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Autore: Charme    05/04/2012    32 recensioni
Inutilissimo - ma spero simpatico - missing moment sul magnifico Charlie e il suo esame di Materializzazione: il fallimento che lo porterà alla bocciatura farà comunque sì che qualcuno lo ricordi come un benefattore.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Weasley, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Rolf Scamandro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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A Laelia, che non recensisce perché si vergogna,
A BlackRowen, che spero colga l’occasione per recensire con un’atroce boiata,
e soprattutto a tutte le mie belle e adoratissime Muse, augurandomi che apprezzino la scemenza sotto pubblicata.
 
 

 
 
 
 
 
“Charlie ha dovuto fare l’esame due volte – disse Fred con un gran ghigno – La prima volta è stato bocciato. È apparso cinque miglia più a sud di dove doveva, proprio sopra a una poveretta che faceva la spesa, vi ricordate?”
[Harry Potter e il Calice di Fuoco]
 
 
 
  Rachel McDorset era una donna ragionevole, che accettava in maniera più o meno pacifica ciò che il destino le riservava, sia che si trattasse di cambiamenti positivi, sia che le sorprese fossero poco gradite. Il guasto alla batteria dell’auto, quella mattina, a cui poi era seguito l’allagamento della cucina per colpa di un malfunzionamento della lavatrice, poteva essere considerato anche più di un fastidioso contrattempo. Molte persone, nella stessa situazione, non avrebbero esitato a gridare all’accanimento del Fato, prendendosela con il prossimo, dando sfogo alla propria creatività lessicale e scavando nella mente per riesumare parole ed epiteti che in altre occasioni erano stati definiti troppo scurrili, oppure azzardando curiose e improbabili ipotesi sulla genealogia degli oggetti inanimati coinvolti… ma non Rachel; Rachel si era limitata a contattare un meccanico, un tecnico e ad arginare i danni, rimboccandosi le maniche e modificando la propria tabella di marcia giornaliera, eliminando le commissioni che avrebbero reso necessario l’uso dell’auto e rimandando il bucato a data da definirsi.
  Fu mentre stava armeggiando con secchio e stracci, per far sì che la sua bella cucina tornasse a essere più simile a una stanza che a una torbida palude della Louisiana, che il telefono squillò.
  Una peculiare perversità dei telefoni è che riescono a individuare l’esatto momento in cui il destinatario della chiamata è impegnato a fare qualcosa di complesso o fisiologico, e – possibilmente – è occupato ad adempiere a questo qualcosa nella stanza più lontana dal ricevitore.
  Viene quasi da pensare che il telefono, come un novello Serpente dell’Eden, corrompa e lusinghi chi deve telefonare, persuadendolo che – ma sì! – deve telefonare proprio in quel momento, non deve – non può! – aspettare. Ed è prevalentemente per colpa dell’intrinseca malignità di questi apparecchi che il ricevente della chiamata sarà portato a ritenere la conversazione che deriverà incredibilmente irritante, o, nel migliore dei casi, del tutto insulsa.
  Il contenuto della telefonata a cui Rachel si precipitò a rispondere faceva parte delle conversazioni incredibilmente irritanti, e perfino lei, con tutta la sua olimpica calma, fu tentata di inveire con la grazia e la spensieratezza di un garzone di taverna.
  Suo marito, con voce untuosa, le aveva appena annunciato che sua madre si sarebbe trasferita da loro per un paio di giorni, e che sarebbe arrivata di lì a poco, mentre lui – povero, povero lavoratore indefesso e stacanovista! – sarebbe rimasto in ufficio fino a tardi, quella sera.
  Rachel aveva appena formulato il vago proposito di fuggire in Antartide, quand’ecco suonare il campanello. Può risultare difficile credere che una scampanellata possa essere descritta come tronfia, invadente e arrogante, eppure quella era chiaramente la scampanellata della suocera di Rachel.
  E così ha inizio, pensò l’agnello sacrificale, andando incontro al proprio destino, che si sarebbe concretizzato in un pomeriggio pieno di rimproveri e commenti malevoli ai quali non avrebbe potuto controbattere, pena la fine della quiete familiare.
 
