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Autore: Gulminar    05/04/2012    3 recensioni
Tanya Cindy Larsson, nata a Londra da madre russa e padre scandinavo. Diplomata a Hogwarts con ottimi voti. Fra le più promettenti reclute dell’Accademia Auror londinese. Entrata giovanissima nella Squadra Phoenix, il corpo scelto del comandante Harry James Potter. Medaglia del Ministero della Magia per servizi resi alla comunità magica. Trasferitasi a Liverpool in seguito allo scioglimento della Phoenix. Incaricata ufficiale per il caso della Cacciatrice.
Sembrava proprio un angelo, stesa in quel letto d’ospedale. I boccoli biondi come un velo che copriva il cuscino, il volto sereno, lontano dalle preoccupazioni, nel sonno indotto dalla magia.

Liverpool, anno 2021. L'Auror Tanya Larsson si dibatte fra un passato che non riesce a dimenticare e un presente da incubo, può darsi che i vecchi amici ed ex colleghi di Londra siano i soli in grado di aiutarla.
Delirio post Doni della morte, escludendo l'Epilogo "19 anni dopo".
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Il potere della Cacciatrice

“HARRY!”
Il comandante stava svanendo fra i corpi gommosi dei nemici, com’era accaduto a Sofia. Si intuiva solo un piede e la mano che reggeva la bacchetta, oltre ai lampi luminosi di incantesimi lanciati ormai alla disperata. Lionel ricorse ai sortilegi più distruttivi del suo repertorio, ma quelli crearono solo scoppi gelatinosi che lo insozzarono da capo a piedi. Era sempre andato matto per quelle caramelle, probabilmente non le avrebbe più toccate.
Harry svanì nella massa informe, Lionel dovette darsi da fare per non essere inghiottito a sua volta. Appesantito dal materiale gommoso, arrancò fino all’imbocco di un corridoio e si gettò all’interno. Due nemici cercarono di seguirlo, ma l’arcata era troppo bassa perché potessero insinuarsi. Attraverso uno spiraglio fra loro, intravide altri due portare via il comandante.
Decisamente nessuno si era aspettato che il nemico fosse così potente.
E la Cacciatrice non è ancora scesa in campo.
Una parvenza di suono alle spalle, qualcosa di strisciante. Lionel ruotò sul posto con calma apparente, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Il corridoio era immerso nell’oscurità e puzzava di cose putrefatte. Non poté essere certo di percepire quelle vibrazioni con le orecchie, forse fu l’istinto a fargli accapponare la pelle. Qualcosa di molto sgradevole arrancava nel buio. Lionel materializzò tre sfere di luce fluttuanti, bengala magici da avanscoperta, e le mandò a esplorare il corridoio.
Perché sempre a me le situazioni più antipatiche?
Qualcosa di raccapricciante sollevò la testa ornata da una morchia informe di capelli e fango. Il volto in putrefazione di un cadavere scrutò Lionel, negli occhi una ferrea volontà di annientamento. Artigliò il pavimento con dita deformate da fratture multiple, sporche di fango e sangue rappreso, il corpo coperto da stracci fetidi si mosse a scatti nervosi.
Gettò un’occhiata ai precedenti avversari, che ancora bloccavano l’accesso al corridoio, osservandolo con espressioni anonime.
Forse era meglio vedersela con voi.
Altre creature seguivano la prima, alcune avvinghiate alle pareti avanzavano nella stessa maniera, un paio in incerte posizioni erette.
Ragni deformi.
Spettri della distruzione.
Schiavi spezzati.
Giochi di Juggler.
Non ho intenzione di unirmi a voi.



Le creature scampate al Vortice si dileguarono, forse consapevoli di chi fosse la nuova arrivata. Tanya cercò di rimettersi in piedi ma il fango l’aveva stretta in un abbraccio viscido. Intuì che Ron stava per rivolgersi alla Cacciatrice ma lei gli si avventò addosso, le lame cozzarono con esplosioni di scintille.
La mente di Tanya prese a galoppare.
Ron contro la Cacciatrice.
Per non dire Ron contro Hermione.

