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Autore: MimiRyuugu    04/04/2012    4 recensioni
"Guardai l’orologio ansiosa, e poi dalla parte del castello. Erano le 18.40. Una figura dal mantello nero si avviò a passo svelto verso il lago. Sospirai ed iniziai a seguirlo nascondendomi dietro a tutto quello che trovavo. Poi si fermò: si sedette sotto un albero, all’ombra, in riva al lago, ed iniziò a leggere."
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grifondoro, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Salve *w* ebbene si, sono tornata a tormentarvi e stavolta con qualcosa che è il preludio di una catastrofe xD questa è la prima ff della mia saga. L'ho scritta sette anni fa circa (avrei potuto diplomarmi ad Hogwarts del frattempo, se mi fosse arrivata la lettera d'ammissione <.<) e penso fosse la prima vera ff che scrivevo xD
Ho semplicemente inserito due miei personaggi nel mondo potteriano: Giulia Wyspet ed Anna Alvis Haliwell (con la gentile partecipazione della cara Hermione Granger, oramai unita al gruppetto). Se avete letto All I Want For Christmas is You le conoscerete già. In questa ff la protagonista è Giulia, che parla in prima persona *w* siamo verso la fine del quarto anno u.u

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Però ci sono affezionata e mi piangeva il cuore a cambiare qualcosa della storia. A parte che poi a me piaceva così.

Qui non ho ancora iniziato ad inserire i testi delle canzoni, spero comunque che vi piaccia ^__^
Ora vi lascio all'aggiornamento <3
Buona lettura :3



Capitolo 1

Sfogliai con poco entusiasmo il libro di Storia della Magia che avevo tra le mani. Fuori il sole batteva sui vetri, facendo entrare luce e caldo. Sbuffai, chiudendo di botto il libro. “Basta!” esclamai, stufa di date, nomi e gente di cui non mi sarebbe mai servito a nulla. “Giulia dai! Sono gli ultimi sforzi, poi avrai tutto il tempo che vuoi…” cercò di dissuadermi Hermione. Io scossi la testa. “In effetti ha ragione Giulia…sto diventando strabica a forza di leggere pergamene e libri!” commentò Anna, sospirando. “Fate quello che volete, ma io non vi farò copiare nulla!” rimbeccò acida. Io sorrisi e guardai l’ora: 18.38. Balzai dalla poltrona e buttai da una parte il libro. “Dove vai?” chiese Anna. “A prendere un po’ d’aria…ci vediamo a cena…” le salutai. Hermione alzò la testa, poi tornò a concentrarsi sul libro. Io, con passo veloce percorsi i corridoi, stando attenta a non farmi prendere in giro dalle scale, e uscii, diretta verso il lago. Ero in anticipo di due minuti. Mi diressi nel bosco e mi nascosi. Guardai l’orologio ansiosa, e poi dalla parte del castello. Erano le 18.40. Una figura dal mantello nero si avviò a passo svelto verso il lago. Sospirai ed iniziai a seguirlo nascondendomi dietro a tutto quello che trovavo. Poi si fermò: si sedette sotto un albero, all’ombra, in riva al lago, ed iniziò a leggere. Cosa stava leggendo? La copertina era cambiata, non sembrava uno dei soliti manuali di Pozioni avanzate. Mi sedetti anche io, nascosta tra i cespugli, e iniziai ad osservarlo. Non si era cambiato dalla lezione del mattino, anche perché di giovedì, aveva due ore con Serpeverde e Grifondoro del quinto anno che gli impegnavano il pomeriggio fino alle 18.30. Aveva giusto il tempo per sgattaiolare nel suo ufficio a prendere il libro, ed uscire senza farsi vedere. Era strano però: era da almeno un mese che anche io uscivo puntualmente alla stessa ora, di giovedì, ma né Hermione né Anna mi avevano mai detto nulla. Che sapessero