Piccola quanto doverosa premessa; io non sopporto Mary
Ginny Sue, solitamente.
Tuttavia oggi ho ricevuto involontariamente uno spunto per
una breve one – shot, protagonista della quale è proprio Ginevra Weasley. Spero
possa piacere, quello che è certo è che io mi sono divertita a scriverla.
Buona lettura!
Categoria: Harry Potter
Titolo: Close Your Eyes and I’ll Close Mine
Autrice: Juliet
Personaggi&Pairings: Ginevra Weasley, Ron Weasley, Hermione Granger
Rating: Arancione (per stare sicuri)
Avvertimenti: One - Shot
Close Your Eyes And
I’ll Close Mine
Hermione singhiozzava fra le braccia di Ron.
Il ragazzo la teneva stretta al suo petto, una
mano fra quei riccioli castani le accarezzava dolcemente il capo. Poteva vedere
solo gli occhi del fratello, asciutti ma persi nell’aria calda e polverosa di
quella stanzetta arredata solamente da qualche armadio tarmato e un divano
quasi completamente sfondato. La perdita della casa di Sirius Black quale
Quartier Generale dell’Ordine della Fenice aveva inflitto un brutto colpo al
fattore organizzazione.
Ginevra Weasley si tolse il mantello pesante e
lo gettò sul bracciolo di una poltrona seminascosta nell’oscurità di un angolo
e si voltò in fretta verso il fratello.
“Che cosa è successo, Ron?” domandò, mordendosi
dolcemente il labbro inferiore in un gesto involontario.
Una ciocca rosso scuro le ricadde sul viso e
lei la spostò subito dietro un’orecchia con le dita. Il fratello non le rispose
ma la ragazza vide distintamente Hermione aggrapparsi con più forza al maglione
di Ron, continuando a nascondere il viso fra le pieghe dell’indumento.
“Ron!” insistette Ginevra, facendo un altro
passo verso di lui e stringendo una mano nell’altra con forza, quasi stesse
cercando di scaldarle a vicenda. Il fuoco nel caminetto era morto da diverse
ora, giudicando dalla cenere scura e dal gelo che regnava indisturbato
nell’ambiente. La porta si aprì nuovamente alle spalle della ragazza e la
signora Weasley si precipitò all’interno, individuò la figlia minore e le gettò
le braccia al collo scoppiando in un pianto disperato.
“Oh, Ginny, per fortuna che stai bene! Se ti
fosse successo… Arthur e Charlie avevano detto, giurato… ma stai bene, vero?
Hai le mani ghiacciate, oh, povera la mia bambina!”
Le affannose parole che la donna pronunciava
tra le lacrime sembravano rimbombare in quella stanza, nonostante le sue
piccolissime dimensioni. Ginevra si lasciò stringere dalla madre, passandole la
mano sulla schiena in una carezza che voleva provare a calmarla. Avvertì dei
passi e una mano tiepida che le si posava sulla spalla destra. I singhiozzi di
Hermione risuonavano ora più nitidi e disperati di prima.
“Mamma, lasciala. Lei non sa ancora… nulla”
disse la voce di Ron, bassa, leggermente più roca del normale ma nonostante
tutto ferma. Ginevra si liberò della stretta della madre con tutta la dolcezza
a cui poté fare appello in quel momento e diresse lo sguardo al viso di Ron.
Pallido, gli occhi cerchiati, la bocca serrata in una leggera smorfia, ma pur
sempre Ron.
“Cosa è successo?” Ginevra si rese conto di
utilizzare sempre le stesse parole di prima, solo che ora suonavano più
stridule e ansiose alle sue stesse orecchie. Gettò uno sguardo alla madre che
era andata a sedersi accanto ad Hermione e le teneva un braccio sulle spalle
mentre le sussurrava qualcosa all’orecchio. Le lacrime continuavano a scorrere
anche lungo le guance della madre.
