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Autore: Miria    01/11/2006    2 recensioni
Cinque anni sono lunghi, ma non abbastanza per dimenticare
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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FOREVER

FOREVER

(Erano passati cinque anni, ma quando si ritrovava sola come in quel momento non poteva far altro che ripensare alla sua vita.)

Quella maledetta sera sarebbe rimasta impressa nella mente di tutti gli studenti che frequentavano Hogwarts in quel periodo, in maniera indelebile, e per lei lo sarebbe stata doppiamente. Era come se fosse stata marchiata a fuoco, una lunga e dolorosa cicatrice che non voleva rimarginarsi e mai poteva succedere. Le urla, i pianti, le maledizioni che fioccavano ovunque, le decine di Mangiamorte che erano sbucati dal nulla ed infine il tradimento del professore di pozioni e la morte del preside Silente. Il dolore di tutti i ragazzi, l’incredulità e lei sapeva…lo sapeva che stava tramando qualcosa, lo aveva sospettato e non aveva detto nulla. Cosa mai avrebbe potuto dire…se lo avesse fatto avrebbe dovuto dare delle spiegazioni che non poteva dare. La piccola Ginny cosa mai poteva avere a che fare con Draco Malfoy? Nulla, proprio nulla. Bugia. Lei forse era stata una delle prime persone o forse l’unica a scoprire che il malefico Serpeverde si era fatto marchiare prima dell’inizio della scuola…ma quella era una cosa che lei non avrebbe mai dovuto sapere….

….Quante volte le aveva detto che era bella come il più splendido tramonto o che la sua pelle era chiara come l’alba e liscia come la seta, quante volte l’aveva baciata lasciandola stordita, aveva baciato altri ragazzi ma non v’era paragone con nessuno, Malfoy ti lasciava confusa e ansante, e quel modo di guardarti o di toccarti faceva impazzire qualunque ragazza avesse la fortuna di trovarsi al suo fianco, e lei ci si era trovata spesso. Ma non l’amava o almeno così aveva voluto credere, lui era la passione, il desiderio più sfrenato, era la quintessenza del sesso più proibito ma non era l’amore. Non si poteva amare Draco Malfoy.

Harry era l’amore, lei vi aveva perso la testa per anni, lo aveva sempre amato ed era stato per quella sua convinzione che quando lui si era fatto avanti lei lo aveva preferito a Malfoy. Harry era quello che di più perfetto c’era, era dolce, gentile, simpatico e lei si era lasciata convincere a mettersi con lui. Ora sapeva di aver fatto un errore, un grandissimo errore. Da quel momento Malfoy l’aveva odiata, non aveva cercato spiegazioni, non le aveva più rivolto uno sguardo o una parola, neppure per offenderla, ma lei lo conosceva bene e sapeva che se avesse voluto avrebbe potuto anche farle del male e solo Dio sapeva perché non l’avesse fatto. Con Harry aveva passato mesi da sogno, la coccolava, la vezzeggiava e lei per un momento si era sentita in paradiso, aveva rimosso il marchio di Malfoy concentrandosi solo su Harry. Ma poi qualcosa aveva cominciato a non funzionare più, in lei c’era qualcosa che non andava, si sentiva vuota e persa, quel rapporto che aveva sognato per anni non era come aveva creduto e voluto che fosse, Harry era sempre accorto a tutti i suoi sbalzi d’umore e cercava di assecondarla standole ancora più vicino, ma più lui si avvicinava e più Ginny si sentiva irrequieta, poi era successo quello che era successo e come al solito lui l’aveva messa da parte, quando aveva più bisogno di lui, quando aveva bisogno di essere rassicurata, quando aveva avuto bisogno di una persona speciale con cui condividere il dolore lui l’aveva lasciata. Il dolore che Harry provava per la morte di Silente era troppo grande, la sua missione era troppo importante e non aveva tempo per lei e l’aveva lasciata con poche parole. Come sempre era stato attento a sceglierle, le teneva le mani guardandola negli occhi, ma questo non cambiava il risultato, lui metteva prima di tutto il tutto e lei veniva sempre e comunque dopo. Aveva accettato le sue argomentazioni senza discutere, senza piangere, annuendo e lasciandolo andare per la sua strada, ma il suo piccolo cuore già dolorosamente ferito aveva subito un’ulteriore ferita che mai più sarebbe guarita e fu in quel preciso momento che tornò a galla prepotentemente nella sua mente Draco Malfoy. Lui non le aveva mai fatto promesse di alcun genere come invece aveva fatto Harry, Malfoy mai una volta le aveva detto di amarla, come invece aveva fatto il prescelto, Malfoy non l’aveva illusa, mai, come invece aveva fatto Harry. Lui l’aveva vigliaccamente beffata, le sue parole, tutte le sue parole erano menzogne mentre Draco mai una volta aveva agito così, lui era quello che era, un serpente della peggior specie, un Mangiamorte, ma mai l’aveva tradita, era sincero in tutto quello che faceva, non avrebbe mai agito in quel modo, comunque e sempre, era stato a volte crudele ma comunque sincero. E solo in quel preciso momento aveva capito quello che provava, lei amava Draco Malfoy, lo aveva sempre amato. Solo in quel momento capì il perché si era lasciata avvicinare da quel bellissimo Serpeverde, solo allora capì il perché aveva lasciato che lui si prendesse la sua innocenza lasciandosi trasportare da tutto quello che lui le faceva e le faceva provare. Ed ora l’unica cosa che le rimaneva di quella travolgente passione era un braccialetto in acciaio che lui le aveva regalato. E fu con quell’amara consapevolezza che aveva preso una decisione, dolorosa, difficile ma irrevocabile. Quando si era ritrovata alla Tana, i suoi fratelli e i suoi genitori avevano cercato di consolarla credendo che fosse disperata a causa di Harry, mentre lei era si tormentosamente disperata, ma per quel Mangiamorte che aveva tradito la sua scuola, per colui che aveva attivato quel passaggio che aveva così permesso ai suoi compagni di seminar dolore e morte nel posto fino ad allora più sicuro di tutto il mondo magico. Sua madre aveva cercato di convincerla che la decisione di Harry era giusta, che non era colpa sua ma che lui doveva e aveva dovuto fare quella scelta per salvare il loro mondo, e Ginny quasi le aveva riso in faccia. Se solo avesse saputo, se avesse solo immaginato quello che lei pensava sarebbe inorridita, non gliene fregava un’emerita mazza di Harry, l’unica cosa che avrebbe voluto veramente sarebbe stato tornare tra le braccia del loro più che mai nemico. Non poteva più vivere con loro, non resisteva più di sentirli solo ed esclusivamente parlare di Harry, voleva vivere la sua vita e se non poteva viverla come lei voleva l’avrebbe costruita dal nulla, avrebbe lasciato tutto e tutti e avrebbe ricominciato a vivere di nuovo, in un posto solo suo dove non avrebbe avuto intorno continuamente la sua famiglia o Harry che la guardava con quello sguardo fatto di scuse, dove Hermione e suo fratello Ron che cercavano di consolarla credendo in qualcosa che non esisteva, lontano da quel mondo che non le apparteneva più.

