FOREVER
(Erano
passati cinque anni, ma quando si ritrovava sola come in quel momento non poteva
far altro che ripensare alla sua vita.)
Quella
maledetta sera sarebbe rimasta impressa nella mente di tutti gli studenti che
frequentavano Hogwarts in quel periodo, in maniera indelebile, e per lei lo
sarebbe stata doppiamente. Era come se fosse stata marchiata a fuoco, una lunga
e dolorosa cicatrice che non voleva rimarginarsi e mai poteva succedere. Le
urla, i pianti, le maledizioni che fioccavano ovunque, le decine di Mangiamorte
che erano sbucati dal nulla ed infine il tradimento del professore di pozioni e
la morte del preside Silente. Il dolore di tutti i ragazzi, l’incredulità e
lei sapeva…lo sapeva che stava tramando qualcosa, lo aveva sospettato e non
aveva detto nulla. Cosa mai avrebbe potuto dire…se lo avesse fatto avrebbe
dovuto dare delle spiegazioni che non poteva dare. La piccola Ginny cosa mai
poteva avere a che fare con Draco Malfoy? Nulla, proprio nulla. Bugia. Lei forse
era stata una delle prime persone o forse l’unica a scoprire che il malefico
Serpeverde si era fatto marchiare prima dell’inizio della scuola…ma quella
era una cosa che lei non avrebbe mai dovuto sapere….
….Quante
volte le aveva detto che era bella come il più splendido tramonto o che la sua
pelle era chiara come l’alba e liscia come la seta, quante volte l’aveva
baciata lasciandola stordita, aveva baciato altri ragazzi ma non v’era
paragone con nessuno, Malfoy ti lasciava confusa e ansante, e quel modo di
guardarti o di toccarti faceva impazzire qualunque ragazza avesse la fortuna di
trovarsi al suo fianco, e lei ci si era trovata spesso. Ma non l’amava o
almeno così aveva voluto credere, lui era la passione, il desiderio più
sfrenato, era la quintessenza del sesso più proibito ma non era l’amore. Non
si poteva amare Draco Malfoy.
Harry
era l’amore, lei vi aveva perso la testa per anni, lo aveva sempre amato ed
era stato per quella sua convinzione che quando lui si era fatto avanti lei lo
aveva preferito a Malfoy. Harry era quello che di più perfetto c’era, era
dolce, gentile, simpatico e lei si era lasciata convincere a mettersi con lui.
Ora sapeva di aver fatto un errore, un grandissimo errore. Da quel momento
Malfoy l’aveva odiata, non aveva cercato spiegazioni, non le aveva più
rivolto uno sguardo o una parola, neppure per offenderla, ma lei lo conosceva
bene e sapeva che se avesse voluto avrebbe potuto anche farle del male e solo
Dio sapeva perché non l’avesse fatto. Con Harry aveva passato mesi da sogno,
la coccolava, la vezzeggiava e lei per un momento si era sentita in paradiso,
aveva rimosso il marchio di Malfoy concentrandosi solo su Harry. Ma poi qualcosa
aveva cominciato a non funzionare più, in lei c’era qualcosa che non andava,
si sentiva vuota e persa, quel rapporto che aveva sognato per anni non era come
aveva creduto e voluto che fosse, Harry era sempre accorto a tutti i suoi sbalzi
d’umore e cercava di assecondarla standole ancora più vicino, ma più lui si
avvicinava e più Ginny si sentiva irrequieta, poi era successo quello che era successo e come al solito lui
l’aveva messa da parte, quando aveva più bisogno di lui, quando aveva bisogno
di essere rassicurata, quando aveva avuto bisogno di una persona speciale con
cui condividere il dolore lui l’aveva lasciata. Il dolore che Harry provava
per la morte di Silente era troppo grande, la sua missione era troppo importante
e non aveva tempo per lei e l’aveva lasciata con poche parole. Come sempre era
stato attento a sceglierle, le teneva le mani guardandola negli occhi, ma questo
non cambiava il risultato, lui metteva prima di tutto il tutto e lei veniva
sempre e comunque dopo. Aveva accettato le sue argomentazioni senza discutere,
senza piangere, annuendo e lasciandolo andare per la sua strada, ma il suo
piccolo cuore già dolorosamente ferito aveva subito un’ulteriore ferita che
mai più sarebbe guarita e fu in quel preciso momento che tornò a galla
prepotentemente nella sua mente Draco Malfoy. Lui non le aveva mai fatto
promesse di alcun genere come invece aveva fatto Harry, Malfoy mai una volta le
aveva detto di amarla, come invece aveva fatto il prescelto, Malfoy non
l’aveva illusa, mai, come invece aveva fatto Harry. Lui l’aveva
vigliaccamente beffata, le sue parole, tutte le sue parole erano menzogne mentre
Draco mai una volta aveva agito così, lui era quello che era, un serpente della
peggior specie, un Mangiamorte, ma mai l’aveva tradita, era sincero in tutto
quello che faceva, non avrebbe mai agito in quel modo, comunque e sempre, era
stato a volte crudele ma comunque sincero. E solo in quel preciso momento aveva
capito quello che provava, lei amava Draco Malfoy, lo aveva sempre amato. Solo
