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Autore: Dave1994    01/04/2012    2 recensioni
Un nuovo film horror è uscito nei cinema. Tommy e i suoi fratellini convincono lo zio Robert e un suo amico ad accompagnarli,senza tuttavia sapere che saranno loro a vivere il vero orrore.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Secondo te siamo al sicuro qua dentro? - chiese Ivan, chiudendo la porta alle sue spalle con un violento spintone e girando infine la chiave nella toppa. Udì uno scatto improvviso e sospirò, asciugandosi il sudore dalla fronte. Per ora, erano salvi.
- Non lo so. Tu chiudi porte e finestre, io cerco di chiamare qualcuno. - rispose l'altro uomo, corpulento e molto alto, ed estrasse dalla tasca un cellulare. Compose il numero della Guardia Nazionale, ma non c'era campo.
Robert imprecò e lo lanciò lontano. Nelle sue vene scorrevano ancora fiumi di adrenalina, dovuti alla corsa furibonda di pochi minuti prima. Stavano guardando quel film...come diavolo si chiamava?
- Risponde nessuno? -
- No. - rispose bruscamente il più grosso, mettendosi le mani tra i capelli sudati.
Il terribile mostro della laguna nera, ecco come si chiamava. Un horror scadente, adatto per spaventare i bambini, ma i suoi nipotini avevano insistito così tanto per vederlo che alla fine i nervi d'acciaio dell'ex marine avevano ceduto e con una risata aveva dato il suo consenso per accompagnarli.
Sarà stato a metà film,quando ecco che si era scatenato il finimondo. Rumori di esplosioni erano giunti dalla strada e il tetto del cinema era crollato, seppellendo si e no una decina di persone. La sirena della città aveva iniziato a squillare e questo per Robert significava una cosa sola.
Derry era oggetto di un attacco terroristico.
Ancora non ci credeva, ma lui l'aveva vista.
Quella nebbia, di un verde pallido e malato. Si era diffusa in un batter d'occhio ovunque, serpeggiando tra le file di posti a sedere. Grazie al suo addestramento, aveva mostrato cosa dovevano fare ai suoi nipoti prendendo un lembo di camicia e strappandolo, portandoselo contemporaneamente alla bocca. Questi avevano capito subito, anche se colti da una crisi di panico. Per quanto riguardava Ivan, Robert fece affidamento sulla sua carriera di poliziotto.
Insieme avevano corso tra i corridoi del cinema, scansando tutte le altre persone, finché....
Robert cominciò a piangere a dirotto, sotto gli occhi dell’amico. In Marina, aveva perso moltissimi compagni, considerati da lui come fratelli.
Ma dei bambini...
- Coraggio, Bob. - lo consolò Ivan, mettendo una mano sulla spalla. Il poliziotto era molto più basso e tarchiato di lui, ma a differenza di Robert aveva ancora tutti i capelli.
- Non avresti potuto fare nulla per loro. -
L’ex marine non rispose, continuando invece a piangere.
Lui era lì quando la nebbia li aveva presi, spettrale e silenziosa.
- Tommy...gli stavo tenendo la mano, e all’improvviso era a terra mentre tossiva sangue ovunque e...e... -
- Bob, ora basta. Saresti morto anche tu. Non hai nessuna colpa, sei scappato per metterti in salvo. E’ giusto. - lo interruppe Ivan.
Robert annuì, si asciugò le lacrime dagli occhi e si alzò, raccogliendo da terra il cellulare lanciato poco prima contro il muro. Non c’era ancora campo.
- Bob... -
- ... -
- A chi diavolo può venire mai in mente di fare un attacco terroristico proprio qua, a Derry? Siamo una cazzo di cittadina, non una metropoli. - disse Ivan, estraendo la pistola d’ordinanza dalla fondina e caricandola con otto scintillanti proiettili.
- Non lo so. -
- Tu conosci queste cose, Bob. Se non lo sai tu, chi altro può saperlo? -
Robert sembrò riflettere, mentre piano piano l’uomo sconvolto e piangente di qualche minuto prima andava scomparendo sempre di più, lasciando il posto al soldato dai nervi d’acciaio che era stato in Marina, efficiente e preparato a ogni situazione d’emergenza.
- Non importa chi sia stato. Conta solo uscirne al più presto. -
Raccolse carta e penna dalla biglietteria e tracciò un’approssimativa mappa di Derry. Fuori, la sirena d’allarme taceva gettando la città in un inquietante silenzio di morte.
- Come facciamo? - chiese Ivan.
Robert segnò piccole croci in alcuni punti del foglio e li indicò all’amico.
- Questi qua sono i luoghi da dove sono provenute le detonazioni che abbiamo sentito durante il film, quindi sono off- limits. Questo cinema è stato colpito e abbiamo visto con i nostri occhi che chiunque sia stato a fare tutto questo usa un agente chimico aereo, visibile a occhio. Non so come sia possibile, ma il gas non ci ha raggiunti. Come mai? -
- Se l’edificio è stato colpito - disse Ivan - è possibile che sia saltata la corrente e che di conseguenza l’impianto di aerazione sia spento. -
Robert alzò lo sguardo, per cercare le bocchette per il ricambio d’aria. Le vide.
- Hai ragione. Questo ci ha salvato, ma significa anche che presto l’ossigeno verrà a mancare. E se il gas è ancora in circolazione, vuol dire che siamo fottuti e intrappolati qua dentro. -

