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Autore: artemide88    03/04/2012    10 recensioni
Isabella Swan ha iniziato a lavorare presso la sede newyorkese di una multinazionale. il suo capo? Edward Cullen, ovviamente. non si sopportano ma lei ha bisogno di un lavoro e lui di una segretaria. e poi c'è una promessa da mantenere...buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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cap 21
Ciao! Manco da molto e me ne dispiaccio. Ho scritto questo capitolo più e più volte e solo oggi ho trovato una forma che mi soddisfi.
Sono molto curiosa di sapere che ne pensate voi...Buona letture!!!


CAPITOLO 21 – RICHIESTA


Isabella si sdraiò sul letto, esausta. Quella cena l’aveva sfiancata psicologicamente e fisicamente. Lo sapeva che sarebbe stata la prova più dura che avrebbe dovuto affrontare nella sua vita...e invece era stata più che dura, era stata titanica.

Aveva rifiutato l’invito dei signori Cullen di occupare una delle stanze degli ospiti di quella magnifica villetta e di restare lì per la notte. No, doveva star sola nel silenzio rumoroso del suo appartamento e della sua mente a rielaborare tutto quello che era stato detto.

Edward, non appena vide i suoi occhi gonfi e arrossati dal pianto chiudersi piano piano, la coprì con il plaid che le aveva regalato e silenziosamente scivolò oltre la soglia, capendo alla perfezione il suo stato d’animo. Le lasciò solo un biglietto per quando si sarebbe svegliata: la salutava e le diceva di prendersi l’intera settimana di riposo per stare con suo padre; in ufficio se la sarebbe cavata da solo.

Ovviamente quella per Bella non fu una nottata semplice, anche se la stanchezza fu un'incredibile alleata per smorzare gli incubi. Come sempre le venne in sogno quella donna senza volto che cercava di abbracciare una lei più piccola, ma questa volta un colpo di arma da fuoco faceva cadere a terra sua madre in una pozza di sangue prima che lei raggiungesse il porto sicuro delle sue braccia.

Cosa accadde nei giorni successivi è presto detto, caro lettore. Isabella ignorò completamente il biglietto di Edward e il lunedì puntualmente si presentò al suo posto in ufficio, pronta come sempre a ricevere la colazione del suo capo e a mettergliela sulla scrivania prima di controllare la sua agenda.

Tuttavia in quel week – end aveva fatto i compiti. Aveva cercato informazioni su quel fatto di venticinque anni prima. Aveva cercato e ricercato il nome di quell’assassino che le aveva strappato la madre davanti ai suoi innocenti occhi di neonata. Lo aveva cercato ma non lo aveva trovato e suo padre non aveva voluto dirglielo quella sera. Quindi aveva solo un’ultima possibilità.

“Cosa ci fai qui? Ti avevo lasciato la settimana libera. Torna a casa da tuo padre.” Edward fu categorico quando la vide comparire con la sua colazione. Quel lunedì mattina si era presentato presto in ufficio. Doveva sistemare parecchia burocrazia arretrata, visto che suo padre a fine anno lo aveva licenziato e riassunto solo la sera della cena. La sua segretaria non si perse d’animo. Gli consegnò il suo caffè e il suo muffin al cioccolato e andò dritta al punto.

“Capo...tu...” tuttavia Isabella era in imbarazzo, si guardava i piedi. Non aveva mai cercato l’appoggio di qualcuno con una posizione per i propri fini e avrebbe presto chiesto un favore del tutto personale a Edward Cullen, uno che un nome importante ce lo aveva eccome. All'improvviso la ragazza sembrò ritrovare il suo solito piglio orgoglioso e coraggioso. “Capo...ho bisogno di un favore. Devi scoprire quel nome...sapere che è vivo...insomma voglio incontrarlo.”

Edward rimase perplesso anche se in qualche modo si aspettava una sparata del genere. Dopo averci dormito su Bella doveva aver deciso qualcosa di assolutamente folle e incredibile, esattamente come era lei. Lui aveva imparato a conoscerla tanto da non rimanere più stupito come il primo giorno in cui l’aveva incontrata. Allo stesso modo sapeva che  la sua richiesta era insieme legittima e stupida. Incontrare l`assassino di sua madre poteva aiutarla a capire meglio, ma a che prezzo? Il racconto del padre non l'aveva destabilizzata a sufficienza?

La osservò per un secondo. I suoi occhi marroni dal cioccolato fuso dalle lacrime e dall’insonnia, ma imploranti, non lo facevano pensare lucidamente.

“Ti prego capo...sei l'unico a cui posso chiederlo. L'unico di cui mi fidi e che mi direbbe di si.” Ovvio nessuno di sarebbe messo contro il duo Carlisle Cullen – Charlie Swan se sapeva con chi avessero avuto a che fare. Nessuno sano di mente o nessuno che non avesse sentito la preghiera di Isabella.

Edward provò a procrastinare il suo si. “Hai provato con tuo padre?”

Isabella ridacchiò. “Stai scherzando, vero, capo? Ti sembra che possa chiederlo a lui dopo che ha tentato per anni di tenermi lontana dalla verità e che non voleva nemmeno dirmi il nome? Non capirebbe il mio bisogno...”

“Bisogno di sentire la controparte? Di vedere se quell'uomo é pentito del suo delitto? Hai pensato alle conseguenze? Tuo padre vuole solo proteggerti e ha ragione.”