in quel momento capì il perché si era lasciata avvicinare da quel bellissimo
Serpeverde, solo allora capì il perché aveva lasciato che lui si prendesse la
sua innocenza lasciandosi trasportare da tutto quello che lui le faceva e le
faceva provare. Ed ora l’unica cosa che le rimaneva di quella travolgente
passione era un braccialetto in acciaio che lui le aveva regalato. E fu con
quell’amara consapevolezza che aveva preso una decisione, dolorosa, difficile
ma irrevocabile. Quando si era ritrovata alla Tana, i suoi fratelli e i suoi
genitori avevano cercato di consolarla credendo che fosse disperata a causa di
Harry, mentre lei era si tormentosamente disperata, ma per quel Mangiamorte che
aveva tradito la sua scuola, per colui che aveva attivato quel passaggio che
aveva così permesso ai suoi compagni di seminar dolore e morte nel posto fino
ad allora più sicuro di tutto il mondo magico. Sua madre aveva cercato di
convincerla che la decisione di Harry era giusta, che non era colpa sua ma che
lui doveva e aveva dovuto fare quella scelta per salvare il loro mondo, e Ginny
quasi le aveva riso in faccia. Se solo avesse saputo, se avesse solo immaginato
quello che lei pensava sarebbe inorridita, non gliene fregava un’emerita mazza
di Harry, l’unica cosa che avrebbe voluto veramente sarebbe stato tornare tra
le braccia del loro più che mai nemico. Non poteva più vivere con loro, non
resisteva più di sentirli solo ed esclusivamente parlare di Harry, voleva
vivere la sua vita e se non poteva viverla come lei voleva l’avrebbe costruita
dal nulla, avrebbe lasciato tutto e tutti e avrebbe ricominciato a vivere di
nuovo, in un posto solo suo dove non avrebbe avuto intorno continuamente la sua
famiglia o Harry che la guardava con quello sguardo fatto di scuse, dove
Hermione e suo fratello Ron che cercavano di consolarla credendo in qualcosa che
non esisteva, lontano da quel mondo che non le apparteneva più.
Partì
in un assolato mattino di luglio, lasciò un biglietto sul suo letto e per
l’ultima volta si smaterializzò. Scelse come meta Roma, aveva voglia di sole
e sperava che in una città sufficientemente grande potesse nascondersi alla
vista dei più. Non aveva molti soldi con se ma sufficienti per poter
cominciare, per prima cosa cercò un’agenzia che le potesse fornire un posto
per sistemarsi, scelse un monolocale ammobiliato. Cercò un lavoro serale e lo
trovò in una trattoria, e per finire si recò all’università. Voleva
prendere un titolo di studio che le permettesse di trovare un lavoro più
consono alle sue aspettative, già perché lei voleva viaggiare, visitare posti
nuovi e scelse lingue e comunicazione internazionale, istituto Roma Tre.
°°°°°°
E fu da
li che la sua vita riprese. Fece nuove amicizie e tra queste conobbe Jessica,
una solare e simpaticissima ragazza che frequentava il suo stesso corso, presero
a frequentarsi regolarmente e proprio grazie a quell’amica Ginny imparò cosa
significasse davvero vivere come i comuni babbani…faticoso e tremendamente
interessante.
Quando
si trasferì all’appartamento rimase sconcertata dalla quantità di cose
strane, la ragazza dell’agenzia quando le aveva fatto visitare il monolocale
si era prodigata nell’elencarle la modernità e il confort del posto. E mentre
Ginny si guardava intorno disorientata e confusa la donna non smetteva un attimo
di elogiare gli elettrodomestici di ultima generazione. Il frigorifero capiente
con frizer, il fornello elettronico, il forno a microonde, il robot, la macchina
per il caffè espresso, l’aspirapolvere e altre diavolerie che Ginny dopo
pochi secondi non ricordava più il nome. A conti fatti comunque il posto le
piaceva e anche se era quasi morta di fame per i primi giorni era soddisfatta
della scelta fatta. Era impazzita delle serate intere a studiare su quei manuali
per capire come funzionavano tutti quegli aggeggi o almeno a cosa servissero,
così capì che il frigorifero serviva per tenere fresca l’acqua, il fornello
per cuocere la pasta e il forno a microonde…beh per quello ci aveva messo
decisamente molto più tempo, il risultato era stato divertente se si escludeva
il fatto che non riusciva a fare un pasto decente, o era ancora cruda o
decisamente troppo cotta, diciamo affumicata e fu proprio grazie a Jessica che
imparò a cuocere una bistecca senza carbonizzarla. L’amica aveva riso fino
alle lacrime chiedendole dove mai fosse vissuta fino a quel momento, quella casa
non aveva ne più ne meno di una qualsiasi casa normale, Ginny aveva sorriso
stupidamente e con la scusa che i suoi genitori non potevano permettersi quelle
cose aveva annunciato la sua completa ignoranza, Jessica si era così
gentilmente prodigata nell’insegnare a quella strana ragazza tutti i
funzionamenti di quelle diavolerie, come le chiamava lei.
