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Autore: Momos    02/04/2012    0 recensioni
Fic sui Falling in Reverse
-se vuoi provarci fallo con qualcun'altra, non so se te ne sei accorto, nel caso contrario te lo dico apertamente. Mi stai sulle palle.- disse Guen scandendo bene le parole. Forse nessuna ragazza si era mai rivolta così a Ronnie, per questo si alzò nella stanza un -oooh- generale.
-Mi piacciono le sfide bella roscia- la provocò Ronnie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Isabel muoviti, dobbiamo essere dall'altra parte della città tra 30 minuti- urlava Guen, la classica ragazza tutta rock'n'roll, converse nere, shorts pieni di catene, maglia dei Nirvana e gilet di Jeans chiaro, pieno zeppo di spille. Aveva due caratteristiche che la contraddistinguevano, una chioma folta rossa fuoco e gli occhi. Uno verde intenso, l'altro per metà verde per metà grigio. Isabel le ripeteva che in qualche vita precedente lei era stata sicuramente un meraviglioso felino e che gli occhi fossero rimasti sempre gli stessi. Rimbombò nella casa il rumore di una vecchia porta cigolante. -Oh, ce l'hai fatta! Pensavo ti fossi addormentata li dentro- disse Guen con i suoi modi un pò sgarbati vedendo Isabel uscire lentamente dal bagno. Lei rise -Mi hai dato un ottima idea! La prossima volta posso addormentarmi mentre aspetto l'acqua calda- ironizzò la ragazza mingherlina dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo d'estate contornati da una linea nera di matita -e poi, se permetti, oggi dobbiamo lavorare per i Falling in Reverse, devo sistemarmi bene- disse ancora lei. Presero tutto l'occorrente e scesero giù in strada per prendere la macchina. Guen e Isabel erano due costumiste, due coinquiline, due smemorate ma soprattutto due grandi amiche dai tempi delle elementari.

-Senti, dobbiamo sistemare quella casa! Non funziona nulla- sbottò Isabel

-Ce l'hanno data solo per questo periodo, che ti aspettavi una villa con tanto di piscina? E poi tra una settimana chissà dove ci diranno di andare che intenzioni hai, sistemare tutte le case in cui andremo a vivere?- le rispose l'amica entrando nel parcheggio. Isabel la guardò sorridente e le strinse le guancie, come sempre da quando si conoscevano

-ma come sei bella Guen- le disse dolcemente, lei scosse la testa

-non mi incanti come una volta Isabel!- le rispose ridendo.

Entrarono nel palazzetto, mostrarono i pass e seguirono le indicazioni per arrivare ai loro camerini.

-ovviamente non sono arrivati- sbuffò Guen.

-ma smettila di lamentarti- rise Isabel -andiamo un pò fuori- disse tirandola per un braccio -voglio vedere quanta gente c'è a fare la fila, come li invidio anche io vorrei assistere al concerto- continuò. Uscite dal palazzetto girarono l'angolo e rimasero a bocca aperta. Davanti a loro una distesa di ragazzi e ragazze erano lì, sotto al sole ad aspettare pazientemente. Le due ragazze si avvicinarono alla folla che iniziava a scrutarle dalla testa ai piedi.

-Hanno i pass- urlò ad un certo punto una ragazza, la folla iniziò ad agitarsi e a urlare mille domande.

-Diteci solo se sono arrivati!- chiese sempre la stessa, Isabel sorrise

-Per ora non ci sono- rispose. Tutti sbuffarono. La tasca della bionda iniziò a vibrare così estrasse il suo cellulare e rispose. La chiamata fu breve e coincisa. Isabel ripose il cellulare nella tasca dei suoi Jeans e urlò -sono arrivati!- un attimo prima di afferrare Guen sottobraccio e tirarla via di corsa.

-Isabel, non correre! Perchè hai tanta fretta!? Non corri mai quando sei in ritardo!- le disse Guen affannata, Isabel la guardò seria e sbuffò

-Sono arrivati, non hai sentito?! Lo sai che mi piacciono tantissimo e poi ho un debole per Ronnie- le rispose lei. Si fermarono prima in bagno. Isabel si sistemò i lunghi capelli biondi, si ripassò la matita nera intorno agli occhi e prese per mano Guen.

