Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Miss Kon    05/04/2012    2 recensioni
Kakuzu canticchiava sempre una canzoncina. A dire il vero la intonava quasi ed esclusivamente quando era sovvrappensiero e dopo poche parole puntualmente si zittiva.
Hidan non gli prestava mai attenzione ma una volta, a suo tempo, gli aveva chiesto che razza di canzone era e Kakuzu aveva risposto dicendo che era solo una vecchia nennia che oltretutto detestava.
[Lavoro dedicato a Kakuzu, si potrebbee persino considerare un requiem. Troverete una leggera KakuzuxOC, ma l'OC è a malapena accennato, è solo una presenza praticamente evanescente]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakuzu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Perché sono arrivata a scrivere questa specie di piccolo requiem?
Perché oggi sono un po’ malinconica, lo ammetto, anche a causa della pioggia e del tempo uggioso. Ed ovviamente perché adoro Kakuzu. È un personaggio che mi piace e credo che abbia un perché di esistere.
Sull’ultima guida di Naruto ho letto quel poco che Kishimoto dice del suo passato (ricordiamo che è divenuto un criminale dopo che il suo villaggio lo aveva imprigionato come traditore, solo perché non era riuscito a battere ed assassinare il primo Hokage)e da lì mi è partita l’idea di fare questa piccola one-shot malinconica.
La persona di cui parla Kakuzu è una OC, appena accennata di cui non si sa né nome né la fisionomia.
Ultimamente uso spesso OC (vaghi) in questa maniera, soprattutto per scrivere storie tristi. Credo che un giorno o l’altro si lamenteranno, ma fino ad allora credo continuerò a sfruttarli! XD
Ora vi lascio alla lettura, spero apprezzerete!





Kakuzo canticchiava sempre una canzoncina.



Kakuzu canticchiava sempre una canzoncina. A dire il vero la intonava quasi ed esclusivamente quando era sovrappensiero e dopo poche parole puntualmente si zittiva.
Hidan non gli prestava mai attenzione ma una volta, a suo tempo, gli aveva chiesto che razza di canzone era e Kakuzu aveva risposto dicendo che era solo una vecchia nenia che oltretutto detestava.
Dopo di allora i due, di quella canzoncina, non ne avevano più parlato.
Ma ogni volta che iniziavano un viaggio e Kakuzu attaccava a cantare quella canzoncina che affondava le sue radici in un passato lontano.
Un passato che profumava di guerra, di sangue ed anche di donna.

Un passato forse troppo distante.

Kakuzu ricordava che c'era un tempo era stato anche umano. Una persona come tante: con due occhi, una bocca, un naso, due orecchie, due braccia, due gambe e un cuore.
Un solo cuore.
Era stato anche lui un ninja tra i tanti e da quel che ricordava -ma qui ammetteva lui stesso che i ricordi si facevano sfocati, quasi fossero disegni su una pergamena lasciata fuori preda della pioggia- il suo unico cuore aveva preso il vizio di battere più forte per una giovane.
Non ricordava neppure il suo nome, era passato troppo tempo, e talvolta alcuni tratti del suo volto gli risultavano sfocati.
Si diceva che ciò accadeva perchè quella donna non era che di minima importanza, se non meno, per lui eppure si ostinava spesso, quando tornava a pensarla, a cercare di ricordare con precisione la linea del suo naso, la forma degli occhi e il loro colore.
A ogni anno che passava il volto di quella donna si faceva sempre più sfocato e i suoi tratti si scioglievano, divenendo come una massa indefinita di inchiostro di pessima qualità. Ed ogni anno che passava lui la pensava sempre meno.
Eppure nonostante la quantità enorme di anni che erano già trascorsi lui continuava a mantenere ferma in testa quella sua immagine.
Sbiadita e scolorita, certo; ma restava sempre.
Karin, Kirin, Kirara, Kanna, Kagura o forse Kiyone. No, non era nessuno di questi nomi il suo.
Ma era certo che cominciasse con la cappa, come il suo nome. Si ricordava che lei si divertiva a scribacchiare con un legnetto per terra e spesso tra i suoi tanti scarabocchi spiccavano due cappa poste una di fronte all'altra a specchio.
"Queste lettere sono come noi Kakuzu-san" diceva sempre, alcune volte sorridendo mitemente altre guardando tristemente per terra, "Cappa e Cappa, identiche ma poste a specchio. Piene di punti i comune e di punti in disaccordo. É per questo che formiamo una buona squadra"
Kakuzu non ricordava neppure una delle risposte che poteva avergli dato a quelle parole. Forse non le aveva mai detto nulla in replica.
Kikyo. No, non era neanche quello il suo nome.
Perchè si ostinava tanto a cercare di ricordare?
Non lo sapeva e questo talvolta lo irritava profondamente.
Forse era per questo che stava progressivamente pensando sempre meno a lei e a quel suo sciocco nome.
Ma quella canzone, a prescindere della sua irritazione restava e, con essa, quel ricordo indefinito che emergeva ogni volta.
"Sai Kakuzu-san? Non è importante vincere sempre. A volte è meglio semplicemente tornare a casa vivi" Anche questo lo diceva spesso e di questo ricordava che una sola volta aveva risposto.
"Non essere sciocca." le aveva detto "Se un ninja torna vivo e senza aver compiuto la sua missione vivrà per sempre nel disonore. Tanto vale morire".
Lei non aveva più parlato e aveva disegnato ancora una volta quelle due cappa messe una di fronte all'altra, a specchio.
Sembrava volergli chiedere di non morire.
Ma a morire per prima era stata lei.
Una piovosa giornata di Giugno aveva fatto da sfondo al suo dissanguarsi sotto gli occhi increduli dei compagni, tra le braccia di Kakuzu, la sua seconda cappa.
"Me ne vado" gli aveva detto sorridendo tra il sangue "Mi dispiace".
Ma Kakuzu non la stava ascoltando, dentro la testa rimbombava persistente quella canzone.
"ame. . . mae no hi mo ame de sono mae mo ame de
ai wa totsuzen ni
ore no mae de kowarete"
iniziava triste e piano, quasi fosse una preghiera stanca anche di essere recitata.
"rokugatsu no ame wa tada inochi gake" proseguiva con un canto che ricordava la pioggia che incessante ti cade addosso, quasi fosse presa dalla maniacale smania di lavare via tutto da te, lasciandoti pulito e vuoto.
"rokugatsu no ame wa tada inochi gake".
La canzone proseguiva ancora, ma ricordava che lei non la cantava mai oltre così lui non aveva mai imparto nulla di più che queste strofe.
E mentre tornavano a ripetersi nella sua mente lei si spegneva sotto la pioggia, come una candela nella stessa situazione.
Nel tempo quel ricordo si era sciolto, come l'immagine del volto di lei, come una pergamena lasciata nell'acqua, come una candela sul fuoco; ma ancora restava l'eco di quella canzone.

Kakuzu era solito canticchiare una canzoncina quando era sovrappensiero.
Era una vecchia nenia che odiava ma che non era mai riuscito a togliersi completamente dalla testa.






La canzone è tratta da “Memories in the rain” cantata da Ichigo e Rukia di Bleach, mi sembrava adatta per lo scopo e quindi l’ho usata.
La trduzione delle riche che ho trascritto è questa:

“Pioggia... pioveva anche in quel giorno e il giorno prima ancora
L'amore si è spezzato senza preavviso davanti a me
Ho giurato di non piangere dopo la pioggia di giugno
Posso solo diventare forte
La pioggia di giugno è vita o morte”
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Miss Kon