Con tutto ciò che significava.
Era una fortuna che lei portasse sempre quella maschera priva di lineamenti.
Doveva fare qualcosa, Ron era un mago con discreti poteri e maestro di spada, ma la Cacciatrice era di un altro pianeta. Li perse di vista in un attimo, il comandante fu travolto dalla furia devastatrice. Sentì i poteri ruggire e le lame stridere, poi ci fu una tremenda esplosione e la caverna si riempì di polvere.
“RON!”
Non giunse risposta, calò invece un silenzio raggelante.
Si liberò dal fango con uno strattone rabbioso, evitò due rane giganti che tentarono di afferrarla e si inoltrò alla cieca nella nube.
L’esplosione aveva aperto un varco nella parete del sotterraneo, riuscì a raggiungerlo brancolando fra massi spezzati. Intuì fiochi bagliori oltre il sipario caliginoso, capì che erano lampade solo quando fu sulla soglia del crollo. La breccia dava su un corridoio, i punti luce erano infissi nella parete opposta, alternati a massicce porte di legno.
Ron era steso sulla schiena, circondato da macerie e piccole creature acquatiche che si dibattevano in un velo d’acqua stagnante. Fissava il soffitto, non erano visibili ferite, aveva solo il respiro affannato.
“Tutto bene?” Chiese Tanya chinandosi.
“Pare di sì.”
“Lei dov’è?”
“Non lo so, ha sfondato il muro ed è sparita.”
Il corridoio era deserto. Tanya abbassò le spade, se la Cacciatrice fosse stata nelle vicinanze, se ne sarebbe resa conto.
“Non è più qui.” Stabilì, aiutando Ron a rimettersi in piedi. “Sembra quasi che sia intervenuta per farci uscire da quella fogna.”
Fece cenno all’apertura, le creature non avevano l’ardire di varcarla, limitandosi a osservarli con sguardi anonimi dalla penombra della caverna.
“Non fare ipotesi azzardate.” Le ingiunse Ron, massaggiandosi la spalla con cui doveva aver picchiato contro il pavimento.
Tanya gli porse la spada, dopo averla recuperata da un cumulo di macerie.
“Mica tanto azzardate. Ci ha spazzati via in un attimo, poteva fare quello che voleva, invece ha sfondato il muro e se n’è andata. La Cacciatrice non fa mai niente a caso.”
Ron non seppe cosa rispondere, si limitò a scrollare le spalle.
Di tutte le porte che davano sul corridoio, soltanto una era socchiusa, da essa filtrava una lama di luce. Ron la indicò a Tanya e vi si diresse, tenendo la spada pronta a colpire. La ragazza lo seguì, gettando occhiate all’altra estremità del corridoio.
“È vuota.” Disse il comandante, dopo aver scostato la porta con le cautele del caso.
Precedette Tanya all’interno.
La stanza puzzava di putrefazione, muffe e muschi divoravano le pietre. Sul pavimento si contorcevano larve bianche, coinvolte in una danza di spasmi. Resti di cibo marcescente erano i loro campi di gioco. Sul tavolo di fronte alla porta, unico mobile presente, raccoglievano polvere un paio di bottiglie vuote, un bicchiere scheggiato e una bacchetta abbandonata. Dalla parete opposta pendevano catene munite di polsiere, lorde di sangue rappreso.
“È qui!”
“Cosa è qui?”
Ron si volse verso Tanya, rimasta sulla soglia, ebbe quasi paura della sua espressione.
“È qui che la tengono prigioniera.”
I particolari, le sensazioni dell’incubo tornarono. Tanya sentì le viscere congelarsi, fu sul punto di mettersi a urlare come quella notte nel suo appartamento.
I vermi, il muro, le catene!
Juggler!

Pensò che le gambe stessero per abbandonarla.
Quella bacchetta sul tavolo!
Juggler!

Ron fece un passo verso di lei, vedendola vacillare. Negli occhi della ragazza c’era un’angoscia che atterriva.
Dolore!
Juggler!
Il male!
Juggler! Juggler!

La fonte del male, l’aveva raggiunta.
Fuggire!
Dolore!
Juggler!

Le sensazioni dell’incubo si dipanavano, mordevano ed erano violente come coltellate.
Juggler! Juggler! Juggler!
La Cacciatrice sa!
La Cacciatrice è parte di tutti noi!
Juggler! Maledetto Juggler!
La Cacciatrice verrà a cercarti, non importa dove ti nascondi!
La Cacciatrice vede!
La Cacciatrice sente!
Juggler! Juggler!

