Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Segui la storia  |      
Autore: Seripa    31/10/2006    3 recensioni
Dominare e alterare il proprio destino. Ecco cosa contraddistingue l’eroe dal semplice mortale… Ma è davvero giusto modificare l’immodificabile? È giusto cambiare l’immutabile? Dall’Egitto di 5.000 anni fa all’Egitto di oggi, uomini misteriosi cercano di nascondere un’antica verità mentre il vento, durante le terribili tempeste di sabbia, titubante, come una piccola farfalla appena uscita dal proprio bozzolo che ansiosa è in procinto di spiccare il suo primo volo, ammalia i visitatori pronunciando timidamente una sola e arcana parola: “Hauriel”…
Genere: Azione, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HAURIEL

Autrice: Seripa
Titolo Storia: Hauriel
Tipologia: Fan Fiction a capitoli
Personaggi Principali: Marik, Seto, Yugi
Personaggio Secondario: Judith
Ambientazione: A cavallo fra Yugioh e Yugioh GX - ritorno al passato dopo il regno di Atem - inizio Yugioh GX
Nota: Questa Fan Fiction è stata creata da "Seripa", senza alcuno scopo di lucro. I personaggi e le loro caratteristiche base sono di proprietà di © Kazuki Takahashi


HAURIEL

 

Dominare e alterare il proprio destino. Ecco cosa contraddistingue l’eroe dal semplice mortale… Ma è davvero giusto modificare l’immodificabile? È giusto cambiare l’immutabile? Dall’Egitto di 5.000 anni fa all’Egitto di oggi, uomini misteriosi cercano di nascondere un’antica verità mentre il vento, durante le terribili tempeste di sabbia, titubante, come una piccola farfalla appena uscita dal proprio bozzolo che ansiosa è in procinto di spiccare il suo primo volo, ammalia i visitatori pronunciando timidamente una sola e arcana parola: “Hauriel”…


1.

Città del Cairo, Egitto

Erano passati solo pochi giorni dalla conclusione del torneo di Battle City. Giorni in cui, Marik Ishtar, se ne stava solo a rimuginare sul suo compito di guardiano della tomba, sulle atrocità commesse dal suo spietato alter ego. Non riusciva ancora a credere di essere stato l’artefice della morte di suo padre, d’aver messo in pericolo la vita di sua sorella e di Odion, d’aver tradito il faraone venendo meno ai sacri doveri a lui assegnati da intere generazioni…

Alzò lo sguardo al cielo ricordando la prima volta in cui quel cielo meraviglioso si era rispecchiato nei suoi occhi. Quanto aveva amato quel cielo, quel senso di libertà… ma ora? Ora forse l’odiava. Si, odiava quel cielo e il suo sentirsi libero e svincolato da un peso troppo grande da sopportare. Si sentiva egoista ed egocentrico. Aveva passato l’infanzia vivendo nell’ombra della sua casa-tomba ma con la luce nel cuore e aveva finito col vivere con la luce del sole sopra la sua testa e le ombre nel suo cuore.

Abbassò la testa lasciando che una ciocca di capelli gli coprisse gli occhi. Avrebbe voluto piangere, sfogarsi, ma a cosa sarebbe servito? Solo il tempo, forse, avrebbe potuto cucire gli strappi dalla sua anima lacerata, solo il tempo, forse, gli avrebbe potuto ridare quella innocenza che oramai aveva perduto. Strinse i pugni con quanta più forza aveva morsicandosi il labbro inferiore e, senza quasi neanche accorgersi, cominciò a singhiozzare finchè non sentì una mano poggiarsi sulla spalla. Si voltò di scatto

“Sorella!” disse poi rivolgendosi alla donna appena arrivata

“Marik, devi smetterla di stare così male per le azioni passate. Ricorda che è stato il tuo alter ego, non tu!”

“No Ishizu! In parte è così ma in parte… in parte è stata anche colpa mia. Non devi dimenticare che sono stato io a crearlo. E’ stata la mia rabbia, il mio odio, il mio disprezzo nei confronti del faraone ad alimentarla. Come posso non sentirmi in colpa per tutto il male commesso?”

In quel momento Ishizu si sentì quasi incapace di capire il fratello. E come avrebbe potuto, infondo? Certo lei aveva assistito alla nascita di Yami Marik e aveva assistito al suo evolversi ma di certo, non avrebbe potuto comprendere lo stato d’animo del fratello…

“Allora è anche colpa mia. – disse poi quasi di scatto, per cercare di alleggerire almeno un po’ le colpe di Marik - Non ho fatto nulla per convincere nostro padre a non sottoporti al rito d’iniziazione pur sapendo che era un compito che odiavi e non ho impedito allo Yami Marik di impossessarsi delle due carte delle divinità egizie! Il punto non è di chi è la colpa. Il destino ha scelto te per condurre il faraone alla fine del suo viaggio e tu, nonostante tutto, sei riuscito a portare a termine il tuo compito di guardiano della tomba. L’importante è che lo spirito del puzzle ritorni nel suo luogo d’origine e se ti senti ancora incolpa… - disse poi sorridendogli – potresti darmi una mano, domani al museo ad allestire la mostra, ti va?”