dove andavo? Improbabile. Oramai, dopo quattro anni di scuola, avevo imparato a nascondere la mia passione per Piton. Dopotutto, cosa poteva fare una ragazzina di quindici anni, per attirare l’attenzione del suo professore di Pozioni? Una ragazzina di Grifondoro per di più. In quattro anni, non ero mai riuscita a ricevere né un complimento per il mio lavoro, né un qualcosa che si potesse dire di umano. Questi comportamenti, Piton li riservava solo ad Anna. La trattava come una figlia, con affetto. Tutti lo sapevano: l’unico studente a cui abbia mai voluto bene Severus Piton è Anna Alvis Haliwell. L’avevo invidiata parecchio, nonostante fosse una delle mie due migliori amiche, insieme ad Hermione. Certe volte mi sembrava che fosse Anna la più fortunata delle tre: aveva l’affetto dei suoi cari qui a scuola, un posto nella squadra di Quiddich, un fidanzato tra i più rinomati e aveva saputo sciogliere il cuore del professore più gelido di Hogwarts. Sospirai. Scoprii per caso che Piton veniva a leggere qui: ero scappata dall’ennesima predica di Hermione, quando notai il professore concentrato nella lettura. La settimana dopo tornai, per vedere se era una cosa abituale, e scoprii che, oltre quel giorno, anche il venerdì era dedito alla lettura. Alla fine, presi l’abitudine di venire ogni giovedì e venerdì. Rimanevo per mezzora a fissare il professore, che saltava anche la cena. Solo due volte anche io non mi presentai. Il resto dei giorni me ne andavo qualche minuto prima delle 19.30, ora in cui di solito, Anna e Hermione si recavano a cena assieme agli altri Grifondoro. Già…Grifondoro. Se magari fossi stata di Serpeverde, avrei ottenuto un po’ più di considerazione. Sospirai ancora. Cercai di avvicinarmi, ma feci un passo falso e pestai un ramo che si spezzò, facendo rumore. Piton si girò di scatto. “Chi c’è?” chiese, lasciando il libro e prendendo la bacchetta. Imprecai sotto voce e non mi mossi. Era la prima volta che mi succedeva! Il cuore mi batteva a mille. “Vieni fuori!” ordinò lui, avvicinandosi con la bacchetta puntata nella mia direzione. Io arretrai, cercando di non fare movimenti bruschi. Piton non accennava a metter giù la bacchetta così con uno scatto fulmineo iniziai a correre tra gli alberi, allontanandomi da lui. L’uomo, ancora sull’attenti, si guardò in giro. Poi tornò a sedersi, con la bacchetta in mano. Era troppo rischioso tornare li, così mi limitai a salutarlo con la mano da lontano, mandandogli anche un bacio. Poi, iniziai a correre verso il castello. Mi diressi subito verso la Sala Grande, dove le mie amiche mi aspettavano. “Pensavamo che non venissi…” disse Hermione, con in mano il bicchiere ricolmo di succo di zucca. Anna annuì. “Ho fatto un po’ tardi…” mi scusai. Loro mi guardarono e poi sorrisero. Avevo iniziato a cenare, quando Anna mi interruppe. “Sei passata in camera?” mi chiese Anna. “No…perché?” chiesi. “Prima avevi il bracciale con i teschi, ora è sparito…” osservò, indicando il braccio. Mi si bloccò il cibo in gola: non potevo averlo perso! Non quel bracciale! L’avevo comprato all’ultima uscita a Diagon Alley con Anna ed Hermione, ci tenevo molto. “Magari è caduto in Sala Comune…dopo lo cerco…” dissi. Anna annuì, così proseguimmo la cena. Io non dissi parola e appena tutto fu sparecchiato, mi precipitai di sopra. Controllai ogni centimetro, chiesi a tutti, ma nessuno mi diede risposta positiva. Affranta andai in camera e lessi fino all’ora di andare a dormire. Mi addormentai piena di agitazione, non solo per il bracciale, ma anche per altro.
