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Autore: j3nnif3r    05/04/2012    1 recensioni
Lo ammetto: la teoria per la quale Rinoa sarebbe Artemisia è affascinante e, se si fuma roba buona, verosimile. Ovviamente non la condivido, ma mi piacerebbe farlo. Credo che darebbe un senso alla trama, ecco. Così ho voluto scrivere qualcosa al riguardo. Perdonate eventuali discordanze con la teoria ufficiale, è solo un raccontino scritto per capriccio.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva le mani fredde. Da quanti anni non se ne accorgeva? Da quanto tempo non provava a scaldarsi?
Ricordava sempre meno, ogni giorno meno. Che anno era? Quanto era passato?
Ogni tanto si ritrovava persa nelle stanze del castello, senza sapere dove stava andando, cosa aveva pensato un attimo prima. Si chinava sul pavimento, toccava la polvere, immobile fissava le tracce delle dita.
Rimaneva ferma per delle ore, in un angolo, a terra. Cos'aveva da fare? C'era qualcosa da fare? Aveva mai avuto qualcosa da fare?
Confusa si rimetteva in piedi, scuoteva il vestito per liberarlo dalla polvere, riprendeva a camminare.
Guardando dalle finestre, rimaneva perplessa di fronte a quella desolazione. Cos'era successo? Poi ricordava. Per un po'. E tornava alla finestra. Le stesse domande, ogni giorno. A volte sapeva di averle già poste, di aver trovato le risposte, ma non riusciva a riportarle alla mente.
Quanti anni aveva, oggi?
Quanti anni aveva, quando Squall era morto?
Sapeva che qualcosa sarebbe successo. Un tempo, una ragazza aveva suggerito di scrivere tutto, per non dimenticare. Ottimo metodo. Ci aveva provato, ma non era facile ricordare di farlo. Le sue note erano sconclusionate, frammentarie.
L'unico vero ricordo, era lui.
Lui ormai così distante da sembrare falso.
Come poteva essere certa, in fondo, che fosse mai esistito? Come poteva sapere di essere stata davvero quella ragazza sorridente? Era così confusa, così persa, avrebbe potuto inventare pezze per colmare i vuoti nella sua testa.
Sapeva che lui aveva delle mani grandi e calde. Avvolgenti. Sapeva che non sorrideva spesso. Ricordava l'odore dei suoi capelli.
Erano certezze a cui si aggrappava. Ma non aveva altro.
Sapeva di amarlo, certo. Ma il perchè, il modo in cui ci si sente se si è innamorati, il suo viso... Erano tutte cose ormai svanite.
Non ricordava nemmeno come fosse il suo, di viso.
Quando pensava a questo, lo accarezzava con le mani per conoscerne i contorni.
Quando i suoi capelli erano diventati bianchi?
Un'altra cosa di cui era sicura, era che qualcosa fosse andato storto. Aveva sbagliato. Un errore. Sì, non c'erano dubbi. Ed era per colpa sua se fuori dalla finestra il mondo aveva preso i colori della morte. Non poteva sapere perchè, e questo la riempiva di terrore. Cos'aveva fatto? Impaurita, si rannicchiava a pensare.
Sarebbe stata punita.
Non poteva essere altrimenti. Le sembrava di saperlo. Era convinta di doverlo sapere.
E c'era qualcosa che aveva a che fare con dei semi. Forse, aveva pensato un giorno, era suo compito far rivivere tutto. Ma non aveva idea di come fare. Non aveva idea di nulla, e così finiva ancora in un angolo, le lacrime scorrevano sulle guance senza che se ne accorgesse.
Lui. Non essendole accanto, doveva essere morto. Era lei ad averlo ucciso? Sfogliava compulsivamente i suoi appunti, per controllare. Vi trovava scritte di colori diversi, pagine strappate, macchie.
"LUI ERA SQUALL" era scritto sull'ultima pagina.
Squall.
Un nome che aveva significato molto, per lei. Pronunciarlo ad alta voce, nel silenzio del castello, le metteva i brividi.
Ma non le diceva nulla.
"EDEA MI HA DATO I POTERI. SONO UNA STREGA."
Frammenti di ricordi affioravano. Quindi poteva recuperarli. Prese in fretta la piuma, scrisse "Posso recuperare i ricordi."
Doveva scrivere ogni cosa che riusciva a capire.
"AMO SQUALL, MA LUI E' MORTO. SE LUI E' MORTO, NULLA HA PIU' UN SIGNIFICATO."
Era lui, allora, la causa di quel caos dentro di lei? Avrebbe dovuto odiarlo.
"Perchè non lo odio?" scrisse sotto.

