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Autore: sayuri_88    06/04/2012    8 recensioni
Edward si è appena trasferito in una nuova città e durante una fuga si scontra con due occhi marroni come il cioccolato e....LEGGETE^^
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Eccomi! Non vi ho fatto aspettare molto questa volta. Ci sarà un po di moviemento ma non perdete le speranze^^ Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e che hanno la pazienza di aspettare anche quando faccio ritardi imbarazzanti : )
Vi ricordo la mia pagina FB per spolier, informazioni e tutto quello che vi serve.

Buona lettura!




…: Ballo e malintesi :…








 
— Ehi, Edward — Jane mi ferma mentre con mia sorella e Bella sto uscendo dalla palestra per raggiungere la mensa. — Ciao.
Indossa ancora i pantaloncini e la felpa della tuta. Le guance sono rosse, il respiro affannato e qualche capello biondo è sfuggito alla coda dandole un’aria da bambina.
— Ciao, Jane.
— Posso parlarti un secondo?
— Certo, dimmi — poi mi giro verso Bella e mia sorella e gli faccio segno di aspettare.
— In privato... — specifica. La guardo interrogativo ma non ho tempo di dire nulla che Bella mi precede.
— Edward, vai e fa in fretta. Sono stanca morta e voglio andare a mangiare.
La ammonisco con lo sguardo per quella sua uscita sgarbata ma non se ne cura. Questa mattina è stata lunatica tutto il tempo, per non so quale motivo, e l’interrogazione di chimica, la verifica di matematica e quella a sorpresa di letteratura non le hanno migliorato la giornata.
Accenno un sorriso di scuse verso Jane e la seguo mentre ritorniamo sui nostri passi, gira l’angolo che porta al corridoio degli spogliatoi e si ferma.
— Devi scusare Bella, è stata una giornataccia per lei.
— Sì, non preoccuparti capitano a tutti delle giornate no — mi rassicura lasciandomi piacevolmente stupito. Solo il giorno prima era stata severa nel giudicare Bella e ora invece sembra una sorella maggiore che parla della sorellina.
— Come mai tutta questa segretezza? — dico riportando l’attenzione al nocciolo della questione. Tempo che Bella possa avere qualche colpo di testa se non torno da lei presto. Jane appare nervosa ed io inizio a preoccuparmi temendo che le sia successo qualcosa.
— Jenna mi ha detto che hai rifiutato il suo invito per il ballo — dice con tono esitante mentre si tortura le mani tra di loro.  La sua affermazione mi fa rilassare perché non le è successo nulla di male, ma allo stesso tempo mi lascia di stucco.
— Sì... — rispondo senza capire dove vuole andare a parare.
— Gli hai detto che non ci andrai.
— Sì, è vero — confermo guardandola sempre più dubbioso.
— È stato carino da parte tua rifiutarla gentilmente — accenno un sorriso e rimango zitto aspettando che mi spieghi il motivo per cui mi ha chiesto di parlarle — anche se ci rimarrà male quando ti vedrà al ballo con un altra — aggiunge sorridendo timida mentre gli occhi sembravano illuminati di luce propria.
— Guarda che io non ci vado davvero, non era una scusa — esita dopo le mie parole ma poi sembra prendere coraggio e mi guarda decisa.
— Mi piaci dal primo giorno che sei arrivato a scuola, credo tu lo sappia, da quando mi hai aiutato a raccogliere i libri ma non ho mai avuto il coraggio di parlartene apertamente, ma a letteratura hai detto che ci saresti andato se te lo avesse chiesto quella giusta e poi hai guardato me e questo mi ha dato la forza di farmi avanti. Quindi ti va di venirci con me al ballo? — mi chiede con un sorriso timido e le guance rosse come due ciliegie.
Spalanco gli occhi stupito. La mia mente lavora a una velocità sorprendente per ritornare a quel momento. Rivedo tutto come se fossi uno spettatore seduto su una poltrona in prima fila di un cinema.
