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Autore: glendower    01/04/2012    3 recensioni
[To Intaryuudo]
Estrae dalla borsa una bottiglia, l'ennesimo messaggio lasciato all'oceano, lo getta più lontano che può e lo guarda allontanarsi mentre scivola su mille increspature, dondolando.
Spruzzi d'onda le solleticano le caviglie e pugni di sabbia si nascondono sotto le unghie, tra le dita e sotto i piedi scalzi - sotti i palmi, nelle mani che cercano conchiglie sulla battigia senza trovarle.
La gonna bagnata si apre come un ventaglio, sfiorandole le cosce e le gambe piegate, in bilico in quel tappeto azzurro in cui è immersa.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Sora
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Se non volete spoiler, allora, evitate l'ultima flash. Dice qualcosa su DDD anche se sono andata di fantasia, io però vi ho avvisati.


A Sarah, perché sono una persona carina  chissà se ha capito che le voglio bene.



Se la principessa metterà i panni del principe, la tua luce si salverà.




1# di scarabocchi, immangiabili frutti a stella e condivisioni sgradite.
(358)

Cavalli scalpitano, galoppando su rocce calcaree colorate di blu e dietro cigni in volo, lupi dai denti storti mangiano caramelle rotonde di tutti i colori.
Libri e pagine piene di scarabocchi si attaccano alle pareti della grotta, lasciando fuoriuscire storie disegnate da un gessetto bianco latte.
Castelli e mondi lontani cancellano universi di distanza e lì, così vicini, sembrano compagni di avventure separati alla nascita e poi ricongiunti.
Animali dalle forme più strane e draghi giganteschi combattono contro eroi senza un domani, dando mille volti ad ogni illusione perfettamente riprodotta da due infanti ancora proiettati in un mondo di fiaba.
Una miniatura di entrambi è stata pitturata nella zona più in ombra, vicina alla porta senza maniglia che non dà in nessun posto; Kairi ha disegnato Sora, Sora ha disegnato Kairi.
Con le dita ancora sporche di colore si guardano negli occhi, contenti per questi ritratti somiglianti, orribilmente ridotti alla forma più primitiva di un'istantanea, una fotografia scattata con gli occhi e la mente, senza l'aiuto di un artifizio moderno.
«Ho sentito da Riku che c'è un frutto speciale, sull'Isola.» borbotta lui, disegnando qualche altro mostro sugli spazi che ha lasciato vuoti.
«Un frutto?» risponde la rossa, aggrottando le sopracciglia senza nascondere una certa perplessità sull'argomento - argomento interessante che le suscita domande e qualche perché.
«Un frutto, sì. I destini di chi lo mangia s'intrecciano. Possiamo mangiarlo io, tu e Riku, così staremo insieme per sempre» e così saranno legati da un filo così spesso che niente potrà mai dividerli, che banalità. 
«Anche Riku?»
«Sì, aspetta, lo vado a chiamare!»
Lei non si volta - non risponde quando Sora corre via, si allunga sulla sua immagine e calca fin quando non appaiono nuovi segni, nuovi tracciati e profili.
C'è un frutto in mezzo a quei due volti disegnati - una stella disegnata e poi distrutta da un colpo secco che le sporca la gonna del vestito; non vuole condividere qualcosa che deve essere solo suo.
Ci sono tanti modi di vivere le amicizie ed il suo è un po' diverso - un modo in cui le punte di una stella sono solo per lei, per Sora e per nessun altro.


2# di vuoti dentro il petto, nascondigli già occupati e scambi di ruoli. (341)

«S-ssor...ra.»
Non sa perché sono entrambi nel luogo segreto, non sa neanche come ha fatto ad alzarsi dal letto mentre dormiva, da sola, senza motivo.
È tutto confuso, così sfocato che i contorni delle cose si confondono nei suoi occhi gonfi e scuri, mescolando colori - mescolando le fondamenta della sua ragione, derubandola della consapevolezza che deve scappare.
Può fare in tempo e andarsene ma sceglie comunque di rimanere, apre le braccia e corre avanti, dibattendosi come una marionetta mossa da un burattinaio dispettoso.
Dentro, tutto inizia a cadere - dentro, la serratura scatta senza che nessuna chiave sia penetrata per liberare ciò che racchiude.
Kairi gli vola addosso, sospinta dall'oscurità che la porta aperta della grotta segreta sta vomitando e, planando sul suo corpo, si sfalda in mille e più frammenti, dissolvendosi in quell'abbraccio con cui Sora prova a recuperarla - prova a portarla via dal pandemonio che si sta scatenando sulla sua Isola, senza però riuscire a fare niente.
«Kairi!!»
Il vaso di Pandora è rotto e il suo cuore, un cuore di sola luce, febbriciante di calore, cerca un altro posto dove inserirsi, trovandolo nel petto dell'unica persona che può sopportarne il peso.
Mentre lei è cancellata - mentre lei, un bozzolo vuoto, una crisalide morta, è sparita dal luogo dove per anni ha vissuto, il suo organo continua a battere, sistemandosi in un vuoto dove può nascondersi, riempiendolo per difendersi.
Là, dove si trova il suo cuore, lei sta bene, c'è pace e silenzio - ci sono altre voci, sussurri lontani che chiamano il nome del Custode.
Là, nelle profondità più splendide, Kairi si ricomporrà pian piano finché non sarà liberata.
Sa di non porterlo accompagnare nel suo viaggio, sa, sopratutto, di non essere ancora pronta per affrontare quella che presto sarà una guerra e non avendo altro modo per aiutarlo, gli vive dentro, rimanendo comunque a stretto contatto con lui, nella maniera meno invasiva possibile.
Lei, la ragazza, la principessa con il coraggio di un principe, sarà l'eroe - sarà la spada che salverà la luce sprofondata nel buio. 