  Quattro ore dopo, la povera Rachel stava risalendo il vialetto che portava a casa sua, trascinandosi dietro due sacchetti della spesa con lo stesso peso specifico della ghisa e una suocera lamentosa, che stava commentando quanto fosse scortese che a una donna anziana – perché si autodefiniva anziana, sì, ma solo quando le faceva comodo – fossero dati dei sacchi da portare.
  “Signora Iris, è soltanto il sacchetto delle sue medicine…” commentò di rimando Rachel, interpellando mentalmente il Signore sul perché mai le avesse inviato quella piaga. Non sarebbe stata sufficiente l’invasione delle cavallette, o magari la moria del bestiame, come ai vecchi tempi?
  “Per non parlare di questa scarpinata! – continuò la signora Iris, imperterrita – Neanche ci hai pensato, a prendere la macchina?”
  “Si è rotta stamattina, ho contattato l’officina, ma…”
  “Basta cercare scuse! Bah, che nuora inetta”.
  Ed ecco che la mite e comprensiva Rachel si ritrovò a pensare che il vialetto, eccetto loro due, era completamente deserto, segno che il vicinato aveva probabilmente approfittato del bel tempo per fare una gita fuori porta, e che quindi non ci sarebbero stati testimoni scomodi, nel caso – puramente ipotetico, naturalmente – in cui un efferato omicidio avesse luogo proprio lì, e una vecchia signora fosse ritrovata morta, soffocata da un sacchetto di plastica biodegradabile.
  Improvvisamente si udì uno schiocco simile a un sinistro crac, a cui seguì un urlo gracchiante, degno di un’Arpia.
  Rachel si voltò, allarmata, e, contrariamente alle sue aspettative, i suoi occhi furono gratificati da una visione paradisiaca: sua suocera era a terra, saldamente ancorata al marciapiede dalla robusta presenza di un ragazzo dai capelli fiammeggianti e un’espressione sorpresa e terrificata allo stesso tempo. Per un attimo lui e Rachel si guardarono senza dire niente, poi la donna eruppe in un grido di giubilo che fece sobbalzare il poveretto.
  Abbandonando le borse della spesa per terra, Rachel si precipitò a stringergli la mano, ringraziandolo sentitamente per aver messo fuori combattimento la suocera.
  Lui si limitò a fissarla con aria assente, e parve essersi momentaneamente dimenticato di essere seduto su qualcuno, dettaglio che fu bruscamente riportato alla sua mente quando la vecchia e bisbetica signora cominciò a smaniare, agitandosi, strillando e chiamandolo assassino. A quel punto, il giovane balzò in piedi, balbettando mozziconi di scuse.
  “Ma no, caro ragazzo, non ti preoccupare, non è successo niente! – replicò Rachel, guadagnandosi le occhiate perplesse del giovane e della suocera – Va’ pure, goditi la giornata. E grazie ancora!” concluse Rachel, mentre aiutava l’allibita suocera ad alzarsi e si incamminava verso la porta di casa.
  Il ragazzo, ancora in stato confusionario, alzò la mano in segno di saluto e replicò con un esitante ‘Prego?’, emettendo un pigolio che difficilmente si accordava con la sua stazza.
  Da quel momento, Rachel affrontò i piagnistei della suocera con il sorriso sulle labbra, ringraziando mentalmente quel ragazzo che sembrava essere spuntato fuori dal nulla.
 