“Tanya!”
Ron la afferrò per le spalle, la sua voce forte e decisa tagliò come lama di spada il velo del delirio, dandole un insperato lampo di lucidità. Con lei c’era Ron, comandante, maestro, amico, padre adottivo, le venne in mente come se lo ricordasse solo in quel momento. La vista rimise a fuoco il volto dell’uomo, si rese conto di essersi aggrappata a lui.
“Va tutto bene.” Le stava dicendo. “È tutto a posto.”
Con un terribile sforzo di volontà, riuscì a riaversi. Cosa le era appena capitato? Non era certa di volerlo sapere.
Perdersi nell’incubo.
Equivaleva a impazzire.
La Cacciatrice è anche questo.
Scrutò ciò che la circondava, senza staccarsi da Ron.
Il potere della Cacciatrice.
“Stai bene?” Le chiese il comandante.
“Ho urlato?” Volle sapere lei.
“Un po’, che è successo?”
“Non lo so. C’è qualcosa qui che non riesco a spiegarmi.”
Lasciò il suo sostegno e si avvicinò alle catene infisse nel muro.
“È come se la sua presenza avesse pervaso la stanza, mi è parso che mi aggredisse quando sono entrata. Cioè, lei è qui e allo stesso tempo non c’è.”
“Non credo di capire bene.”
“La stanza, le pietre! Trasudano il potere della Cacciatrice, ma perché l’ha fatto? Qui la tengono prigioniera, sicuramente sotto fortissimi incantesimi di controllo. Non può usare i suoi poteri quando è qui. Allora li ha riversati a piccole dosi fin dove le è stato possibile arrivare.”
Ron intuì che stava ormai ragionando a ruota libera per suo conto, che vedeva e sentiva cose che per lui erano invisibili. Rinunciò quindi a fare domande e attese che si spiegasse.
“Forse è stata una forma di ribellione sotterranea, invisibile a chi la tiene prigioniera. Oppure espandere il suo potere in questo modo le è servito per fare altro.”
Corse al tavolo e si impossessò della bacchetta abbandonata. Ron intese che la stava leggendo, passando in rassegna gli incantesimi che aveva eseguito.
“Sì! Ha rinforzato di continuo gli incantesimi di controllo! Capisci cosa significa?”
“Veramente no.” Fece Ron attonito.
“Juggler ha paura! È terrorizzato! Teme che lei possa rompere il controllo e ribellarsi, in quel caso niente la fermerebbe! Non capisci? Dietro la Cacciatrice esiste ancora una volontà, questa stanza ne è la prova! Forse ci ha portato qui proprio per farcelo capire, voleva che la vedessimo! Forse c’è davvero una speranza di far tornare Hermione!”
Ron scosse la testa, non tanto in segno di diniego quanto per esternare la confusione che lo aveva colto. Ebbe l’impressione che Tanya stesse correndo troppo, lasciarsi andare a certe speranze poteva essere pericoloso. Aprì bocca con l’intenzione di smorzare i toni, ma fu un altro il pensiero che si inserì prepotente nella sua voce.
“Sembri proprio lei.”
Tanya si interruppe per rivolgergli uno sguardo indecifrabile.
“Nel modo di muoverti e di parlare.” Spiegò Ron. “Sei uguale a lei.”
Tanya distolse lo sguardo, messa a disagio da quel brusco cambio d’argomento.
“Hermione è stata… sai benissimo cosa siete stati per me.”
A Ron tornarono in mente di colpo gli anni del suo matrimonio. La gioia dello stare insieme, di condividere il futuro, lentamente intaccata dai timori, poi dalla frustrazione. Pur con tutti gli aiuti del caso, magici e non, Hermione non riusciva a rimanere incinta e gli anni passavano. Ron aveva sentito di tante coppie finite male per motivi analoghi, erano stati tempi di angoscia crescente. Entrambi si erano buttati voracemente sul lavoro. Lui si sbatteva missioni su missioni. Hermione, oltre che Senatrice, era diventata consulente tecnico del Dipartimento Auror e, nei ritagli di tempo, anche istruttrice aggiunta. In molti si erano chiesti come riuscisse a svolgere tanti incarichi con la stessa perfetta efficienza. Poi era arrivata Tanya, la ragazzina prodigio che i genitori naturali avevano in sostanza cacciato da casa, perché non condividevano la sua scelta di diventare Auror. Per una coppia che desiderava tanto avere figli ma non ci riusciva, era stato naturale accoglierla, riversare su di lei l’affetto che non poteva sfogarsi in altre maniere. Tanya era entrata a far parte della famiglia Weasley con la naturalezza che le era consona, con cui affrontava tutte le cose. Persino Molly, che non aveva mai visto di buon occhio cose come le adozioni o i figli presi in prestito, stravedeva per lei.
Lasciò che il momento passasse in silenzio, c’erano migliaia di parole che si potevano dire o forse nessuna. Ron decise che poteva tenersi il dubbio.
“C’è una cosa che mi chiedo da quando abbiamo lasciato Londra.” Disse invece.
Tanya annuì, invitandolo a proseguire.
“Abbiamo visto che il legame fra te e la Cacciatrice è incredibilmente forte. Lei sa sempre dove sei e cosa ti succede, tu capisci quando è vicina. Hai detto che ha ucciso molte persone in tua presenza, c’è la possibilità che abbia fatto di te un Horcrux?”
“No.” Tanya negò recisamente. “Ci ho pensato anche io, più di una volta, mi chiedevo quando qualcuno si sarebbe deciso a parlarne. Sono coperta di cicatrici causate dalla Cacciatrice, ma nessuna di esse fa male quando lei è vicina.”
“Non è detto che per rendere Horcrux un essere umano occorra per forza una ferita, o che i legami si comportino tutti alla stessa maniera.”
“Harry mi ha parlato spesso di com’era possedere parte dell’anima di Voldemort, le mie sensazioni sono diverse. E Hermione non l’avrebbe mai fatto, anche in queste condizioni.” Indicò con un gesto la stanza. “Deve aver trovato un altro sistema, di sicuro c’è di mezzo Golconda.”
Ron non parve del tutto convinto ma dovette decidere di non insistere. Hermione che creava un Horcrux con la figlia adottiva pur di chiedere aiuto, il solo pensiero avrebbe dovuto farlo inorridire, invece provava una sorta di calma indifferenza. Anni di cinismo e autodistruzione alcolica lo avevano inaridito fino a tal punto? Una volta di più, provò disgusto di sé.
“Andiamo.” Disse, avvertendo l’impellente bisogno di muoversi.


