Premetto che è un tema
scritto per la scuola, dovrebbe trattarsi di un
racconto nero. Non so se gli elementi tipici si presentano tutti, ma ho voluto
postarla lo stesso per sapere cosa ne pensate. Prima
di lasciarvi procedere con la lettura vorrei farvi una domanda: chi è a
parlare? Vediamo se sono stata abbastanza brava da riuscire a nasconderlo tra
le righe. Buona lettura a tutti!
Libera?
Mi piace osservare la gente. In particolare te,
con i tuoi lunghi capelli rossi, raccolti con una matita qualsiasi presa a caso
durante le ore di scuola, gli occhi verdi, curiosi, così pieni di
domande, la tua pelle chiara, come quella di una bambola di porcellana e le
lentiggini sulle guance, che ti danno un’aria perennemente imbarazzata.
Noemi Gray sei seduta alla fermata
dell’autobus, come tutti i giorni e stai leggendo. “Stargirl”, di Jerry
Spinelli. Ti piace quel libro. L’hai letto sette volte e non riesci a
smettere di chiederti come Leo possa aver portato Stargirl a cambiare così tanto, a non essere
più se stessa. E tu? Ami te
stessa? Forse è per questo che sono qui,
davanti a te. Anche se non ti ho mai parlato e non mi
sono mai avvicinata, io conosco tutto di te. Non puoi scappare. L’autobus
arriva, tu sali e ti porta a casa. Molte volte sono andata fino a casa tua,
fermandomi davanti al portone del condominio. Non posso suonare il campanello e
non posso rischiare di farmi notare, non ancora. Il
mio è un comportamento un po’ strano, forse ossessivo, ma devo
farlo per il volere di Lui, perché il mio
destino è questo. Molti amano giocare con me, prendermi in giro,
chiamarmi e poi scappare. Si divertono a vedermi in faccia,
non hanno paura, ridono, pensando di essermi sfuggiti. La realtà
è ben diversa. Anch’io mi diverto. Mi diverto ad illuderli, mi diverto a spaventarli, a farli
soffrire, senza sosta. Anche tu, Noemi, sei una di
loro? Sei in camera tua, seduta alla scrivania. Continui a leggere,
apparentemente, aspettando che i tuoi genitori escano. Io ti vedo. So che non
stai leggendo. Sei troppo turbata per riuscire a concentrarti.
Poe mi fissa. Sa chi sono, sa perché
mi trovo qui. Si alza in piedi, alla finestra, continua a guardarmi con i suoi
occhi blu e non appena gli sorrido, il suo pelo si rizza sulla schiena
soffiandomi contro in un tentativo disperato di spaventarmi. Continui a
richiamarlo, ma il tuo è un gatto intelligente, bambina. Insisti, Poe è
troppo spaventato per ascoltarti. Improvvisamente
lasci perdere e vai in un’altra stanza, chiudendo la porta. Io ti seguo, non puoi sfuggirmi. Vedi le cose
attorno a te prendere una forma strana, tutto diventa più scuro e
più grande. Inizi a tremare, senti dei sussurri che diventano sempre
più forti nella tua testa, fino a confonderti e farti cadere. Arrivi
alla porta, la spingi, ma c’è qualcosa che la blocca. Perché non si apre? I tuoi piedi scivolano sul
pavimento, le tue mani premono forte sul legno, i
polsi ti fanno male, nella gola soffoca il tuo grido d’aiuto. Ti senti opprimere, la stanza ti si stringe attorno lentamente ma
inesorabilmente. La nausea inizia a travolgerti e la testa scoppia. I
sussurri sono diventati grida isteriche che ti confondono, che si aggrappano a
te, cercano di trascinarti nel baratro. Sono creature di un altro mondo, sono
esseri indefiniti che vogliono solo il tuo dolore. Ma
tu lotti contro di loro e con difficoltà raggiungi la maniglia, uscendo
con affanno e correndo nella tua stanza. Cerchi ovunque, le mani tremano. Di
cosa hai paura, Noemi? Nessuno vuole farti del male. Non devi essere
così spaventata.
E’ stata una giornata difficile, non sei riuscita a calmarti,
ma ora è sera, puoi andare a dormire. Puoi scappare dalla tua prigione
per un po’. Ti infili sotto le coperte, chiudi
gli occhi e ti lasci andare, il sonno ti raggiunge subito, ma nemmeno ora i
tuoi spettri intendono lasciarti in pace, sei agitata, piangi nel sonno e gemi.
Mi avvicino al tuo letto, io sono sempre con te, sono sempre qui. Ti sfioro la
testa con una carezza, e tu di colpo apri gli occhi. Sei sudata, il tuo cuore
sta impazzendo, devi scappare e ti vesti con i primi
vestiti che ti capitano sotto mano, di fretta e con difficoltà,
perché stai tremando anche ora. Non ce la fai più. Scappi dalla
finestra, che non è molto lontana dal suolo. In tasca hai solo dei soldi
che hai rubato a tua madre prima di uscire, non ti serve altro. Devi solo
scappare. Ma da chi? Sai che qualcosa ti sta
inseguendo e corri il più veloce possibile attraverso la città.
Continui a cadere, ferendoti, ma non sarà questo a fermarti. Vedo i tuoi capelli rossi attraversare le strade, senza nemmeno
pensare alle conseguenze, vuoi solo correre, sei alla disperata ricerca
della salvezza, della pace. E finalmente arrivi
davanti ad una porta di legno, battendo disperatamente i pugni, piangendo,
gridando, cerchi di attirare l’attenzione. La porta si apre, tu chiedi
aiuto, supplichi, mostri i soldi e finalmente ottieni la tua salvezza. Continui
a sentirti oppressa, inseguita, ma ora sei salva. Corri verso la metropolitana,
ti infili nei bagni pubblici e dopo aver preparato la
roba, infili una siringa che hai trovato per terra nel tuo braccio sinistro.
Eccomi, bambina, sono la tua salvezza. Hai raggiunto la tua pace, ora puoi
vedermi e dai tuoi occhi vedo che hai capito chi sono.
Mi dici che sono bellissima, e che in fondo hai sempre saputo che ci saremmo
incontrate presto. Ti porgo la mia mano e sorridendo l’afferri,
abbracciandomi. Tu sei Noemi Gray, morta
all’età di diciassette anni in un bagno della metropolitana, per
overdose.