***


- Sono passate due ore, Bob. Non penso che quel gas permei ancora l’aria. -
Robert fissò un punto nel vuoto. In fondo, l’ipotesi dell’amico era giusta.
- Che dici, proviamo ad uscire? -
- Portiamoci qualcosa a bocca e naso, tanto per sicurezza. - disse Ivan, alzandosi dai gradini dov’era seduto. Impugnò la sua pistola e prese uno straccio bagnato con l’altra mano, aspettando il segnale di Robert.
L’ex marine fece per aprire la porta d’uscita, ma poi si fermò, esitante.
- ...e se fosse rimasto qualcuno? -
- Non dire cazzate, Bob. Nessuno può essere sopravvissuto. -
- Non possiamo andarcene senza essere sicuri! - rispose Robert, alzando la voce. Stava pensando al piccolo Tommy e agli altri, avvolti dalla nebbia. Probabilmente qualcuno era stato abbastanza in gamba da portarsi in salvo.
Ivan non rispose, indeciso sul da farsi. Poi, all’improvviso, buttò fuori la tensione con un sospiro.
- Va bene. -
Robert sorrise e tornò indietro, fino alla porta chiusa a chiave dall’amico. La aprì, entrando nel corridoio vuoto che dava l’accesso alla sala del cinema.
- Dove sono tutte le persone? Non vedo corpi, qua. - osservò Ivan, puntando avanti a sé la pistola carica. In effetti, pensò Robert, questo era parecchio strano.
Avanzarono fino a raggiungere la prima fila di posti a sedere, imbrattati di brune macchie di sangue rappreso.
Non c’era nessun cadavere.
- Che cazzo succede qui? - imprecò a bassa voce Ivan, allontanando una scopa impolverata dai suoi piedi con un calcio. Lo schermo era nero e la luce nella stanza proveniva dall’enorme buco nel soffitto, squarciato a metà. Si poteva vedere il cielo, da tanto era grande.
I due evitarono i frammenti del tetto caduti per terra, cercando con lo sguardo qualsiasi cosa potesse segnalare loro la presenza di corpi o sopravvissuti. Niente di niente.
Dalla sala proiezioni passarono alle scale, senza però avere maggiore successo. Sembrava che dalla città fossero spariti tutti, vivi e morti.
Uscirono dal retro, attraversando la strada fino alla piazza principale. Erano immersi nel silenzio più assoluto, rotto solo dai loro passi. Sangue era sparso qua e là in giro, senza però altri segni di una passata presenza umana.
- Bob, qua la cosa si sta facendo parecchio strana. - proruppe all’improvviso Ivan, infuriato. Non riusciva a capire perchè da Derry fossero spariti tutti e quest’incognita senza senso lo faceva andare in bestia.
- Non urlare, cazzo. - rispose Robert sottovoce, come per non farsi sentire da eventuali ascoltatori.
- E chi dovrebbe sentirci, dimmelo? Siamo da soli, DA SOLI IN MEZZO AL NULLA! -
L’ex marine intimò nuovamente all’amico di fare silenzio, anche se aveva ragione. Quello che stava succedendo non aveva nessun senso: come potevano sparire tremila, quattromila persone all’improvviso?
All’improvviso gli venne in mente la storia dei coloni scomparsi di Roanoke, una colonia inglese nella Virginia. L’aveva sentita a scuola, parecchi anni prima, ma la situazione sconcertante che stava vivendo la fece riaffiorare nitidamente dalla memoria, in ogni singolo dettaglio.
Un giorno, cento e passa persone erano scomparse nel nulla, senza lasciare traccia. Innumerevoli teorie erano state snocciolate a riguardo, ma il mistero era rimasto inviolato per quasi cinquecento anni e forse lo sarebbe stato per sempre.
Ma qua stiamo parlando di quasi quattromila persone. Direi che sono leggermente più difficili da far sparire.