Io che parlo mentre guardo Bella, Jane poco più in la della mia ragazza che mi guarda con un sorriso. Io mi riferivo a Bella! Sarei andato solo se me lo avesse chiesto lei.
— Jane — inizio imbarazzato per il fraintendimento, — credo ci sia stato un equivic… — inizio ma qualcosa, o meglio qualcuno, m’impedisce di completare la frase.
— Okay, adesso basta — sento dire prima di essere strattonato da Bella che prende il mio viso tra le mani e mi bacia. Davanti a tutti. Per lo stupore non chiudo nemmeno gli occhi solo quando la sento premere con la sua lingua sulle mie labbra mi lascio coinvolgere e l'abbraccio approfondendo il nostro contatto.
Sembrano passati secoli quando ci stacchiamo. Le nostre fronti si toccano dandomi un bellissimo primo piano sui suoi occhi lucidi e le guance rosse. Sorrido e lei ricambia. Ho solo il tempo di lasciarle un veloce bacio a stampo prima di staccarmi, che una serie di “Ooohhh” rompa il nostro momento magico.
Con un tempismo che solo uno svizzero può avere, i nostri compagni di classe iniziano a uscire dagli spogliatoi e quelli che erano rimasti dentro, escono al suono delle esclamazioni degli altri.
Incitamenti poco delicati, espressioni di disappunto, risate e borbottai sommessi ci circondano ma Bella non sembra dare peso a nulla, troppo intenta a guardare in cagnesco la malcapitata.
Jane è completamente sbiancata e fa passare lo sguardo dal mio viso a quello di Bella come una pallina da ping-pong.
— Come vedi lui è impegnato con me e questo vale per tutte le oche della scuola — aggiunse con tono di voce squillante allo scopo di farsi udire da tutti quelli che ci guardano. Specialmente le ragazze.
Bella sorrise maligna mentre punta i suoi occhi fiammeggianti sulla figura di Jane e un brivido freddo attraversa la mia schiena.
Jane si riprende presto dal suo stato di shock e le riserva lo stesso sguardo tanto che assomiglia a un piccolo angelo con coda rossa e forcone. Anche lei non scherza.
— No, non è vero — obbietta, — solo perché lui ti da delle attenzioni non vuol dire che automaticamente è il tuo ragazzo. Hai manie di protagonismo Isabella Swan. Edward è interessato a me.
Bella alza un sopracciglio, scettica, e le labbra s’increspano in un sorriso di scherno.
— Jane, come stavo per dirti prima, c’è stato un fraintendimento, a lezione mi riferivo a… — tento di arginare il danno ma Bella non è del mio stesso avviso e ancora una volta mi blocca. Sta diventando irritante questa sua mania.
— Forse sei tu che hai manie di protagonismo biondina che crede che tutti il mondo gira attorno a lei. Non mi sembra che mi abbia respinto quando l’ho baciato. Questo non ti suggerisce qualcosa? — la provoca facendola infiammare ancora di più.
Cerco il suo sguardo per farle capire di smetterla ma m’ignora. Si sta comportando in modo pessimo, c’è modo e modo per risolvere la faccenda. Tutti ci guardano e la scenetta che ha messo in atto Bella non mi piace per niente.
— E al ballo ci viene con me — aggiunge lasciandomi basito. La voglia di sorridere per quella piacevole notizia è subito sopraffatta dal polverone che ha alzato.
— Okay, basta. Jane scusami per l’equivoco, mi riferivo a Bella a lezione — dico interrompendo quel gioco di sguardi che si è creato tra di loro. Jane è la prima a guardarmi, sembra delusa e ferita.
— Mi spiace davvero tanto di averti dato l’impressione sbagliata. Spero accetterai le mie scuse e quelle di Bella.
— Perché dovrei scusarmi? — obbietta la mia ragazza, la fulmino con lo sguardo.
Jane lancia un ultimo sguardo a Bella e poi si dirige verso gli spogliatoi a passo di carica sotto lo sguardo divertito di Bella.