Jessica
era un vulcano di idee e sempre piena di sorprese, con lei non ci si annoiava
mai, le fece conoscere una marea di ragazzi simpatici e fu tra questi che
conobbe Andrea. Frequentava il terzo anno della facoltà di giurisprudenza a Tor
Vergata a Roma ma proveniva dal sud del Tirolo, Ginny neppure sapeva dove si
trovasse quel luogo ma fece finta di nulla, le piaceva quel ragazzo, era alto ma
non troppo, un fisico ben modellato, gli occhi azzurri e i capelli biondi, ed
erano proprio quei capelli ad averla attirata, erano del colore del grano,
proprio come quelli di lui…ma non doveva pensare a lui.
°°°°°°°°°
Cinque lunghi anni da che aveva conosciuto Jessica, cinque lunghi anni da che aveva conosciuto Andrea, ed ora era pronta per la Tesi, studiava moltissimo e voleva prendere il massimo del punteggio, mirava al centodieci con lode e ci sarebbe riuscita, in tutti quegli anni non aveva mai preso un voto che fosse al disotto del vent’otto.
**
Nel suo
appartamento i due ragazzi erano seduti sul divano, mentre Andrea le parlava i
suoi pensieri si misero a vagare. Chissà dov’era ora? Rinchiuso ad Azkaban
come il padre? O peggio ancora morto. Chiuse gli occhi e deglutì dolorosamente.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo vedere ancora una volta, una volta
soltanto, guardare quegli occhi di ghiaccio, quelle labbra sottili sempre tirate
che solo con lei diventavano dolci, quelle mani grandi capaci di stringerti fino
a farti male ma anche capaci di accarezzarti fino a farti perdere la ragione e
non ricordare neppure il proprio nome, sussurrargli di perdonarla, sussurrargli
il proprio amore e che mai lo aveva dimenticato, dirgli che aveva sbagliato,
dirgli che avrebbe voluto tornare indietro.
-“Tesoro
mi ascolti?”- Ginny sussultò, alzò il viso pallido e guardò il suo ragazzo
-“Scusami,
stavo pensando al mio esame. Mi dispiace” allungò la mano stringendo quella
del ragazzo che le sorrise “che dicevi?”-
-“Dovresti
rilassarti, sei troppo tesa” le cinse le spalle facendogli appoggiare il capo
sulla spalla “che ne dici di andare a mangiare fuori e poi al cinema?”-
chiese dolcemente
-“Come
vuoi”- disse vacua
-“Ti
prego, cerca di contenere il tuo entusiasmo o potrei esaltarmi”- ghignò
ironico, Ginny sorrise e lui ricambiò. Andrea era dolcissimo, si era laureato
due anni prima e ora lavorava in uno studio come aiuto avvocato penalista, era
in gamba e presto gli avrebbero dato piena libertà potendo così seguire un
caso tutto suo. Aveva una pazienza infinita, non chiedeva mai il perché del suo
sguardo vuoto o dei suoi pensieri lontani, l’abbracciava tenendola vicina e
lei gliene era grata, cosa mai avrebbe dovuto dirgli…che la sua mente era
piena di ricordi, che il suo cuore era pieno d’amore per un altro?
-“Vada
per la cena e il cinema”- affermò con un entusiasmo esagerato. Lui sorrise
baciandole la fronte
-“Non
siamo obbligati ad uscire Ginny, possiamo rimanere qui. Ci facciamo portare una
pizza e la sgranocchiamo davanti al televisore”-
-“No,
hai ragione, ho bisogno di rilassarmi e il modo migliore è uscire, vedere
gente. Usciamo”- decretò dolcemente
-“Ti
amo Ginny e voglio vederti felice e serena, farei qualsiasi cosa per te,
ricordalo sempre”- le baciò le labbra
-“Lo
so”- si limitò a dire, mai neppure una volta gli aveva detto che lo amava,
mai neppure quando facevano l’amore
-“Dal
prossimo mese divento ufficialmente titolare, avrò un aumento notevole di
stipendio e…” Ginny si irrigidì “non fare così Ginny” disse lui
sentendo la reazione della ragazza “perché non vuoi sposarmi? Stiamo insieme
da quattro anni, fra poche settimane discuterai la tesi, ti hanno già offerto
decine di lavori e io guadagnerò bene. Voglio una famiglia ma la voglio con
te”- asserì guardandola attentamente negli occhi. Lei si scostò ricambiando
lo sguardo
-“Io
non voglio sposarmi Andrea, ma non perché sei tu, ma perché io non voglio
sposarmi. Io ti voglio bene e questa situazione mi piace, mi piace la tua
compagnia, mi diverti e questo è
una qualità che in pochi hanno ma, ma comunque sia non ti sposerò. Mi
dispiace”- sapeva di averlo ferito, lo sguardo incupito la fece sentire in
colpa, la mascella irrigidita, sapeva anche d’averlo offeso, ma questo non
cambiava i fatti
-“Tu
mi ami?”- chiese finalmente con voce dura. Sapeva anche questo, sapeva che
quella domanda gli ronzava addosso da sempre
-“Ti
voglio bene”- deviò
-“Non
ti ho chiesto questo, anch’io voglio bene a molte persone Ginny. La mia
domanda è un’altra, mi ami?”-
-“Non
lo so” si alzò in piedi raggiungendo il frigorifero che aprì, prese un succo
di frutta e ne versò in un bicchiere “ne vuoi?” lui scosse il capo. Perse
un po’ di tempo cercando le parole giuste, si volse di nuovo rimanendo