Marik assentì. Dopo il torneo, infatti, la lastra che raffigurava l’antico scontro fra il faraone senza nome e il guardiano Seto, era stata riportata in Egitto. Prima di ritornare però alla collezione privata della famiglia Ishtar, la lastra doveva essere esposta per qualche tempo in una sala del museo egizio del Cairo e, proprio Ishizu, in qualità di sovrintendente delle antichità egiziane, doveva occuparsi della cosa. 

L’indomani, di buona ora, Ishizu e Marik si recarono al museo. Passarono varie ore ad allestire la mostra, a decidere quale fosse l’angolazione giusta, l’illuminazione ottimale, la disposizione ideale…

“Marik, potresti chiamare il direttore del museo? Dev’essere al primo piano!”

Il ragazzo acconsentì e camminò finchè non si ritrovò in un’ala adibita al periodo tardo-antico. Una volta entrato nell’immensa sala, fu colpito da una ragazza che se ne stava quasi di faccia su di una teca. Marik, attirato dal comportamento di quella giovane, le si avvicinò notando che sembrava quasi parlottare a bassa voce e, facendo finta d’ammirare un sarcofago lì vicino, cercò d’ascoltare le sue parole…

“Splendida tu sei, figlia di Ammon-Ra / immenso è il tuo potere, splendidi i tuoi occhi / che il tempo non possa cancellare / la bellezza che solo gli dei possono ora mangiare… mangiare!?”

Fu solo in quel momento che il ragazzo notò che la giovane stava cercando di tradurre l’iscrizione incisa su di un cofanetto aureo. Notando una certa difficoltà della giovine nel tradurre quei geroglifici si fece avanti. Dopotutto, lui era cresciuto studiando la lingua millenaria dei potenti faraoni egiziani…

“Direi assaporare, che dici?” disse con tono era un misto tra il serio e il divertito avvicinandosi anch’egli alla teca. Quella ragazza era riuscita a tradurre geroglifici più complicati e aveva sbagliato uno dei più semplici simboli dell’iscrizione… Un sorrisetto ironico gli dipinse il volto, sorrisetto che, però, non piacque affatto alla ragazza

“E va bene, non sarò di certo Champollion ma ridermi in faccia…”

“Scusa, non volevo… però, te la cavi bene. Come hai imparato a leggere i geroglifici?”

“Che fai, mi prendi in giro forse?”

“No, davvero. E’ una frase abbastanza complicata, direi impossibile, per chi ha studiato poco questo tipo di scrittura!”

“Diciamo che mia sorella studia egittologia e che quindi, nel tempo libero, mi impara qualcosa… E tu, invece? Come fai a comprendere i geroglifici?”

“Mi sono stati imparati da mio padre. Ci teneva a farmi imparare l’egiziano antico…” disse con un leggero velo di malinconia

“Ah” disse lei tornando a fissare quel cofanetto, seguita a ruota dal ragazzo.

“Judith!” disse poi all’improvviso rompendo quello strano silenzio che si era creato

“Cosa?” rispose lui non capendo

“Mi chiamo Judith, per gli amici Jude. Tu sei…?”

“Marik. Marik Ishtar” ribattè il giovane egiziano. Fu solo in quel momento che la vide in volto. Anche se aveva la pelle color caramello, non sembrava essere d’origine egiziana. Non era molto alta, a lui le arrivava a mala pena sotto il mento. I suoi capelli erano di media lunghezza e di un colore che andava dal nero al blue. I suoi occhi, invece, erano del colore delle acque del Nilo, un blue intenso interrotto di tanto in tanto, da piccole screziature verdi.

Furono proprio quegli occhi blue a colpirlo. Ma non tanto per il colore quanto per un “qualcosa” che tanto facevano somigliare quegli occhi ai suoi, “qualcosa” che non riusciva a spiegarsi…

 

Fine del primo capitolo

Salve a tutti. Dunque in questa mia prima storia vorrei provare a rispondere ad alcune domande che mi sono posta come ad esempio perchè la Millennium Rod era nelle mani di Marik, pur essendo Seto il vero possessore? Che cosa è successo dopo che il faraone Atem ha lasciato il suo trono al guardiano Seto? E che legame c'è fra le tre divinità egizie e le tre bestie sacre della serie Gx? Ovviamente le vere risposte solo Kazuki può saperle, ma io voglio provare comunque a dare una mia personale opinione. Detto questo sarei felicissima di ricevere un vostro commento così da sapere cosa ne pensiate. Un bacio a tutti e alla prox.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: Seripa