“I DeathEaters si sono Materializzati
stamattina a Godric’ s Hollow. Sembra che qualcuno li avesse avvertiti che era
lì che… che Harry sarebbe andato” iniziò Ron, parlando lentamente come
soppesasse le parole prima di esprimerle ad alta voce. “Hanno controllato dove
sorgeva la casa dei Potter e …”
Ginny scosse la testa, facendo sì che la voce
di Ron si spegnesse. “Harry avrebbe dovuto andarci ieri mattina, a Godric’s
Hollow. Ron, me l’aveva detto lui stesso!” protestò, senza smettere di scuotere
la testa. I lunghi capelli rossi iniziavano a ricaderle sul collo e ai lati del
viso, mano a mano che lo chignon in cui li aveva raccolti in fretta prima di
uscire da casa quella mattina si scioglieva, disegnando linee di colore sul suo
abito nero.
Ron abbassò impercettibilmente il capo. “C’è
stato un cambio di piano all’ultimo secondo” confessò in poco più di un
sussurro. “Sembrava che tutto fosse stato deciso per garantirgli un’assoluta
sicurezza ma poi Malocchio si è Materializzato alla Tana ieri notte e ha detto
che Lupin aveva riscontrato movimenti sospetti intorno alla cittadina e quindi…
avrebbe dovuto controllare prima”.
Dal tono piatto e cantilenante in cui si esprimeva,
Ginevra si rese conto subito che il fratello si era preparato mentalmente
questo discorsetto in precedenza. Con un sospiro, aprì la bocca per parlare,
rendendosi solo a quel punto conto che sia la madre che Hermione avevano smesso
di piangere e che entrambe li guardavano. Aspettavano la sua reazione alle
parole di Ron.
Ginevra si irrigidì. “Hanno trovato dei
DeathEat… qualcuno in particolare là?”
Ron scosse il capo. Tutti i suoi movimenti
sembravano propri di un personaggio dei sogni, lontano dalla realtà, ovattato e
vibrante come in un ricordo brumoso. Ginevra moriva dalla voglia di scuoterlo,
di farlo continuare a parlare affinché le raccontasse tutto quello che era
successo una volta per tutte.
“Non hanno catturato nessuno? Non hanno nemmeno
duellato con nessuno? Qualcuno è rimasto ferito?” lo bombardò di domande la
sorella, fissando con determinazione i suoi occhi che guardavano qualche
centimetro al di sopra della sua testa. “Guardami, maledizione!” sbottò furente
per la sua esitazione innaturale.
Ron scosse la testa per l’ennesima volta. “No,
Ginny loro… no. Nessuno…” bruscamente, voltò la testa vero il lato opposto
della stanza. I suoi occhi si fermarono sulla figura fragile della moglie,
accasciata sul divano, gli occhi arrossati dal pianto. “Sarebbe meglio se tu
andassi dai tuoi per un po’ di tempo, ora…”
Ginevra allungò un braccio e afferrò il
fratello per il gomito, girandolo nuovamente verso di sé. Lacrime di agitazione
e rabbia luccicavano nei suoi occhi. “Dimmi che diavolo è successo, Ron!
Dimmelo tu, ora, oppure dovrò farlo Hermione, o mamma, ma qualcuno lo farà
entro un minuto! Sono stanca di essere giudicata troppo piccola, innocente,
immatura per sapere le cose! Esigo che tu risponda ora alla mia domanda, Ron,
una volta per tutte”. Continuò a fissarlo decisa, il petto che si alzava e
abbassava velocemente.
La signora Weasley ed Hermione trattennero
bruscamente il fiato nello stesso istante quando Ron si decise a ricominciare a
parlare, dopo aver lanciato un’altra breve occhiata ad Hermione e al suo ventre
ingrossato. Lei non aveva nemmeno dato segno di aver udito la frase che lui le
aveva rivolto solo pochi attimi prima.
“Sì, qualcuno hanno preso. La Parkinson, del
mio stesso anno, di Slytherin. La hanno obbligata a rivelare dove si trovavano
tutti i suoi compagni all’interno di Godric’s Holllow. Lei li ha mandati al
cimitero. Harry era con loro”.