La mattina mi svegliai in orario, e scesi di ottimo umore, come ogni venerdì mattina, nonostante avessi dormito male. Dopo colazione, andammo nei sotterranei per le due solite ore di Pozioni con i Serpeverde. Piton non tardò ad arrivare, ma sembrava più arcigno del solito. “Prima di iniziare la lezione…” iniziò a dire, serio. “Devo mettervi al corrente di un fatto spiacevole che mi è capitato ieri sera…” continuò. Anna lo guardò dubbioso. “Mentre mi stavo dedicando alla lettura in riva al lago, qualcuno mi ha seguito…ed era uno studente…” proseguì. Mi si gelò il sangue. Un bisbiglio generale si levò da tutti gli studenti presenti. “Ho trovato questo ieri sera” disse poi, tirando fuori e mostrando a tutti qualcosa. “Ma quello è…” iniziò a dire Anna. “…il mio bracciale” dissi con le lacrime agli occhi. Ecco dov’era!! Ed ecco spiegato il mio brutto presentimento. “È chiaro che questo appartiene al colpevole…ebbene, se il proprietario è tra voi, sappia che se non si farà avanti entro stasera brucerò il suo tanto amato bracciale…” concluse. Il bisbiglio cessò, appena Piton batté l’oggetto incriminato sulla cattedra. Anna ed Hermione mi guardarono interrogative, così presi un foglio e scrissi tutto, poi lo passai. Entrambe mi scrissero che avevano un sospetto su dove andassi, ed Hermione mi disse di andare a scusarmi con il professore. Io scossi la testa. Non volevo essere odiata più di quanto lo ero già. Le ore passarono, così come anche Cura delle Creature Magiche, Incantesimi e Trasfigurazione. Arrivò sera che pensavo ancora al braccialetto, sciolto e irriconoscibile sulla scrivania di Piton. Sospirai e dopo cena mi diressi nel punto di ieri sera. Non pensavo che Piton si sarebbe presentato, ma puntualmente alle 21.05, lui si sedette sotto l’albero, con la bacchetta che illuminava le pagine. Rimasi incantata ad osservarlo. All’improvviso, si girò di scatto e lanciò un incantesimo nella mia direzione. Mi sfiorò la spalla. Spaventata, non mi mossi, così lui mi raggiunse, pronto a scagliare un altro incantesimo. “Sono io! Non mi faccia nulla!” esclamai, con le mani davanti al viso. “Signorina Wyspet?! Che diavolo ci fa in giro a quest’ora?” mi chiese. Io arrossii. “Immagino l’ennesimo appuntamento con qualche ragazzo…” commentò acido. Scossi la testa. Lui aggrottò la fronte. Rimasi in silenzio per qualche minuto. “Il…braccialetto…è mio…” confessai. Piton mi guardò con superiorità. “Torni al castello se non vuole che chiami la professoressa McGranitt e la faccia mettere in punizione…” mi liquidò. Io abbassai lo sguardo, rassegnata a dover tornare in camera. “Ah, dimenticavo…20 punti in meno a Grifondoro per essere uscita dopo il coprifuoco e aver infastidito un’insegnante…” commentò ancora, camminando verso l’albero. “Io…non volevo infastidirla!” risposi. “Ah no signorina Wyspet? Allora come mai se ne stava nascosta tra i cespugli?” mi chiese, con sguardo duro. “Bhe…volevo solo…io…non avevo intenzione di disturbarla…volevo solo osservarla…” mi lasciai sfuggire. Piton mi guardò dubbioso. “Volevo osservare il lago!” mi corressi, imbarazzata. Piton sbuffò e tornò a sedersi. Io lo seguii. “Allora è un vizio signorina Wyspet!” rimbeccò, vedendomi apparirgli vicino. “Io…mi chiedevo se...ecco...potessi riavere il mio braccialetto...” chiesi. Piton scosse la testa. “Non lo avrà già bruciato? Mi dica di no per favore! Era una cosa speciale tra me, Anna ed Hermione!” lo pregai. “Ora torni in dormitorio! Anche se domani non ci