“A
organizzare il più grande colpo nella storia di Ronald
Weasley.” rispose il
rosso.
“???”
“Vedrai,
vedrai… non preoccuparti. Partitella a scacchi?”
“Va
bene, ci sto. Gin, amore, che fai? Rimani qui con me e tuo
fratello?” domandò
Harry alla ragazza.
“Io…
ecco, mi piacerebbe tantissimo ma ho una faccenda urgentissima da
sbrigare. A
dopo!” e salì in dormitorio.
“Chissà
cosa sta macchinando quella furbetta…”
“Vedrai,
Harry. Vedrai… allora, cominciamo sì o no questa
partita?”
“Ok.”
Appena
arrivata in dormitorio, Ginny entrò in stanza da Hermione e
cominciarono a
parlare del litigio, fino ad arrivare a quando la rossa si era
incontrata con
il fratello e avevano fatto la pace.
“Sali
alla Torre anche oggi?” chiese Ginny alla migliore amica.
“Sì,
Gin. Ho bisogno di riflettere.” rispose Hermione.
“Come
sempre, d’altronde… quindi non ti dispiace se
passoil resto della serata con
Harry e mio fratello, vero?”
“Non
preoccuparti, Gin. Tanto ci rivediamo quando torno, dopotutto
dovrò raccontarti
le conclusioni a cui sarò giunta.”
“Ok…
tra una decina di minuti vado da Harry e Ron. Prima controllo una cosa
in
dormitorio…” disse Ginny, con fare non poco
sospetto.
“Va
bene… Io vado alla torre… A dopo, Gin!”
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Harry
e
Ron erano impegnati a terminare la partita di scacchi anzi, in
verità, Harry
era a terminare il primo massacro di Ron.
“SCACCO
MATTO!!! Ti ho battuto, Ron!” urlò Harry, nella
Sala Comune ormai deserta.
“Sì,
sì
bravo. Anche se…” ma s’interruppe
perché aveva appena visto Hermione scendere
dal dormitorio e, come previsto dal piano, Ginny usciva pochi secondi
dopo.
Hermione uscì dal buco del ritratto e Ron scattò
in piedi.
“Scusa,
mi sono ricordato che devo fare una cosa importantissima!”
“Ehm…a
quest’ora?” chiese Harry, incredulo.
“Sì.
Assolutamente sì! A dopo…” e Ron si
catapultò fuori, seguendo Hermione.
“Ma
che…” e non finì, che Ginny gli aveva
appena tappato la bocca.
“Zitto.”
“Mmm!”
“Ti
ho
detto di stare zitto! E adesso vieni.” e i due si lanciarono
all’inseguimento
di Ron.
“Si
può
sapere dove stiamo andando?” domandò Harry, non
appena Ginny lo lasciò libero.
“Adesso
vedi…” le rispose la rossa.
Hermione
era appena arrivata in cima alla torre e, stanca per tutte le scale che
aveva
dovuto fare, si sedette. Ron arrivò, ma si fermò
perché non voleva farsi
vedere; guardò verso il cielo e capì
perché a Hermione piacesse tanto quel posto:
si vedevano tantissime stelle e molte costellazioni erano riconoscibili
e, in quella
notte dal cielo stellato e dall’atmosfera così
romantica che aleggiava appena
nell’aria, Ron non potè resistere e
uscì allo scoperto.
“Allora
è vero che qui si vedono benissimo le stelle!”
disse piano il ragazzo.
Hermione
si girò di scatto e riconobbe l’amico, e
cominciò a parlare:
“Non
sono bellissime? Se guardi a destra puoi riconoscere la costellazione
del Capricorno
e poco lontano c’è Orione.”
cominciò Hermione, tutta d’un fiato, non appena si
fu alzata. “La vedi quella stella luminosissima,
più o meno al centro?
Quella è
“Non
quanto te.” disse Ron.
“Come
hai detto?” chiese Hermione, incredula, fingendo di non aver
capito a cosa
alludesse l’amico.