Ginevra tremava; tuttavia strinse i pugni e si
costrinse a rimanere in silenzio e lasciare che le parole del fratello le
rivelassero che esito aveva avuto la faccenda. Che cosa era accaduto. Chi era
morto, perché ne era sicura, qualcuno era stato ucciso. La domanda era chi.
La domanda era quanti.
“Al cimitero non c’era nessuno. In tre erano
rimasti con la Parkinson e in tre sono stati trovati morti quando gli altri
sono tornati indietro.” Fece una breve pausa, mentre i singhiozzi di Hermione
risuonavano nuovamente all’interno della stanza. Più soffocati di prima ma non
meno pieni di dolore. “La Parkinson era stata aiutata da qualcuno, probabilmente.
Non è mai stata abbastanza sveglia da poter… insomma, era gente dell’Ordine. E
a quel punto si sono accorti che Neville non c’era più. Lo hanno cercato e lo
hanno sentito urlare. Sono corsi nella sua direzione”.
Ginevra strinse le labbra con forza, costringendosi
a rimanere ritta in piedi in quella stanza che sembrava muoversi troppo per i
suoi gusti.
“E loro erano là…”
Ginevra abbassò la testa, gli occhi fissi sul
pavimento di pietra consunta. “Quanti morti?” soffiò rivolta ai suoi piedi.
Ron le si avvicinò e la abbracciò, nonostante
lei fosse rimasta rigida nella posizione in cui si trovava. Notò che il
fratello aveva le mani congelate come le sue.
Molti…
“Molti” confermò lui. Un respiro profondo.
“Anche Harry”.
Il silenzio nella stanza sembrava finto, irreale,
impalpabile. Ron si scostò dalla sorella minore. Ginevra non alzò nemmeno lo
sguardo, quando parlò.
“Neville?”
La voce roca.
Ron rispose dopo un attimo di esitazione. Non
si aspettava di certo questo, e lei poteva capirlo benissimo. Ma aveva bisogno
di saperlo.
“Vivo. Anche se… ma vivo”.
Fortunatamente, non si azzardò a chiederle come
si sentiva. Fece quello che sapeva di dover fare ora. Si diresse verso la porta
di ingresso e la spalancò. Uscì nella neve senza il suo mantello, dimenticato
su una poltrona logora. Sembrava che lo avesse lanciato là così tanto tempo
prima. Solo pochi minuti.
Asciugò una lacrima che le rigava una guancia,
mentre ascoltava la dolce voce di Hermione che diceva a Ron che ci avrebbe
pensato lei. Sapeva che lo avrebbe fatto.
Come la conosceva…
Corse verso gli alberi non appena la sentì
avvicinarsi troppo. Correva e non poteva impedirsi di piangere, suo malgrado.
Ma non poteva fermarsi, non ora.
Poi lo vide.
Aveva calcolato che Ron sarebbe stato troppo
distrutto per ragionare a sangue freddo. Per ragionare, semplicemente. Aveva
visto bene.
“Era necessario” le disse solamente, prima di
spostarsi dietro un tronco. Hermione si avvicinava. “Ora porta al termine il
tuo compito. Sei stata una Parkinson molto convincente. L’Oscuro Signore
manterrà la sua parola”.
Ginevra deglutì a vuoto.
“Lascerà stare il resto della mia famiglia? Tu,
anche tu lo farai?” sussurrò al vento gelido. I suoi capelli iniziavano a
riempirsi di fiocchi di neve.
“Era il nostro patto…” sussurrò il vento.
Draco era sparito. Ginevra si voltò verso il
punto dal quale sentiva Hermione avvicinarsi. Estrasse la bacchetta da una
tasca dell’abito e respirò a fondo.
***
Ecco
qua!
Vi è piaciuta? Non vi
è piaciuta? Tutte le recensioni motivate sono ben accette!^^
Grazie per essere
arrivati alla fine di questa breve one –shot.
A presto,
Juliet