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Autore: Mary_Whitlock    04/04/2012    2 recensioni
Ginny è una ragazza forte, Ginny è una ragazza decisa, Ginny è una ragazza che non si ferma davanti al problema.
Ma la paura blocca anche il più forte.
Ma la fobia non permette di ragionare.
Ma il ricordo non sempre si può cancellare.
Questa è la storia della parte che Ginny ha sempre cercato di nascondere e non di combattere.
Questa è la storia della parte debole di Ginny.
Questa è la storia della sua fobia.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Perfect



[POV GINNY]
Consigliato ascoltarla con questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=ocDlOD1Hw9k... io l'ho scritta sentendola.

 

Vivere con una fobia non è facile, sopratutto se tutti nel mondo ritengono che questa paura sia stupida e superficiale, ritengono di poterti curare, di riuscire ad entrare nella tua mente e strappartela come se fosse una cosa materiale.

Le derisioni.

Gli insulti.

Le parole di conforto che ti dicono ma che tu ormai non ascolti nemmeno.

La forza di volontà che non è mai abbastanza.

Non è così facile affrontare una fobia, non lo è mai stato.

Quando quel sentimento a me tanto noto mi invade non reagisco più, non sono più capace di pensare, di compiere gesti che in altre situazioni farei.

Immobile come una statua resto lì mentre lacrime pesanti incominciano a corrermi sulle guance, mentre sento il corpo lentamente scivolarmi via.

Vedo gli occhi appannarsi, vedo il mondo girare, mentre dalla mia bocca non riesco a far uscire nemmeno la parola “Aiuto”.

Tutto il mondo è come se finesse, io è come se finissi, cessassi di vivere.

In quei momenti il bianco è il mio padrone, in quei momenti il bianco mi possiede, mi manovra a suo piacimento. Sono il suo burattino senza fili.

Non sono momenti a cui mi piace ripensare, non sono momenti di cui mi piace parlare.

Ricordo di come, quando ero bambina, mi ribellassi ogni volta che mia madre tentava invano di portarmi da uno psicologo, ricordo di come tremassi ogni volta che quel mago guardandomi negli occhi mi diceva di “Tornare indietro nel tempo”.

“Non voglio parlarne, perché si ostina a volermi far ricordare quando io cerco di dimenticare? Lei è un illuso, sicuro quanto gli altri che mi hanno visitata di riuscire nell’intento. Quattro anni sono passati, quattro lunghissimi anni da quando questa mia fobia si è verificata per la prima volta. Ho visitato babbani e medimaghi, ma nessuna differenza. L’unico modo per guarire è accettare e dimenticare. Lei non vuole aiutarmi in questo e io non ho tempo da perdere. ”

Quelle furono le mie parole l’ultima volta che entrai in una stanza da psicologo. Ricordo ancora come l’ agitazione, che sempre era stata protagonista di quei momenti, fosse stata sostituita dalla voglia di far capire a quell’uomo quanto si sbagliasse, dalla voglia di fargli capire che avevo imparato a conviverci e che questo mi bastava, che questo era l’unico modo.

Non c’erano cure, non c’erano parole che mi avrebbero cambiata.

Era stato difficile per me quanto per i miei genitori accettare questa mia situazione che sembrava diventare più complessa anziché diminuire come avevano annunciato i medici, ma ce l’avevamo fatta, l’avevamo accettato e andava tutto bene, andava bene così.

Era bastato bruciare tutti i miei pupazzi e vestiti bianchi in un falò enorme fuori da casa nostra, era bastato darmi una nuova camera, una camera con il soffitto fatto di legno scuro e le pareti tappezzate talmente tanto di immagini e foto da far scomparire il bianco dello sfondo, era bastato dire a Silente di questo problema e rendere tutte le stanze della scuola color panna.

Era bastato accettarlo, ammettere che da quando avevo messo piede fuori dalla Camera dei Segreti non ero più la stessa.

A mia madre era stato sufficiente vedere i miei occhi per capire che non sarei stata più la sua piccola Ginevra, per capire che non avrebbe mai più potuto proteggermi, che non avrebbe mai più potuto tenerci fuori da quel mondo.

“Nessuno può toccare i Weasley” aveva proclamato George appena la mia famiglia si era radunata dopo quell’anno infernale. La sua voce infantile e acuta ancora mi risuona nella mente, quasi fosse avvenuto ieri “ Nessuno può far male alla piccola Ginny, come a nessun altro di voi!”

