Day 1
: Movie/TV AU.
Santana
e Finn si erano
ritrovati accoppiati per fare quel compito settimanale al Glee Club.
Ovviamente
per conto di
Santana Lopez, questo era tutto inutile. Come la preparazione di uno
show
televisivo gli avrebbe insegnato qualcosa, e questo a cosa sarebbe
servito
nella vita? Shuester aveva solo risposto che l’organizzazione
nella vita è
tutto.
Finn
dal canto suo, non
voleva lavorare con una persona che trovava antipatica, che lo prendeva
in
giro, ma il fato aveva parlato. Cosa poteva farci lui?
Quindi,
quel pomeriggio si
trovarono sotto accordo di Santana in biblioteca – luogo che
ancora oggi
lasciava Finn sbigottito – per provare a fare qualcosa per
quella settimana.
“Possiamo
chiedere ad
Artie di aiutarci con le riprese.”
Propose
il ragazzo alto,
guardando gli appunti della ragazza. Esattamente bianchi, un foglio
bianco che
non aveva nemmeno il segno di una cancellatura. Finn ci provava, ma a
Santana
non andava bene niente di quello che lui le proponeva. Almeno lui ci
stava provando,
mentre lei teneva solo a mettere bene i capelli, in quello che era
l'unico
boccolo nella coda perfettamente tirata all’indietro imposta
dalla Sylvester.
“Questa
è una buona idea,
Hudson.”
Disse
lei, rivolgendogli
un sorriso veloce, mentre con la mano leggera andava a scrivere
‘Artie Abrams’
sul foglietto ormai non più bianco.
La
calligrafia perfetta di
Santana, si sposava perfettamente con la figura della ragazza,
slanciata e
meravigliosa.
Finn
non si era mai
soffermato più di tanto a notare quanto il sorriso di
Santana fosse luminoso o
a quanto le sue ciglia erano lunghe e nere. E i suoi occhi, erano
qualcosa di veramente
ipnotico.
Di
tutta risposta, Santana
sollevò lo sguardo e fece un movimento tipicamente
afro-americano.
“Cosa
c’è, Frankenteen? Ti
si è impallato il disco?”
Chiese,
seriamente, mentre
lui faceva finta di niente, cercando di guardare altrove.
“Wow,
ci sono un sacco di
libri.”
Che stupido Finn Hudson.
“Hai
pensato a cosa
potremo fare, genio?”
Chiese
Santana, guardando
il ragazzo. Nemmeno lei si era mai soffermata a guardare, quando i
lineamenti
di Finn fossero leggeri e giovanili. Nemmeno quando lo sguardo dei due
s’incontrò
lei smise di analizzarlo. Finn, abbassando il suo, riprese a leggere un
libro
che aveva trovato nello scomparto dei ‘libri sullo
showbusiness’. Secondo
Santana avrebbe trovato qualcosa che avrebbe potuto aiutarli, quindi
lui si
stava impegnando nella difficile lettura di quel libro.
Che
poi non era difficile,
solo che Finn non era abituato a leggere. Una volta, per leggere un
fumetto di
cento pagine, ci aveva messo quattro mesi. Non si sa con quanta
frequenza
leggesse, ma questa volta si stava davvero impegnando.
“TROVATO!”
Esclamò
poi Frankenteen,
guardando Santana sussultare. La bibliotecaria, con
un’occhiataccia, gli intimò
di abbassare subito la voce, e lui, si lasciò scivolare
sulla sedia. Gli
metteva paura quella signora. Aveva una faccia da topo, e secondo Finn
non
parlava. Con tutto quel tempo speso in un luogo di silenzio –
nemmeno fosse una
chiesa – doveva aver perso l’uso della parola, la
poverina.
“Spara,
e non in senso
letterale, ma in senso lato.”
Aggiunse
Santana, subito.
“In
ogni caso non avevo
niente con cui spararti, anche se avrei potuto inventare una cerbottana
su due
piedi.”
“Il
primo principio della
fisica quantistica?”
Chiese,
Santana,
sorridendogli in modo aspro.
“Garibaldi.”
Disse
allora Finn, finendo
per ridere e facendo scivolare la latina in una risata con lui.
“Comunque,
sesso! Diamo ai
giovani quello che voglio vedere. Una scena di sesso. Auguriamo a tutti
di
usare il preservativo e tutti gli altri adeguati rimedi.”