Partì in un assolato mattino di luglio, lasciò un biglietto sul suo letto e per l’ultima volta si smaterializzò. Scelse come meta Roma, aveva voglia di sole e sperava che in una città sufficientemente grande potesse nascondersi alla vista dei più. Non aveva molti soldi con se ma sufficienti per poter cominciare, per prima cosa cercò un’agenzia che le potesse fornire un posto per sistemarsi, scelse un monolocale ammobiliato. Cercò un lavoro serale e lo trovò in una trattoria, e per finire si recò all’università. Voleva prendere un titolo di studio che le permettesse di trovare un lavoro più consono alle sue aspettative, già perché lei voleva viaggiare, visitare posti nuovi e scelse lingue e comunicazione internazionale, istituto Roma Tre.

°°°°°°

E fu da li che la sua vita riprese. Fece nuove amicizie e tra queste conobbe Jessica, una solare e simpaticissima ragazza che frequentava il suo stesso corso, presero a frequentarsi regolarmente e proprio grazie a quell’amica Ginny imparò cosa significasse davvero vivere come i comuni babbani…faticoso e tremendamente interessante.

Quando si trasferì all’appartamento rimase sconcertata dalla quantità di cose strane, la ragazza dell’agenzia quando le aveva fatto visitare il monolocale si era prodigata nell’elencarle la modernità e il confort del posto. E mentre Ginny si guardava intorno disorientata e confusa la donna non smetteva un attimo di elogiare gli elettrodomestici di ultima generazione. Il frigorifero capiente con frizer, il fornello elettronico, il forno a microonde, il robot, la macchina per il caffè espresso, l’aspirapolvere e altre diavolerie che Ginny dopo pochi secondi non ricordava più il nome. A conti fatti comunque il posto le piaceva e anche se era quasi morta di fame per i primi giorni era soddisfatta della scelta fatta. Era impazzita delle serate intere a studiare su quei manuali per capire come funzionavano tutti quegli aggeggi o almeno a cosa servissero, così capì che il frigorifero serviva per tenere fresca l’acqua, il fornello per cuocere la pasta e il forno a microonde…beh per quello ci aveva messo decisamente molto più tempo, il risultato era stato divertente se si escludeva il fatto che non riusciva a fare un pasto decente, o era ancora cruda o decisamente troppo cotta, diciamo affumicata e fu proprio grazie a Jessica che imparò a cuocere una bistecca senza carbonizzarla. L’amica aveva riso fino alle lacrime chiedendole dove mai fosse vissuta fino a quel momento, quella casa non aveva ne più ne meno di una qualsiasi casa normale, Ginny aveva sorriso stupidamente e con la scusa che i suoi genitori non potevano permettersi quelle cose aveva annunciato la sua completa ignoranza, Jessica si era così gentilmente prodigata nell’insegnare a quella strana ragazza tutti i funzionamenti di quelle diavolerie, come le chiamava lei.