appoggiata al ripiano della cucina “non voglio mentirti Andrea, lo hai sempre
saputo che mai mi sarei sposata, se hai pensato che con il tempo cambiassi idea
mi dispiace, ma non è successo. Io provengo da una famiglia numerosa e mi ha
sempre dato fastidio il non avere la libertà di muovermi e di decidere per la
mia vita, non è colpa tua ma neppure mia” bevve di nuovo “non rinuncerò
alla mia libertà Andrea, mai, per nessuno” chiuse un attimo gli occhi a
quella bugia “io non so se ti amo, se pensi che il non volermi legare a te
definitivamente significa che non lo sia, allora è così, ma non la metterei in
questi termini, quello che provo per te è comunque unico, non lo provo per
nessun’altro, ma sta a te decidere, se pensi che non sia sufficiente quello
che ho da darti, se pensi e a ragione, voglio dire ognuno ha le proprie esigenze
e se tu vuoi una famiglia con dei figli dovrai cercarli da un’altra parte
perché io non posso darteli”- lui l’ascoltò attentamente
-“Non
puoi o non vuoi?”-
-“E’
la stessa cosa Andrea, per me uno non esclude l’altro”-
-“Capisco”
si alzò in piedi dirigendosi alla porta “credo che me ne andrò a casa, devo
assimilare tutto questo”-
-“Come
vuoi, io di qui non mi muovo” gli si avvicinò, allungò la mano e gli sfiorò
i capelli “pensa a quello che vuoi Andrea, qualsiasi decisione tu prenda
voglio che rimaniamo amici, promettimi che comunque vadano le cosa tra di noi,
rimarrai mio amico”- mormorò guardandolo fisso
-“Qualunque
strada dovessero prendere le nostre vite sarai sempre la mia ragazza e saremo
sempre amici”-
-“Grazie”-
si alzò in punta di piedi poggiando le labbra su quelle del giovane. Andrea uscì
piano chiudendosi la porta alle spalle, Ginny tornò al divano e si sedette,
prese il telecomando e accese lo stereo, le dolci note di Dido riempirono il
monolocale, adorava quella canzone “White flag”, non sapeva perché ma la
collegava sempre…ci stava ricadendo di nuovo, chiuse gli occhi, appoggiò il
capo e iniziò a piangere. Pianse per Andrea che lo avrebbe perso, pianse per
quello che mai avrebbe avuto, pianse per tutte quelle ragioni che non si
potevano dire. Un picchiettio alla finestra la fece alzare di scatto, non poteva
essere…nessuno sapeva che lei era lì, si avvicinò e tirò un lungo sospiro,
era solo la pioggia, scoppiò a ridere istericamente e presto si trasformò in
singhiozzi, si lasciò scivolare a terra e pianse tutte le sue lacrime. Qualcuno
stava bussando insistentemente alla porta, si alzò, si asciugò dalle lacrime,
lentamente e stancamente si avvicinò, l’aprì e rimase impietrita
-“Non
mi inviti ad entrare?” Ginny non riusciva a muoversi, il corpo irrigidito, gli
occhi dilatati e arrossati dalle lacrime versate, la bocca spalancata, la mano
appoggiata allo stipite stava velocemente perdendo colore tanto stringeva il
legno. L’uomo fece un passo avanti e lei si riscosse, fece un passo indietro
liberando l’entrata, lui si addentrò e lei chiuse la porta rimanendovi
appoggiata, il fiato corto, la gola secca la costrinsero a deglutire più volte
“molto babbano”- disse sedendosi sul divano
-“Cosa…cosa
vuoi?”- chiese con un filo di voce
-“Un
whisky incendiario sarebbe gradito”- disse con la sua solita voce ironica e
strafottente
-“Non
bevo quella roba, se vuoi ho della birra o del succo di frutta esotica”- lui
sollevò un sopraciglio
-“Vada
per la birra”- Ginny prese una lattina dal frigorifero e la versò in un
boccale, si girò e si sentì mancare, lui si era alzato, si era tolto la giacca
ed ora era ad un passo, non lo aveva sentito muoversi, nulla, silenzioso come la
morte. Fece un passo indietro e gli allungò la birra, lui la prese e nel fare
questo le sfiorò le dita, lei impallidì, cercò di parlare ma nessun suono
proveniva dalle sue labbra, le leccò e lui seguì il movimento facendo un
leggero sorriso
-“Come…come
mi…” deglutì “…mi hai trovata?”- prese fiato e scivolò di lato
allontanandosi
-“Hai
paura di me Gin?”- la voce fredda le diede un lungo brivido
-“No”-
-“Bugiarda”-
bevve un sorso, fece una smorfia e pose il boccale dentro al lavandino, le si
avvicinò pericolosamente
-“Io…io”
fece un passo indietro “scusa ma devo…devo…” scivolò di lato e scappò
richiudendosi in bagno. Si appoggiò alla porta, pallida e tremante, si portò
la mano sul cuore che batteva furioso “mio Dio” sussurrò. Si avvicinò al
lavandino e il viso riflesso non pareva neppure il suo, pallido, gli occhi
dilatati e un tremore incontrollato alle labbra, le morse “mio Dio” ripeté,
aprì il lavandino e si sciacquò il viso “che sei venuto a fare? Perché
proprio ora? Cosa vuoi da me?”- quelle domande cercavano una risposta che il
suo riflesso non le diede. Deglutì più volte, non poteva rimanere chiusa,
doveva affrontarlo. Dio, quante volte aveva sognato di trovarselo davanti?