Bussarono alla porta. Isabel teneva stretta la mano di Guen che ogni tanto muoveva per evitare che si addormentasse sotto la forte presa della sua amica. La maniglia si abbassò e da dietro alla porta comparve Derek. Guen spinse dentro Isabel che si era tutto ad un tratto pietrificata. I ragazzi si alzarono in piedi.

-e voi siete?!- chiese Ronnie, l'unico rimasto seduto. Guen pizzicò Isabel

-siamo le costumiste, ci hanno detto di venire- rispose alla fine timidamente. Non c'erano dubbi sul fatto che Ronnie facesse un certo effetto su di lei.

-Ah siete voi! Bene, vi stavamo aspettando. Aiutate Ron vi prego!- le implorò ridendo Ryan. Ronnie rise e scosse la testa

-Amico, loro ci vestono, non fanno miracoli!- gli disse ridendo

-No, davvero grazie amici. Voi si che mi fate sentire amato come in una famiglia, anche io vi voglio bene!- rispose Ron. Tutti risero.

-Non ci avete ancora detto come vi chiamate- disse poi Jacky guardandole

-Io sono Guen e lei è Isabel ma non perdiamo tempo! Avete portato qualcosa con voi?!- chiese Guen cambiando discorso. Non le piacevano, e questo era chiaro. I ragazzi si guardavano, forse i modi di Guen erano un pò aggressivi a volte, e questo, glielo ripeteva in continuazione anche Isabel ma lei non intendeva cambiare.

-Si, se vuoi venire a vedere sono nel nostro furgone, proprio accanto al mio accogliente letto- rise Ronnie alzandosi in piedi. La rossa si avvicinò minacciosa a lui che si ritrovò con il naso di Guen distante un respiro dal suo.

-se vuoi provarci fallo con qualcun'altra, non so se te ne sei accorto, nel caso contrario te lo dico apertamente. Mi stai sulle palle.- disse Guen scandendo bene le parole. Forse nessuna ragazza si era mai rivolta così a Ronnie, per questo si alzò nella stanza un -oooh- generale.

-Mi piacciono le sfide bella roscia- la provocò Ronnie. Guen spinse giù a sedere Ronnie e si allontanò furiosa. Isabel aveva gli occhi sbarrati, la sua migliore amica aveva appena trattato di merda uno dei suoi cantanti preferiti e lei non era neanche riuscita a presentarsi.

-Comunque la nostra roba è qui- disse Ryan spezzando il freddo silenzio.

Guen lo seguì trascinando con se Isabel. Rimasero un pò tra vestiti, scarpe e accessori. Isabel seguiva la sua amica in silenzio. Guen era consapevole che i silenzi di Isabel erano molto peggio di una brutta litigata.

-Parla. Tanto lo so che muori dalla voglia di dire qualcosa- le urlò Guen.

-Come ti è passato in mente di trattare così Ronnie? Hai presente l'umorismo? Ne hai mai sentito parlare Guen?- le urlò la bionda

-Senti, non ho intenzione di litigare con te per quello là. Lo sai come sono fatta e sai benissimo che le faccie da...- Guen si trattenne -le persone come lui mi fanno schifo- finì la frase ricominciando a guardare i vestiti

-ma neanche lo conosci Guen!- disse Isabel seguendola di nuovo.

Aveva afferrato svariati vestiti mentre camminavano, afferrò l'ultima maglia e guardò Isabel -fidati, persone come lui non serve conoscerle per capire come sono- le rispose la rossa troncando il discorso. Isabel arrossì appena realizzò di aver difeso spudoratamente Ronnie in sua presenza. I vestiti erano nella stessa stanza dei ragazzi solo divisi da una tendina colorata. Guen distribuì i vestiti ai ragazzi e poi si fermò di fronte a Ronnie.

-non ho trovato i tuoi, posso sapere dove sono?- chiese Guen cercando di mantenere la calma. Ronnie indicò la porta rivolta verso il corridoio.

