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Autore: AudaceVale    04/04/2012    2 recensioni
Avrebbe rinunciato ad avere una vita, ma si, quello era il suo destino, destino che lo sconsolò al solo comprenderlo, destino di un assassino.
La luce fioca della Luna gli illuminava il corpo, ma il buio celava il suo volto, volto pieno di odio verso la vita, odio per l’affrontare il piccolo fratello appena avesse aperto la porta.
Storia sui fratelli Uchiha.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Non vedi come vedo io fratellino



Si ricordava di quel giorno di otto anni prima, seduto ascoltava Danzo con il cuore in lacrime, le mani tremavano, la testa era confusa da mille pensieri. Era quello il suo destino? Servire la Foglia come membro dell’Ambu e frantumare i suoi sogni per il bene del villaggio, per il bene di suo fratello?
Avrebbe rinunciato ad avere una vita, ma si, quello era il suo destino, destino che lo sconsolò al solo comprenderlo, destino di un assassino, destino di un criminale, destino dell’essere odiato dalla persona che più voleva bene.
Quella sera si vestì da Ambu, ma senza maschera, voleva che vedessero il suo viso pallido mentre affondava la lama della luccicante spada, nei loro ventri e toraci, dovevano vedere la serietà con cui metteva fine alle loro vite, dovevano percepire che la sua mano non tremava più come alla riunione, era ferma e sicura di quello che faceva. Niente ripensamenti ormai, ormai era troppo tardi.
Sterminò il suo clan, il glorioso clan Uchiha, il più potente dell’intero villaggio, così potente da essere divenuto un pericolo per tutti.
Ora era li, in piedi dietro i cadaveri delle due persone che gli diedero la vita, che lo crebbero e che lo amarono. Eri li in piedi, fissava la porta davanti a se, da un momento all’altro sarebbe arrivato chi, un giorno, avrebbe riscattato il nome degli Uchiha.
La luce fioca della Luna gli illuminava il corpo, ma il buio celava il suo volto, volto pieno di odio verso la vita, odio per l’affrontare il piccolo fratello appena avesse aperto la porta.
Ed ecco, la porta si aprì ed irruppe un bambino in preda al panico che si fermò di colpo vedendo il ragazzo, sua madre e suo padre che giacevano ai piedi di esso.
Itachi girò lo sguardo verso il fratello, la Luna illuminò una parte del viso, mostrando gli occhi neri come la notte, occhi pieni di odio, occhi non suoi.
Il bambino lo riconobbe, il ragazzo attivò immediatamente il suo potere oculare, lo sharingan ipnotico, un dei più potenti poteri del clan, acquisito avendo ucciso il suo migliore amico tempo prima.
I suoi occhi divennero rossi sangue, come il sangue sulla sua affilata spada e sui suoi vestiti scuri, rossi come il sangue che gli scorreva bruciante nelle vene. Il potere soggiogò il fratellino ancora bloccato per il timore, sulla soglia della porta, il bambino vide la Luna non più bianca come il latte, ma rossa come quegl’occhi, non più pura e casta, ma impura e corrotta, corrotta da fratello.
Cadde il bambino preso da incubi troppo atroci per lui, urlò, gli urlò di smettere, pianse il bambino mentre era straiato sul ruvido pavimento.
Lui scomparve senza farsi vedere, camminava, usciva dal quartiere Uchiha per non rimetterci più piede, sentì dei passi veloci, passi che cercavano un fratello maggiore che aveva smesso di vivere quella sera.
Si girò lentamente lo vide piccolo come sempre che piangeva disperato: “Aggrappati alla vita Sasuke, odiami, aggrappati più che puoi ad essa e quando avrai i miei stessi occhi vieni da me e combatti contro di me”.
Dopo otto anni Sasuke era li, dinnanzi a lui, non più bambino ma quasi uomo, avevano combattuto, Sasuke con odio, odio che portò per così tanti anni per il fratello a cui avrebbe dato la vita, per il fratello che gliela distrusse.
Itachi era stanco, Susanoo gli aveva prosciugato tutto il suo chacra, la malattia lo aveva sfinito, sputando sangue camminò trascinandosi con le magre gambe verso il fratello che aveva amato e che ancora, in segreto, amava. Sasuke era impaurito, nemmeno lui possedeva più un briciolo di chacra ed indietreggiava sempre più, ma rimase fermo contro un muro di pietra sul campo di battaglia, impossibilitato da esso ad indietreggiare.
Lo raggiunse: “Quegl’occhi sono miei Sasuke!”, frase disperata mentre era ad un passo dal fratello-Tic-quel colpetto in piena fronte fatto tante volte, un sorriso sul suo viso, il fratellino deglutì ricordando il passato: “Scusa Sasuke, non ci sarà una prossima volta”.
Era la fine di un legame, legame dove tra odio e amore non esiste tanta differenza.
Cadde a terra ormai morente, con il sorriso sul volto.
Itachi si ricordava di quel giorno di otto anni prima quando mentì al fratello per il suo bene.
  
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