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Autore: Marge    01/04/2012    3 recensioni
Fanny è decisamente preoccupata per la maggiore delle sue figlie: seria, timida, modesta, appassionata di lettura e per nulla di abiti alla moda. Cosa sarà di lei? [Infanzia di Sophie]
Scritta per la 10disneyfic con il prompt “Non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee.” per la piscinadiprompt con il prompt "Lettie/Sophie, vestito di trine".
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Sophie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flowers Wall'
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TROPPO SERIA PER UN VESTITO DI TRINE



Fanny era decisamente preoccupata per la maggiore delle sue figlie.
“Quella bambina è troppo seria!” soleva ripetere al marito, quando scorgeva Sophie seduta tranquillamente in un cantuccio della casa, o del negozio. Sembrava sempre assorta e concentrata su qualcosa d’importante, e questo non era normale, per la donna.
“Anche quando ride di qualcosa, sembra che sotto sotto stia dicendo Io ho capito qualcosa in più, rispetto a te, per questo ne rido. Mi fa quasi paura!”
“È forse superba?” chiedeva allora Robert, impensierito. Dentro di sé, amava smodatamente quella bambina, che aveva perso la vera madre da piccola, e tuttavia sembrava ne serbasse il ricordo vivido.
“No, non lo è, anzi! È modesta e timida. Temo che non andrà lontano, nella vita. Troppo seria, troppo introversa!”
Fanny brontolava, ma in realtà amava Sophie, anche se non era nata da lei, ed era anzi la prova tangibile che Robert aveva avuto una prima moglie. La bambina le faceva più paura del marito: sembrava la giudicasse, ogni volta. Quando l’abbracciava, Fanny si sentiva come quando, da ragazza, portava a casa un bel voto, ed ogni pianto di Sophie, anche per una sciocchezza, era come una nota scritta in rosso sul quaderno.
“Non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee” commentava una vicina cui aveva chiesto consiglio. Sophie, infatti, da quando aveva imparato a leggere passava ore ed ore persa nei suoi racconti, e Robert era ben felice di sommergerla di volumi.
“È strano che non voglia giocattoli, o vestiti” aggiungeva un’altra donna della via, trascinando per mano i suoi due gemelli capricciosi ed urlanti.
“Ha uno sguardo troppo adulto” aggiungeva il panettiere, che conosceva Sophie perché era lei stessa ad andare, ogni mattina, fin nel suo negozio e comprare un dolce per la colazione.
“Non come Lettie!” cinguettava la maestra della scuola, che adorava la piccola. Lettie non aspettava altro che quei miagolii per pavoneggiarsi, far la mostra con i suoi bei vestitini pieni di fiocchi rosa, ed i boccoli biondi perfettamente acconciati. Fanny tirava un sospiro di sollievo: almeno Lettie sembrava normale, e sotto sotto, era fiera che una bimba così graziosa fosse frutto del suo ventre. “Ti ho dato una splendida figlia” pensava guardando il marito, anche se non osava dirlo ad alta voce.
Un giorno, Fanny decise che era ora di provare a fare qualcosa; prese Sophie per mano e la trascinò di forza dalla sua sarta di fiducia.
“Indossi sempre abiti troppo seri, Sophie. Visto che il tuo compleanno si avvicina, e questa volta fai ben undici anni, voglio regalarti un bellissimo vestito! Che ne dici?”
Per non deludere la madre, Sophie annuì, e sorrise, anche se avrebbe preferito ricevere dei libri nuovi.
Ma quando entrò nella bottega della sarta, spalancò la bocca per la meraviglia così tanto e così a lungo da farsi dolere la mascella.
“Ti piace, eh? Tutte queste stoffe colorate, ed i pizzi!” esclamò Fanny, spingendola verso il centro della stanza.
Quel luogo era un sogno: in scaffali alti fino al soffitto erano ordinate le stoffe di più diversa fattura, colore, consistenza ed origine, e così sistemate l’una sopra l’altra sembravano le coste di altrettanti libri. E di stoffe spiegate erano altresì ricoperte tutte le superfici disponibili, divanetti, poltrone, sedie, banconi da lavoro. E tutto questo marasma era condito, come un fantastico dolce, di bottoni colorati, rocchetti con fili inanellati, pizzi e ritagli, che in terra si ammassavano l’un l’altro a formare un tappeto multicolore. Sophie non aveva mai visto un luogo del genere in vita sua.