3# di schianti sui sogni, realtà chiuse in bottiglia e cuori uniti in lontananza. (307)

Estrae dalla borsa una bottiglia, l'ennesimo messaggio lasciato all'oceano, lo getta più lontano che può e lo guarda allontanarsi mentre scivola su mille increspature, dondolando.
Spruzzi d'onda le solleticano le caviglie e pugni di sabbia si nascondono sotto le unghie, tra le dita e sotto i piedi scalzi - sotti i palmi, nelle mani che cercano conchiglie sulla battigia senza trovarle.
La gonna bagnata si apre come un ventaglio, sfiorandole le cosce e le gambe piegate, in bilico in quel tappeto azzurro in cui è immersa.
La sera ha un profumo nostalgico - ha il sapore del  mare, quella distesa color ombra che procede fino a schiantarsi contro il suo Isolotto e oltre, un posto che si è ripromessa di non visitare più fin quando non torneranno entrambi da lei.
Il vento le sfiora i capelli, arricciando fili spettinati ad incornicare il suo viso smagrito, fossilizzato in un'espressione di pura serenità, sebbene niente, nemmeno la speranza di porterli presto riabbracciare, riesce a farla sorridere come faceva un tempo, quando c'erano solo loro tre e nient'altro.
«Pensi che la riceverà?» gli chiede Selphie, in piedi vicino a lei, gli occhi alzati sul cielo stellato.
«Sì, la riceverà » mormora sorridendo e, spolverando via acqua e sale, granelli bianchi e gocce immacolate, si rialza «e a quel punto saremo finalmente insieme, senza più doverci incontrare per poi lasciarci subito dopo.»
Schiantarsi contro un sogno è una cosa che non fa più, perché svegliarsi senza dover solo sognare diventa la cosa più bella.


4# di oscurità con cui familiarizzare, stabilità patteggiate sul dolore e abbracci protettori. (307)

Gocciola.

A prova conclusa, dopo aver perso la sfida, Sora è tornato a casa dalle Isole che ha abbandonato per salvare i mondi; ha fallito ma nessuno ha contestato, sono cose che succedono - sono sbagli, sfortune che piagheranno tutto ciò che succederà da qui in avanti.
Gocciola.
La tenebra cade dai suoi occhi chiusi, dalle sue mani, del suo petto e dalla sua bocca dischiusa, troppo vicina a quella di Kairi.
Gocciola.
Nero inchiostro si raggruppa in pozze semoventi e mani scheletriche, internamente, lo trascinano via, verso la disfatta di chi ha fatto tanto per niente - la disfatta di chi è diventato paladino solo per un caso fortuito.
Gocciola.
La speranza del ''C'era una volta'', desideroso di un lieto fine, questa volta avrà un falso finale, dove i buoni dovranno sputare sangue per riuscire a riportare tutto alla normalità.
Gocciola.
Lei gli accarezza le guance e con il pollice sfiora le ciglia, i capelli e la mascella poco pronunciata, fermandosi a poggiare la mano insieme alla gemella, intrecciata dietro la schiena dell'altro in un abbraccio protettore - in un gesto carico di significato per chi aspetta da secoli di poter fare qualcosa per la persona che ama.
«Adesso è ancora il mio momento.» gli sussurra, soffiandogli sulla fronte, posando una carezza tra le ciocche sudate.
Sora non batte ciglio e l'oscurità gocciola, le ombre si fanno roventi e sibilano arrabbiate graffiando ad entrambi le caviglie.
«Sarai tu a dovermi aspettare e sarò io a proteggerti, questa volta come in passato. Loro me lo hanno chiesto, io posso farlo.»
E Kairi fa quello che ha sempre desiderato, lo trascina con sé in un oblio da cui è difficile uscire - lo accompagna dentro la sua luce, abbandonandosi al richiamo di quella bocca che preme contro la sua e fa della battaglia qualcosa di cui ci si può dimenticare, temporaneamente.
Gocciola.








Note dell'autrice; Non dirò che mi fa schifo, perché così suono come quella che si offende pur di cogliere commenti positivi - cosa non vera, a me purtroppo non soddisfa mai niente di quello che scrivo, sono fatta così, fatta male intendo e sia lodato il cielo se continuo a scrivere, nonostante la consapevolezza di essere un vermino dentro  una mela.
Ho scritto una SoKai perché non se ne vedono più - perché, principalmente, le AkuRoku spuntano come funghi e, non togliendo niente alla coppia (che mi piace sì, ma in modo moderato) un cambiamento ogni tanto non fa mai male, sopratutto se c'è un Het e non il solito Yaoi.
Non ho tanti commenti da fare a riguardo, tantomeno mi soffermerò a commentarvi flash per flash, mi sembra tanto che si spieghino da sole, senza che io debba dirvi come e quando (in quale gioco) accadono quei momenti lì, che ho preso e ripassato a modo mio con una licenza pescata nel pattume. #what
Il titolo è ancora più abbrobrioso del testo e... a parte la solita ''buona lettura'' e il ''grazie delle eventuali recensioni'' vorrei dire: ''Sarah non mi MANGIARE, piuttosto piccchiami a sangue'', ecco.
Dopo questo commento poco commento, più nonsense che normale, passo il testimone, mi rinchiudo in un manicomio e me ne vado; qui c'è una cesta di pomodori, potete lanciarmeli.
Ness.



  
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