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Autore: braver than nana    06/04/2012    2 recensioni
{ Larry Stylinson is real, your argument is invalid - AU, Harry Potter World }
E quindi aveva negato tutto, anche dopo le evidenze della festa nel dormitorio di quei perdenti, dopo i baci e le effusioni, dopo gli sguardi innamorati e delusi che il più grande gli mandava dall’altra parte della Sala Grande, e se qualcuno chiedeva no, non c’era niente tra lui e quel Tomlinson.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Try.
Autore:
 braver than nana
Rating:
 verde
Conteggio Parole: 1511
Riassunto
E quindi aveva negato tutto, anche dopo le evidenze della festa nel dormitorio di quei perdenti, dopo i baci e le effusioni, dopo gli sguardi innamorati e delusi che il più grande gli mandava dall’altra parte della Sala Grande, e se qualcuno chiedeva no, non c’era niente tra lui e quel Tomlinson.
Note: AU!Larry. Hogwarts world.  Sento che ci sono un sacco di contraddizioni, ma mi piace vedere Harry in condizioni disperante anche se si parla di universi alternativi, mi piace caratterizzarlo e spero di non essere andata troppo fuori carattere. E sì, Louis tira fuori le palle –solo in senso figurato, purtroppo. E sappiate che la #1, #3 e #5 drabble della raccolta che ho postato prima sono diciamo, collegate.

Try.

Don’t try to leave me, try to stay.

Nella sala grande dei Slytherin c’era una strana atmosfera, c’era aria di litigio, di amarezza. Il perfetto prefetto del quinto anno, con in mano il libro di Rune Antiche sbuffava e prendeva appunti su una pergamena nuova quasi con violenza, macchiando il foglio con schizzi di inchiostro. Diede un pugno al tavolo sul quale si era appoggiato – e dal quale si erano alzati tutti sapendo come potesse diventare quel ragazzino se si svegliava con il piede sbagliato – rovesciando una bottiglietta sul legno intarsiato.

Porco Salazar! imprecò a denti stretti, prendendo la bacchetta per pulire con movimenti frenetici.

Non riusciva a stare calmo, neanche studiare come un pazzo – aveva finito il tema di cinquecento righi sull’effetto del Veritaserum per pozioni in quindici minuti e aveva ripassato tutto quello che poteva essere ripassato di trasfigurazione – stava riuscendo a rilassarlo e questo non andava bene. La sua indole Slytherin gli diceva di non farsi troppi problemi, di restare indifferente a tutto quello che stava succedendo nella sua vita, di pensare e ragionare su quello che si era detto la prima volta che aveva deciso di iniziare quella strana relazione. È solo un Gryffindor, niente di importante.

Poi però c’era stata quella stupida scommessa, la coppa di Quidditch andata ai rosso-oro per il secondo anno di fila, e quel bacio davanti a tutta la scuola. I suoi compagni lo avevano massacrato, non solo si era fatto fregare il campionato in quel modo barbaro, ma frequentava anche uno sporco mezzosangue. E Louis aveva anche organizzato quella splendida serata nella stanza delle Necessità, con il camino e i loro colori per tutta la camera che si mischiavano in un modo quasi poetico e non ce l’aveva fatta più.

Si era fatto scopare a sangue e alla fine glielo aveva detto. Questa cosa deve finire.

E quindi aveva negato tutto, anche dopo le evidenze della festa nel dormitorio di quei perdenti, dopo i baci e le effusioni, dopo gli sguardi innamorati e delusi che il più grande gli mandava dall’altra parte della Sala Grande, e se qualcuno chiedeva no, non c’era niente tra lui e quel Tomlinson.

Perché così era più facile, perché così la notizia sarebbe arrivata sfumata alla sua famiglia. Aveva anche progettato un modo per farlo sapere a sua madre dalla sua bocca e non da quella di qualche genitore indignato o di qualche professore. Non poteva, pensava di potercela fare, a superare tutte le differenze, di poter essere superiore alle voci, agli sguardi schifati, alle parole sussurrate nei corridoi. Lui provava a fregarsene ma in realtà quello che dicevano gli altri lo toccava, provava ed essere forte, a fare la serpe come gli era stato insegnato fin da bambino. Se bisognava scegliere tra il cuore e l’orgoglio, doveva scegliere l’orgoglio, mettere la maschera da superiore e ignorare il varco che si era creato al centro del suo petto.

Erano quasi le nove di sera e tutti iniziavano ad alzarsi per andare a cena, mandandogli sguardi interrogativi e preoccupati – perché per quanto tutti credessero che nella sua casa fossero tutti degli stronzi doppiogiochisti, tra di loro si volevano bene, a modo loro – ma senza azzardarsi ad andargli vicino. Solo Cher, l’unica del suo anno che poteva considerare veramente sua amica, gli mise una mano sulla spalla.

«Andiamo a mangiare?» gli stava dicendo «ti si trasfigureranno gli occhi se continui a studiare in questo modo.»

Harry allora aveva alzato uno sguardo furente sull’amica e aveva scrollato la sua mano dalla sua spalla, provando a ignorarla.

«Ti ricordo che a giorni avremo i GUFO» aveva semplicemente detto con un tono piatto, mentre intingeva ancora una volta la piuma nella boccetta, appuntando chissà cosa in quella strana lingua che la ragazza si rifiutava categoricamente di capire.

«E tu prenderai Eccellente in tutte le materie anche senza restare tutta la notte a studiare.»