sono lezioni non è permesso gironzolare per la scuola a quest’ora!” rimbeccò, severo. Io mi arresi. Altro che 20 punti in meno a Grifondoro! Erano 20 punti in meno per Giulia Wyspet. “Non siamo a lezione…e pure è di parte lo stesso…” osservai, triste. Lui alzò la testa verso di me dubbioso. “Se fossi stata Pansy oppure Millicent mi avrebbe ridato il bracciale senza storie…” continuai. Lui si alzò. “Io non faccio preferenze!” disse irritato. Io abbassai lo sguardo, con un falso sorriso sulle labbra. “Ah…allora sono proprio io che non le vado giù…bene…” conclusi. “Signorina Wyspet, non so per quale motivo lei sia qui, ma se ha qualcosa da dirmi me lo dica!” ringhiò seccato. “Nulla…ecco io…vorrei solo essere come Anna, ma questo non è possibile ovviamente…” dissi ancora più abbattuta. “Cosa centra la signorina Haliwell ora?” chiese Piton, che aveva perso il nesso delle cose. “Lei…lei ha tutto….mentre io…non riesco nemmeno ad avere un po’ di stima…da nessuno…nemmeno dai professori…” spiegai, passandomi una mano sugli occhi, oramai lucidi. “Mi dispiace per la scarsa autostima, ma non sono il suo psicologo…” commentò freddo. Io annuii. “Ha ragione…che stupida…lei è lo psicologo solo di Anna…” rimbeccai arrabbiata. “Torni al castello!” mi ordinò. Io scossi la testa. “Osa contraddire un suo insegnante?!” ribattè, pronto ad un’altra mia risposta da alunna impertinente. Strinsi i pugni e mi feci coraggio. “Posso…posso solo rimanere qui con lei?” chiesi. Lui sospirò esasperato. “La prego! Non parlerò, non mi muoverò, non respirerò nemmeno!” lo pregai. Piton mi guardò stupito. Io risposi con uno sguardo di speranza. “Non dica sciocchezze signorina Wyspet!” esclamò lui. Io continuai a guardarlo speranzosa. “Se è uno scherzo non mi diverte affatto! Chi c’è dietro a tutto, Potter per caso?” chiese lui. Io scossi la testa. Piton sbuffò e tornò a sedersi, così lo seguii e mi sedetti accanto a lui. Mi guardò storto, poi ricominciò a leggere. Io facevo finta di osservare il lago, ma in realtà guardavo verso di lui. Lessi il titolo del libro: era un horror, il classico sui vampiri. Poi guardai lui: sotto la luce della luna sembrava ancora più pallido, a far concorrenza perfino ad un fantasma. Aveva una camicia nera leggera sotto al mantello, con tutti i bottoni chiusi. Pantaloni stretti e neri. La bacchetta a terra, che non stava ferma, facendo dondolare la luce. Presi la mia bacchetta. “Lumos!” esclamai. Appena si accese la luce, la sporsi sul libro, in modo che Piton vedesse bene. Mi avvicinai e iniziai a leggere anche io qualche riga, in modo da tenere la bacchetta in una posizione utile. Rimasi a fargli da lampada per un’ora buona, in cui lui mi ignorò completamente. A me però non importava: ero finalmente riuscita a sfruttare un’occasione in cui ero da sola con lui! Non mi interessava cosa dicessero gli altri di lui: per me, Severus Piton era un uomo intelligente, fascinoso, dai mille segreti. Lo avevo capito subito, da quando entrando nella Sala Grande quattro anni prima, lo avevo guardato con occhi meravigliati. Allora ero ancora una bambina, però quell’uomo mi trasmetteva una strana scarica emotiva che non era nemmeno attribuibile al fatto degli ormoni che iniziavano ad impazzire. Il mio braccio indolenzito mi riportò alla realtà. “Può abbassare la bacchetta…la luce tremolante mi sta deconcentrando…” disse Piton. Io sorrisi e ripresi sensibilità al braccio, poi lo riportai nella posizione di prima. Ero vicina a lui più