-Nel mio camerino- rispose con tono provocatorio. Guen rise,

-Isabel, vai tu con Ronnie a prendere i suoi vestiti?- rispose Guen. Isabel stava aiutando Ron a legare un gilet così guardò Guen e scosse la testa.

-sembra che dovrai venire tu con me- disse Ronnie soddisfatto. Guen spalancò la porta e uscì nel corridoio. Ronnie camminava lentamente

-senti possiamo sbrigarci? Non ho tutta la serata- lo incitò Guen,

-come vuole signorina Guen- rispose Ronnie accellerando il passo. Arrivarono in fondo al corridoio, Ronnie aprì la porta e accese la luce.

-Li ci sono i miei vestiti- disse indicando un armadietto. Guen entrò e si diresse subito verso i vestiti senza guardarsi intorno. Rimase li davanti per qualche minuto, alla fine afferrò Jeans, maglia, cinta, vans e li lasciò su uno dei divanetti messi nella stanza. Guardò Ronnie, gli fece un finto sorriso e uscì sbattendo la porta. Tornò dagli altri e li trovò a chiacchierare con Isabel che sembrava stranamente a suo agio.

 

 

 

 

 

-Dov'è Ronnie? Dobbiamo andare- chiese Ron guardando Guen

-Ho capito. Vado a chiamarlo, sarà rimasto nel camerino- rispose lei.

Guen uscì dalla stanza, non era sua madre eppure doveva vestirlo e andarlo a cercare per evitare che facesse tardi. Spalancò la porta del camerino aspettandosi di trovare Ronnie comodamente seduto su uno dei suoi divanetti al telefono. Quando la aprì invece, si trovò di fronte a tutt'altra scena. Era tutto buio e silenzioso, così a tastoni trovò l'interruttore. Appena accese le luci vide Ronnie addormentato su uno dei suoi divanetti con le cuffiette nelle orecchie e l'ipod nelle mani. Guen si avvicinò a Ronnie e si accovacciò vicino al divanetto. Iniziò a scuoterlo

-Svegliati simpaticone!- ripeteva Guen. Ronnie aprì piano gli occhi e Guen si allontanò subito da lui.

-che vuoi rossa?- chiese Ronnie sbadigliando. Guen indicò l'orologio appeso sulla parete. Ronnie si alzò subito in piedi, si stiracchiò e si mise davanti allo specchio per ripassarsi il trucco.

-Che fai non vuoi lasciarmi da solo?- chiese Ronnie ridendo

-mi assicuro solo che tu non ti riaddormenti appena io mi giro- rispose lei.

Ronnie posò la matita nera, si sistemò i capelli, si infilò gli occhiali neri e uscì dalla porta seguito da Guen. I ragazzi erano già tutti in corridoio, pronti ad andare.

-Finalmente sei arrivato- disse Jacky,

-si era addormentato il signorino- rispose Guen scuotendo la testa

-lo fa ogni volta, ecco perchè arriviamo sempre in ritardo- rispose derek.

Tutti risero, compreso Ronnie. Salutarono Guen e Isabel e scesero giù nel backstage. Le amiche scesero al parcheggio, salirono in macchina e tornarono a casa. Ordinarono una pizza per cena.

-Isabel, volevo chiederti scusa per come mi sono comportata- disse Guen

-Scusami tu, non dovevo difendere Ronnie senza neanche conoscerlo, può essere che hai ragione- le rispose la bionda sorseggiando la sua coca cola

-forse, chi lo sa. Tanto ormai chi li vede più- rispose Guen afferrando la sua birra fredda, sbattè la bottiglia di vetro contro il metallo della coca cola e sorrise. Il telefono squillò e Guen svogliatamente rispose.

-signorina Guen- risuonò la voce del loro capo. Guen prese un respiro profondo -posso parlarle?- chiese lui

-Dica pure- rispose cercando di essere il più gentile possibile

-La band ha chiesto di voi due per tutta la durata del tour- disse secco -e ovviamente essendo il vostro capo, ho detto che andava bene anche per voi, spero non sia un problema! A domani Guen- disse il capo. La rossa sbattè il telefono sul tavolo e guardò Isabel.

   
 
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