“E chi ti ha fatto del male dovrà pagare” aveva completato la frase Fred come era solito fare di risposta a quel fratello con il quale aveva un’empatia speciale “Giuro che un giorno lo uccideremo. Dovessi dare la mia stessa vita per proteggervi e vendicarti Gin”

A volte il destino sembra volersi divertire, sembra ridere con gusto. Fred allora era un bambino, un bambino che come tale diceva parolone enormi per la propria famiglia, per la propria unica sorella. Ma poi era cresciuto, le parole che diceva avevano cambiato valore ma non il significato e aveva per tanto mantenuto la sua promessa fino all’ultimo.

Per questo non sono mai riuscita a smettere di tremare davanti a quel colore.

Perché quando ho visto Ron tornare sanguinante con Harry, perché quando ho visto mia madre, che ha sempre voluto stare fuori da questa situazione, entrare nell’Ordine, mio padre quasi morire, Fred e Bill tornare vestiti da Harry Potter, Charlie lasciare il suo lavoro per combattere, George perdere un orecchio e infine Percy tornare per noi, inevitabilmente ricordavo.

Perché sapevo che lo facevano anche per me, sapevo che lo faceva anche per vendicarci, per farmi passare quella paura.

Una famiglia fantastica ma che così facendo non ha fatto che aumentare la mia fobia.

Ogni volta che nominavano quello che per me resterà sempre Tom, ogni volta che li vedevo in quello stato, ripensavo al mio primo anno.

Ripensavo a quei momenti dei quali non mi ricordo nulla se non un fitto bianco, ripensavo a come prima di morire nella camera dei segreti la mia vista avesse assunto una sfumatura biancastra che poi mi aveva inghiottita.

La morte è bianca non nera, le fiabe si sono sempre sbagliate.

La morte è una forte luce bianca che tu non puoi bloccare.

E ogni volta che vedevo uno dei miei famigliari venir quasi risucchiato da quella luce non potevo che gemere, non potevo che ricordare.

Ritenevo e ritengo tuttora che se io non avessi fatto vincere il bianco, se non avessi ascoltato Tom, loro se ne sarebbero restati fuori, Fred non sarebbe morto, Ron avrebbe alla fine detto no a Harry.

E’ quindi impossibile guarire, lo è sempre stato.

Rimasi tutta la mia giovinezza immobile, terrorizzata di quello che per tutti era solo un colore ma che per me significava molto di più, nascondendo la mia paura dietro quella finta forza che i miei fratelli mi avevano insegnato a creare.

Imparai a schiantare chi mi disturbava troppo, chi mi offendeva.

Imparai a difendermi con le parole.

Imparai a essere furba.

Imparai a non piangere.

Così quando vedevo il bianco chiudermi, quando vedevo che non c’erano vie di scampo, fuori nessuno si accorgeva di qualcosa mentre dentro piangevo, fuori nessuno si accorgeva di qualcosa  mentre dentro urlavo.

Ma questa volta non so se ce la farò a trattenermi, questa volta ci sarà troppo bianco e ho paura di far crollare il sogno che progetto da anni.

Ho paura che il giorno più bello della mia vita diventi un disastro, ho paura di rovinare tutto come mio solito, di vedere volti delusi da come mi sono comportata infantilmente.

- Non so se posso farlo Herm – la mia voce esce dalle labbra debole mentre terrorizzata fisso l’abito di seta bianca elaborata che ho di fronte.

- Invece ce la puoi fare – mi risponde poggiandomi le mani sulle spalle – e sarai bravissima –

- Ne dubito –

- Io invece ne sono sicura – ancora una volta da questa mattina mi bacia sulla guancia per tranquillizzarmi, consapevole che però non avrà alcuno effetto.

Lei è l’unica che ha sempre saputo, l’unica al di fuori della mia famiglia che sa quanto me che è una situazione troppo grande perché lei possa risolverla.

Mi sfila la vestaglia che ho addosso e la sostituisce con quel colore che tanto odio, mi ripassa il trucco e mi fissa riflessa nel largo specchio di quella che da un anno e mezzo è casa sua e di mio fratello.

- Sei bellissima Gin –  mi dice aggiungendo quell’ultimo dettaglio all’abito, quel velo dolce che non sono sicura sarò capace di portare con eleganza.

- Ho paura – ammetto mentre le mie labbra tremano – Tutto sarà bianco e io non so se...-

- Andrà benissimo – ripete sistemandomi come la sorella che non ho mai avuto le ciocche di capelli che fuoriescono dalla complessa coda.