Quante volte avrebbe voluto tornarsi a perdere in quegli occhi argento? Tante,
troppe. Ed ora era nel suo appartamento, era di nuovo vicino a lei e non sapeva
che fare, che dire. Si riscosse e decise che era il momento di uscire e di
affrontarlo, qualunque fosse il motivo doveva sapere. Uscì e lo vide di fronte
alla finestra, le mani in tasca, quella schiena fasciata dalla camicia bianca
faceva risaltare i muscoli, lui si girò
-“E’
carino qui”- disse con voce fredda e inespressiva
-“Mi
piace” rispose soltanto, poi prese coraggio e fece un passo avanti “perché
sei qui Draco?”-
-“Da
quanto frequenti quel babbano?”- chiese invece
-“Io…ma
come…come…?”- domandò balbettando
-“Sono
settimane che ti tengo d’occhio”-
-“Che
significa?”-
-“C’ho
messo un po’ a trovarti, sei stata brava Gin, non è stato facile scovarti
neppure per me quindi figuriamoci per la tua famiglia e compagnia”- si sedette
sul divano fissandola
-“Io…avrei
voluto che fosse così per tutti”- si sedette su di una sedia il più lontano
possibile, per quanto il monolocale potesse permettere
-“Ne
sono certo, ti sei adoperata parecchio devo dire, ma quando uno si nasconde non
rimane fermo nello stesso posto per cinque anni”-
-“Tu
ne sai qualcosa suppongo, nel nasconderti intendo”-
-“Qualcosa,
si. Ma tornando a noi, chi è quel tipo che ti ronza continuamente intorno?”-
-“E’
un amico”- rispose evasiva
-“E
con tutti i tuoi amici ti rotoli sul letto?”- si informò gelido
-“Questi
se permetti non sono affari tuoi” affermò alzandosi in piedi di scatto “e
di grazia come accidenti fai a sapere tutte queste cose?”-
-“La
prossima volta, sempre se ci sarà una prossima volta, ti consiglio di chiudere
le tende”- sibilò alzandosi a sua volta, Ginny impallidì
-“Che
vuol dire questa sparata? Io faccio quello che mi pare” poi andò verso la
finestra, di fronte al suo palazzo ve n’era un altro e alcune finestre erano a
dirimpettaio alle sue “comunque lo farò”-
-“Che
fine ha fatto il tuo amato Potter?”- si avvicinò e lei si allontanò
-“Come
se non lo sapessi”- sussurrò incrociando le braccia al petto in segno di
difesa
-“Ti
ha piantata dunque” lei annuì “avrai versato un mare di lacrime, ti ci
vedo, lui che dolcemente ti comunica che deve salvare il mondo e che per te non
c’è posto e tu naturalmente senza discutere ti sei fatta da parte. Ho
riassunto correttamente?”-
-“Più
o meno”- soffiò soltanto
-“Mi
stanno dando ancora la caccia, lo sai?”-
-“No,
non so più nulla da molto tempo. Ma mi pare ovvio che lo facciano, sei un
Mangiamorte e quindi un nemico”-
-“Ma
non per te vero? Tu lo sapevi e non hai detto nulla, neppure quando ti sei messa
con lui gli hai mai detto che mi ero fatto marchiare. Perché Ginny? Perché non
mi hai denunciato? Avrebbero fermato in tempo quello che stavo facendo, perché
non l’hai fatto?”-
-“Avrei
dovuto scoprirmi a mia volta e non potevo” gli voltò la schiena guardando
fuori dalla finestra, ormai era buio e la città stava accendendo le sue luci
“avrei dovuto dare delle spiegazioni e non ero pronta e poi è stato troppo
tardi, se avessi saputo cosa stavi facendo lo avrei fatto a dispetto di tutto e
di tutti, ma non l’ho fatto”- sentì le sue mani sulle spalle, si irrigidì
ma rimase ferma, il corpo del ragazzo si appoggiò al suo
-“Sono
solo scuse le tue Gin” sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire, chiuse
gli occhi ma non si mosse “perché non hai detto nulla? In fondo stavi con
quello che hai sempre voluto, o no?”-
-“Si”-
sussurrò
-“Ma
qualcosa non funzionava vero?” lei deglutì, la voce di Draco era dolce e così
vicina, le labbra le solleticavano l’orecchio “vero?”- ripeté
-“Si”-
-“Non
era più come avevi sempre sognato, tu non eri più la stessa ragazzina”-
-“No,
non lo ero più”- confermò con voce tremante
-“Amavi
me, ma avevi creduto invece di amare lui, ma non era così vero?”-
-“Si”-
confessò senza fiato, gli occhi le si erano fatti improvvisamente lucidi, il
cuore le doleva talmente da non riuscire a respirare, cercò di scostarsi ma lui
la strinse più forte
-“Non
allontanarti da me” sussurrò facendola girare, la fissò negli occhi umidi di
pianto “non te l’ho mai detto ma ti amavo anch’io, moltissimo”-
-“Non
importa più, qualsiasi fossero i nostri sentimenti allora, ora non ha più