— Okay gente, lo spettacolo è finito! — interviene mia sorella disperdendo la massa di gente che si è fermata a guadarci. Qualche ragazzo probabilmente ha pensato anche a nulla lotta tra donne…
— Forza, usciamo da qui — borbotto cupo mentre guadagno l’uscita della palestra.
Sento i passi di qualcuno dietro di me, forse è Bella o Alice, una delle due comunque non mi sa seguendo.
— Edward, che ti prende?
È Bella, mi affianca anche se fa fatica a reggere il mio passo. Uno dei miei corrisponde a due dei suoi.
— Edward! Fermati, che succede? — ritenta questa volta strattonandomi per un braccio. Mi fermo e la guardo severo.
— Che succede? Sei stata pessima, lo sai? Non era così che volevo uscire allo scoperto ma soprattutto dovrai chiedere scusa a Jane prima che finisca la giornata. Ha solo frainteso un mio gesto e non meritava quella sceneggiata. L’hai messa in ridicolo davanti a metà classe.
— Se la è cercata e poi quella non la sopporto. È peggio delle altre.Sempre li a mangiarti con gli occhi e non perde occasione per offrirti un dolce, credi che non me ne sia accorta? Come se puntare sulla tua golosità ti possa portare da lei.
— Sei gelosa? — la felicità per questa confessione indiretta però è surclassata dal disappunto per il suo comportamento poco maturo.
— Sì, gelosa marcia, contento? Ho dovuto sopportare le altre che continuavano a chiederti di accompagnarle al ballo e poi arriva lei. “Mi piaci dal primo giorno”, “ Bella è una cattiva influenza per te” — dice scimmiottando la voce di Jane, — quella fa di tutto per mettermi in cattiva luce con te.
— Hai dovuto sopportare le altre? E perché ti stupisci? — sbotto alzando la voce — Sei tu che non hai voluto dire nulla a scuola, fare come se fossimo solo amici e per quanto riguarda Jane, beh… le hai appena dato conferma di quello che pensa! — termino ansante. Mi passo le mani tra i capelli tirandoli con forza. Siamo appena usciti allo scoperto e già abbiamo la nostra prima litigata ufficiale. Fortunatamente il portico è ancora vuoto e la mensa è ancora molto lontana e nessuno ha assistito.
Bella serra la mascella e dandomi le spalle corre lontana da me.
— Bella! — la richiamo ma non mi ascolta, svolta l’angolo e scompare. — Dannazione — sbotto esasperato.
Come diavolo siamo arrivati a questo? Cinque minuti prima eravamo nascosti dietro una pila di tappeti a baciarci, scherzare e ora… ora invece, io sono qui e lei chissà dove. Io incazzato con lei e lei con me.
Alice mi raggiunge ma ha la delicatezza di non chiedermi nulla, probabilmente dalla mia faccia capisce tutto. Mi avvisa che va in mensa e che inventerà una scusa per me e Bella. La ringrazio, anche se a volte è petulante, non potrei desiderare sorella migliore.
Passeggio per la scuola senza nessuna meta cercando di calmarmi e darle il tempo di calmarsi prima di raggiungerla.
 
La porta è solo accostata ed esitante la apro e compio un paio ci passi all'interno.
Bella è placidamente sdraiata sul nostro divano, le cuffie nelle orecchie e la musica di Debussy suona a tutto volume. Non ha mai apprezzato la musica classica, anzi è meglio dire che non l'aveva mai ascoltata. Aveva iniziato ad ascoltare i CD che tengo in camera mia senza mai commentare, poi un giorno mi ha chiesto di caricargli le composizioni di Debussy sul suo Ipod.
Clare de lune è la mia preferita ed è proprio quella che sta ascoltando.
Senza far rumore mi avvicino fino a inginocchiarmi al suo fianco.
—Bella... — la chiamo accarezzandole il viso. Lei, mugugna e strizza gli occhi prima di spalancarli e saltarmi letteralmente addosso.
