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Autore: laviatraversa    01/04/2012    2 recensioni
Un'unica lacrima le rigò la guancia sinistra, mentre concedeva alla sua mente – che mai fu meno razionale – di rimembrare cosa, o meglio chi, aveva fischiato la partenza della corsa. In palio?, la fine del suo matrimonio. Matrimonio che, da tre anni a quella parte, si teneva in piedi a malapena – vivendo di stenti e promesse non dette.
* * *
Ho inserito l'avvertimento OOC per la natura non canon della coppia.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Buonasera, buongiorno o quel che sia.
Devo essere schietta: l'introduzione è la parte della pubblicazione che mi è più ostica, seconda solo al terrore di venire insultata e/o schernita.

Questa storia nasce dalla mia voglia – o meglio, dal mio bisogno –, di stravolgere la mia “carriera” di fanwriter e superare confini che nessuno mi ha mai imposto, ma che non ho mai superato.
Per citare Ato, meravigliosa autrice: “
c'è bellezza ovunque”. Quindi, perché no? È stata una sfida – una guerra – contro me stessa, la mia stabilità e la mia poca familiarità con l'uscire dagli schemi.


La fanfiction è ispirata ad una delle canzoni di Noemi più recenti.


Spero che apprezzerete il mio impegno.
In ogni caso,
buona lettura.


Athanasia








Sono solo parole





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Questa storia la dedico a me stessa,
alle mie insicurezze e alle mie paure.
E, sopratutto, alla mia voglia di vincerle tutte.


Un ringraziamento speciale va a Lights,
per il bellissimo banner che mi ha gentilmente donato.
Questa storia è anche un po' tua.






La luce della candela vibrò per un ultimo istante nell'aria.
Poi,
si spense.


Hermione si alzò – come un'automa, e sparecchiò la tavola riponendo minuziosamente ogni stoviglia al suo posto. Sbuffò, quando un bicchiere le cadde sbadatamente dalle mani – come tremavano! – e si frantumò. Il precipitare del vetro sul pavimento le ricordò lo spezzarsi del suo cuore, tempo prima. Un'unica lacrima le rigò la guancia sinistra, mentre concedeva alla sua mente – che mai fu meno razionale – di rimembrare cosa, o meglio chi, aveva fischiato la partenza della corsa. In palio?, la fine del suo matrimonio. Matrimonio che, da tre anni a quella parte, si teneva in piedi a malapena – vivendo di stenti e promesse non dette.


La cerniera scorreva fluida sulla sua schiena – regalandole qualche brivido leggero, privandola di ogni sua inibizione. Lo stretto chignon che, edificato con cura ore prima, le aveva procurato un mal di testa atroce lasciò libero il suo manto ribelle. Le scarpe strette, alte, con la punta arrotondata – come piacevano a lui –, concessero finalmente respiro ai suoi piedi piagati.
Prese dalla cassapanca un asciugamano e andò in bagno.
Lavare via il dolore –
che la rendeva sporca, le sembrò un'ottima idea.


Avere l'impressione di restare sempre al punto di partenza
e chiudere la porta per lasciare il mondo fuori dalla stanza.



Si addormentò, incapace di sopportare – per poche ore ancora, il peso di un'altra giornata che l'abbandonava. Si addormentò, chiedendo a Morfeo il delicato oblio della perdita di coscienza.
Si addormentò – respirando piano –, desiderando solo
un'altra occasione.


* * *


Quando Harry fece ritorno a casa – il suo porto sicuro, non si aspettava di trovare ogni luce spenta.
Sospirò, volgendo lo sguardo all'orologio, lo stesso che Molly gli aveva regalato per i suoi diciassette anni, e strabuzzò gli occhi acquisendo la
consapevolezza. Hermione, quella volta, l'avrebbe ucciso. “Non l'ho fatto di proposito” - si giustificò.


In qualche recondito angolo del suo subconscio, tuttavia, sapeva che non era così.

Evitava quella ricorrenza dall'esatto giorno in cui era nata.


* * *


Si svegliò per il troppo dormire – per il fastidio di avere il suo capo poggiato al petto, e, cercando di non destare il suo consorte, si sollevò e mise a sedere sulla sponda del letto.
Si vestì con gesti piatti, automatici.


Togliere la camicia da notte, indossare il reggiseno, i pantaloni, la camicia, il maglione.
Porre sul viso un filo di trucco, legare i capelli e sorridere allo specchio.

Convincersi che tutto va per il verso giusto.


Preparò la colazione – uova e bacon, così la voleva lui – e si rifugiò nei suoi pensieri.

Si sedette a tavola, giunse le mani sul grembo – era così magra!, e aspettò.
Aspettò che il futuro andasse a farle visita, portando con sé mille incognite.


Buongiorno, soffiò Harry una volta sceso in cucina.
Erano le undici passate, quando lo fece.