Respiro profondamente cercando di calmare quell’ansia che da ore mi assale.

- Come fai a esserne così sicura? Come fai a saperlo? – chiedo cercando di farle capire come questo sia impossibile.

- Perché c’è Lui – sorride quella che ho deciso fin dall’inizio essere la mia testimone stringendomi forte la mano – So che quando lo guardi tutto è diverso –

Faccio un’altro respiro profondo prima di salire sui tacchi e chiudere gli occhi.

Quando li riapro sto già camminando con lei verso la porta e prendendo la mano di mio padre come ero solita fare da bambina.

- Sei Bellissima Ginevra, lo sei sempre stata – mi dice l’uomo che ho sempre definito come “il mio principe azzurro”.

Non posso fare altro che creare un sorriso tirato per farlo sentire a suo agio ma sono certa che non si accontenterà.

- Se proprio andrà male ti terrò senza lasciarti cadere nemmeno un minuto- la voce dell’uomo esce scherzosa come quella dei gemelli e dolce quanto quella di Ron ma sicura come quella di Percy mentre incominciamo a camminare, mentre ci avviciniamo alla folla, mentre ci avviciniamo al bianco.

Appena il mio piede tocca quel lungo tappeto la mia mano si stringe ancora più forte.

- Stammi vicino – gli sussurro sicura che lui può aiutarmi a sopportare almeno un po’, che lui può aiutarmi a fingere come sempre sono stata brava a fare.

- Non ne hai più bisogno – risponde lasciandomi andare e posando la mia mano in quella fredda che tanto amo.

Mi lascio trascinare verso l’altare mentre sento il mio corpo irrigidirsi, le gambe diventare molli, il mondo incominciare a sfuggirmi di mano.

- Sei perfetta – la voce di Harry mi fa alzare per la prima volta gli occhi dal pavimento facendoli soffermare sui suoi.

Verdi, un verde forte, deciso, un verde dolce e ineguagliabile.

E’ solo ora che la mia paura si fa quieta, è solo ora che il mio respiro, prima affannoso, torna normale, è solo ora che capisco di non aver più paura del bianco.

Fin quando quegli occhi saranno al mio fianco sarò al sicuro.

Harry mi aveva salvato una volta dal bianco, quando quella notte il colore che prima temevo mi aveva inghiottita, lui mi aveva permesso di aprire nuovamente gli occhi. Era stato il verde a salvarmi dal bianco, quel colore che tutti maghi collegano alla morte mi avevano salvata dall’innocente bianco.

Hermione ha ragione: con lui non posso aver paura, non ho paura.

- Anche tu – rispondo sicura che il sempre non basti a descrivere quanto durerà questa frase, consapevole di aver trovato per la prima volta la mia cura.

E mentre la sua mano diventa più stretta, e mentre rispondiamo sì senza soffermarci a pensare, e mentre mi avvolge in un bacio pieno di amore e passione mi rendo conto di aver fatto il passo avanti che cerco da anni.

Mi rendo conto che della Camera dei Segreti, di Tom, della basilisco e del bianco non resta più niente.

Niente più di un ricordo.


Tutto è finalmente perfetto.




Spazio autore:
Questa è certamente una delle storie di cui vado più fiera e spero che a voi sia piaciuta tanto leggerla quando a me scriverla.
Oltre ad essere riuscita infatti a scrivere sul mio personaggio preferito, oltre a essere riuscita a parlare di un argomento che mi riguarda in prima persona (anche io soffro di fobia) questa storia è diventata il mio... come dire... punto di lancio per un futuro.
Non so se diventerò mai una scrittrice, non rientra nei miei sogni, sta di fatto che l'inizio di questa storia a Giugno verrà recitato da una compagnia teatrale, anche se piccola reale!
Una mia amica che ne fa parte aveva letto questa storia e si era commossa. Aveva deciso quindi di portarla a lezione di teatro dove stavano affrontando per coincidenza il tema della paura. Quei fogli sono quindi fini tra le mani della sua insegnate che ha detto che trova il mio lavoro davvero ottimo e pieno di sentimenti e desidera far recitare l'inizio nello spettacolo di fine anno. Per me è stato un grande onore tanto che ho scordato il fatto che questa storia è arrivata ultima a un concorso eccusata di OOC.
Insomma cosa dirvi d'altro... fatemi sapere il vostro giudizio.
Baci
Mary

p.s. Il blocco dello scrittore mi ha lascita, appena posso continuio le altre storie.
   
 
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