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Autore: Trigger    04/04/2012    15 recensioni
Agnese era una persona equilibrata, più o meno come i piatti di una stessa bilancia aventi come pesi un elefante a destra e un canarino a sinistra, paziente come la sua prima babysitter durante quel periodo del mese – perchè la nonna le diceva sempre anche quello: non dire mai la parola ‘mestruazioni’ quando sei in compagnia, Nenè! Non è educato, Nenè. - , simpatica tanto quanto il cane di sua zia che le faceva pipì sulle scarpe ogni volta che la vedeva e dolce come una tazzina di caffé senza zucchero.
Non si può dire però, che non fosse una ragazza da sposare, a detta di sua madre, che non vedeva l’ora di levarsela dai piedi e propinarla ad un uomo più giovane in grado di accoglierla nella sua casa e sopportarla per il resto della sua vita.
Questa è la storia che narra le gesta di una bambina e del suo dinosauro; di un’adolescente e del suo fidanzato quattr’occhi; di una giovane donna, di sua madre e di sua nonna.
Questa, questa è la storia di Nenè.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Alle mie due bestie, Giulia e Sonia,
che tirano fuori il meglio del peggio che c'è in me;
grazie.







Nenè
 - Introduzione -



 

Delle urla ruppero il silenzio della notte in cui la casa di Agnese era sprofondata da qualche ora. Urla di terrore che imploravano aiuto, puntuali come un orologio svizzero. Anche se, in realtà, Agnese non conosceva la differenza esistente tra gli orologi svizzeri e quelli italiani.
 
Ma se ve lo steste chiedendo: no, nessuno stava per morire preda di atroci torture. Non è il tipo di storia che vi voglio raccontare.
 
Era solo la voce agghiacciante dell’inquilina dell’appartamento che si trovava al piano superiore: una trentenne zitella senza lavoro che viveva ancora con i genitori e che, ogni singola notte da quando Agnese aveva comprato quella casa, urlava vittima - non ci è dato sapere di che tipo - di incubi alle due del mattino.
A volte Agnese si svegliava pensando che stesse semplicemente riscaldando la voce per poi intonare secondo  lei – rovinare, secondo Agnese - una delle sue arie preferite.
 
Quella sera però, Agnese non si era svegliata.
Agnese era letteralmente balzata a sedere sul letto.
Il suo problema era che non si era ancora addormentata, troppo concentrata a stringere tra le braccia il peluche a forma di dinosauro che aveva rubato dalla camera di suo fratello quando era ancora una bambina. La causa di tale insonnia era quel film horror che la televisione aveva deciso di trasmettere proprio l’unica sera in cui Agnese era rimasta a casa e la luce aveva deciso di abbandonarla.
Ma era una giovane donna impavida, Agnese, tanto da non aver voluto cambiare canale. Voleva dimostrare a Dino – il dinosauro morto soffocato tra le sue braccia –, che la guardava con quegli occhi spalancati, di non aver paura.
 
Non aveva messo in conto però, quel bambino con i capelli rossi che doveva sicuramente essere il protagonista - perché sua nonna lo diceva sempre: i bambini con i capelli rossi sono figli del demonio, Nenè! Non ti ci avvicinare mai! – e che la guardava con occhi vitrei e cattivi.
Praticamente, Agnese sudava freddo già dal terzo minuto di riprese.
Al trentesimo poi, Dino aveva preso il suo posto e l’aveva protetta dalle grinfie del 26 pollici davanti al divano verde.
Un cavaliere d’altri tempi, insomma.
Agnese, in questo modo, vide solo i titoli di coda, comunque abbastanza spaventosi da toglierle il sonno.
 
Ed ecco la storia di Agnese e del film di paura. Certamente breve, ma intensa come un pugno in pieno stomaco. Agnese infatti, non era poi così impavida come voleva dimostrare, ma aveva molte altre qualità. Era una persona equilibrata, più o meno come i piatti di una stessa bilancia aventi come pesi un elefante a destra e un canarino a sinistra, paziente come la sua prima babysitter durante quel periodo del mese – perchè la nonna le diceva sempre anche quello: non dire mai la parola ‘mestruazioni’ quando sei in compagnia, Nenè! Non è educato, Nenè. - , simpatica tanto quanto il cane di sua zia che le faceva pipì sulle scarpe ogni volta che la vedeva e dolce come una tazzina di caffé senza zucchero.
 
Non si può dire però, che non fosse una ragazza da sposare, a detta di sua madre, che non vedeva l’ora di levarsela dai piedi e propinarla ad un uomo più giovane in grado di accoglierla nella sua casa e sopportarla per il resto della sua vita.
 
Una donna adorabile, sua mamma. Più o meno come sua nonna.
 
In realtà, Agnese un fidanzato ce l’aveva già, nonostante sua mamma non lo prendesse poi così in considerazione. Si chiamava Michele, aveva due occhi… no, in realtà non era possibile definire il colore dei suoi occhi a causa delle lenti spesse come fondi di bottiglia, però era accertato che ce li avesse, due occhi. Michele infatti, era leggermente miope, ma Agnese lo trovava quasi adorabile con quegli occhialoni neri.
Facevano coppia fissa da quando avevano più o meno cinque anni e frequentavano l’ultimo anno d’asilo. Agnese un giorno gli aveva regalato un pezzo di stoffa per pulire quegli occhiali che portavano le sue impronte digitali sopra e da allora erano un po’ come uno scoglio e la sua cozza. Un paragone suggerito dalla nonna, ovviamente, che non smetteva mai di ricordarle quanto quel ragazzo fosse inutile per lei – Ma almeno, ti bacia mai quel Matteo? Michele, nonna. Quello che è Nenè, non fare la pignola.-
Ma ad Agnese riusciva bene quella parte, soprattutto quando non le andava di dare ragione alla nonna. Era solo un po’ timido, il suo Michele.
 
Agnese così, sessualmente frustrata già alla tenera età di ventidue anni, cercava conforto in Dino - certamente più virile del suo fidanzato -, nei telefilm e nel cioccolato.
 
Ma questa non è la storia che le farà trovare il principe azzurro, né una fabbrica di cioccolato dove poter lavorare e mangiare per il resto della sua vita.
Questa è la storia che narra le gesta di una bambina e del suo dinosauro; di un’adolescente e del suo fidanzato quattr’occhi; di una giovane donna, di sua madre e di sua nonna.  
 
Questa, questa è la storia di Nenè.


 

   
 
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