Rotoliamo per terranonostante io abbia tentato di bilanciare il colpo.
—Mi spiace —mormora con il viso nascosto nell'incavo del mio collo. Sospiro e la avvolgo nel mio abbraccio.
—Che succede? È tutta mattina che sei strana.
—Lascia perdere, non potresti capire —borbotta sciogliendo la sua presa. Si toglie le cuffie e si risiede sul divano, chiude le braccia attorno alla pancia e si sdraia in posizione fetale.
—Stai male?
—Se non fosse stato per i test, le interrogazioni me ne sarei stata a casa poi ci si è messa quella befana della Roberts con una prova a sorpresa —si lamenta. Chiude gli occhi ed emette un sospiro stanco. —Perché solo noi donne dobbiamo soffrire… —sussurra, forse pensando che non la posso sentire.
—Oh… —mormoro quando capisco quello che ha. Vivere con due donne ha i suoi lati positivi e negativi. — Sei nel periodo.
—Già… e sono molto irritabile.
—Dovrei prenderla come una giustificazione? —le chiedo mentre intreccio una mia mano a una delle sue, ancora strette sulla pancia. Quando sarà incinta che mi combinerà?
—Lo so, non è un buon motivo.
—Quella di Jane è una cotta gli passerà…
—Si è comunque presa una cotta per il ragazzo sbagliato —m’interrompe mettendo su un broncio da bambina.
—Mi lusinga la tua gelosia, sai? —mormoro a un passo dalle sue labbra. Le schiocco un bacio leggero prima di sedermi senza starle troppo addosso.
—Prometto che chiederò scusa a Jane. Quando sarà passato tutto, o credo che ripeterò la scena della palestra.
Annuisco e sorrido. La sua promessa mi basta.
—Fammi un po' di spazio —le dico con un sorriso tranquillo e sincero. Si sposta di poco ed io mi sdraio sistemando un braccio sotto la sua testa e l’altro sul suo fianco ma è solo un momento perché poi scivola su di me, poggiando il suo capo sul mio petto.
Rimaniamo così, per tutta la pausa pranzo, in silenzio a goderci il nostro momento di pace.
—Allora… io, te e il ballo? —la stuzzico quando la campanella smette di suonare.
—Già — borbotta recuperando lo zaino. La raggiungo e le cingo i fianchi con una mano.
—Non siamo obbligati ad andarci.
—Lo so, ma ci voglio andare. Voglio gustarmi la faccia di Jane... —risponde con un sorriso diabolico in viso.
—Bella...
— Lo so, — si lagna alzando gli occhi al cielo — le chiederò scusa ma questo non vuol dire che devo diventarle amica — ed esce.
 
Sto tornando dal bagno quando il preside mi ferma poco prima di entrare nella mia classe.
— Signor Cullen, giusto lei stavo venendo a chiamare.
Lo guardo incuriosito. In tutti i miei anni di liceo non sono mai stato convocato nell’ufficio del preside e da quando sono qui è stato solo il mio primo giorno di lezione, per darmi il benvenuto.
— Aspetti qui, avviso la sua professoressa.
E dopo un colpo alla porta entra interrompendo la lezione.
Dieci minuti dopo sono seduto davanti alla scrivania del preside che in religioso silenzio sistema alcune carte. Picchietto nervoso il tallone sulla moquette. Non capisco questa convocazione, anche se deve essere qualcosa di grave se addirittura il preside è venuto a prendermi.
— Signor Cullen, — esordisce mettendo da parte i fogli — lei è un ottimo studente. Come si trova qui alla Forks High School?
— Bene — rispondo stranito dalla domanda — tutti sono stati molto disponibili.
— Mi fa davvero piacere. I professori sono molto soddisfatti di lei, dicono che è un ottimo studente.
— Mi fa piacere — dico non capendo dove vuole arrivare.