***


Passò un’ora, senza che i due riuscissero a trovare niente. Il sole andava oramai tramontando e Robert guardò l’orologio. Erano le otto.
Ivan era seduto su una panchina, con le mani sprofondate nei capelli. Poco prima erano entrati in un negozio di alimentari, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. L’avevano trovato e ne erano usciti, lasciando un pugno di monetine da un dollaro sul bancone.
Almeno così non è rubare, si era giustificato Robert davanti all’amico.
- E se provassimo a prendere la macchina? La cittadina più vicina dista venti minuti al massimo. - disse a Ivan, cercando le chiavi del suo SUV nella tasca. Le trovo e tirò un sospiro di sollievo, temendo di averle perse nella fuga del cinema.
- Chi ti dice che non sia successa la stessa cosa anche a Castle Rock? -
- Nessuno, ma se preferisci stare qui e non fare nulla a me sta bene. Io vado. -
Ivan grugnì un cenno di assenso e si alzò, tirandosi su i calzoni. Fece per togliersi il cappello da poliziotto che portava, quando vide qualcosa di strano in fondo alla strada.
- Bob...? -
- Che c’è -
- Credo ci sia qualcuno, là. -
Robert si girò, incredulo, e la vide.
Una sagoma umana, che camminava lentamente verso di loro, a circa venti metri.
Ivan fece per chiamarla, ma l’ex marine lo zittì subito, facendogli segno di rimanere lì dov’era. Il poliziotto raccolse la pistola dalla panchina dove l’aveva appoggiata.
Chiunque fosse quella persona, camminava in maniera estremamente lenta, zoppicando come se avesse una gamba ferita. Mentre si avvicinava ai due, Robert notò che indossava vestiti ordinari e che doveva essere una donna, a giudicare dal seno prosperoso.
- Chi sei? - urlò l’uomo, senza aspettarsi una risposta. C’era qualcosa di maledettamente strano, in quell’andatura. Come se...
Ivan ruppe la situazione di staticità e gli andò incontro, abbassando la pistola verso terra.
Robert fece per fermarlo, ma avvenne tutto troppo velocemente.
L’amico poliziotto tese una mano verso quella donna, come per offrirle sostegno fisico e morale, sussurrandogli parole di conforto: in meno di un secondo, lei squadrò il suo braccio e ci affondò dentro i denti, tra le urla di dolore di Ivan. Rivoli di sangue zampillarono dalla ferita e colarono a terra, mentre la donna non attenuava la forza del suo morso. L’amico cercò di scrollarsela di dosso, gridando a squarciagola, ma si fermò impietrito di fronte al suo sguardo.
Così  vuoto e senza vita.
Le iridi della creatura erano, inoltre, completamente gialle, come il colore che ha il sole prima di tramontare.
Robert fu veloce: estrasse il coltello che portava sempre con sé dallo stivale, vecchia abitudine acquisita durante i lunghi anni di servizio nell’esercito, e scattò fino a raggiungere la coppia impegnata in una sorta di macabro abbraccio. L’ex marine piantò la lama per intero nel collo della donna, trapassando la pelle lacerata e pallida fino a uscire dall’altra parte. L’essere grugnì ma non si staccò dal braccio di Ivan, rosicchiandolo sempre di più. Gli aveva staccato un notevole tocco di carne e il poliziotto era in procinto di svenire per lo shock e per l’emorragia, ma riuscì con le ultime forze a puntare la pistola alla tempia della donna e a premere il grilletto.
Ci fu un forte botto e la materia grigia della creatura esplose tra fiotti di sangue nero, che cadde in ginocchio mollando la presa. Ivan fece lo stesso, completamente bianco in volto: del suo braccio era visibile ora l’osso, contornato a sporadici pezzi di carne sopravvissuti all’orribile banchetto.
Robert se lo resse in spalla e lo mise faticosamente a sedere sulla panchina. Ebbe un conato di vomito quando valutò la ferita dell’amico e cercando di non guardarla gliela fasciò con la manica strappata della camicia, anche se questo non fermò il fiume di sangue che ben presto andò ad inzuppare completamente quel laccio emostatico improvvisato.
- Amico, EHI! Svegliati, cazzo! - imprecò l’ex marine, prendendo a schiaffi Ivan. Il poliziotto aveva gli occhi socchiusi, come se fosse mezzo addormentato. Robert fece per tirargliene un altro, quando all’improvviso grida bestiali si sollevarono da ogni dove. Quei versi fecero venire i brividi al soldato, che sempre aveva mantenuto nervi d’acciaio in ogni situazione della sua carriera.
Ma Robert non aveva mai fronteggiato questo.
E d’un tratto capì cosa ne era stato dei cittadini di Derry, come probabilmente anche di quelli di Roanoke. Il filo logico era inesistente, ma non era rilevante in quel momento.
L’ex marine si issò in spalla Ivan, ancora svenuto, e nonostante fosse almeno venti chili più pesante di lui cercò di affrettarsi, correndo via lungo la strada abbandonata.
Per sua fortuna era di spalle quando comparvero. Orde di sagome umane, lente e zoppicanti, dagli occhi gialli come il tramonto.
Erano centinaia, forse migliaia, e facevano più rumore di una mandria di bufali.
Guardarono nella direzione di Robert ed emisero versi animaleschi, affrettando la loro macabra andatura.

