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Autore: MarchesaVanzetta    04/04/2012    0 recensioni
Pasqua: tempo di cibo, abbuffate e parenti.
Paradisiaco per alcuni, disgustoso per altri.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava disegnando con la punta della forchetta distorte figure umane nella patina biancastra che aveva lasciato il capretto nel suo piatto candido quando il grasso con cui stava giocando si ammassò su un rebbio e dovette pulirlo con attenzione nel lembo del tovagliolo di carta. Facendolo alzò appena gli occhi dal piatto, vedendo i suoi genitori mangiare selvaggiamente il capretto, strappando la carne coi denti e quasi lanciando le ossa nel piatto in centro al tavolo, solo il rumore delle fauci a stemprare l’atmosfera. Cercò di distogliere lo sguardo ma gli occhi le caddero sull’arrosto dilaniato, il pane abbondante che copriva la tavola, i resti del primo –una ciotola con dentro la pasta ormai fredda, incollata sulle posate di servizio- e sulle ciotoline che avevo contenuto l’aperitivo. Quando vide l’enorme pirofila bianca piena di carote al burro sentì l’impellente bisogno di uscire da quella stanza piena di odore di cibo, magari trovando riparo nel fresco del bagno.
Fuggì quindi al piano di sopra, salendo le scale di corsa e con una sensazione alla gola orribile, come se qualcuno la stesse strangolando con del vomito. Arrivata si gettò ginocchioni di fronte alla tazza del bagno e con un sospiro di sollievo poggiò la fronte sulla ceramica fredda, inalando solo profumo di freddo e detersivo ben lavato.
Stette in quella posizione diversi minuti, finché non sentì la porta aprirsi: come un animale ferito si accoccolò su se stessa, rintanandosi in un angolo del bagno e alzando solo a quel momento lo sguardo sul parente che aveva osato disturbarla nel suo antro di ghiaccio.
“Tutto bene?” chiese falsamente premurosa sua sorella, appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta.
“Nausea” le rispose laconica, sperando che bastasse a farla andare via.
“Hai mangiato qualcosa di strano? Qualche tuo compagno di classe era malato? Sei incinta?” le domandò a raffica.
“Non tutto ha una spiegazione logica, sai Vale? Semplicemente mi fate schifo, tutti. Volevo andarmene per non vomitarvi addosso” ribatté acida, incassando ancora di più la testa nelle spalle e spalmandosi sul muro gelido di piastrelle.
Valeria se ne andò, voltandole le spalle e ticchettando veloce sulle scale. Vide solo un guizzo del suo braccio e si ritrovò davanti una cicca bianca, rettangolare e dura.
Sorrise a quel freddo pensiero, mise due dita in bocca e vomitò.
  
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