Percorsero il corridoio di corsa, senza sapere dove andare, importava solo allontanarsi da quella stanza. Un comportamento più adatto a ragazzini che a due Auror di lunga esperienza, se ne resero conto entrambi, quindi rallentarono il passo.
Alla svolta di un corridoio andarono quasi a sbattere contro una figura nera che veniva dalla direzione opposta, gli incantesimi di guardia sulle spade sfrigolarono minacciosi. Lo sconosciuto fece un gran balzo all’indietro, assumendo una posizione difensiva.
“Lionel!” Esclamò Tanya.
Ron la trattenne per una spalla, istintivamente lei aveva fatto un passo avanti. Quello non sembrava lo stesso Lionel che aveva lasciato Londra, lo sguardo si era indurito, facendo trasparire una freddezza non sua. Verificò personalmente che non vi fossero inganni, quindi la lasciò andare.
Tanya gli gettò le braccia al collo, scambiarono un abbraccio e un rapido ma focoso bacio sulle labbra. Si scrutarono per un lungo momento senza parlare, rincuorati dall’essere di nuovo insieme.
“Dove sono gli altri?” Volle sapere Ron, senza tergiversare.
“Ero con Harry e Sofia ma siamo stati separati.”
“Perché hai della gelatina in testa?” Gli chiese Tanya.
Lionel si passò una mano fra i capelli e recuperò un grumo rossastro, che scagliò lontano imprecando, visibilmente disgustato.
“Mi credete, se vi dico che abbiamo incontrato degli orsetti gommosi giganti che hanno portato via Harry?”
E non solo quelli.
Un’intuizione che Ron tenne per sé.
“Ti crediamo, a noi strane rane mutanti hanno portato via Kendra. E Sofia?”
“Lei è sparita risucchiata da un quadro, qualche idea su dove possono averli portati?”
“Speravo l’avessi tu.”
“Ragazzi.”
Entrambi volsero lo sguardo a Tanya, che osservava qualcosa oltre la soglia di un altro corridoio. Immersi nella conversazione, non avevano fatto caso ai suoi movimenti. La raggiunsero pronti a dare battaglia.
Juggler attendeva nella penombra, una mano sul bastone magico puntato a terra. Ron e Lionel avrebbero volentieri attaccato subito, ma Tanya fece loro segno di aspettare.
“Mi rincresce dover interrompere il gioco, d’altra parte ogni cosa ha un inizio e una fine. La Cacciatrice reclama la sua avversaria, mi ha imposto di venirla a cercare senza ulteriori indugi. Se volete essere così gentili da seguirmi, vi condurrò da lei.” Sciorinò Juggler solenne.
“Ne ho abbastanza dei suoi tranelli!”
Tanya bloccò Lionel mettendogli una mano sul petto.
“Conosco quel bastardo, so quando dice la verità. Seguiamolo, ma state in guardia.” Disse sottovoce, in modo che solo i due Auror sentissero.
Ron annuì, impedì comunque a Tanya di andare per prima.
Juggler li condusse per un lungo scalone di pietra, fino a un’anticamera dominata da una grande porta ad arco, oltre la quale vibrava una luce rossa e ostile.
“La Cacciatrice ti aspetta oltre questa porta.” Disse a Tanya, in un tono insolitamente grave. “A voi, signori, consiglio di trovare un posto in tribuna e limitarvi a osservare, la Cacciatrice non apprezza chi interferisce, vi spazzerà via se proverete a intromettervi fra lei e Tanya.” Subito dopo sparì.
