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Autore: goldfish    29/10/2006    8 recensioni
"Hermione alzò lo sguardo. Nel vederlo sbucare dal nulla sbiancò e si appoggiò all’auto, giusto per non sbattere per terra. “M-M-Malf…?” Due vite possono imboccare strade diverse. Ma a volte capita che le strade si incrocino di nuovo.
Parte da una One-shot, il seguito di 'Arrancare', che ho scritto mesi fa dopo le turbe da fine sesto libro (quindi mi giustifico così!).
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMETTENDO CHE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA FIC E’ NATO COME ONESHOT E IO CONTINUO A CONSIDERARLO TALE…

PREMETTENDO CHE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA FANFICTION E’ NATO COME ONESHOT E IO CONTINUO A CONSIDERARLO TALE

…I VOSTRI INCITAMENTI A SCRIVERNE UN SEGUITO MI HANNO REGALATO DIVERSE “ILLUMINAZIONI”, E ADESSO MI E’ VENUTA VOGLIA DI CONTINUARE CON QUESTA STORIA! (ANCHE SE NON SO ANCORA DOVE MI PORTERA’, GULP!)

UN GRAZIE A CHI HA COMMENTATO QUELLO CHE ORMAI E’ DIVENTATO IL PROLOGO!! SPERO DI NON DELUDERE NESSUNO, E NON LO DICO PER IMPIETOSIRVI, MA DAVVERO NON SO MAI VALUTARE SE LE FIC TRISTI CHE SCRIVO (POCHE E rigorosamente D/He) SONO PENOSE OPPURE NO. IO SONO PIU’ PER LE COMMEDIE! A QUESTO PUNTO PERO’ RECENSITE!

 

 

*** ***

 

Ma questo, lui non poteva saperlo – proseguo

 

1 - The show must go on.

 

Hermione tirò il freno a mano e un sospiro enorme contemporaneamente. Non poteva essere successo, non era giusto. Aveva faticato così tanto a ritrovare un equilibrio, a cacciarsi alle spalle il passato e guardare avanti, e adesso che c’era riuscita le era successo questo.

No, in realtà non era successo proprio un bel niente.

Doveva far finta di nulla e continuare per la sua strada, come se niente fosse. Non lo aveva mai incontrato. Perché lui era morto. Morto.

Sì, morto. Palle!

Ma era come se lo fosse, giusto?

Scese dall’auto e si avviò verso casa. Adesso viveva in un quartiere ad altissima concentrazione di babbani, e nonostante col suo lavoro facesse ancora parte della comunità magica, la sua vita era molto “normale”. Il suo concetto di voltare pagina aveva incluso anche quello.

Meno legami col passato hai, meglio è per te.

 

Suonò alla porta.

“Hermione! Sei arrivata. Stavo per telefonarti…”

“Scusa, ho trovato un traffico enorme” mentì. “Mi spiace di aver creato disturbo…”

Carol era la sua vicina di casa, una donna sui quarantacinque anni. Andava a prendere all’asilo sua figlia e gliela teneva finché Hermione tornava da lavoro.

“Macché disturbo, cara” rispose la donna. “Lo sai che vado matta per Rebecca. E poi, ora che mio figlio è andato via da stare, questa bimba mi fa compagnia… ma che hai? Ti vedo strana. Stai male?”

“Io? Ah, no sono solo stanca…” disse, entrando nel salotto della sua vicina. “Allora, peste! Andiamo?”

Da dietro la spalliera del divano fece capolino una testolina biondo cenere. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, con la frangetta raccolta su un lato da un fermaglio e due occhietti castani particolarmente vispi. Si alzò in piedi sul divano.

“Dov’eri mamma?” la rimproverò, se così si può dire.

“Ma tu guarda chi è che mi sgrida…” rispose sorridente Hermione. “Su, forza, ti metto le scarpe e andiamo a casa!”

