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Autore: Distress_And_Coma    02/04/2012    2 recensioni
Yomi e Sakito, una rapina e tanto dolore per il nostro puffo. L'ispirazione me l'ha data Mad Black Machine, a cui dedico la fanfiction.
Grazie bimba!!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Yomi e Sakito erano usciti, volevano stare un po' soli, solo in compagnia di loro stessi.
Erano al parco, in una bellissima giornata di sole.
Dopo qualche ora all'aria aperta Yomi aveva deciso di rientrare: "Ho freddo, Sakito, vorrei rientrare."
"Allora andiamo, Yomikun, forza." disse trascinandolo con se.
Così si incamminarono. Dovevano attraversare un incrocio piuttosto trafficato, ma erano tranquilli.
Yomi camminava accanto a Sakito, tenendogli la mano.
E non era gay, era solo un grande, grandissimo amico di Sakito, e per lui, ne era sicuro, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Attraversarono l'incrocio guardando attentamente sia a destra sia a sinistra.
Non c'era nessuno. Attraversarono.


Sentirono il rumore di vetri infranti sull'asfalto.
"Vieni qui!" disse Sakito a Yomi. Se lo tenne vicino.
Da destra sbucarono cinque brutti ceffi, a capo coperto. Guardavano la strada come se fosse il loro regno incontrastato.
E avevano armi. Solo due coltelli e una pistola.
Ma tanto bastò ad intimorire Yomi, che si strinse sempre più a Sakito.
Sakito lo coprì col suo corpo, proteggendolo a prima vista da quei brutti ceffi.
"Ehi, stronzo! Non serve che proteggi la tua bella!!" dissero infatti in coro, quelli.
"SAKITO!" urlò Yomi. Era stato strappato alle sue braccia.
"Yomi! Lasciatelo!"
"No! Scordatelo!" e lo colpirono. Colpirono il suo piccolo Yomi.
Forte, alla testa, poi diedero qualche pugno al suo corpo, immobile a terra.
Sakito era lì, fermo, bloccato nella paura che potessero ferirlo.
Quando si liberò dallo stato di trance in cui era caduto, si accorse del corpicino dell'amico a terra, chiamò subito un'ambulanza, dato che Yomi era svenuto.
Perdeva sangue dalla testa.
E Sakito piangeva.

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Immobile a terra. Yomi sapeva di esserlo, ma non capiva perchè e da quanto. In sottofondo però, sentì una voce che piangente lo chiamava.
Credette che fosse Sakito.
"Non piangere. Non soffrire. Smetti di soffrire" pensava. Voleva cercare di dirlo, ma gli risultò impossibile.
Non riusciva a dire al suo amico di non piangere perchè lui stava bene. Sapeva solo che era al sicuro, in quel buio.
Ma quel buio era anche angosciante, perchè nessuno dei Naito era lì con lui a proteggerlo.

Sakito era nel corridoio bianco e blu dell'ospedale. Nella sala d'attesa per la terapia intensiva.
Non aveva badato a cio' che aveva detto il primario del pronto soccorso sulla situazione di Yomi.
Non faceva altro che singhiozzare disperato, fissando il vuoto davanti a sè, a volte con le mani sbarrate sul viso.
Niya pregava. Che Yomi non morisse.
Ruka gli teneva una mano, ma sapeva che anche lui poteva fare ben poco se non pregare.
Hitsugi piangeva.

Un'infermiera si parò dinanzi a loro, dicendo che se volevano, potevano visitare Yomi, anche se solo per dieci minuti.
Ruka, il più normale, disse: "Sakito. Vai tu." e tornò al posto che occupava fino a pochi secondi prima.
A quel punto Sakito entrò. Doveva essere lui il sostegno di Yomi, perchè era per colpa sua se Yomi era ridotto in quello stato.
E intanto quei bastardi venivano cercati dalla polizia.
Sakito entrò, e lo vide.
Vide il corpo sudato dell'amico di una vita, Yomi, corpo bianco e pallido. Con un colpo alla testa, una gamba slogata, vari lividi nel resto del corpo.
Che anche se erano coperti dalla vestaglia dell'ospedale, Sakito era in grado di vedere.
"E' colpa mia..." disse.
"Oh Yomi...Piccolo mio, scus-ami t-anto, n-non volevo che accades-se, scus-ami..." ormai era piangente al bordo del letto.
Aveva paura, una paura terribile che potesse perderlo.
Se lo avesse perso, allora sarebbe stata solo colpa sua. Sua e di nessun'altro, perchè era stato lui a non saper proteggere il piccolo puffo.
Ed era per questo che Sakito, lì, piangeva.
"Io sono il leader, e dovrei proteggerti, mi dispiace..." quandò sentì una lieve pressione alla mano con cui stringeva quella del vocalist, attento a non smuovere la flebo che vi era attaccata.
"Sakito..." parlò con voce flebile e soffocata, Yomi, ma parlò.
"Sakito, non piangere...Oh!" disse, facendo sforzi.
"Yomi, non sforzarti..." disse Sakito addolorato.
"Sakito non devi piangere. Ti ringrazio di avermi salvato. Io sto bene, ma...ho avuto paura. Sakito, ho paura..." disse piangendo il piccolo nel letto d'ospedale.
Sakito lo baciò "Sta' tranquillo, ci sono io, con te... A proteggerti. Shht, calmo, calmo..." cantò, quasi intonando una ninna nanna.
Yomi si calmò, ora dormiva sereno.
Non c'era nulla di angosciante nel suo sonno.
E Sakito restò al suo fianco, finchè Yomi si dimise, e poi ancora, per sempre.
  
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