Hermione non si era mossa – quasi non aveva battuto ciglio –, attendendo con pazienza il risveglio della sua “dolce metà”. Non facevano parte di uno stesso insieme – di una stessa anima, da tanto, troppo, tempo ormai. Lo guardò negli occhi, cuore contro cuore, e aspettò che il mondo si fermasse. Tuttavia ciò non accadde. Alcuni attimi passano e non ritornano.



Considerare che sei la ragione per cui vivo,
questo è o non è amore.




«Hai dormito bene, tesoro
«Meravigliosamente»


Sembravano una di quelle coppie di anziani, così tristi e mal assortite.


«Che programmi hai per la giornata?»

«Pensavo di organizzare una rimpatriata per il pomeriggio, per noi ragazzi di Grifondoro1»

«Capisco, io pensavo di fare una passeggiata con Luna, potremmo...»


Hermione s'interruppe, rendendosi – dolorosamente – conto che l'attenzione di Harry era già rivolta altrove. Un gufo grigio, vecchio e stanco – come lei e il suo spirito, portava l'edizione mattutina della Gazzetta del Profeta, che solitamente riportava la classifica delle partite di Quidditch e poche altre notizie di rilievo. L'uomo era in procinto di alzarsi, ma lo precedette. Faccio io. Prese uno zellino dal “barattolo per le emergenze”, e aprì la finestra, lasciando il volatile libero di entrare, posare il giornale sul tavolo – senza troppo delicatezza –, farsi depositare il pagamento nel borsello che teneva nell'altra zampa, e volare via.


«Non ci posso credere!»

«Che è successo?»

«I Caerphilly Catapults hanno vinto un campionato, non succedeva da...»

Harry si grattò la nuca, cercando di afferrare la data che, dispettosa, perseverava nel non farsi trovare.


Hermione sospirò – di un sospiro triste, malinconico.
Parole futili, prive di senso, senza importanza e assolutamente non necessarie – erano il filo rosso2 che ancora la collegavano ad Harry. L'amico di sempre, l'amante affettuoso, il marito fedele – e poi assente.


* * *


«Io vado»

«Buona giornata, Harry»



Cercare un equilibro che svanisce ogni volta che parliamo,
e fingersi felici di una vita che non è come vogliamo.




Non chiamò Luna, non quel giorno.
Aveva bisogno di riflettere; aveva bisogno di
libertà.
Libertà dai legami, dagli affetti, dai doveri...
Voleva solo scappare da quell'opprimente senso di colpa –
da quelle parole così vuote.


Tornò dove ogni cosa era iniziata, dove ogni rammarico era sbocciato.
Riconobbe l'esatto punto – dove s'intersecavano le quattro stradine principali del parco, dove la sua immensa sofferenza era stata consacrata.


* * *


Le fitte, che in un crescendo d'agonia si propagavano nel suo ventre, non accennavano a fermarsi.
Lei ed Harry – così giovani ed
innamorati, erano usciti per una passeggiata.
Il sangue era venuto
dopo.
Dopo la negazione dell'ovvio, il rifiuto della sconfitta e il diniego della tenace verità che galoppava negli infiniti oceani della desolazione. Erano corsi al San Mungo –
“andrà tutto bene” –, Hermione si era sottoposta alla visita di controllo e il verdetto era stato unanime da parte del corpo dei medici. Lo sapevano anche loro, anche se – con indomito accanimento – avevano svicolato. In cerca d'aria. Aggrapparsi ad una speranza fino all'ultimo, trovare la forza per non affogare.

Aborto spontaneo” - recitava la diagnosi.
E il moto di rivoluzione della terra, per un'istante, cessò di esistere.


Il rancore era venuto subito.

Dopo l'accettazione.
Incassare la testa fra le spalle, versare lacrime amare – amarissime, e guardare avanti.
Tornarono a casa stanchi. Stanchi e delusi.
Hermione stava ancora poco bene, ma
prima di ogni altra cosa
doveva smantellare la camera che avevano allestito – ci avevano messo così tanto amore! – per la bambina.

Rebecca” – era vergato in color oro sulla chiara porta di legno.
E la loro vita, in seguito, cercò di tornare sui propri binari.


La fine del loro amore, i litigi, le grida erano venuti istantaneamente – diretta conseguenza di ciò che il troppo amore a volte provoca.
Subito dopo il
distacco.
Cercare di dimenticare, seppellendo il dolore negli angoli più reconditi della propria anima.
Harry riprese il suo lavoro, Hermione la sua carriera di scrittrice.
Lettera a un bambino mai nato
3” – s'intitolava il suo ultimo,nel verso senso del termine, libro.




E poi lasciare che la nostalgia passi da sola.


* * *


Si accorse solo in seguito delle lacrime che lambivano le sue guance – stilettate fredde e sottili al suo cuore spezzato – e le asciugò con mano sapiente.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che si era sentita
viva?
Era sospesa tra le due dimensioni
4, incapace di scegliere “da che parte stare”.
Aveva cercato di riprendersi, lo doveva a se stessa –
e a suo marito. Di contro, non c'era riuscita.
E quella, seconda solo alla perdita della bambina –
era già così amata –, era la delusione peggiore.