“No me le metto io, sono capace!” protestò la bambina. Hermione fece roteare gli occhi e osservò la figlia armeggiare con una scarpina da ginnastica.

“Rebecca, non ho intenzione di stare qua fino a domattina. E poi hai sbagliato piede, quella è la destra!”  rise. E così dicendo aiutò la piccola a vestirsi.

“Uffi, ma io lo sapevo!”

Dopodiché le stampò un bacio su una guancia e si incamminarono verso l’uscita.

“Ancora scusa per il ritardo, Carol” ripeté.

“Ma di che? Hai una figlia deliziosa…”

“Sì, forse quando dorme.”

“Ma và! E comunque vivacità e intelligenza vanno di pari passo, nei bambini, non lo sapevi?”

Hermione si voltò verso  la figlia. “Allora siamo davanti a un genio!” rise sbalordita.

“Guarda che sono brava, io! Vero Carol?” disse Rebecca.

“Certo, piccola!” le rispose la donna carezzandole la testa. La madre non poté fare a meno di notare quella faccetta impertinente.

Ruffiana, sei tutta tuo…

Quindi uscirono di casa.

 

Aveva caldo quella notte, non riusciva a prendere sonno. Si alzò da letto e andò in cucina a bere. Poi, prima di tornare in camera sua, passò a controllare Rebecca: dormiva pacifica a pancia in su stringendo il suo orsetto, il lenzuolo era scivolato un po’ di lato.

Era la cosa più preziosa che Hermione avesse al mondo, era arrivata e le aveva salvato vita, letteralmente.

Ancora non si capacitava di come a suo tempo, colta dalla paura e dallo stupore per quella notizia inaspettata, avesse preso in considerazione l’idea di non tenerla, anche se solo per un attimo.

Le scostò leggermente una ciocca di capelli dagli occhi e le si sedette accanto. Nel complesso madre e figlia si assomigliavano molto, lo stesso naso, gli stessi lineamenti del viso.

Ma gli occhi, seppur castani, avevano qualcosa di diverso, forse il taglio; e i capelli… Meno male che i capelli non li hai presi da me, Becky, ti sei risparmiata notevoli complessi adolescenziali.

E poi c’era quell’espressione. Quel broncetto impertinente e irresistibile che solo lei era in grado di scolpirsi in volto.

Lei e suo padre.

Ma Rebecca non ce l’aveva, un padre. Fino ad adesso le sue spiegazioni a riguardo erano state esaurienti, ma Hermione sapeva che ben presto sarebbero arrivate altre domande a cui avrebbe dovuto dare altre risposte, perché cresceva in fretta.

Nessun padre; in fondo era come se Malfoy fosse davvero morto. “Non fa molta differenza”. Parole sue.

Non è cambiato nulla. Lui ha scelto di andarsene di nuovo. E poi io e lei ce la caviamo benissimo.

Diede un leggero bacio sulla fronte alla bambina, che mormorò qualcosa nel sonno rigirandosi, poi si rialzò lentamente per tornare a dormire. Il giorno seguente avrebbe continuato con la sua vita, come se non fosse successo nulla.

Perché non era successo proprio nulla.

 

~

 

Parcheggiò l’auto nei pressi dell’asilo e fece scendere la figlia.

“Allora, mi prometti che non combini pasticci, oggi?” le disse mettendole lo zainetto sulla spalle.

“Ma mamma non è colpa mia, è che Adam mi fa sempre arrabbiare…” si giustificò la piccola.

“Beh, se Adam ti fa ancora arrabbiare non tenerti tutto dentro, capito? Piangi, fagli un dispetto, chiama la meastra, ma non tenerti tutto dentro. O vuoi che scoprano il nostro segreto?” spiegò Hermione facendole un occhiolino. Il fatto era che Rebecca cominciava a manifestare i primi segni di magia, e le ci mancava solo l’insegnante a dirle di tenerla d’occhio per via di alcuni episodi ‘strani’ che la coinvolgevano… in fondo era una piccola strega, il suo mondo era un altro.