— Ma sa, spesso le cattive compagnie possono portare a perdere la retta via e lei ha un’ottima cartella che le aprirà le porte di molte e prestigiose università.
— Senta, signor Shuster, mi lusingano i suoi complimenti ma non riesco a capire il motivo della mia presenza qui.
— Dritto al punto — e sorride accondiscendente stringendo tra loro le mani sul piano di legno ed ergendosi in tutta la sua statura.
— Volevo farle alcune domande sulla Signorina Isabella Swan.
Mi drizzo sulla sedia con le orecchie ben tese. Il preside ha catturato tutta la mia attenzione.
— Che è successo?
— La signorina è sul punto di essere sospesa o peggio... — dichiara lasciando la frase in sospeso mentre il peso delle parole non dette aleggia nell'aria, tanto da essere soffocanti.
Che cosa ha fatto?
— È vero che la signorina Swan e Jane Ivanov, hanno avuto una discussione a causa sua — domanda e io mi chiedo perché la gente non si fa mai i fatti suoi.
— È stato un malinteso... — cerco di minimizzare — Ma Isabella ha detto che sarebbe andata a scusarsi. Appena è suonata la campanella, è andata a cercarla.
L’uomo sorride trionfante e per me non rappresenta un buon segno.
— Sì, si sono incontrate ma quello che mi ha appena detto non è quello che dice la Signorina Ivanov.
— Che vuol dire?
— Beh... Ha accusato Isabella di averla provocata e di averla spinta, facendola cadere dalla scalinata dalla palestra da sul giardino.
— Bella ha fatto cosa? No, è impossibile ma di che sta parlando? — sbotto scioccato e preoccupato.
Insomma sono solo tre gradini e i danni non devono essere stati cosi gravi ma non posso credere che abbia fatto una cosa simile.
— Poco prima dell’inizio delle lezioni, per quello che ha detto Jane, Isabella è andata a cercarla e l’ha schernita e poi spinta. Ora è in infermeria, nulla di grave ma non possiamo accettare certi comportamenti, abbiamo un regolamento molto severo e Isabella non è estranea ad atteggiamenti provocatori. Era solo questione di tempo — conclude con un sorriso quasi diabolico. Sembra contento di espellerla. — Quindi, lei è disposto a confermare che le due hanno avuto una discussione e che Isabella ti ha detto che avrebbe concluso la discussione più tardi?
— Cosa? No, io ho detto che lei le avrebbe chiesto scusa — controbatto scuro in viso. Odio quando le persone che mi mettono in bocca parole non dette.
— So che lei e la Signorina Swan, siete in certi rapporti ma qui c’è in gioco molto e un atteggiamento del genere non può esser ignorato. L’ho convocata qui per confermare quello che ha detto la Signorina Jane e di consigliare di scegliere meglio le sue amicizie e di interrompere la sua relazione con Isabella Sawn. Come le ho detto amicizie sbagliate portano fuori strada.
L’atteggiamento del preside mi manda il sangue al cervello e la voglia di urlargli contro è tanta ma qualcuno bussa alla porta facendomi girare di scatto.
Bella, con l’aria arrabbiata fa il suo ingresso dopo la signora di mezza età che lavora come segretaria.
— Bella! — esclamo alzandomi per raggiungerla.
Lei spalanca gli occhi, stupita di trovarmi lì e poi guarda il preside con fastidio.
 Il Signor Shuster, mi blocca, obbligandomi a riprendere il mio posto sulla poltroncina ma non tolgo gli occhi da lei per tutto il tempo che impiega a prendere il posto al mio fianco. 
— Signorina Swan, stavamo giusto parlando di lei — esordisce il preside con lo stesso sorriso di superiorità di prima.
— Immagino che lei mi abbia riempito di elogi — risponde con un sorrisino arrogante. Da parte mia la guardo scioccato. Come può comportarsi con così tanto menefreghismo in una situazione del genere?
— Correggerei il tono Signorina. Quello che ha fatto oggi non è una cosa da poco.