 
  Sul far del tramonto, un sole bonario quanto insperato si affacciava tra le alture circostanti la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, riscaldando gli studenti e rendendo ancor più piacevole quel sabato di fine aprile. Lo sterminato parco della scuola era punteggiato qua e là da ragazze e ragazzi che passeggiavano, ridevano e scherzavano, approfittando del clima mite di quei giorni; di lì a poco avrebbero dovuto cominciare il ripasso per i fatidici esami di fine anno, ma per il momento era meglio allontanare quel pensiero, concedendosi una meritata – per qualcuno – pausa dallo studio.
  Le rive del Lago Nero erano il luogo ideale per decine e decine di perdigiorno, che, sprezzanti del pericolo, si dilettavano a infastidire la Piovra Gigante che vi dimorava, o semplicemente facevano il bagno nelle acque ancora gelide. Facevano eccezione tre figure, che, pur stando nei pressi del lago, non sembravano condividere la gioia che pervadeva i loro compagni.
  Una ragazza con agghiaccianti capelli rosa shocking stava parlando in tono concitato, gesticolando in maniera esagerata per enfatizzare le proprie parole.
  “Su con la vita, Charlie, ti rifarai la prossima volta, a luglio! E saremo insieme, così, se le cose andranno male, potrò sempre distrarre l’esaminatore, o, meglio ancora, Confonderlo, oppure…”
  “…Franargli addosso.” concluse, in tono caustico, quello che rispondeva al nome di Charlie. La ragazza che aveva parlato gli rivolse una sentita linguaccia e, fingendosi mortalmente offesa, gli voltò le spalle con ostentazione, facendo per appoggiarsi al tronco di un albero. La teatralità della scena venne svilita dalla perdita d’equilibrio della ragazza, che la portò a sbattere una testata contro un ramo.
  “Tonks, ti prego, mettiti a sedere e cerca di non ucciderti – intervenne, in tono velatamente esasperato, un terzo ragazzo, la cui unica trasgressione dettata dall’atmosfera di primaverile frivolezza era rappresentata dal nodo leggermente allentato della cravatta color blu e bronzo – E tu, Charlie, anziché stare lì con quell’espressione tetra, cerca di ragionare su quali siano stati i tuoi sbagli, onde poterti correggere e migliorare”. Detto ciò, iniziò a rovistare nella propria cartella.
  Charlie emise qualcosa di molto simile a un ringhio, e Tonks corse ai ripari.
  “Ehm, Scamandro, non credo che sia dell’umore ideale ad assistere alle tue manifestazioni di saggezza…”
  Rolf Scamandro la ignorò, e impugnò, con aria vittoriosa, una brochure ripiegata in tre.
  “Eccolo qua! ‘Errori Comuni di Materializzazione e Come Evitarli’. Nel tuo caso, è palese che l’errore sia derivato da un errore da prima ‘D’, cioè ‘Destinazione’. Non avevi focalizzato con precisione il luogo dove Materializzarti. Guarda, è tutto scritto qui” chiosò, brandendo il volantino.
  “Effettivamente è interessante. – commentò Tonks, guadagnandosi un’occhiata bieca da parte di Charlie – Posso vedere, Rolf?”
  Lui, lieto del suo interesse, le porse il foglio, che venne rapidamente appallottolato e fatto volare in mezzo al Lago Nero, sotto lo sguardo sbigottito di Rolf, che sollevò un dito e aprì la bocca per protestare, ma non disse niente.
  “Forza, Charlie, approfitta di questo momento, unico nella storia, in cui Rolf sia rimasto senza parole per dirmi cos’è successo durante il tuo esame”
  “Per farla breve, mi sono Materializzato non so dove e ho spiaccicato una vecchietta, ma la donna che era con lei sembrava piuttosto felice. Se devo essere sincero, non ci ho capito un granché, ma di per certo so che Twycross non ha gradito la mia avventura, anche se tutto ciò che ha detto è stata l’ennesima tiritera sulle ‘Tre D’”
  “Tanto per cambiare, eh?” ridacchiò Tonks.
  “Ti è andata bene, invece! – saltò su Rolf, al che Charlie e Tonks rotearono gli occhi – Sei finito tra i Babbani, si sarebbe potuto rendere necessario l’intervento degli Obliviatori!”
  “Santo cielo, Rolf, grazie per aver messo in chiaro la situazione! In effetti, le due ore di sermone della McGranitt in proposito, corredate di minaccia di avvisare la mia famiglia, non erano certo state sufficienti a palesarmi il fatto!”.
  Rolf sgranò gli occhi, assumendo un’aria spiritata. “Davvero non ti eri reso conto della grav-?”
  “Rolf. Sarcasmo.”
  “Oh”.
  La risata che seguì fu talmente spontanea e prorompente che fece dimenticare a Charlie l’uggia dovuta al fallimento dell’esame di Materializzazione.
  Dopotutto aveva ragione Tonks: la volta seguente sarebbe andata meglio – anche perché sarebbe stato veramente difficile che andasse peggio.
  A quel punto, le seccature maggiori, per Charlie, sarebbero state i suoi irritanti fratellini Fred e George, colloquialmente noti come ‘nani’, e le loro inevitabili derisioni e prese in giro... anche se Charlie dubitava che avrebbero avuto il coraggio di dirglielo in faccia.
 
 
 
 
“Ma Charlie è stato bocciato, no?”
“Sì, ma Charlie è più grosso di me […] quindi Fred e George non l’hanno preso tanto in giro… non in sua presenza, almeno…”.
[Harry Potter e il Principe Mezzosangue]


Angolo-Autrice.

Salve! È passato parecchio tempo, dall’ultima volta che ho pubblicato. Ma non sono scomparsa, davvero! Lo dimostra la boiata qui pubblicata, che va ad approfondire il classico momento che non si fila nessuno. Si parla del primo esame per l’ottenimento della Patente di Smaterializzazione di Charlie Weasley.
Che momentone, eh? Mamma mia, chissà in quanti ne avranno parlato!
Prima di lasciarvi, un paio di precisazioni:
-          Sebbene non abbia rilevanza, la data in cui ambiento la storia è il 21 aprile 1990, sesto anno di Charlie, Tonks… e di Rolf Scamandro, per quanto mi riguarda. ATTENZIONE, non si conosce la data di nascita di Rolf, per cui ciò che ho scritto non è canon, così come il suo Smistamento a Corvonero. Ce lo vedevo bene, tutto lì. Essendo Charlie nato a dicembre del 1972, ha quasi un anno più dei suoi compagni di corso, e ho immaginato che Tonks, nata nel 1973 (date ignote), compia gli anni dopo aprile, per cui non faccia l’esame di Materializzazione con Charlie;
-          Rachel McDorset e la sua orribile suocera sono una mia – penosa – invenzione;
-          Il riferimento ai gemelli come ‘nani’ è stato preso in prestito dalla cara ladyhawke, e ormai io, lei e anche quel mito di dierrevi ci riferiamo ai gemelli come ai ‘nani’. E poco importa se vengono interpretati da due tizi che paiono scappati dalla tribù dei Watussi.
 
Dovrei aver finito. Spero di avervi fatto perlomeno ridacchiare, e ricordatevi che un commento è sempre gradito!

Charme.
  
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