nessuna importanza. Io ho la mia vita e sto bene, non voglio tornare nel nostro
mondo, mi va stretto Draco, mentre ora posso disporre della mia vita, non devo
rendere i conti a nessuno, mi sto laureando e poi comincerò a viaggiare e fare
esattamente quello che ho sempre voluto fare” cercò di scostarsi di nuovo e
questa volta lui allentò la presa ma non a sufficienza per lasciarla andare
“hai ragione, io ti amavo ma l’ho scoperto, ancora una volta quando ormai
era troppo tardi, ma comunque fossero andate le cose non sono sicura che ti
avrei seguito, tu sei un Mangiamorte e io non voglio e non posso stare con
qualcuno che uccide i miei amici e la mia famiglia”-
-“Non
ho mai ucciso nessuno Gin, certo ho aperto il passaggio e questo è stato il mio
più grosso errore ma non potevo più tornare indietro e quando sono fuggito
sono scappato anche dal Signore Oscuro, è da allora che fuggo, proprio come
te”- Ginny chiuse gli occhi e si appoggiò al suo torace forte, lui la strinse
-“Perché
è andata così?”- sussurrò
-“Perché
ero uno stupido borioso, perché credevo che agendo in quel modo mio padre
sarebbe stato fiero di me, perché non mi rendevo conto di quello che facevo,
perché è da quando sono nato che mi inculcano quegli ideali”- le accarezzò
la schiena
-“Cosa
sei venuto a fare Draco?”-
-“Sono
venuto per riprenderti. Ti voglio nella mia vita Gin”- lei alzò il viso, gli
occhi lucidi e le labbra tremanti, lui si abbassò e sfiorò lentamente quelle
della ragazza, Ginny sospirò alzandosi in punta di piedi, gli cinse il collo e
lui si impossessò delle labbra già dischiuse
-“Ti
ho sempre amato Draco”- mormorò sulle labbra umide
-“Anch’io
Ginny, non te l’ho mai detto e questo è stato un altro errore, se lo avessi
fatto forse anche tu avresti trovato il coraggio di scavare nei tuoi sentimenti
e avresti ammesso lo stesso”-
-“E’
passato tanto tempo e io…io…”-
-“Tu
ti sei rifatta un’altra vita, è questo?”-
-“Si”-
-“Lo
ami?”- chiese. La sua voce si era leggermente indurita, lei scosse il capo
-“No”
si strinse a lui “non lo amo ma stiamo insieme da quattro anni, lui mi ha
chiesto di sposarlo e…”- gli occhi di ghiaccio di Draco la bloccarono un
attimo, cercò di allontanarsi ma lui le bloccò la fuga
-“E?”-
domandò gelido
-“Ho
rifiutato, ma rimane comunque il mio ragazzo, non voglio che soffra Draco, è
dolce e gentile e io gli voglio bene”- si giustificò
-“Ma
non abbastanza per sposarlo, dico bene?”-
-“Si”-
-“Mi
pare che non ci sia molto da aggiungere” la lasciò libera e lei si massaggiò
le braccia che fino ad un attimo prima lui aveva strinto con forza “devi
comunque lasciarlo e per svariati motivi. Primo perché non puoi dargli quello
che lui vuole, secondo perché lo faresti comunque soffrire e terzo e non meno
importante perché è me che ami e di conseguenza non permetterò a quel babbano
di mettersi tra di noi”- decretò sedendosi sul divano
-“Che
vuoi dire?”- chiese preoccupata dallo sguardo gelido
-“Avanti
Gin, mi conosci, conosci come sono fatto e sai perfettamente quello che voglio
dire. Ora non ti rimane che chiudere la tua storia e venire via con me e tutto
verrà da se”-
-“Io…io
non posso” lui alzò un sopraciglio “voglio prendere la laurea Draco, mi
manca poco e non voglio buttare via questi cinque anni, ho studiato e sudato per
arrivare fin qui, studiavo e lavoravo di sera per pagarmi l’università e
questo appartamento, non lascerò tutto quando sono arrivata al traguardo solo
perché tu me lo imponi”- affermò d’un fiato
-“Quindi
che vuoi fare, mollarmi di nuovo?”- la voce era così fredda che lei venne
percorsa da un lungo brivido
-“Perché
non vuoi capire…”-
-“Capisco
benissimo invece “ la interruppe lui “a scuola ho lasciato correre ma non
credere che abbia dimenticato, io non dimentico nulla, il giorno prima stavi
abbracciata a me e il giorno dopo ti ritrovo tra le braccia di Potter, non
lascerò che succeda di nuovo, con nessuno, mai più Gin mi tratterai in quel
modo”- sibilò gelido
-“Non
sto dicendo questo” sospirò avvicinandosi, gli sfiorò il braccio e lui si
irrigidì “sono anni che spero di poterti chiedere scusa per quello che è
successo, mi dispiace Draco, sono stata una stupida” lui le cinse le spalle
appoggiandosela contro, lei sollevò il viso per guardarlo “sto solo dicendo
che mi devi lasciare il mio spazio.