Jessica era un vulcano di idee e sempre piena di sorprese, con lei non ci si annoiava mai, le fece conoscere una marea di ragazzi simpatici e fu tra questi che conobbe Andrea. Frequentava il terzo anno della facoltà di giurisprudenza a Tor Vergata a Roma ma proveniva dal sud del Tirolo, Ginny neppure sapeva dove si trovasse quel luogo ma fece finta di nulla, le piaceva quel ragazzo, era alto ma non troppo, un fisico ben modellato, gli occhi azzurri e i capelli biondi, ed erano proprio quei capelli ad averla attirata, erano del colore del grano, proprio come quelli di lui…ma non doveva pensare a lui.

°°°°°°°°°

Cinque lunghi anni da che aveva conosciuto Jessica, cinque lunghi anni da che aveva conosciuto Andrea, ed ora era pronta per la Tesi, studiava moltissimo e voleva prendere il massimo del punteggio, mirava al centodieci con lode e ci sarebbe riuscita, in tutti quegli anni non aveva mai preso un voto che fosse al disotto del vent’otto.

**

Nel suo appartamento i due ragazzi erano seduti sul divano, mentre Andrea le parlava i suoi pensieri si misero a vagare. Chissà dov’era ora? Rinchiuso ad Azkaban come il padre? O peggio ancora morto. Chiuse gli occhi e deglutì dolorosamente. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo vedere ancora una volta, una volta soltanto, guardare quegli occhi di ghiaccio, quelle labbra sottili sempre tirate che solo con lei diventavano dolci, quelle mani grandi capaci di stringerti fino a farti male ma anche capaci di accarezzarti fino a farti perdere la ragione e non ricordare neppure il proprio nome, sussurrargli di perdonarla, sussurrargli il proprio amore e che mai lo aveva dimenticato, dirgli che aveva sbagliato, dirgli che avrebbe voluto tornare indietro.

-“Tesoro mi ascolti?”- Ginny sussultò, alzò il viso pallido e guardò il suo ragazzo

-“Scusami, stavo pensando al mio esame. Mi dispiace” allungò la mano stringendo quella del ragazzo che le sorrise “che dicevi?”-

-“Dovresti rilassarti, sei troppo tesa” le cinse le spalle facendogli appoggiare il capo sulla spalla “che ne dici di andare a mangiare fuori e poi al cinema?”- chiese dolcemente

-“Come vuoi”- disse vacua

-“Ti prego, cerca di contenere il tuo entusiasmo o potrei esaltarmi”- ghignò ironico, Ginny sorrise e lui ricambiò. Andrea era dolcissimo, si era laureato due anni prima e ora lavorava in uno studio come aiuto avvocato penalista, era in gamba e presto gli avrebbero dato piena libertà potendo così seguire un caso tutto suo. Aveva una pazienza infinita, non chiedeva mai il perché del suo sguardo vuoto o dei suoi pensieri lontani, l’abbracciava tenendola vicina e lei gliene era grata, cosa mai avrebbe dovuto dirgli…che la sua mente era piena di ricordi, che il suo cuore era pieno d’amore per un altro?

-“Vada per la cena e il cinema”- affermò con un entusiasmo esagerato. Lui sorrise baciandole la fronte

-“Non siamo obbligati ad uscire Ginny, possiamo rimanere qui. Ci facciamo portare una pizza e la sgranocchiamo davanti al televisore”-

-“No, hai ragione, ho bisogno di rilassarmi e il modo migliore è uscire, vedere gente. Usciamo”- decretò dolcemente

-“Ti amo Ginny e voglio vederti felice e serena, farei qualsiasi cosa per te, ricordalo sempre”- le baciò le labbra

-“Lo so”- si limitò a dire, mai neppure una volta gli aveva detto che lo amava, mai neppure quando facevano l’amore

-“Dal prossimo mese divento ufficialmente titolare, avrò un aumento notevole di stipendio e…” Ginny si irrigidì “non fare così Ginny” disse lui sentendo la reazione della ragazza “perché non vuoi sposarmi? Stiamo insieme da quattro anni, fra poche settimane discuterai la tesi, ti hanno già offerto decine di lavori e io guadagnerò bene. Voglio una famiglia ma la voglio con te”- asserì guardandola attentamente negli occhi. Lei si scostò ricambiando lo sguardo

-“Io non voglio sposarmi Andrea, ma non perché sei tu, ma perché io non voglio sposarmi. Io ti voglio bene e questa situazione mi piace, mi piace la tua compagnia, mi diverti e questo è una qualità che in pochi hanno ma, ma comunque sia non ti sposerò. Mi dispiace”- sapeva di averlo ferito, lo sguardo incupito la fece sentire in colpa, la mascella irrigidita, sapeva anche d’averlo offeso, ma questo non cambiava i fatti

-“Tu mi ami?”- chiese finalmente con voce dura. Sapeva anche questo, sapeva che quella domanda gli ronzava addosso da sempre

-“Ti voglio bene”- deviò

-“Non ti ho chiesto questo, anch’io voglio bene a molte persone Ginny. La mia domanda è un’altra, mi ami?”-

