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Autore: LubyLover    01/04/2012    3 recensioni
Danny ha appena ricevuto una notizia sconvolgente, ed ha bisogno di parlarne con qualcuno.
Danny si lasciò cadere sul divano, accettando volentieri la bevanda, “È Montana…” Don si drizzò sul cuscino, subito all’erta: “Perché? È successo qualcosa? Non sta bene? Dimmi tutto!” “Calma, detective, calma. Come puoi vivere sempre in pieno mood interrogatorio? Sta bene…. È solo che, solo che…”
Flack spalancò gli occhi, momentaneamente senza parole.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danny Messer, Don Flack
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Interrogatori sentimentali

 

Titolo: Interrogatori sentimentali

Fandom: CSI: NY

Personaggi: Don Flack, Danny Messer

Set In Time: Episodio 05x09: The Box - Danny ha appena scoperto che Lindsay aspetta un bambino.

Rating: Verde

Note: Questa storia ha un paio d'anni, in verità. Per ora era stata postata solo sul mio LJ, ma ho deciso di metterla anche su EFP.

Disclaimer: I personaggi utilizzati non sono miei e non ne detengo alcun diritto. Soldi guadagnati per questa storia? Zero! Non denunciatemi, please.

 

Interrogatori sentimentali

 

“Messer! Devo chiamare la polizia per farti levare dalla strada o hai intenzione di salire?”

Danny lanciò uno sguardo contrariato verso l’altro, incontrando l’espressione divertita di Don.

“Sì, bravo…  e tu continua così, che ti faccio arrestare per schiamazzi notturni”

Flack non disse nulla e rimise la testa nell’appartamento. Pochi secondi dopo Danny sentì il rumore del portoncino che si apriva. L’esitazione che lo aveva portato lì, impedendogli di suonare, sembrava del tutto sparita e, in men che non si dica, si trovò di fronte all'ingresso della casa del suo migliore amico.

La porta era socchiusa.

“Certo, teniamo pure la porta aperta, tanto New York è una città civile dove non accade mai nulla…”

Don spuntò dalla cucina, reggendo due bottiglie di birra, “Punto primo, sono un detective ed è un po' difficile che qualcuno mi colga così di sorpresa; punto secondo, l’ironia è la mia arma, non la tua. Quindi adesso siediti, e spiegami perché la tua espressione è simile a quella dell’omicida che ho arrestato ieri”

Danny si lasciò cadere sul divano, accettando volentieri la bevanda, “È Montana…”

Don si drizzò sul cuscino, subito all’erta: “Perché? È successo qualcosa? Non sta bene? Dimmi tutto!”

“Calma, detective, calma. Come puoi vivere sempre in pieno mood interrogatorio? Sta bene…. È solo che, solo che… è incinta”

Flack spalancò gli occhi, momentaneamente senza parole.

“Favoloso… ho zittito il re della omicidi…”

“No… è solo che… Lindsay? La piccola, innocente Lindsay che viene dal Montana? Lei? Incinta? E chi è…”

Lo sguardo di Danny fu più di una confessione.

“… oh… wow… congratulazioni...?”

“Non me lo aspettavo”

“Ma va’, dalla tua espressione gioiosa avrei detto altro”

“Cosa devo fare?”

“Oltre a quello che hai già fatto? Ok, non incenerirmi con i tuoi occhioni blu, non ce n’è bisogno. Cosa dice Monroe?”

“Che mi conosce, che è pronta nel caso dovesse cavarsela da sola”

“Ouch! Che mazzata…”

“Lei sa di Rikki”

“Per forza. Tutti sanno di Rikki”, Danny piegò la bocca in una strana smorfia, “Ah, scusa, certo…", il tono di Flack si tinse di una finta sorpresa, "Rikki, e chi è Rikki?”

“Tu lo sai?”

“Genio, tutti lo sanno… anzi, no, scusami, credo che giusto Sid non ne sia al corrente"

“Ma come… io non l’ho detto a nessuno”

“Eh già. E le persone con cui lavori non sono per nulla abituate a capire se qualcuno sta nascondendo qualcosa...”

“Ma comunque…”

“Senti… eravate lì d’amore e d’accordo, ci mancava poco si vedessero i cuoricini sprizzare dai vostri occhi. Succede il casino di Ruben, lei vuole starti vicino e tu la allontani come un'appestata. Ora, Montana non è idiota, e nemmeno noi. Se avessi trattato me come hai trattato lei ti avrei chiesto se avevi, per caso, trovato un altro migliore amico”

“E quindi?”

“Quindi diventerai padre. Potresti continuare a farle credere che non potrà mai contare veramente su di te o, altrimenti, potresti maturare e farle cambiare idea. Solo una cosa rimarrà uguale…”

“E cioè?”, la luce minacciosa negli occhi di Don mise Danny all’erta.

“Se le farai del male ti seguirò ovunque andrai e te la farò pagare”

“Per fortuna sei il mio migliore amico”

“Ma lei è Lindsay! È come se fosse Sammie!”

“Sono spaventato, in verità. Ed anche preoccupato”

“La ami?”

“Mi fai domande che apparentemente non c’entrano nulla per confondermi? È una delle tue tattiche?”

“Messer… se questo fosse un vero interrogatorio, tu non staresti comodamente seduto sul mio divano a bere birra e, soprattutto, sarei solo io a fare domande e pretenderei risposte. Quindi?”

“Cosa?”

“Sai che saresti veramente un sospettato fastidioso? Ma di quelli che farei interrogare ai novellini, proprio… la ami, o no?”

“Ma certo!”, Danny si alzò di scatto e cominciò a camminare nervosamente per la stanza.

“Adesso cosa stai facendo?”

“Devo riflettere… vado in bagno”

“Non puoi riflettere qui?”