Santa
sbarrò gli occhi,
guardando il ragazzo. Una scena di sesso, loro due?
“Ci
sto.” Disse lei,
ridendo. “Casa mia, alle otto.”
“
Santana. “ La richiamò
lui. Lei si girò curiosa. “ Se è una
scena di sesso, Artie non può esserci.”
Non sopportava più
l’attesa Finn.
Si
precipitò a casa di
Santana mezz’ora prima. Aveva disdetto
l’appuntamento con Artie e i era messo
bene le sopracciglia con la saliva. Obiettivamente sì,
faceva un po’ schifo, ma
erano da mettere apposto e andava fatto in una maniera o in
un’altra.
Si
era preparato con cura,
aveva preso una mentina per l’alito ed era uscito, pronto per
girare quella
scena di sesso, finta per passare un messaggio a tutti gli adolescenti.
Certo,
girare un messaggio del genere con Santana Lopez era un po’
utopico, ma avrebbe
reso alla perfezione l’idea di come ci si doveva comportare.
Della serie: Santana
Lopez non approva i bambini.
Era
quello che aveva detto
lei stessa alla sua amica, quando tempo fa, era rimasta incinta di Noah
Puckerman, il che era tutto dire. Nonostante Quinn non glielo avesse
mai
raccontato, lei poteva metterci la mano sul fuoco che aveva utilizzato
la scusa
del ‘come sei magra oggi!’
o ‘I tuoi occhi sono così
belli oggi.’ Lo
sapeva bene, perché aveva usato quelle stupidissime scuse
anche con lei. Non
che ne avesse bisogno, ma comunque era sempre bello sentirsi dire certe
cose,
soprattutto da uno come Noah Puckerman. Si stava giusto domandando
Santana,
appena uscita dalla doccia, mentre sistemava i capelli, se per lei
fosse solo un video.
Beh,
dopotutto Finn.. oh,
beh, lei era stata qualcosa di importante per Finn, e lei si era
sentita
importante quando Finn scelse di perdere la sua
verginità con lei, ma niente di più.
Forse.
Quando
Finn suonò al
campanello, si mise bene nella felpa e sentenziò brevemente
su come presentarsi
se qualcuno diverso da Santana gli avesse aperto la porta. Quando poi
l’ispanica
gli aprì, sospirò, stampandosi un sorriso sulla
faccia.
“Entra
e togliti i
vestiti, orsetto del cuore. Ti sei
dimenticato come si fanno certe cose? – sospirò
guardandolo, mentre appariva
confuso. – Scusa, Finn. Sono nervosa.”
Nervosa
per cosa? Era solo
un compito.
Certo, solo un compito. Infatti si era appostato fuori
casa sua mezz’ora
prima perché era solo un compito.
Si
stesero sul letto di
Santana, lei sotto, lui sopra come di comune accordo. Lui aveva
comunque i
pantaloni e lei la gonna. E non seppero bene quando fu il momento in
cui
smisero di fare finta, ma ad un certo punto tutto diventò
dannatamente reale. I
baci sul collo, le carezze, le paroline sussurrate
all’orecchio di Santana e
viceversa. Quello non era più solo un compito, per nessuno
dei due, che
apparivano tutto fuorché imbarazzati. Sembrava qualcosa che
entrambi
attendevano da tempo. Una volta che ebbero lanciato il messaggio con
tanto di
sorrisini finali, Santana si alzò. Finn rimase un
po’ sbigottito, sembrava che
le cose stessero andando bene, non solo per lui, per entrambi.
“Che
cosa è successo?”
Domandò
lui, schiarendosi
la voce, cercando di risultare il meno affannato del solito.
“Ti
aspettavi le coccole?
Il nostro lavoro assieme è finito, ragazzino. A breve torna
mio padre, se non
vuoi che ti trovi, beh, sai dove è la porta.”
Lui si alzò, infilò di nuovo la felpa marcata
McKinley e si lasciò la mora alle
spalle, come se nulla fosse. Come se non gli importasse niente, a
nessuno dei
due forse. Santana si era tolta un sassolino dalla scarpa, e Finn
c’era rimasto
male, ovviamente.