-“Non lo so” si alzò in piedi raggiungendo il frigorifero che aprì, prese un succo di frutta e ne versò in un bicchiere “ne vuoi?” lui scosse il capo. Perse un po’ di tempo cercando le parole giuste, si volse di nuovo rimanendo appoggiata al ripiano della cucina “non voglio mentirti Andrea, lo hai sempre saputo che mai mi sarei sposata, se hai pensato che con il tempo cambiassi idea mi dispiace, ma non è successo. Io provengo da una famiglia numerosa e mi ha sempre dato fastidio il non avere la libertà di muovermi e di decidere per la mia vita, non è colpa tua ma neppure mia” bevve di nuovo “non rinuncerò alla mia libertà Andrea, mai, per nessuno” chiuse un attimo gli occhi a quella bugia “io non so se ti amo, se pensi che il non volermi legare a te definitivamente significa che non lo sia, allora è così, ma non la metterei in questi termini, quello che provo per te è comunque unico, non lo provo per nessun’altro, ma sta a te decidere, se pensi che non sia sufficiente quello che ho da darti, se pensi e a ragione, voglio dire ognuno ha le proprie esigenze e se tu vuoi una famiglia con dei figli dovrai cercarli da un’altra parte perché io non posso darteli”- lui l’ascoltò attentamente

-“Non puoi o non vuoi?”-

-“E’ la stessa cosa Andrea, per me uno non esclude l’altro”-

-“Capisco” si alzò in piedi dirigendosi alla porta “credo che me ne andrò a casa, devo assimilare tutto questo”-

-“Come vuoi, io di qui non mi muovo” gli si avvicinò, allungò la mano e gli sfiorò i capelli “pensa a quello che vuoi Andrea, qualsiasi decisione tu prenda voglio che rimaniamo amici, promettimi che comunque vadano le cosa tra di noi, rimarrai mio amico”- mormorò guardandolo fisso

-“Qualunque strada dovessero prendere le nostre vite sarai sempre la mia ragazza e saremo sempre amici”-

-“Grazie”- si alzò in punta di piedi poggiando le labbra su quelle del giovane. Andrea uscì piano chiudendosi la porta alle spalle, Ginny tornò al divano e si sedette, prese il telecomando e accese lo stereo, le dolci note di Dido riempirono il monolocale, adorava quella canzone “White flag”, non sapeva perché ma la collegava sempre…ci stava ricadendo di nuovo, chiuse gli occhi, appoggiò il capo e iniziò a piangere. Pianse per Andrea che lo avrebbe perso, pianse per quello che mai avrebbe avuto, pianse per tutte quelle ragioni che non si potevano dire. Un picchiettio alla finestra la fece alzare di scatto, non poteva essere…nessuno sapeva che lei era lì, si avvicinò e tirò un lungo sospiro, era solo la pioggia, scoppiò a ridere istericamente e presto si trasformò in singhiozzi, si lasciò scivolare a terra e pianse tutte le sue lacrime. Qualcuno stava bussando insistentemente alla porta, si alzò, si asciugò dalle lacrime, lentamente e stancamente si avvicinò, l’aprì e rimase impietrita

-“Non mi inviti ad entrare?” Ginny non riusciva a muoversi, il corpo irrigidito, gli occhi dilatati e arrossati dalle lacrime versate, la bocca spalancata, la mano appoggiata allo stipite stava velocemente perdendo colore tanto stringeva il legno. L’uomo fece un passo avanti e lei si riscosse, fece un passo indietro liberando l’entrata, lui si addentrò e lei chiuse la porta rimanendovi appoggiata, il fiato corto, la gola secca la costrinsero a deglutire più volte “molto babbano”- disse sedendosi sul divano

-“Cosa…cosa vuoi?”- chiese con un filo di voce

-“Un whisky incendiario sarebbe gradito”- disse con la sua solita voce ironica e strafottente

-“Non bevo quella roba, se vuoi ho della birra o del succo di frutta esotica”- lui sollevò un sopraciglio

-“Vada per la birra”- Ginny prese una lattina dal frigorifero e la versò in un boccale, si girò e si sentì mancare, lui si era alzato, si era tolto la giacca ed ora era ad un passo, non lo aveva sentito muoversi, nulla, silenzioso come la morte. Fece un passo indietro e gli allungò la birra, lui la prese e nel fare questo le sfiorò le dita, lei impallidì, cercò di parlare ma nessun suono proveniva dalle sue labbra, le leccò e lui seguì il movimento facendo un leggero sorriso

-“Come…come mi…” deglutì “…mi hai trovata?”- prese fiato e scivolò di lato allontanandosi

-“Hai paura di me Gin?”- la voce fredda le diede un lungo brivido

-“No”-

-“Bugiarda”- bevve un sorso, fece una smorfia e pose il boccale dentro al lavandino, le si avvicinò pericolosamente