“Etiche e morali? Emotive? Mio padre? Lui? Ho pensato a tutto in questi giorni. Tutto. E questa mi sembra la soluzione migliore. Anche se forse insensata.”

Inutile dirlo, caro lettore, Edward non seppe dire di no e accettò. Era convinto che lei non si sarebbe fermata e sarebbe andata lo stesso avanti anche senza di lui. Quindi meglio con lui che da sola.

Nel primo pomeriggio convocò Eleazar Owen nel suo ufficio chiedendogli di essere discreto, essendo una questione privata. Forse l’uomo ricordava qualcosa di quella triste vicenda avendola vissuta da vicino. Lui d’altro canto aveva promesso a Isabella di impegnarsi al massimo per aiutarla, di non lasciare nulla di intentato e non poteva deluderla.

Non voleva deluderla.

Le aveva chiesto qualche giorno, poi l’avrebbe portata con sé a Washington da quel suo amico procuratore per poter accedere a tutti quei documenti che sembravano essere stati secretati.

“Credo di sapere cosa vuoi chiedermi.” Esordì l’avvocato, una volta appoggiata a terra la sua valigetta in pelle.

“Credi di sapere?” Edward aveva quel sorrisetto beffardo che da sempre era il suo marchio. L'altro annuì.

“Da quando quella ragazza é entrata in questa azienda qualcosa é cambiato. Tu sei cambiato.”

“Non ho bisogno di paternali o discorsi moralistici. Mi basta mia sorella che é un genitore più presente di quello vero.” Il grande capo non seppe trattenere l’irritazione sentendosi colpito nel suo punto debole, Isabella, e l’avvocato rise.

“Come ti dicevo, tu sei cambiato e io ho riportato solo un dato di fatto. Sei più umano e qualsiasi favore personale devi chiedermi riguarda sicuramente lei. Sarò anche prossimo alla pensione, Cullen, ma non sono stupido.”

“Lasciamo perdere le considerazioni sulla tua presunta età e dimmi quello che voglio sapere.”

Eleazar lo tenne sulle spine per un po’. Voleva che ammettesse il suo coinvolgimento personale. Solo quando lo squalo della finanza confessò che per la sua segretaria provava un sincera amicizia (non sarebbe mai andato oltre quella dichiarazione) l'altro uomo tirò fuori dalla sua valigetta una cartelletta.

“Questo é tutto ciò che so e che ho recuperato dall'archivio di mio padre. É da quando ho incontrato la giovane Swan alla spa di tua sorella che qualche cosa mi frullava in testa. Il suo viso e il suo cognome mi ricordavano dei documenti che avevo redatto per un contratto di cessione delle Shot Industries quando ero solo un apprendista nello studio di mio padre. Era un ricordo legato a qualcuno che avevo conosciuto un lontano giorno di quasi venticinque anni fa. Era una neonata con una fasciatura ad un braccino. Era piccola ma già curiosa e con un'immensa vitalità. Non sapeva cosa stesse succedendo attorno a lei e guardava tutto con interesse.” Fece una pausa. “Ti dirò quello che so, solo a una condizione.” Tese i documenti a un Edward già proteso ad afferrarli. “Quella ragazza ha già sofferto troppo quando non ne aveva neppure coscienza. Cerca di non farle rivivere tutto in modo brutale.”

“Dimentichi ciò che tu stesso mi hai appena fatto confessare. Voglio bene a Isabella. Non potrei mai farle del male.” Disse Edward con un leggero tono beffardo. “ed è stata lei a chiedermi di intervenire in questa faccenda.”

“Non vuoi ferirla intenzionalmente, certo. Ma sarai tu a darle queste carte che ripercorrono i giorni travagliati dopo la morte di Renèe Swan. Giorni in cui suo padre era totalmente devastato dal dolore. Sarai tu a dirle quanto dolore ha provato suo padre.”

Edward si appoggiò allo schienale della sua poltrona, valutando la situazione. La verità era un passo da lui e lui non aveva avuto il coraggio di afferrarla. In quello Bella era stata di sicuro migliore di lui. Aveva affrontato tutto con più maturità. Per lui era diverso. Non era la verità su sua madre che presto avrebbe scoperto ma su quella di Isabella e lui sentiva nel cuore di dover proteggere la ragazza da altro inutile dolore.

“Devo farlo.” Disse lapidario afferrando il malloppo di fogli. “Mi ha chiesto lei di fare di tutto per scoprire il nome dell’uomo che le ha tolto la madre. Sa che è vivo e vuole incontrarlo.”

“L’uomo? Edward ma cosa sapete di questa storia di preciso?” L’avvocato Owen si protese come un rapace che annusa la preda.

“Perché?”

“La donna. La donna che le ha tolto la madre è ancora viva e sta scontando una condanna all’ergastolo.”




p.s. dell'autrice: forse vi aspettavate più risposte alle molte domande che questa storia potrebbe aver suscitato. Me le aspettavo anche io in questo capitolo ma raccontare per filo e per segno cosa era successo appesantiva solo il capitolo, rendendolo ai miei occhi proprio brutto. Quindi si procede piano piano alla scoperta di dettagli capitolo per capitolo. Questa mi sembra la scelta più sensata.
Grazie mille a chi leggerà e a chi non ha perso la speranza di vedere un nuovo capitolo di questa ff. Grazie e scusate ancora il ritardo! a presto.
   
 
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