Tre
giorni dopo, i due
continuavano ad ignorarsi, non si conoscevano, estranei. Anche quando
il
professore gli richiamò per presentare il loro progetto,
rimasero distanti.
“Il
nostro progetto è
ricordarvi di non fare la fine di Quinn Fabray... - Disse Finn,
guardando la
classe. Brittany alzò la mano. – No, non in
carrozzella.”
Disse
subito, capendo le
intenzioni della bionda con la manina alzata che sventolava quasi
stesse
salutando la coppia davanti a lei.
“Incinta!”
Aggiunse
Santana, sentendo
grugnire Quinn. Ancora non aveva perdonato Puck per aver reso il suo
corpo in
quelle condizioni, ma a pensarci bene, al momento era molto messa
peggio.
Perciò, si lasciò scivolare per quanto potesse
nella carrozzella e continuò a
guardare il video. Ci fosse stato Jessie St.James avrebbe detto che
quel video
andava proibito per il crimine di fare schifo, ma ai due piaceva
particolarmente, anche se non si erano ancora guardati in faccia. Ma
evidentemente al professor Shue piacque, dato che si alzò
per applaudire con
foga.
“Capito
ragazzi? Sempre,
sempre, sempre il preservativo!”
Il
Glee Club emise uno
strano rantolio, come se facesse impressione parlare di questo con Will
Shuester. Alla fine lui era come loro padre, e nessuno voleva parlare
con un
genitore di sesso.
“Che
fai dopo la scuola?”
Chiese Santana avvicinandosi all’armadietto di Finn, una
volta che le lezioni
si furono concluse. Finn, la guardò con un sopracciglio
alzato, cercando di
intuire ogni plausibile proposta da parte della ragazza.
Scrollò
le spalle, e
sorrise. “Niente, avrei passato il mio tempo ad allenare da
solo. Se hai di
meglio da proporre.”
Lei
sorrise, avvicinandosi
ancora di più al ragazzo.
“Possiamo
andare a
mangiare qualcosa, e passare del tempo assieme.”
Finn
la fissò “Per poi
mandarmi via, Santana? Okay, ci sono delle cose che devi sapere su di
me. Non
solo tu hai un orgoglio, non solo tu stai combattendo contro qualcosa.
Tutti
noi stiamo combattendo per il nostro futuro, per avere qualcosa che ci
mantenga
in vita, un lavoro, forse. Credimi quando ti dico che anche io vorrei
passare
questo ultimo anno senza che nessuno mi rompa le scatole. Ma sembra che
tu
voglia farlo per forza.”
Santana
rimase
pietrificata. Non credeva che Finn Hudson provasse tanto... odio? No,
quello
era qualcosa di più e lei lo sapeva bene. Era la sessa cosa
che anche lei
provava quando... oddio!
“Sai
perché faccio certe
cose, Hudson?” Chiese lei, vedendo che il ragazzo faceva un
cenno negativo con
la testa sorrise. “Perché mi piace averti intorno.
Mi piace vederti sorridere,
vedere i tuoi dentini così bianchi, lasciare lo spazio ad
una smorfia, quando
capisci che ti sto prendendo in giro. Sono innamorata di te, Finn.
Completamente innamorata di te. E te lo dico lo stesso, anche se
è troppo
tardi, anche se sei innamorato di qualche bella e dolce biondina, o
moretta che
non sia io. Rachel Berry? Okay, mi andrà bene lo stesso.
Sarà una bella
batosta, ma prometto di non farle del male.” Disse lei,
lasciandosi andare.
Maledicendosi perché aveva promesso che non
l’avrebbe mai detto a nessuno,
tanto meno a Finn. “Puoi dire qualcosa, per
favore?” Chiese, in maniera
supplicante, quasi.
“Dovresti saperlo Santana.
Se tu ti avvicinassi io non ti lascerei mai più andare
via.”
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Ecco, questa è la mia
prima esperienza con li week, spero di beccarne qualcuno che mi
interessi, anche la volta prossima, come è andata con la
Finntana. Siccome non so bene come funzionino, ne se devo aggiornare
ogni giorno, vedrò di farcela.
So che ho iniziato in ritardo, ma prometto di portarla a termine,
quindi chiunque si metta a segurla, non abbia paura, la concludero. :)
Fatemi sapere cosa ne pensate, allora. :)
Bacini.