-“Io…io” fece un passo indietro “scusa ma devo…devo…” scivolò di lato e scappò richiudendosi in bagno. Si appoggiò alla porta, pallida e tremante, si portò la mano sul cuore che batteva furioso “mio Dio” sussurrò. Si avvicinò al lavandino e il viso riflesso non pareva neppure il suo, pallido, gli occhi dilatati e un tremore incontrollato alle labbra, le morse “mio Dio” ripeté, aprì il lavandino e si sciacquò il viso “che sei venuto a fare? Perché proprio ora? Cosa vuoi da me?”- quelle domande cercavano una risposta che il suo riflesso non le diede. Deglutì più volte, non poteva rimanere chiusa, doveva affrontarlo. Dio, quante volte aveva sognato di trovarselo davanti? Quante volte avrebbe voluto tornarsi a perdere in quegli occhi argento? Tante, troppe. Ed ora era nel suo appartamento, era di nuovo vicino a lei e non sapeva che fare, che dire. Si riscosse e decise che era il momento di uscire e di affrontarlo, qualunque fosse il motivo doveva sapere. Uscì e lo vide di fronte alla finestra, le mani in tasca, quella schiena fasciata dalla camicia bianca faceva risaltare i muscoli, lui si girò

-“E’ carino qui”- disse con voce fredda e inespressiva

-“Mi piace” rispose soltanto, poi prese coraggio e fece un passo avanti “perché sei qui Draco?”-

-“Da quanto frequenti quel babbano?”- chiese invece

-“Io…ma come…come…?”- domandò balbettando

-“Sono settimane che ti tengo d’occhio”-

-“Che significa?”-

-“C’ho messo un po’ a trovarti, sei stata brava Gin, non è stato facile scovarti neppure per me quindi figuriamoci per la tua famiglia e compagnia”- si sedette sul divano fissandola

-“Io…avrei voluto che fosse così per tutti”- si sedette su di una sedia il più lontano possibile, per quanto il monolocale potesse permettere

-“Ne sono certo, ti sei adoperata parecchio devo dire, ma quando uno si nasconde non rimane fermo nello stesso posto per cinque anni”-

-“Tu ne sai qualcosa suppongo, nel nasconderti intendo”-

-“Qualcosa, si. Ma tornando a noi, chi è quel tipo che ti ronza continuamente intorno?”-

-“E’ un amico”- rispose evasiva

-“E con tutti i tuoi amici ti rotoli sul letto?”- si informò gelido

-“Questi se permetti non sono affari tuoi” affermò alzandosi in piedi di scatto “e di grazia come accidenti fai a sapere tutte queste cose?”-

-“La prossima volta, sempre se ci sarà una prossima volta, ti consiglio di chiudere le tende”- sibilò alzandosi a sua volta, Ginny impallidì

-“Che vuol dire questa sparata? Io faccio quello che mi pare” poi andò verso la finestra, di fronte al suo palazzo ve n’era un altro e alcune finestre erano a dirimpettaio alle sue “comunque lo farò”-

-“Che fine ha fatto il tuo amato Potter?”- si avvicinò e lei si allontanò

-“Come se non lo sapessi”- sussurrò incrociando le braccia al petto in segno di difesa

-“Ti ha piantata dunque” lei annuì “avrai versato un mare di lacrime, ti ci vedo, lui che dolcemente ti comunica che deve salvare il mondo e che per te non c’è posto e tu naturalmente senza discutere ti sei fatta da parte. Ho riassunto correttamente?”-

-“Più o meno”- soffiò soltanto

-“Mi stanno dando ancora la caccia, lo sai?”-

-“No, non so più nulla da molto tempo. Ma mi pare ovvio che lo facciano, sei un Mangiamorte e quindi un nemico”-

-“Ma non per te vero? Tu lo sapevi e non hai detto nulla, neppure quando ti sei messa con lui gli hai mai detto che mi ero fatto marchiare. Perché Ginny? Perché non mi hai denunciato? Avrebbero fermato in tempo quello che stavo facendo, perché non l’hai fatto?”-

-“Avrei dovuto scoprirmi a mia volta e non potevo” gli voltò la schiena guardando fuori dalla finestra, ormai era buio e la città stava accendendo le sue luci “avrei dovuto dare delle spiegazioni e non ero pronta e poi è stato troppo tardi, se avessi saputo cosa stavi facendo lo avrei fatto a dispetto di tutto e di tutti, ma non l’ho fatto”- sentì le sue mani sulle spalle, si irrigidì ma rimase ferma, il corpo del ragazzo si appoggiò al suo

-“Sono solo scuse le tue Gin” sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire, chiuse gli occhi ma non si mosse “perché non hai detto nulla? In fondo stavi con quello che hai sempre voluto, o no?”-

-“Si”- sussurrò

-“Ma qualcosa non funzionava vero?” lei deglutì, la voce di Draco era dolce e così vicina, le labbra le solleticavano l’orecchio “vero?”- ripeté

-“Si”-

-“Non era più come avevi sempre sognato, tu non eri più la stessa ragazzina”-

-“No, non lo ero più”- confermò con voce tremante

-“Amavi me, ma avevi creduto invece di amare lui, ma non era così vero?”-

-“Si”- confessò senza fiato, gli occhi le si erano fatti improvvisamente lucidi, il cuore le doleva talmente da non riuscire a respirare, cercò di scostarsi ma lui la strinse più forte