“Tu
hai
detto che
Nel
frattempo Harry e Ginny erano appena arrivati e stavano assistendo alla
scena
da dietro la porta.
“Ora
capisco perchè abbiamo seguito tuo fratello.”
Disse Harry.
“Sssh!”
sussurrò Ginny. “Fai piano, non dobbiamo farci
scoprire!”
“Oh,
grazie…” disse piano Hermione, decisamente rossa
in viso.
“Non
sto scherzando, ‘Mione. Tu sei bellissima.” le
rispose Ron, avvicinandosi piano
piano alla ragazza. “Mi dispiace se prima abbiamo litigato.
Non volevo, solo
che in questo periodo sono un po’ strano,
sai…”
“Cosa
vorresti dire con questo?” chiese Hermione che stava
indietreggiando man mano
che Ron le si avvicinava. Ammirava quel ragazzo, sia fisicamente che
caratterialmente: Ron era alto e col tempo si stava facendo sempre
più
muscoloso e gli allenamenti di Quidditch contribuivano a migliorare il
suo fisico.
Aveva capelli rossi poco sotto l’orecchio e dei bellissimi
occhi blu, che gli
conferivano un che di misterioso. Se Hermione ammirava quel ragazzo,
l’ammirazione di Ron per la ragazza non era da meno: lei
aveva capelli castani
con qualche riflesso più chiaro, piuttosto ricci, che le
arrivavano all’altezza
della vita, gli occhi erano nocciola chiaro, tendenti al miele, e il
fisico era
paragonabile a quello di una giovane modella. In più
Hermione era anche molto
intelligente, il che la rendeva ancora più bella agli occhi
del più piccolo dei
ragazzi Weasley.
Ron
si avvicinò ancora di più e ancora più
pericolosamente a Hermione. Ormai era spalle al muro e, notando questo
particolare, il ragazzo appoggiò le mani contro il muro,
come per voler
impedire un’eventuale fuga della ragazza, e
cominciò a fissarla negli occhi e
lei fece altrettanto, sentendo per la prima volta un’emozione
diversa alla
vista di quei profondi occhi blu. La ragazza sentì il freddo
gelo della pietra
del castello contro la sua schiena e rabbrividì, ma non
perché fosse freddo, ma
perché ormai solo
“Sai
perché sono stressato?” chiese lui.
“Il
motivo sei tu” continuò il ragazzo.
“Ti
amo” concluse Ron.
“Co…”
ma Hermione non potè finire che Ron aveva totalmente
annullato quei pochi centimetri che separavano le loro labbra.
Harry
rimase letteralmente a bocca aperta assistendo alla scena e Ginny, al
suo
fianco, sorrideva raggiante.
“Finalmente
si sono decisi.” disse Harry.
“Già.”
Rispose Ginny. “Devo dire che stanno davvero bene insieme.
Erano anni che
entrambi aspettavano questo momento e finalmente quel momento
è giunto. E c’è
anche un altro vantaggio: non li vedremo più
litigare!”
“E
possiamo fare le uscite a quattro nei fine settimana a
Hogsmeade!” esclamò
Harry.
“Purché
non mi porti da Madama Piediburro, odio quel posto!” concluse
Ginny.
“Non
preoccuparti ,Gin! Sarà l’ultimo posto in cui
metterò piede!”
“Grazie.”
disse Ginny, stampando un bacio nelle labbra di Harry.
“Andiamo, adesso.
Lasciamoli un po’ soli!”
“Ma
non
vuoi vedere come va a finire?” si lamentò Harry.
“Andiamo!
E poi li vedremo sicuramente domani.”
“Uffi.”
Ron
e
Hermione si staccarono, senza smettersi di guardarsi negli occhi,
felici per
essersi finalmente baciati.
“Ecco
cosa succede, quando non si comanda al cuore.” disse Ron.
“Ti amo, ‘Mione.”
“Ti
amo
anch’io, Ron.”
E
i due
ripresero a baciarsi, sotto quel bellissimo cielo stellato in una
fredda notte
d’inverno.