A volte camminava per giorni interi, finchè cadeva a terra esausta. Andava avanti e indietro, poi scoppiava in lacrime senza saperne la ragione. Si rendeva conto di star male, così male da preferire la morte, ma non ricordava come si fa a morire.
Come era morto, Squall?
Si era asciugata il viso, aveva stretto le labbra, concentrandosi. Doveva pur saperlo.
La verità era in lei.
Ma quella era una cosa che non riusciva mai a capire. Sforzandosi, aveva rivisto dei volti. Amici.
"C'era un tempo" scrisse "in cui avevo degli amici."
Andò alla prima pagina del suo quadernetto stracciato e sporco.
"C'era un tempo" lesse "in cui mi chiamavo Rinoa."
All'ultima pagina scrisse: "Rinoa era una strega, perchè Edea le aveva dato i poteri. Aveva degli amici e amava Squall. Poi Squall morì, e senza di lui nulla aveva più significato. Così..."
Cosa aveva fatto? C'era qualcosa su quello, nel quaderno?
"E' SOLO COLPA MIA!!!" spiccava, in rosso, su una pagina sgualcita. E poi, con una calligrafia più lineare: "Sono stata io a fare tutto questo."
Scrisse: "...così Rinoa rese il mondo un posto di morte."
Artemisia si fermò a rileggere la frase. Era stata lei, dunque.
Poteva essere perdonata?
"I semi mi uccideranno. Edea è la chiave di tutto."
Scrisse: "I semi la uccideranno, ma bisognerà che succeda qualcosa con Edea."
Non era certa di aver capito tutto. Per sentirsi più sicura, aggiunse "Rinoa sono io".
Squall aveva uno sguardo così preoccupato, quando la chiamava urlando. Era successo, qualche volta. Per un attimo aveva ricordato quello sguardo. Solo per un attimo.
Tornò a qualche pagina prima.
"AMO SQUALL, MA LUI E' MORTO. SE LUI E' MORTO, NULLA HA PIU' SIGNIFICATO. Perchè non lo odio?"
Scrisse "Perchè si occupava di me."
Forse poteva davvero ricostruire.
Che storia dannatamente romantica. La strega ama il suo cavaliere. Il cavaliere muore. La strega impazzisce e uccide tutti. Qualcuno uccide la strega.
Proprio carina.

Aveva freddo, ancora. Chiuse il quaderno, lo lasciò dove stava, riprese a camminare.
C'era qualcosa da fare, assolutamente.
Passando di fronte allo specchio, ebbe un fremito. Si voltò, vide il suo riflesso. Si avvicinò per toccarlo.
Qual'era il suo nome? L'aveva scordato di nuovo.
In basso, sul vetro, era incisa una parola. "Artemisia".
"Mi chiamo Artemisia" aveva detto al riflesso. Era sicura di non chiamarsi così, però.
Era sicura di aver perduto qualcosa.
Da quanto tempo nessuno la chiamava per nome?
Sentì dei rumori, lontano. Dei passi. Qualcuno che correva. Si voltò di scatto. Sul pavimento, accanto allo specchio, c'era un vecchio quaderno stinto. Lo prese.
"STANNO VENENDO PER UCCIDERTI!!" era scritto in rosso sulla prima pagina. Sotto si scorgeva appena un'altra scritta.
Le mani non ressero il quaderno, che cadde. Lo riprese lentamente, lo sfogliò in fretta.
All'ultima pagina, lesse: "Rinoa era una strega, perchè Edea le aveva dato i poteri. Aveva degli amici e amava Squall. Poi Squall morì, e senza di lui nulla aveva più significato. Così... Rinoa rese il mondo un posto di morte. I semi la uccideranno, ma bisognerà che succeda qualcosa con Edea. L'unico modo per salvarsi è la compressione temporale. Ho iniziato la compressione temporale, presto tutto andrà bene."
"Oh, è vero." disse. Posò il quadernetto, si guardò ancora allo specchio. "Presto andrà tutto bene."
   
 
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