“Di fronte al detective Flack? Mi stai innervosendo troppo…”

“Che bambino che sei”

Sorridendo impercettibilmente Flack osservò Danny che si dirigeva verso il bagno. Riflettendo egli stesso sulla situazione non poteva non essere contento per Lindsay: era più che convinto che sarebbe stata una buona madre. Ed anche Danny sarebbe venuto a casa con la testa, ne era sicuro.

Dopo circa dieci minuti Danny rientrò nella stanza e si sedette di nuovo di fronte a Don. Nessuno disse nulla per qualche istante, poi, dopo un sospiro, quasi per prendere coraggio Danny buttò fuori:

“E se fosse stata Angell ad essere incinta?”

Apparentemente, Flack non si scompose: “E la cosa mi avrebbe riguardato, perché...?”

Danny fissò Don intensamente e poi si piegò verso il cuscino del divano afferrando qualcosa. Quando si raddrizzò teneva davanti a sé un lungo capello scuro.

“Prova numero 1, detective”

“Oh bravo… il tuo piccolo apparecchio portatile per il DNA dove lo nascondi? Ed un capello non significa nulla. Lavoriamo insieme. Può essere che sia salita a bere un caffè”

“Fabbrichi alibi, adesso?”

“Non è un alibi. E se stessi davvero fabbricando alibi, cercherei di convincerti che quello non è un capello di Jess”

“Jess, certo. La chiami Jess. Sai cosa succederebbe se io osassi chiamarla così?”

“Si vede che di me ha stima maggiore…”

“Una risposta a tutto, eh?”

Flack si limitò ad inarcare le sopracciglia.

“E scommetto che avrai anche una spiegazione per il lucidalabbra al lampone sul mobiletto del tuo bagno, per non parlare della foto di Jess che c’è sul comodino della tua camera da letto… forse se chiamassi Stella lei potrebbe darmi una mano a risolvere il mistero”

“Fermo, fermo, fermo… sei entrato nella mia camera da letto?”

“No. La porta è socchiusa e lo stupendo sorriso della detective si intravede passando lungo il corridoio”

“E con ciò?”

“Do-oh-nnie…”

“Va bene, sono colpevole! Ma non chiamare Stella, te ne prego”

“Ti spaventa, eh, l’idea?”

“A te no? L’altro giorno mi si è avvicinata chiedendomi se sapevo perchè Hawkes stava ridacchiando al telefono…”

“Hawkes si vede con qualcuna?”

“Danny! Cosa vuoi fare? Lindsay è incinta!”

Il pensiero della sua ragazza allontanò dalla mente di Danny ogni pensiero relativo al collega medico. “E se sbagliassi qualcosa? Se il bambino si pentisse di avermi come padre?”

Sollevato che la conversazione si fosse allontanata anche da Angell, Don si rilassò un pochino, cercando di trovare una risposta ai dubbi dell’amico.

“Il fatto che tu stia già pensando in termini futuri fa di te un padre accettabile”

“Che saggezza!”

“Senti, la vedi quella tavola marrone scuro? Sì? È una porta, serve per uscire dal mio appartamento ed anche dalla mia esistenza. Ti garantisco che non ti sto tenendo qui con la forza, quindi se vuoi andare sei liberissimo di farlo”

“Ma dai! Non puoi mandarmi via! Se torno a casa chiamerò Lindsay, lo so, e combinerò qualche casino!”

“Sei esasperante. Povera Monroe… e se ti offrissi in’altra birra?”

Danny si limitò ad annuire. Don si alzò e si diresse in cucina. Mentre stava armeggiando col contenuto del frigorifero, il suo cellulare, posato distrattamente sul tavolino, vibrò un paio di volte. Danny, che avrebbe fatto di tutto pur di non pensare per due secondi alla situazione in cui si era cacciato, lo afferrò e cliccò il tasto per aprire il messaggio.

“Detective, sono da te tra venti minuti. J.”

“Generalmente l’invasione della mia privacy, invasione che tu stai perpretando ormai in maniera intollerabile, mi farebbe andare su tutte le furie, però, per una volta, posso essere grato del fatto che non sai farti mai i cavoli tuoi. Hai letto il messaggio? Bene, hai dieci minuti per lasciarmi la casa libera”

La voce di Flack, pericolosamente vicina, fece sentire Danny come il classico assassino fermato con l’arma del delitto ancora in mano. L’Italiano si girò lentamente, sperando che l’amico fosse ad una distanza di sicurezza, ma, considerando che riusciva a scorgere la perfetta sfumatura dell’iride dell’Irlandese, capì di essersi illuso. Arrossì furiosamente e lasciò cadere il cellulare. Don lo fissava senza emettere suono, dritto, a braccia incrociate.

“E non dire che non volevi leggere…”

“Ok, ma…”

“Ti accompagno alla porta”

Danny si lasciò guidare all’ingresso, sentendosi senza forze. Non aveva risolto nulla, anzi, si era pure guadagnato una minaccia di morte. In men che non di dica fu fuori sul pianerottolo.

“Farai la cosa giusta, vedrai”

“Come fai a dirlo?”

“Anche se un po’ imbecille, sei pur sempre il mio migliore amico”

Stranamete rassicurato dalla mezza offesa di Flack, Danny gli voltò le spalle. Fece due passi, quando:

“Messer… se apri quella tua boccaccia su me e Jess nessuno – credimi – troverà il tuo cadavere. Buonanotte”

La porta si chiuse con un tonfo leggero. Il giovane rimase paralizzato per qualche istante, perfettamente conscio che Don non stesse scherzando. Fu la paura di poter incontrare Angell e di doverle dare delle spiegazioni che gli diede la forza di muoversi ed uscire in strada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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