Con la coda dell'occhio, vide una giovane coppia.
La donna – doveva avere qualche anno meno di lei – aveva il pancione.

Sospirò.


* * *


Quando tornò a casa, inviò frettolosamente una missiva ad Harry.
Temeva che, se non avesse “colto la palla al balzo”, si sarebbe tirata indietro.
Di nuovo.


* * *


«Che succede Hermione? Ho fatto il più in fretta possibile.»

«Dobbiamo parlare.»

«Ti ascolto.»

«La verità è che non ce la faccio più, Harry. Ti ho amato tanto, ti amo ancora e con ogni probabilità ti amerò sempre, ma non possiamo continuare così. Rebecca... – prese un gran respiro, cercò di trattenere le lacrime – ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di noi. Un vuoto che non siamo riusciti a riempire. Siamo distanti, Harry. Distanti anni luce.»

«Questo cosa significa?»

«Significa che è finita; e che voglio il divorzio.»

«Ne sei sicura?»

«Sì, sapevi anche tu che era solo questione di tempo.»


Il mondo di Harry, quella fresca sera di metà aprile, crollò come un castello di carta.
Per quanto poco fosse riuscito a dimostrarglielo – da quel giorno funesto –, amava davvero sua moglie.



Sono solo parole,
sono solo parole, le nostre,
sono solo parole.



Quella notte dormirono stretti, come non accadeva da tempo, come se quel gesto fosse il fulgido bagliore che precede l'esplosione. Si amarono con la pelle vicina, i respiri intrecciati – così come le mani, e i cuori sulla stessa lunghezza d'onda. Si diedero addio con lo sguardo, con un timido “Buonanotte”. Con il cercare la mano dell'altro e trovarla lì, pronta ad accoglierti.



Sperare che domani arrivi in fretta e che svanisca ogni pensiero,
lasciare che lo scorrere del tempo renda tutto un po' più chiaro.



* * *


Paradossalmente, le loro vite rimasero le stesse.
Vivevano ancora insieme, dormivano nello stesso letto, contemplavano le abitudini di sempre.
Tuttavia, la distanza fra loro cresceva ogni giorno di più.


«Mi passeresti il caffè, per favore?»

«Certo.»


False cortesie e timidi sussurri accompagnavano le loro giornate; i loro sguardi si cercavano nel buio del loro amore perduto – che li accompagnava ancora, giorno dopo giorno, nonostante tutto –, e le loro mani si trovavano, a loro insaputa, nelle notti più tristi.


Fu Harry ad andarsene – così non ce la faccio – dopo un mese di quella loro convivenza di semplice affetto e amicizia. Trovò un appartamento poco distante da quella che era stata casa loro.

Se Hermione avesse avuto bisogno di lui, ci sarebbe stato.

Sempre.


* * *


Claire Danesi era il più noto avvocato divorzista della Londra Magica.
Riusciva a far concordare delle “soluzioni” convenienti ad entrambe le parti anche alle coppie più rancorose ed arrabbiate. Quando vide quei due, tuttavia, riuscì a stento a non soffocare nella malinconia palpabile nell'aria.


Hermione fissava il documento da un'ora e più.
La sua mano tremava, i suoi occhi erano lucidi e la sua bocca era incapace di emettere un fiato.
Harry aveva già firmato da secoli –
aveva compreso che quella era soluzione migliore qualche notte prima, nella solitudine dei suoi pochi metri quadrati – e aspettava che sua moglie, la sua (quasi) ex moglie, si affrettasse a fare lo stesso. Era ancora difficile averla lì, di fronte a lui; così vicina eppure così distante.



E ora penso che il tempo che ho passato con te
ha cambiato per sempre ogni parte di me.
[…]
Siamo troppo distanti, distanti tra noi.
Ma le sento un po' mie, le paure che hai.
Vorrei stringerti forte e dirti che non ho niente,
posso solo ripeterti ancora:
sono solo parole.



Un rapido sguardo alla porta di quella stanza, un respiro profondo e un cenno deciso del capo.
Hermione firmò.


Dopo che Claire inviò al Ministero della Magia i documenti per mezzo della bacchetta e li salutò con una stretta di mano, si concessero di guardarsi negli occhi.


La loro comunione di cuore, anima e spirito si era davvero conclusa.



* * *



1: non avendo la disponibilità di controllare nei libri mi sono affidata a Wikipedia.

2: sarebbe, in parole povere, ciò che collega ogni persona ad un'altra e così via.

3: libro di Oriana Fallaci.

4: in senso figurato, la vita e la morte.


Le parti a destra, in corsivo, sono alcuni versi della canzone che ha ispirato la storia.

  
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