-“Non allontanarti da me” sussurrò facendola girare, la fissò negli occhi umidi di pianto “non te l’ho mai detto ma ti amavo anch’io, moltissimo”-

-“Non importa più, qualsiasi fossero i nostri sentimenti allora, ora non ha più nessuna importanza. Io ho la mia vita e sto bene, non voglio tornare nel nostro mondo, mi va stretto Draco, mentre ora posso disporre della mia vita, non devo rendere i conti a nessuno, mi sto laureando e poi comincerò a viaggiare e fare esattamente quello che ho sempre voluto fare” cercò di scostarsi di nuovo e questa volta lui allentò la presa ma non a sufficienza per lasciarla andare “hai ragione, io ti amavo ma l’ho scoperto, ancora una volta quando ormai era troppo tardi, ma comunque fossero andate le cose non sono sicura che ti avrei seguito, tu sei un Mangiamorte e io non voglio e non posso stare con qualcuno che uccide i miei amici e la mia famiglia”-

-“Non ho mai ucciso nessuno Gin, certo ho aperto il passaggio e questo è stato il mio più grosso errore ma non potevo più tornare indietro e quando sono fuggito sono scappato anche dal Signore Oscuro, è da allora che fuggo, proprio come te”- Ginny chiuse gli occhi e si appoggiò al suo torace forte, lui la strinse

-“Perché è andata così?”- sussurrò

-“Perché ero uno stupido borioso, perché credevo che agendo in quel modo mio padre sarebbe stato fiero di me, perché non mi rendevo conto di quello che facevo, perché è da quando sono nato che mi inculcano quegli ideali”- le accarezzò la schiena

-“Cosa sei venuto a fare Draco?”-

-“Sono venuto per riprenderti. Ti voglio nella mia vita Gin”- lei alzò il viso, gli occhi lucidi e le labbra tremanti, lui si abbassò e sfiorò lentamente quelle della ragazza, Ginny sospirò alzandosi in punta di piedi, gli cinse il collo e lui si impossessò delle labbra già dischiuse

-“Ti ho sempre amato Draco”- mormorò sulle labbra umide

-“Anch’io Ginny, non te l’ho mai detto e questo è stato un altro errore, se lo avessi fatto forse anche tu avresti trovato il coraggio di scavare nei tuoi sentimenti e avresti ammesso lo stesso”-

-“E’ passato tanto tempo e io…io…”-

-“Tu ti sei rifatta un’altra vita, è questo?”-

-“Si”-

-“Lo ami?”- chiese. La sua voce si era leggermente indurita, lei scosse il capo

-“No” si strinse a lui “non lo amo ma stiamo insieme da quattro anni, lui mi ha chiesto di sposarlo e…”- gli occhi di ghiaccio di Draco la bloccarono un attimo, cercò di allontanarsi ma lui le bloccò la fuga

-“E?”- domandò gelido

-“Ho rifiutato, ma rimane comunque il mio ragazzo, non voglio che soffra Draco, è dolce e gentile e io gli voglio bene”- si giustificò

-“Ma non abbastanza per sposarlo, dico bene?”-

-“Si”-

-“Mi pare che non ci sia molto da aggiungere” la lasciò libera e lei si massaggiò le braccia che fino ad un attimo prima lui aveva strinto con forza “devi comunque lasciarlo e per svariati motivi. Primo perché non puoi dargli quello che lui vuole, secondo perché lo faresti comunque soffrire e terzo e non meno importante perché è me che ami e di conseguenza non permetterò a quel babbano di mettersi tra di noi”- decretò sedendosi sul divano

-“Che vuoi dire?”- chiese preoccupata dallo sguardo gelido

-“Avanti Gin, mi conosci, conosci come sono fatto e sai perfettamente quello che voglio dire. Ora non ti rimane che chiudere la tua storia e venire via con me e tutto verrà da se”-

-“Io…io non posso” lui alzò un sopraciglio “voglio prendere la laurea Draco, mi manca poco e non voglio buttare via questi cinque anni, ho studiato e sudato per arrivare fin qui, studiavo e lavoravo di sera per pagarmi l’università e questo appartamento, non lascerò tutto quando sono arrivata al traguardo solo perché tu me lo imponi”- affermò d’un fiato

-“Quindi che vuoi fare, mollarmi di nuovo?”- la voce era così fredda che lei venne percorsa da un lungo brivido

-“Perché non vuoi capire…”-

-“Capisco benissimo invece “ la interruppe lui “a scuola ho lasciato correre ma non credere che abbia dimenticato, io non dimentico nulla, il giorno prima stavi abbracciata a me e il giorno dopo ti ritrovo tra le braccia di Potter, non lascerò che succeda di nuovo, con nessuno, mai più Gin mi tratterai in quel modo”- sibilò gelido