“Ma io non voglio che lui mi vede piangere, uffi! Mi fa una rabbia…” mugugnò imbronciandosi. Hermione sorrise, aveva una bambina orgogliosa e testona già a tre anni e mezzo. Ottimo! Si incamminarono verso il portone.

“Mamma?”

“Dimmi cucciola.”

“Perché non ho il papà come gli altri?”

Hermione si sentì gelare dentro. Ma c’era da aspettarselo che entrando in contatto con altri bambini sarebbe andata a finire così. “Tesoro, lo sai… purtroppo capita che a volte qualche bimbo non possa conoscerlo, il suo papà, ma non è colpa di nessuno. Non sei contenta con me?”

“Sì che lo sono!” sorrise, e Hermione la abbracciò.

“Dai, entra che è tardi.” Le aggiustò la coda, la salutò con un bacio e la vide correre incontro a una sua amichetta. Ne avrebbero riparlato, ma non in quel momento, non cinque minuti prima di andare a lavoro, diamine!

 

Quell’episodio però la fece pensare: anche quella debole probabilità che Malfoy fosse davvero morto era crollata. Con che faccia in futuro avrebbe guardato sua figlia mentendole su una cosa del genere?

Tu ce l’hai il papà, piccolina.

E la colpa, ancora una volta, era sua. Bastardo.

Perché l’aveva fermata, il giorno prima? Perché scombussolarle la vita in quel modo? Lui lo sapeva benissimo che si trattava semplicemente di un secondo addio. Maledizione, se ne fosse stato in disparte senza chiamarla!

Era troppo distratta per lavorare. Improvvisando una scusa, si prese un pomeriggio libero per pensare. Sarebbe andata a prendere Rebecca prima del tempo e avrebbe passato il resto della giornata con lei.

Ferma ad un semaforo, non poté fare a meno di notare che si trovava proprio nel punto in cui lo aveva rivisto, il giorno precedente. Istintivamente, si voltò a guardare in quella direzione e fu allora che lo scorse, una figura pallida appoggiata a una finestra. Sentì l’adrenalina entrarle immediatamente in circolo.

Doveva vederlo.

 

Accostò appena possibile, non aveva intenzione di perdere altro tempo.

Provò a concentrarsi per materializzarsi direttamente in casa sua, ma niente da fare. Era prevedibile che avesse generato uno schermo protettivo nell’appartamento.

Ok, avrebbe fatto all’antica. La finestra era al secondo piano, ma l’interno, quale poteva essere? Entrando nel portone vide una ragazza, all’apparenza furibonda, che usciva di fretta. La fermò.

“Scusa, posso chiederti un’informazione?”

“Sì?”

“In questo palazzo abita un ragazzo, si chiama Draco Malfoy, è alto, capelli biondo chiaro, un po’ altezzoso… lo conosci?”

“Mi spiace, non conosco nessuno con quel nome. Al massimo conosco quello stronzo di Derek… e se cerchi un biondo arrogante, è lui.” Sentenziò acida l’altra.

“Derek?” replicò Hermione.

“Interno nove. Ma se fossi in te girerei alla larga da quel bastardo.”

“G-Grazie…”

“Figurati.” E se ne andò scocciata.

Era possibile che si trattasse di lui? L’appartamento nove stava al secondo piano, ed era anche plausibile che Draco avesse cambiato nome. Draco, Derek… si fece coraggio e salì le scale.

Appartamento numero nove, eccolo.

Bussò.

Sentì dei passi e qualcuno che blaterava qualcosa al di là della porta.

“Vorrei proprio saper chi diav…” Ma le parole gli morirono in gola non appena aprì la porta.

Era lui. Il cuore di Hermione perse qualche colpo.

“Non credevi che ti avrei mai trovato, vero Malfoy?”

  
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