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Autore: otrop    05/04/2012    3 recensioni
Il mio diario a Kurt Cobain
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5 APRILE , 00:05
Ciao Kurt,
Tu non ci sei, o potrebbe essere solo una stravagante elucubrazione del mio cervello. Con i tuoi occhi irreali cerco di scorgerti in ogni sguardo della gente, in ogni passo affrettato o calmo, ma tu sfuggi tra i piccoli spazi d’aria nel marciapiede affollato. La tua assenza è imprendibile, perché tu sei aria pulita, parole come lame taglienti, note ruggenti. Tu hai visto in questa umanità la disumanità, senza farti abbindolare da falsi predicatori o eroici politicanti, senza farti velare gli occhi dai voleri dei media, senza abbandonare la tua visione bambina e terribilmente adulta del mondo. Hai sfasciato tutti, tutti quegli ammassi di mediocre ipocrisia, con il tuo ironico cinismo, con la tua oggettiva irrealtà, col tuo coraggio e la tua incorruttibilità. Hai bruciato in fretta, come ogni cosa carica di percezione, hai infuocato questo mondo inumano in un attimo e l’hai abbandonato subito dopo per suonare chi sa dove. Ti sei disperso nei cieli ingobbiti della primavera, coi loro fiori rosei e mielosamente rivoltanti, dopo aver appena salutato quelli silenziosi dell’inverno che ti avevano visto venire al mondo con un gemito di pura genialità. E i tuoi piedi si sono posati su questo eccentrico quanto menefreghista pavimento della vita, questo stesso su cui si sono posati i miei insicuri e pesanti. A volte penso che mi abbiano gettato in questo mondo così senza ritegno, cavaliere nella tempesta, e forse tu, dal profondo dei tuoi quattordici anni, anche l’hai pensato. Forse anche tu ti sei sentito solo quando i tuoi compagni tornavano a casa con la loro mamma e il loro papà. Forse anche tu ti sei moderato dicendoti che non era una tragedia. Forse guardando i film delle famiglie felici è scappata anche a te qualche lacrima. Forse anche tu avresti dato tutto per una famiglia qualunque, forse. Ripeto forse, perché in fondo come potrei pretendere di conoscerti e infine quante volte ognuno di noi è caduto in ginocchio, quante volte ha sputato per terra. Ed oggi è uno di quei giorni in cui la gente, tutta, dovrebbe piangere, oggi nessuna trasmissione dovrebbe essere trasmessa, niente di non assolutamente puro dovrebbe andare avanti. Questo è il cinque aprile, e ogni anno ce ne sarà uno. Ogni anno questo giorno comporrà una lunga collana di perle destinata a spezzarsi, e sarà un giorno come gli altri. E’ sgradevole pensare che oggi la mia faccia sia uguale alle altre, che i monti siano gli stessi, che tutto sia tale e quale. E’ sgradevole pensare che passando per strada la gente non mi legga in faccia, quest’oggi, la mesta ricorrenza. E dico oggi, solo oggi, perché tu vai festeggiato tutti i giorni, tutti tranne questo, in un cui ha lasciato la terra.  Vi sarà un giorno di sole, il cielo correrà nel vento come un vecchio treno, e noi tutti riusciremo a non rimpiangerti. Riusciremo come meriti a festeggiarti in ogni attimo, riusciremo a non sminuirti con i nostri difettosi dolori. E i nostri sorrisi ti arriveranno, impigliandosi tra le fronde degli alberi, e i tuoi arriveranno a noi galleggiando tra le soffici nuvole e finalmente potremmo dire di essere amici. 
Silvia
  
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