-“Non sto dicendo questo” sospirò avvicinandosi, gli sfiorò il braccio e lui si irrigidì “sono anni che spero di poterti chiedere scusa per quello che è successo, mi dispiace Draco, sono stata una stupida” lui le cinse le spalle appoggiandosela contro, lei sollevò il viso per guardarlo “sto solo dicendo che mi devi lasciare il mio spazio. Mi piace vivere qui, ho tanti amici e sto bene con loro, puoi farne parte anche tu se vuoi ma ti prego, non obbligarmi a fare una scelta” gli cinse il collo “non voglio mollare tutto questo. Possiamo vederci quando vuoi”- sussurrò

-“Non posso fermarmi troppo a lungo in un posto Gin, ma anche se potessi non potrei vivere in mezzo a tutti questi babbani, sono casinisti e rumorosi, mi danno i nervi”-

-“Posso smaterializzarmi dove mi dirai volta per volta e tu puoi fare altrettanto qui”-

-“Rischiando di trovare qualche amico che gironzola per casa?”- chiese astioso. Ginny abbassò le braccia e fece un passo indietro, trasse un lungo respiro e si allontanò

-“Non mi lasci scelta”- sussurrò portandosi vicino al lavandino e tenendogli voltata la schiena. Sentiva un dolore allo stomaco, non riusciva più a respirare e gli occhi si riempirono di lacrime, le asciugò in fretta

-“Che significa?”-

-“Voglio che tu te ne vada, ora”- disse con voce ferma

-“Non ho capito” sibilò. Si avvicinò e lei si irrigidì ma non si volse “vuoi ripetere per favore”- la prese per un braccio cercando di voltarla e quando sentì che faceva resistenza tirò più forte e lei fu costretta a voltarsi

-“Ti prego vattene”- mormorò senza alzare il viso

-“Perché?”- domandò duro

-“Non…tu…” deglutì e alzò gli occhi, quelli di lui erano freddi mentre i suoi erano pieni di dolore “tu non vuoi capire, tu vuoi solo impormi il tuo volere come hai sempre fatto, ma io non ho più sedici anni Draco” allungò la mano accarezzandogli la guancia “fra pochi mesi compirò ventidue anni, sono troppo grande per farmi comandare a bacchetta” riabbassò le mani sentendo sulle dita il suo calore, le strinse a pugno come volerlo imprigionare dentro di se “ ti amo, moltissimo e voglio stare con te lo giuro ma non alle tue condizioni, non voglio mollare tutto questo o per lo meno non adesso. Ti prego, fammi finire gli studi, fammi iniziare a lavorare, poi possiamo andare dove vuoi ma, devi lasciarmi il mio spazio, devi permettermi di rivedere i miei amici, devi lasciarmi vivere la mia vita”- lui se l’avvicinò stringendola e lei lo abbracciò a sua volta

-“Altrimenti è finita, è questo che stai dicendo?”-

-“Si”- rispose soltanto

-“Va bene”- lei alzò la testa di scatto, lo sguardo incredulo lo fece sorridere

-“Da…davvero?”- era talmente stupita da incespicare sulle parole

-“Davvero” confermò Draco. Un bussare alla porta li fece sobbalzare “chi accidenti è a quest’ora?”- domandò bruscamente. Ginny sorrise

-“Casa mia è un po’ un porto di mare, qui vanno e vengono come se fosse casa loro”- scoppio a ridere al viso allibito

-“Vediamo che questa cosa finisca”- sibilò

-“Vedrò quello che posso fare”- alla porta intanto qualcuno pareva avere il diavolo alle spalle

-“Posso restare o devo nascondermi?”- chiese ironico il ragazzo

-“Puoi restare ma per favore non ringhiare, tieni la bacchetta a posto e ti prego non guardare chiunque esso sia dall’alto in basso come il tuo solito”- lo prese in giro

-“Guarda che so come ci si comporta in mezzo alla gente?”-

-“Sbagliato amore mio, tu sai come ci si comporta tra i maghi, ed è molto diverso” lui le strinse l’occhio e lei si sentì rimescolare, sorrise ma un altro colpo più forte alla porta la fece sobbalzare “arrivo, ma che diamine…” aprì e si trovò davanti l’amica, tutta trafelata, col fiatone e due occhi di fuoco “Jessica, ma che diavolo…”- l’amica neanche la lasciò finire

-“Che cavolo gli hai fatto?”- chiese entrando come un fulmine

-“A chi?” chiese Ginny senza capire, si scostò per non essere travolta “ma prego accomodati”- disse ironica

-“Non fare la furba con me” disse puntandole un dito contro “è arrivato Andrea al pub, sembrava che gli fosse appena passato sopra un camion, quasi non si capiva quello che diceva, fino al tuo nome” la fissò “dunque?”-

-“Dunque cosa? Jessica cerca di calmarti”- la pregò ghignando, lanciò un’occhiata a Draco, lui se ne stava appoggiato alla finestra, le braccia conserte, il sopraciglio alzato e guardava quella furia bionda che ancora non lo aveva visto