— Come ho detto prima, non è stata colpa mia — è la sua risposta atona come se lo avesse ripetuto così tante volte da non metterci più impegno per difendere la sua posizione. — Jane si è inventata tutto.
— Polso slogato, graffi lungo il braccio destro e il viso, non si possono inventare —  obbietta il preside e non posso non preoccuparmi per Jane. Assomiglia a una bambola di porcellana tanto sembra fragile.
— È caduta da sola, è stato un incidente — e questa volta le sfugge una nota spazientita.
— E il Signor Cullen, ha confermato che voi due, avete avuto una discussione e che lei era andata a cercarla in seguito per continuare — continua il preside senza dare retta a quello che dice Bella. Lei mi lancia uno sguardo stranito.
— Per scusarsi e non per aggredirla — ribatto indurendo lo sguardo.
— Ha fatto tutto da sola. Io l’ho raggiunta per scusarmi, come ha detto Edward, e poi me ne sono andata dopo che lei si è messa a blaterare stupidaggini a frotte — risponde piccata Bella rizzandosi sulla sedia.
 
— Signor sceriffo non può entrare.
— C’è mia figlia dentro quindi si che posso entrare.
E in questo trambusto, Charlie Swan fa il suo ingresso nello studio del preside con lo sguardo che lancia fiamme.
— Bella, che succede? Che hai fatto?
— Perché parti dal presupposto che abbia fatto qualcosa? — obbietta Bella, accigliata.
Alla risposta della figlia l'uomo sbuffa, come se fosse abituato a questi episodi.
— William, non puoi continuare a prendertela con me se ho dovuto ritirati patente e macchina.
Shuster irrigidisce lo sguardo e poi sorride in modo sinistro.
— Credo che la situazione sia più delicata. Isabella ha aggredito una sua compagna e l’ha fatta cadere dalle scale — spiega pragmatico.
— Ho già detto che non è vero! Io…
— Posso sapere perché il ragazzo è qui? — la interrompe il padre senza però togliere gli occhi da me.
— Isabella e Jane hanno discusso, Edward era con loro ed è il motivo della loro discussione.
Alla spiegazione del preside lo sceriffo mi riserva uno sguardo che non promette nulla di buono. Addio a ogni possibilità di farmi accettare dal padre come ragazzo di sua figlia. Tutti i punti guadagnati in questi mesi non conteranno nulla davanti al fatto di aver messo sua figlia nei guai.
— Ci deve essere una spiegazione — intervengo attirando tutti e tre gli sguardi — Bella non può aver fatto quello per cui l'accusa. Le credo quando nega di averla spinta.
— Tra poco sarà qui la Signorina Ivanov, vedremo... — ma non termina la frase che la ragazza, accompagnata dall'infermiera fa il suo ingresso nello studio. Il viso è coperto da alcuni graffi sul lato destro ma nulla di grave.
La paura che quello di cui è accusata Bella sia vero mi sfiora la mente e per un attimo accarezzo la possibilità che sia la verità ma subito mi do del cretino per averlo pensato. Bella non farebbe mai una cosa del genere a sangue freddo. Stavano parlando e Jane è inciampata o è scivolata su qualcosa, infondo siamo a novembre e la prima neve ha già lasciato il segno sul piccolo paesino. Ma allora perché mentire, accusando la mora di averla spinta volontariamente.
— Oh bene, eccola qui. Accomodati cara. Signor Cullen le dispiace aspettare fuori assieme al nostro caro sceriffo?
— Non ho intenzione di uscire da qui prima che qualcuno mi spieghi di cosa sia accaduto.
Mi alzo e raggiungo Jane posandole le mani sulle spalle e mi chino per guardarla negli occhi.
— Jane, di la verità — la supplico.
— L’ho detta — mi risponde lei sull’orlo delle lacrime ela paura che sia stata davvero Bella mi attraversa ancora una volta la mente.
Guardo Bella, che arrabbiata non toglie gli occhi di dosso dalla sua accusatrice.