di quanto non lo fossi mai stata. Se avessi voluto avrei potuto dargli un bacio, ma non era il fatto del volere o no, e nemmeno che lui fosse un mio professore: l’unica cosa che mi impediva di farlo era la timidezza. Se mi avessero sentito Hermione e Anna, avrebbero riso. Io timida? Loro lo sapevano che l’unico uomo in grado di farmi perdere ogni mia sicurezza era Piton. Rimasi li, per non so quanto, con i nostri visi quasi attaccati. Quando però alzammo gli occhi, una luna piena splendeva nel cielo stellato, riflessa nel lago dalla superficie liscia e nera come la pece. Piton chiuse il libro e prese la bacchetta. “Cavolo! È già mezzanotte e mezza!” esclamai, guardando l’orologio. “Le ricordo che è in presenza di un suo insegnante…” commentò. Io tossii. “Acciderbolina, è già mezzanotte e mezza!” mi corressi. La mia battuta non diede i risultati sperati. “Io non mi assumo la responsabilità se la professoressa McGranitt la dovesse sorprendere a rientrare a quest’ora…” disse, alzandosi. Io lo guardai mentre si sistemava il mantello. Aveva iniziato a far freddo. “Mi inventerò qualcosa…e poi, mica abbiamo fatto qualcosa di illecito!” esclamai divertita. Lui sbuffò. “Si muove oppure vuole che la lasci qui?” chiese Piton. “Rimaniamo ancora un po’…guardi che stelle ci sono stasera…” commentai, cercando di dissuaderlo. Lui sbuffò ed iniziò ad avviarsi verso il castello. “Non mi lasci qui da sola al buio!” squittii, alzandomi e correndo per raggiungerlo. “Non pensavo che leggesse libri di quel genere…” commentai, camminandogli a fianco. Piton alzò la testa al cielo. “Mi chiedevo come avesse fatto a star zitta fino ad ora…” osservò lui. Io feci un mezzo sorriso. Camminammo assieme fino all’entrata, poi anche per i corridoi. Lui era teso, si guardava in giro nervoso. Io invece avevo un sorriso stampato in faccia. Arrivati ai sotterranei ci dovemmo separare. Li si che mi pentii di non essere una Serpeverde! “Grazie per la bella serata…” lo ringraziai, sfoderando un sorriso a trecentosessantacinque denti. “Lo sa signorina Wyspet che lei è una ragazza molto strana?” rispose Piton. “No…sono solo una ragazza…” lo corressi. Lui si girò, pronto per scendere gli scalini. D’impulso lo presi per il mantello e tirai timidamente. Piton si girò stupito. “Io…volevo chiederle se…se la prossima volta che andrà a leggere…se può chiamarmi…così…leggeremo assieme…” chiesi. Rimase a fissarmi per qualche minuto. “Torni su…si è fatto anche troppo tardi. Uno studente non dovrebbe aggirarsi per i corridoi a quest’ora!” mi ordinò. Io sospirai. Stavo per girare i tacchi e avviarmi, quando d’impulso mi avvicinai a Piton. “Buonanotte professor Piton…” gli dissi, poi mi levai in punta di piedi e gli diedi un bacio sulla guancia. Mi girai e corsi via, per evitare delle conseguenze, come una Maledizione Senza Perdono. Arrivai in dormitorio con il fiatone, prendendomi anche un rimprovero dalla Signora Grassa. Pestai quasi il rospo di Neville e scivolai per le scale del dormitorio. Avevo la bacchetta che mi faceva luce. Aprii la porta e andai a sbattere contro il baule infondo al letto di Hermione. Quest’ultima, dormiva tranquilla usando Grattastinchi come peluche, mentre nel letto in mezzo, anche Anna dormiva beatamente. Mi cambiai e mi infilai a letto, ripensando al coraggio che avevo avuto, e che probabilmente non avrei più usato. Mi addormentai con il morale alle stelle e il sorriso sulle labbra.
  
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