-“Si può sapere che hai da sghignazzare? Comunque…” si girò, raggiunse il divano e ci si sprofondò sopra “cos’è succes…”- si bloccò, scattò in piedi, aveva visto un’ombra e si girò trovandosi Draco di fronte

-“Salve”- disse lui

-“Dio”- sussurrò guardandolo da capo a piedi

-“No, Draco Malfoy”- fece un passo allungando la mano, la ragazza senza parola allungò la sua

-“Jessica Baroni” sussurrò senza voce, quando lui la lasciò lei strinse il pugno, deglutì e guardò Ginny che sorrideva “ehm, credo che…io devo andare”-

-“Sei appena arrivata, lo vuoi un caffè?”- domandò l’amica

-“No grazie, per oggi ne ho già presi tre e vorrei dormire” si avvicinò alla porta, le due amiche si guardavano “chi accidente è quel fico pazzesco?”- sussurrò

-“Un amico di vecchia data”-

-“Andrea…voglio dire…con lui è davvero finita?”- domandò piano

-“Si, lo sai come la penso, lui mi piace ma non così tanto da rinunciare a tutti i miei sogni”- Jessica guardò Draco scrutare fuori dalla finestra

-“E per lui?”-

-“Lui…lui è…” sospirò “lui è stato il mio primo vero amore, ma neanche per lui voglio rinunciare a tutto”-

-“Ne sei sicura?”- chiese scrutandola

-“Si certo”- ma distolse lo sguardo

-“Infatti si vede” la prese in giro “ci vediamo domani?”-

-“Certo, non vedo perché dovremmo cambiare i nostri programmi”- affermò sicura

-“Amica mia, io per uno così ti manderei a quel paese con armi e bagagli”- si scostò velocemente evitando uno spintone, scoppiò a ridere e Ginny la seguì

-“Vattene brutta depravata”- aprì la porta

-“Voglio tutti i particolari”- riguardò Draco e trasse un lunghissimo sospiro “anche i più piccanti”-

-“Dio ma che mi tocca ascoltare, vai via Jessica o giuro che ti butto giù dalle scale”-

-“Tutto Ginny” si avviò svelta alle scale “voglio tutto”- gridò precipitandosi giù

-“Non ti racconto un bel niente, anzi potrai solo supporre vedendo il mio viso e sarai invidiosa come non mai”- scoppiò a ridere alla pernacchia che le arrivò all’orecchio. Chiuse la porta appoggiandosi contro continuando a ridere, smise di botto quando vide Draco avvicinarsi

-“E così vuole i particolari”- lei sbarrò gli occhi

-“Hai sentito?”- domandò rossa, lui scosse la testa

-“Ho letto il labiale”-

-“Lei scherzava, voglio dire è un gioco che facciamo da anni ma…”- lui le chiuse con la propria

-“Dovremo far in modo che almeno sia soddisfatta, che dici?”- la strinse tra le braccia

-“Dico che ti amo”-

-“Anch’io. Ti voglio Ginevra”- lei trattenne il fiato, appoggiò la fronte sul torace

-“Anch’io” sussurrò “che faremo Draco?”-

-“Vivremo alla giornata, tu farai quello per cui hai vissuto in questi anni e io cercherò di non farmi beccare”-

-“Ho paura”- lui le alzò il mento

-“Di cosa?”-

-“Se tu mi hai trovata forse anche altri lo faranno, non voglio che ti trovino Draco, non voglio che ti becchino per colpa mia”- mormorò spaventata

-“Non sarà mai per colpa tua Gin, ma mia e sai perché?” la ragazza scosse il capo “perché sono io che non voglio starti lontano, quindi qualunque cosa succeda sarà solo colpa mia”-

-“Non voglio più stare senza di te Draco”- dichiarò buttandogli le braccia al collo

-“Non dovrai più farlo” la prese in braccio portandola verso il divano “come si apre questo coso?”- lei rise nascondendosi sul suo collo

-“Fammi scendere” la depose delicatamente, Ginny tolse i tre cuscini bordò e tirò una leva, in un attimo un letto matrimoniale si aprì dinnanzi a loro “fatto”-

-“A volte questi stupidi babbani mi stupiscono”- disse guardando con un certo stupore il letto

-“Non sono stupidi Draco, anzi sono molto inventivi”-

-“Se lo dici tu” si tolse la giacca “vieni qui”- si avvicinò lentamente e lui le cinse le spalle

-“Giurami che rimarrai con me sempre”- sussurrò sulle sue labbra

-“Lo giuro”- poi le parole divennero superflue. La spogliò lentamente e lei fece lo stesso, quei cinque anni

vennero cancellati con uno sguardo pieno di promesse e passione. Si coricarono accarezzandosi dolcemente,

Ginny gli accarezzò la fronte scostando quei fili d’oro

-“Ti amo Draco, ti amo da tutta la vita”- mormorò chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dalla passione

-“Ti amo anch’io Ginevra e ti amerò tutta la vita” la baciò profondamente e intensamente, alzò il viso leccandole le labbra “sei mia e lo rimarrai fino alla fine dei giorni”-

-“Fino alla fine dei giorni”- mormorò

Fine

C.M.

  
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