***


Il soldato sapeva di avere poco tempo.
Doveva raggiungere il suo SUV dall’altro lato della strada al più presto, prima che quelle creature lo assalissero. La parte razionale della sua mente cercava di convincerlo che si trattava solo di un sogno, che quella cosa nella piazza non poteva realmente esistere.
Ma era tutto reale, come il sangue di Ivan che ora gocciolava per terra colando dalla sua ferita.
Robert gli aveva cambiato fasciatura ben tre volte, ma non c’era modo di arrestare l’emorragia. Se non altro il suo cuore batteva ancora, anche se l’amico era totalmente incosciente.
Scostò una tendina del negozio di accessori per la pesca dove si era rifugiato, per controllare se c’era qualcuno sulla strada. Versi bestiali e grida disumane permeavano l’intera città, come se Derry si fosse trasformata in un territorio di caccia per animali e forse era proprio così, perchè Robert era braccato. Anche se non riusciva a scorgere i suoi inseguitori, era sicuro che quelle creature gli stessero dando la caccia: non aveva problemi a immaginarsi una moltitudine di persone mostruose e affamate, pallide e zoppicanti, intente a battere la città nella loro ricerca di carne.
Come faceva a essere così calmo?
Beh, forse una piccola parte della sua anima sapeva come sarebbe andata a finire. Era in netto svantaggio numerico, di circa uno a tremilanovecentonovantotto e l’unico aiuto che aveva era quello di un poliziotto sotto shock e incosciente per l’emorragia.
Rise nervosamente, poi si rilassò.
Beh, quando aveva scelto di intraprendere il mestiere del soldato era ben cosciente del pericolo a cui andava incontro. Avrebbe potuto perdere la vita, ma così non era stato. Fortuna? Abilità nel sopravvivere? Robert non lo sapeva, ma era ora di mettersi alla prova.
Fece per alzarsi, quando un braccio di Ivan lo trattenne. Si voltò esultante per il rinvenimento dell’amico, ma ciò che vide lo sconvolse.
Schiuma gialla colava dalla bocca del poliziotto e la sua pelle stava iniziando ad assumere un colorito grigiastro.
No, ti prego.
E’ solo uno scherzo, un suo estremo tentativo di sdrammatizzare la situazione. Tra poco si sarebbe messo a ridere, ci poteva scommettere.