“È bellissimo!” sussurrò, in preda allo stupore.
Fanny si approfittò della sua meraviglia, ed in men che non si dica, l’aveva spogliata ed issata su un panchetto; lì la sarta le prese le misure, le chiese il suo colore preferito (“Blu”, aveva risposto, ma senza un motivo particolare), e cominciò a provarle indosso una serie infinita di stoffe. Fanny indicava questa o quella, andava di persona a caricarsi del rotolo adocchiato, ed infine si mise perfino a raccogliere i ritagli di chiffon e taffetà per provarli con le stoffe scelte, finché non si accordarono sul modello.
Il giorno del suo compleanno, Fanny esibì il pacco, che Sophie scartò con curiosità: del negozio della sarta le era rimasta nella mente esclusivamente un’immagine confusa piena di colori, ed era impaziente di vedere cosa le mani di quella donna fossero riuscite a creare con materie prime tanto eccezionali.
“Oh…” riuscì solo a dire, quando il vestito, nel suo trionfo di trine e seta, leggero e brillante come fosse di metallo, venne fuori tra le sue mani. Era blu, come lei aveva chiesto, ma di un modello che mai si sarebbe vista indosso.
Lettie cominciò subito a battere le mani ed emettere gridolini entusiasti, e volle ad ogni costo aiutare la sorella ad indossarlo.
“Questo vestito è bello, ma non fa per me” commentò.
“È splendido, anche se sarebbe stato più bello rosa” cinguettò l’altra, mentre, felice come se avesse lei stessa ricevuto una bambola nuova, le chiudeva il corpetto.
La figura nello specchio non era affatto male, ma le sembrava di star guardando un’altra.
“Ed è anche ben cucito, aveva ragione la mamma” giudicò ancora Lettie, osservando con occhio critico le cuciture. Il suo commento fece sorridere Sophie: “Davvero! È un lavoro strabiliante, Lettie, dovresti vedere quante stoffe vi sono in quel negozio!”
“Più che nel nostro negozio di cappelli?”
“Oh, senza alcun dubbio! Ed è ancora più bello, perché, alla fin fine, di un cappello non puoi fare granché: un nastro, due fiocchi, ed è pronto. Al massimo ci si possono incollare gli uccellini di cera, o i fiori di stoffa, ma è tutto lì: rimane comunque un cappello. Invece con quella stoffa, ci si può davvero di tutto!”
A Sophie brillavano gli occhi, e non certo per il vestito, ma Fanny, che entrava in quel momento, sorrise rinfrancata, e pensò che forse era riuscita a salvare la maggiore delle sue figlie dal baratro della serietà.
“Tutti questi pizzi, e questa gonna così grande…non potrò sedermi comodamente” provò ad obiettare la bambina, con poca convinzione dinnanzi lo sguardo estasiato della madre.
“Non è un abito per star sedute, Sophie, ma per passeggiare. Tutti si volteranno per ammirarti!”
Ed infatti, quel giorno stesso uscirono a passeggiare per le vie del centro, e per festeggiare ulteriormente il suo undicesimo compleanno, si sedettero in un caffè ed ordinarono dolci.
Tuttavia, per fortuna di Sophie, quell’anno crebbe molto, e ben presto l’abito blu pieno di trine non le andò più bene; per risparmiare soldi, ovviamente passò subito a Lettie, e lei imparò a cucirsene uno da sola, mettendo insieme tante stoffe ricavate da vecchi abiti della madre.
Fanny perse le speranze, e l’anno dopo regalò a Sophie un cestino da lavoro, pieno di aghi e fili e bottoni e passamanerie di tutti i tipi, pensando che, tutto sommato, se non poteva fare di Sophie un’avvenente ragazza, poteva per lo meno assicurarsi che sarebbe stata una moglie piena di talento.



*** Scritta con il prompt “Non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee.” di 10disneyfic (qui la mia tabellina) e con il prompt Il castello errante di Howl, Lettie&Sophie, vestito di trine della piscinadiprompt.
  
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