Percorsero un breve corridoio in lieve pendenza, che conduceva a un’altra porta ad arco. Giunti sulla soglia, compresero cosa li attendeva.
Le tribune dell’arena erano occupate dai cadaveri che avevano visto fluttuare nella sala d’ingresso. Sul lato opposto attendeva la Cacciatrice in tenuta da battaglia, Tonfa Blade già sfoderate e brillanti di potere. Juggler stava in piedi su una sorta di tribuna d’onore che dominava il campo gare, altri cadaveri gli facevano compagnia.
“Ci sono i ragazzi!” Lionel indicò un settore a destra della tribuna d’onore.
I membri della New Phoenix erano seduti su una sola fila, parevano stare bene, benché fossero lordi di sostanze disgustose.
“Cercate di liberarli.” Disse Tanya, che aveva occhi solo per la Cacciatrice.
“Non devi fare tutto da sola.” Le ricordò Ron, in un blando tentativo di suonare convinto.
“Juggler non scherza mai sulle intenzioni della Cacciatrice.” Rispose Tanya fra i denti. “Questa è la mia battaglia, sapevamo fin dall’inizio che sarebbe andata così.”
Piantò uno sguardo da guerra negli occhi del maestro, sfidandolo a ribattere. Era vero, senza bisogno di parlarne, avevano entrambi presagito da tempo quella conclusione. Ron incassò la sconfitta in silenzio e annuì.
“Cercate di liberare gli altri.” Ribadì Tanya, varcando la soglia.
“Tanya!” Lionel fece per seguirla ma fu respinto da una barriera invisibile, formatasi subito dopo che lei fu passata.
“Maledizione!”
Puntò la bacchetta e aveva già sulle labbra un incantesimo, ma Ron gli mise una mano sul braccio armato e lo costrinse ad abbassarlo. Lionel alzò lo sguardo al volto del comandante.
Ron scosse la testa.
Rassegnazione.
“Ha ragione, tocca a lei.”
“Ma tu…”
“Sì, pensavo di poter dire la mia, trattandosi di mia moglie. Non è così, l’ho capito nel sotterraneo, quando ho incrociato la spada con lei. Hermione è mia moglie ma la Cacciatrice ha scelto Tanya, c’è qualcosa fra loro che le rende avversarie ideali.”
“Ma… se si scontrano…”
Ron intuì quanto fosse spaventato dall’eventualità di perdere Tanya. Per un istante si rivide fra le rovine di Hogwarts, in preda al terrore che a Hermione potesse succedere qualcosa di brutto. Gli posò una mano sulla spalla e si sforzò di suonare il più rassicurante possibile.
“Lo so, ora possiamo solo aver fiducia in Tanya.”
Fu palese lo sforzo di Lionel per accettare quella situazione, non annuì ma nemmeno sollevò altre obiezioni. Ron pensò che sarebbe stato un buon elemento per il futuro della New Phoenix. Sperò anche che all’amore fra i due giovani fosse data la possibilità di crescere.
“Vieni, cerchiamo di raggiungere gli altri.”

*


Ne mangerei sempre a chili!



Next time (problemi tecnici al computer permettendo): L'Urlo di Golconda
   
 
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