— Quando hanno inventato il detto “le bugie hanno le gambe corte” hanno pensato a te.
Nemmeno lei sembra mentire.
— Jane stai mettendo Bella nei guai, guai seri —  specifico secco. — Di la verità — la imploro.
Esita quel poco che basta per farmi capire che non sta dicendo tutta la verità.
— Jane, bambina mia — la voce acuta e affannata precede una signora in taier che a passo di carica raggiunge la ragazza e la osserva preoccupata.
— Chi è stato? — tuona scrutando me e Bella. Mi fissa con guardo duro fino a che non lascio andare la figlia indietreggiando di qualche passo.
— Signora Ivanov, si sieda — risponde invece il preside indicando la poltroncina su cui ero seduto io, pochi attimi prima.
 
— Signor Cullen, può tornare alla sua lezione — ordina il preside. —Forza —m’incita quando non mi vede muovermi.
Un ultimo sguardo a Bella e poi esco. Allo scatto della serratura mi giro e attacco l'orecchio alla porta per cercare di captare qualche parola.
— Ragazzo, siediti — mi richiama la segretaria con sguardo arcigno. Sbuffo e di mala voglia mi siedo sulla poltroncina più vicina ma non desisto dal mio intento di origliare. Purtroppo il mio tentativo è inutile. Lancio un’occhiata alla donna che intanto ha estratto dei ferri per la lana e si è messa a lavorare a maglia una sciarpa rossa con qualche disegno geometrico.
Passano dieci minuti e la segretaria riceve una chiamata dal preside e trafelata corre fuori. Sfrutto il momento per tornare alla porta e ascoltare e solo quando sento la voce squillante della segretaria ed i suoi passi accelerati, accompagnati da un altro paio più calmi, ritorno al mio posto recuperando una rivista qualsiasi e faccio finta di leggere.
Nemmeno due minuti e la segretaria fa il suo ingresso assieme all'infermiera della scuola. Le due donne non badano a me e dopo aver bussato due volte la più anziana fa entrare l’altra e chiude la porta di scatto come prevedendo il mio intento. Infatti, mi ero sporto in avanti cercando di udire qualunque cosa. La signora mi riserva un’occhiata di disappunto e poi torna al suo tavolo per continuare la sua sciarpa.
Suoni concitati e rumore di sedie che si spostano sono gli unici rumori che sento.
— Mildred cara, ti posso offrire un po' di tè? — la professoressa Reynolds fa il suo ingresso nella piccola saletta. Alzo la testa di scatto e osservo il duo discutere.
La professoressa è una donna sull’orlo della pensione, questo è il suo ultimo anno dopo quaranta anni di onorato servizio e come tutte le signore della sua età ama spettegolare, o meglio si arroga il diritto di dare il suo parere sulla gioventù d’oggi.
— Ragazzo, starò via solo pochi minuti — mi avverte la signora.
— Oh, Mildred il Signor Cullen è un ottimo studente saprà fare buona guardia mentre siamo via, giusto?
— Certamente professoressa — rispondo con un sorriso smagliante e appena le due spariscono dalla mia visuale e le loro voci si fanno via via più fievoli, ritorno al mio intento originario. Origliare.
Non credo che… se l’avesse spinta… si calmi Signora Ivanov, dicevo che i danni sarebbero diversi… poi erano pochi scalini… — sento dire dall’infermiera. E come se mi avessero tolto un peso dal cuore, mi rilasso poggiando la fronte sulla parte fredda. Lo sapevo che Bella non aveva fatto nulla.
Mi sta dicendo che si è buttata da sola? Ma chi l’ha assunta? — è la protesta della madre di Jane.
Quella donna inizia a darmi sui nervi, lo vuole capire che Bella non ha fatto nulla! Deve cercare il colpevole in qualcun altro, perché è impossibile che Jane si sia lanciata da sola.