Ma così non fu. Ivan aprì la bocca e ruggì, strattonando il braccio di Robert con una forza sovrumana, tanto che l’ex marine fu scaraventato a terra. Cercò la pistola con lo sguardo, ma mani gelide e grassocce gli circondarono il collo.
Ivan lo stava strangolando.
Robert, immobilizzato, fu costretto a guardare gli occhi gialli che sembravano....
Che sembravano pregustarlo.
Minuscoli puntini neri annebbiarono la vista dell’ex marine, che raccolse le forze e spezzò la stretta della creatura. Dopodichè, estrasse il suo coltello e squarciò la gola di Ivan in un secondo allontanandolo con un calcio.
Robert si rialzò e prese la pistola, svuotando il caricatore sull’amico che si riversò a terra, senza vita.
Toccò il corpo, per accertarsi che fosse davvero morto. Quando constatò le condizioni di Ivan, cominciò a piangere silenziosamente.
Cinque minuti dopo, il soldato stava uscendo dal negozio.

***


Robert corse verso la sua macchina, un SUV nero parcheggiato dietro al cinema. Fortunatamente, aveva fatto il pieno quella mattina.
Entrò di corsa e, girando le chiavi, accese il motore. Non gli importava dove andare, voleva solo scappare da quella città al più presto.
Stava girando l’angolo, per prendere la direzione dell’autostrada, quando investì una di quelle cose. Accadde tutto in un attimo: Robert non ebbe il tempo di vedere quella creatura pallida e dagli occhi gialli correre verso la sua macchina, per poi essere colpito brutalmente dal muso del veicolo. Grida bestiali giunsero da dietro le spalle del soldato, che non ebbe il coraggio di voltarsi. Semplicemente, spinse l’acceleratore fino a schizzare via lungo la strada, urtando per sbaglio un bidone dell’immondizia.
Fu questione di minuti arrivare all’imbocco dell’autostrada.
Robert tirò un sospiro di sollievo.
E poi li vide.
A centinaia, diretti verso di lui. Erano tutti diversi - certi sembravano ragionieri, altri erano addirittura bambini e per un secondo, uno soltanto, l’uomo fu sicuro di aver intravisto il suo piccolo Tommy - ma ognuno aveva una cosa in comune con l’altro.
Quegli orribili occhi gialli.
Anziché zoppicare, stavolta le creature si misero a correre e all’ex marine rimase una sola possibilità.
Spinse al massimo l’acceleratore, mentre il numero di giri del motore saliva vertiginosamente. Il SUV schizzò improvviso verso l’orda di morti viventi e li investì con una violenza improvvisa, tirandone sotto a dozzine. Grosse macchie di sangue tinsero il vetro anteriore del veicolo mentre le ruote sobbalzavano a ogni corpo cui passavano sopra. Fu un massacro, ma Robert non riuscì a sentirsi in colpa per quelle persone. Erano già morte da ore, ormai, e qualunque cosa fosse loro successa, ora rimanevano solo quelle creature.
Il fuoristrada passò attraverso la fiumana di morti, trapassandola da parte a parte, fino a risbucare dall’altra parte. Con la via sgombra, Robert fuggì via da Derry e dai suoi infernali abitanti.
Mentre l’auto si stava ancora allontanando, l’ex marine guardò lo specchietto retrovisore e stavolta fu sicuro di vedere Tommy, il suo nipotino.
Il bambino lo guardò, inclinando la testa da un lato, e sorrise, osservando lo zio con i suoi orribili occhi gialli.


NOTE DELL'AUTORE:

E' il capitolo singolo più lungo che abbia mai scritto. Le mie principali fonti di ispirazione sono state la storia dei coloni di Roanoke, citata nel testo, e il libro "Manuale per sopravvivere agli zombie", di Max Brooks, dove è esposta la sua teoria riguardo alla sparizione di tutti gli abitanti della cittadina. Beh, sì, direi che anche la modalità Zombi di Call Of Duty:Black Ops abbia contribuito non poco alla descrizione delle creature presenti nel racconto.
Spero vi piaccia.
  
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