Ecco quella voce, quella voce odiosa che interrompe il mio riposo ogni mattina: mia madre. Sì, uno “sveglia!” può dar fastidio. Così tenendo in mano un antistress mi dirigo verso la cucina, inutilmente dato che non ho per niente fame.
In qualche modo dovevo fargliela pagare, quella donna mi rovina la giornata con la sua voce che mi penetra l’orecchio.

-muovi quel sedere ossuto che devi andare a scuola!- nulla di più irritante.

Pur di sentire il meno possibile quella voce irritante avrei fatto di tutto, quindi scelgo un paio di jeans neri strappati, molto attillati; me li posso permettere, ho un fisico che molti invidiano, da “modella”. E sopra direi una normalissima t-shirt vintage.
Con  l’umore a pezzi mi dirigo verso il garage insieme a mia madre, senza rivolgerle la parola.
Tentava in svariati modi di fare conversazione:

-hai compiti in classe oggi?- nessuna risposta.
-cosa vuoi per pranzo?- ancora nessuna risposta.
-nulla? Digiuni?- niente, nessuna risposta. Avrei risposto a mali parole perciò opto per il silenzio.

Arrivata davanti alla scuola scendo dall’auto, saluta mamma con un cenno e appena si allontana, raggiungo Laura, la mia migliore amica. Laura è una ragazza molto particolare e abbiamo molto in comune; è riservata, ma solo a causa della sua timidezza, perché dentro è una tigre. Vederla mi rende felice, anche solo vederla, così le salto addosso con un abbraccio e scoppio a piangere.
Laura preoccupata, mi stringe forte e asciugandomi le lacrime che mi scendono sul viso le chiedo di scappare. Sì, scappare. Andare via, dove nessuno possa trovarci, rattristarci, farci arrabbiare. Voglio una vita felice e qui non trovo la felicità che cerco da 17 anni.
Laura si stacca confusa della mie braccia e chiede spiegazioni, capisco la sua reazione, anche io avrei fatto la stessa cosa.

-Lau, non sto scherzando, partiamo!- forse sono stata troppo concisa, ma non volevo usare mezzi termini.

Laura mi guarda spaesata, non si aspettava questa affermazione, ma è quello che voglio fare, ne sono sicura e so che anche lei lo vuole. Io fremo, ma capisco la mia amica e le lascio qualche minuto per riflettere.
Noto che si sente sotto pressione, così mi metto le cuffiette nelle orecchie e salgo in classe ascoltando gli AC/DC, il mio gruppo preferito. Sono fissata, amo la loro musica; quello è il vero rock ‘n roll, quello che ti fa scatenare, quello che ti fa venire istinti omicidi verso i mobili di casa, quello che ti mette di buon umore.
Ed ecco un altro suono fastidioso: la campanella. Mi siedo all’ultimo banco e Laura mi passa vicino lasciando cadere un bigliettino sul mio banco. So cosa c’è scritto o almeno quello che spero ci sia scritto.
Le mani cominciano a sudare e di colpo mi sento fredda, ho paura ad aprirlo. Se ci fosse scritto che è un’idea folle? Be’, potrei partire da sola, ma non sarebbe lo stesso… E se ci fosse scritto che vuole venire? Mi metterei a urlare.

Ebbene, lo apro.
“sì”. Un semplice “sì”. Cosa esprime? “sì, partiamo”? “sì, sei pazza”?
Sussurro il suo nome (sputacchiando un po’) e, fortunatamente, Laura si volta. Le chiedo spiegazioni e lei risponde con un occhiolino. Okay, a questo punto interpreto a modo mio: si parte.

SPAZIO AUTRICE
CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! sono tornata ^-^
volevo chiedervi di RECENSIRE perchè sapete che a me le recensioni piacciono (?). e vi vorrei chiedere: COM'E IL FONT E LA DIMENZIONE? grazie :3