E in quel momento, sospirando e borbottando Stupida Lloyd tra i denti, non fece nessuna resistenza quando il libro fu chiuso con un tonfo e si alzò, evitando che l’altra lo prendesse da sotto le ascelle per convincerlo a seguirla nella Sala Grande. Proprio non aveva fame e poi non aveva nessuna intenzione di incrociare gli occhi troppo azzurri di Louis, che non facevano altro che cercarlo, e giudicarlo e conquistarlo.

Non si accorse però della massa di persone che si erano radunate nei sotterranei fino a quando non sbatté il naso contro la schiena di un ragazzone del sesto anno che gli impediva di vedere cosa stesse succedendo. Il rumore era assordante, i suoi compagni di casa si lamentavano a gran voce perché, da quello che riusciva a sentire nella confusione, qualcuno stava ostruendo il passaggio per le scale.

Poi successe qualcosa di strano.

«Sono un prefetto, fatemi passare» aveva gridato per cercare di ottenere un po’ di silenzio, visto che i caposcuola non sapevano assolutamente fare il loro lavoro. Tutti si girarono nella sua direzione, fissandolo con sguardi allarmati e divertiti, e il ragazzone davanti a lui lo prese praticamente di peso sorridendogli e mettendolo su quello che sembrava un palco nel centro dei suoi sotterranei. Louis si trovava ai piedi di quella struttura improvvisata, con una luce strana negli occhi.

«Se questa è una tua trovata, Tomlison giuro che… » aveva iniziato a dire, poi Silencio disse il Gryffindor e persino lui fu messo a tacere.

«Sono terribilmente arrabbiato con te Styles, la cosa che però mi diverte è che quello più arrabbiato se tu, con te stesso. Ora, » pronunciò salendo le scalette che lo portavano a pochi passi da lui, e sistemandosi elegantemente i capelli con un gesto delle mani rovinate dal Quidditch che gli fece tremare le ginocchia «sono qui perché da bravo Gryffindor non faccio le cose a metà, non so come funzionano le cose tra voi serpi, ma noi, se vogliamo lasciare una persona glielo diciamo in faccia.»

«Tra noi non c’è mai stato nulla, Tomlinson.»

«Certo baby, e tu sei un piccolo e tenero Hufflepuff. Se mi permetti però vorrei finire.» si fece qualche passo più vicino, sfiorando piano il naso sul suo collo «la cosa che mi disturba in questo momento non è la tua negazione, posso benissimo passarci sopra, ma la tua mancanza di rispetto nei miei confronti.»

Gli mise le mani attorno alla vita, stringendo un poco ma senza mai abbassare la voce, quasi urlando nelle sue orecchie affinché tutti potessero sentire. I suoi compagni di casa erano tutti là, si guardavano e parlottavano a voce bassissima e ridevano di lui perché si stava facendo sottomettere in quel modo, perché contro quell’atteggiamento così rude e sensuale e inusuale del più grande non poteva niente.

«Voglio citare uno dei nostri più grandi presidi della nostra scuola, Styles. Soon we must all face the choice between what is right, and what is easy, io te l’ho detto subito, questo non è né giusto, né facile, ma se mi sono innamorato di te un motivo deve pur esserci. » poi lo aveva baciato. Non gioiosamente come aveva fatto dopo la finale, né dolcemente come era solito fare nelle loro piccole fughe da tutto e tutti, non paurosamente o timidamente come nei loro primi baci rubati, quando ancora lo temeva nonostante la differenza di età. Quello era un bacio disperato, che sapeva di aspettativa e di bisogno.

«A te la scelta, Harry» e il modo in cui pronunciava il suo nome, con ancora nella gola la sua saliva e l’affanno, era la cosa più sconvolgente che le sue orecchie purosangue avessero mai sentito. E avrebbe anche potuto mandarlo a quel paese, mettere le mani sul suo petto e continuare a fingere, urlare come sapeva fare, incolparlo di aver traviato la sua mente con chissà quale incantesimo che insegnavano a quei pervertiti della sua casa, avrebbe potuto far uscire dal suo repertorio tutti i peggiori insulti contro i Gryffindor, raccolti in anni e anni di esperienza ad odiare, avrebbe potuto salvare la sua reputazione ma Cher era sotto il palco, la guardò per un istante mentre sorrideva e un altro ragazzo alle sue spalle aveva sul viso un’espressione schifata e lo vide sussurrare qualcosa ad un suo amico, così decise.

«Che Merlino me la mandi buona.»

E infilò mano nei capelli lisci e profumati di Louis, stringendoselo contro. Che quelle gente andasse a farsi fottere, ci aveva provato a far finta di nulla, che tutti andassero a farsi fottere, non ne aveva più voglia. Non voleva più essere arrabbiato con il mondo solo perché odiava sé stesso, non voleva più dover guardare da lontano il ragazzo più bello che avesse mai incontrato. Non voleva più farsi governare da quello che pensavano gli altri, e forse scegliere il cuore era poco Slytherin ma neanche rimanere sottomesso a regole che altri gli imponevano.

Avrebbe fatto come diceva lui. Mise la mani sul sedere perfetto del suo ragazzo e rise quando lo sentì gemere, quando tutti lo sentirono gemere.

«Stai arrossendo, Tomlinson? Prima fai tutto questo e poi arrossisci?»

La risata di Louis era la cosa che, in assoluto, gli era mancata di più.

   
 
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