Mi piace vivere qui, ho tanti amici e sto bene con loro, puoi farne parte anche
tu se vuoi ma ti prego, non obbligarmi a fare una scelta” gli cinse il collo
“non voglio mollare tutto questo. Possiamo vederci quando
-“Non
posso fermarmi troppo a lungo in un posto Gin, ma anche se potessi non potrei
vivere in mezzo a tutti questi babbani, sono casinisti e rumorosi, mi danno i
nervi”-
-“Posso
smaterializzarmi dove mi dirai volta per volta e tu puoi fare altrettanto
qui”-
-“Rischiando
di trovare qualche amico che gironzola per casa?”- chiese astioso. Ginny
abbassò le braccia e fece un passo indietro, trasse un lungo respiro e si
allontanò
-“Non
mi lasci scelta”- sussurrò portandosi vicino al lavandino e tenendogli
voltata la schiena. Sentiva un dolore allo stomaco, non riusciva più a
respirare e gli occhi si riempirono di lacrime, le asciugò in fretta
-“Che
significa?”-
-“Voglio
che tu te ne vada, ora”- disse con voce ferma
-“Non
ho capito” sibilò. Si avvicinò e lei si irrigidì ma non si volse “vuoi
ripetere per favore”- la prese per un braccio cercando di voltarla e quando
sentì che faceva resistenza tirò più forte e lei fu costretta a voltarsi
-“Ti
prego vattene”- mormorò senza alzare il viso
-“Perché?”-
domandò duro
-“Non…tu…”
deglutì e alzò gli occhi, quelli di lui erano freddi mentre i suoi erano pieni
di dolore “tu non vuoi capire, tu vuoi solo impormi il tuo volere come hai
sempre fatto, ma io non ho più sedici anni Draco” allungò la mano
accarezzandogli la guancia “fra pochi mesi compirò ventidue anni, sono troppo
grande per farmi comandare a bacchetta” riabbassò le mani sentendo sulle dita
il suo calore, le strinse a pugno come volerlo imprigionare dentro di se “ ti
amo, moltissimo e voglio stare con te lo giuro ma non alle tue condizioni, non
voglio mollare tutto questo o per
lo meno non adesso. Ti prego, fammi finire gli studi, fammi iniziare a lavorare,
poi possiamo andare dove vuoi ma, devi lasciarmi il mio spazio, devi permettermi
di rivedere i miei amici, devi lasciarmi vivere la mia vita”- lui se
l’avvicinò stringendola e lei lo abbracciò a sua volta
-“Altrimenti
è finita, è questo che stai dicendo?”-
-“Si”-
rispose soltanto
-“Va
bene”- lei alzò la testa di scatto, lo sguardo incredulo lo fece sorridere
-“Da…davvero?”-
era talmente stupita da incespicare sulle parole
-“Davvero”
confermò Draco. Un bussare alla porta li fece sobbalzare “chi accidenti è a
quest’ora?”- domandò bruscamente. Ginny sorrise
-“Casa
mia è un po’ un porto di mare, qui vanno e vengono come se fosse casa
loro”- scoppio a ridere al viso allibito
-“Vediamo
che questa cosa finisca”- sibilò
-“Vedrò
quello che posso fare”- alla porta intanto qualcuno pareva avere il diavolo
alle spalle
-“Posso
restare o devo nascondermi?”- chiese ironico il ragazzo
-“Puoi
restare ma per favore non ringhiare, tieni la bacchetta a posto e ti prego non
guardare chiunque esso sia dall’alto in basso come il tuo solito”- lo prese
in giro
-“Guarda
che so come ci si comporta in mezzo alla gente?”-
-“Sbagliato
amore mio, tu sai come ci si comporta tra i maghi, ed è molto diverso” lui le
strinse l’occhio e lei si sentì rimescolare, sorrise ma un altro colpo più
forte alla porta la fece sobbalzare “arrivo, ma che diamine…” aprì e si
trovò davanti l’amica, tutta trafelata, col fiatone e due occhi di fuoco
“Jessica, ma che diavolo…”- l’amica neanche la lasciò finire
-“Che
cavolo gli hai fatto?”- chiese entrando come un fulmine
-“A
chi?” chiese Ginny senza capire, si scostò per non essere travolta “ma
prego accomodati”- disse ironica
-“Non
fare la furba con me” disse puntandole un dito contro “è arrivato Andrea al
pub, sembrava che gli fosse appena passato sopra un camion, quasi non si capiva
quello che diceva, fino al tuo nome” la fissò “dunque?”-
-“Dunque
cosa? Jessica cerca di calmarti”- la pregò ghignando, lanciò un’occhiata a
Draco, lui se ne stava appoggiato alla finestra, le braccia conserte, il
sopraciglio alzato e guardava quella furia bionda che ancora non lo aveva visto
-“Si
può sapere che hai da sghignazzare? Comunque…” si girò, raggiunse il
divano e ci si sprofondò sopra “cos’è succes…”- si bloccò, scattò in
piedi, aveva visto un’ombra e si girò trovandosi Draco di fronte
-“Salve”-
disse lui
-“Dio”-
sussurrò guardandolo da capo a piedi
-“No,
Draco Malfoy”- fece un passo allungando la mano, la ragazza senza parola
allungò la sua
-“Jessica
Baroni” sussurrò senza voce, quando lui la lasciò lei strinse il pugno,
deglutì e guardò Ginny che sorrideva “ehm, credo che…io devo andare”-
-“Sei
appena arrivata, lo vuoi un caffè?”- domandò l’amica
-“No
grazie, per oggi ne ho già presi tre e vorrei dormire” si avvicinò alla
porta, le due amiche si guardavano “chi accidente è quel fico pazzesco?”-
sussurrò
-“Un
amico di vecchia data”-
-“Andrea…voglio
dire…con lui è davvero finita?”- domandò piano
-“Si,
lo sai come la penso, lui mi piace ma non così tanto da rinunciare a tutti i
miei sogni”- Jessica guardò Draco scrutare fuori dalla finestra
-“E
per lui?”-
-“Lui…lui
è…” sospirò “lui è stato il mio primo vero amore, ma neanche per lui
voglio rinunciare a tutto”-
-“Ne
sei sicura?”- chiese scrutandola
-“Si
certo”- ma distolse lo sguardo
-“Infatti
si vede” la prese in giro “ci vediamo domani?”-
-“Certo,
non vedo perché dovremmo cambiare i nostri programmi”- affermò sicura
-“Amica
mia, io per uno così ti manderei a quel paese con armi e bagagli”- si scostò
velocemente evitando uno spintone, scoppiò a ridere e Ginny la seguì
-“Vattene
brutta depravata”- aprì la porta
-“Voglio
tutti i particolari”- riguardò Draco e trasse un lunghissimo sospiro “anche
i più piccanti”-
-“Dio
ma che mi tocca ascoltare, vai via Jessica o giuro che ti butto giù dalle
scale”-
-“Tutto
Ginny” si avviò svelta alle scale “voglio tutto”- gridò precipitandosi
giù
-“Non
ti racconto un bel niente, anzi potrai solo supporre vedendo il mio viso e sarai
invidiosa come non mai”- scoppiò a ridere alla pernacchia che le arrivò
all’orecchio. Chiuse la porta appoggiandosi contro continuando a ridere, smise
di botto quando vide Draco avvicinarsi
-“E
così vuole i particolari”- lei sbarrò gli occhi
-“Hai
sentito?”- domandò rossa, lui scosse la testa
-“Ho
letto il labiale”-
-“Lei
scherzava, voglio dire è un gioco che facciamo da anni ma…”- lui le chiuse
con la propria
-“Dovremo
far in modo che almeno sia soddisfatta, che dici?”- la strinse tra le braccia
-“Dico
che ti amo”-
-“Anch’io.
Ti voglio Ginevra”- lei trattenne il fiato, appoggiò la fronte sul torace
-“Anch’io”
sussurrò “che faremo Draco?”-
-“Vivremo
alla giornata, tu farai quello per cui hai vissuto in questi anni e io cercherò
di non farmi beccare”-
-“Ho
paura”- lui le alzò il mento
-“Di
cosa?”-
-“Se
tu mi hai trovata forse anche altri lo faranno, non voglio che ti trovino Draco,
non voglio che ti becchino per colpa mia”- mormorò spaventata
-“Non
sarà mai per colpa tua Gin, ma mia e sai perché?” la ragazza scosse il capo
“perché sono io che non voglio starti lontano, quindi qualunque cosa succeda
sarà solo colpa mia”-
-“Non
voglio più stare senza di te Draco”- dichiarò buttandogli le braccia al
collo
-“Non
dovrai più farlo” la prese in braccio portandola verso il divano “come si
apre questo coso?”- lei rise nascondendosi sul suo collo
-“Fammi
scendere” la depose delicatamente, Ginny tolse i tre cuscini bordò e tirò
una leva, in un attimo un letto matrimoniale si aprì dinnanzi a loro
“fatto”-
-“A
volte questi stupidi babbani mi stupiscono”- disse guardando con un certo
stupore il letto
-“Non
sono stupidi Draco, anzi sono molto inventivi”-
-“Se
lo dici tu” si tolse la giacca “vieni qui”- si avvicinò lentamente e lui
le cinse le spalle
-“Giurami
che rimarrai con me sempre”- sussurrò sulle sue labbra
-“Lo
giuro”- poi le parole divennero superflue. La spogliò lentamente e lei fece
lo stesso, quei cinque anni
vennero
cancellati con uno sguardo pieno di promesse e passione. Si coricarono
accarezzandosi dolcemente,
Ginny
gli accarezzò la fronte scostando quei fili d’oro
-“Ti
amo Draco, ti amo da tutta la vita”- mormorò chiudendo gli occhi e
lasciandosi trasportare dalla passione
-“Ti
amo anch’io Ginevra e ti amerò tutta la vita” la baciò profondamente e
intensamente, alzò il viso leccandole le labbra “sei mia e lo rimarrai fino
alla fine dei giorni”-
-“Fino
alla fine dei giorni”- mormorò
Fine
C.M.