Jane… non credevo che potesse mentire fino a questo punto. Anche se lo stesse facendo per vendetta, dovrebbe capire che la situazione si sarebbe evoluta in un certo modo. E se avrebbero arrestato Bella? Peggio, e se suo padre fosse stato costretto ad arrestarla? No, non ci posso pensare. L’infermiera non è certa, dubita delle parole di Jane.
— Scusami — una voce giovane mi fa sobbalzare, e assumo la stessa espressione di un bambino che è appena stato beccato con le mani nella marmellata.
— Ehm…
È una ragazza bassina, capelli e occhi neri e così anche i suoi vestiti. Sembra che si appena tornata da un funerale.
— Tu sei Edward Cullen, giusto? — mi chiede la nuova arrivata.
— Sì.
— Allora sai qualcosa su Isabella Swan? Ci sono un sacco di voci…
E ti pareva se le pettegole non erano già in giro a cercare qualche notizia sconvolgente.
— Ma perché dovete essere tutti così ficcanaso? Ma vi divertite a sparlare delle sfortune altrui? — sbotto fulminandola con lo sguardo. La sconosciuta non sembra aver gradito molto la mia uscita ma quelle come lei non le ho mai sopportate e se si conta che al momento ho i nervi a fior di pelle il mio filtro delle parole è fuori uso.
— Senti un po' dell’imbusto, puoi anche essere carino ma questo non ti da il diritto di crederti superiore a me. Chiaro?
Nel parlare si è avvicinata fino ad arrivare davanti a me, lo sguardo alto, a causa della mia altezza, e le mani sui fianchi.
 — Scusami, è solo che sono nervoso — dico per giustificarmi. I bollori dopo la mia fantastica uscita si sono calmati. Dovrei ringraziarla per avermi dato l’opportunità di sfogarmi.
— E così ti sfoghi sugli altri? In ogni caso non sono qui per spettegolare, qualcuno dice che la espelleranno perché l’anno accusata di aver aggredito Jane.
— Già, è quello di cui stanno discutendo — confermo indicando con il pollice la porta alle mie spalle.
— Ma non è vero. Io l’ho visto! — afferma stranita.
— Come? — scatto stralunato.
— Avevo appena svoltato l’angolo quando ho visto Isabella allontanarsi e Jane urlandole contro indietreggiava e così non ha visto lo scalino ed è scivolata. Isabella era lontana, non è stata colpa sua.
— Devi dirlo al preside — perché non è venuta subito?  — Ora.
— Che… ehi!
Blocco sul nascere le domande della ragazza misteriosa e prendendola per un polso, spalanco la porta della presidenza interrompendo di colpo la madre di Jane che mi guarda con occhi di fuoco.
— Signor Cullen… — tuona il preside ma non ho tempo per sentire le sue parole.
— Si tratta di un malinteso. Bella non ha fatto nulla.
Lo sceriffo guarda prima me poi la ragazza e infine Jane e la madre, mentre la consapevolezza si fa largo sul suo viso. La signora Ivanov è paonazza mentre la figlia, ha una postura rigida, tiene lo sguardo basso e, nervosa, si maltratta le mani.
— E dovrei dare credito alle parole di un’amica della signorina che vuole solo proteggerla? — è la protesta del preside ma è la mia testimone a infrangere la sua teoria.
— Amica? Io la Swan non la sopporto. E la cosa è reciproca — asserisce con un sorriso sfrontato verso Bella che ricambia.
— Per favore, sono tutte sciocchezze. La ragazza qui presente certamente è stata corrotta dal ragazzo mentre era fuori.
— Credo che la segretaria possa confermare che non mi sono mosso dalla sedia.
Da lì allo smascheramento della verità passa un’ora. Dopo le proteste agguerrite della signora Ivanov e i diversi blandi tentativi di difendersi di Jane, Bella può tornare a camminare a testa alta.
Jane indietreggiando non aveva visto la scalinata ed era caduta e aveva pensato bene di accusare di quell’incidente Isabella, che avrebbe avuto agli occhi di tutti il movente della lite.
Se non fosse stato per Jennifer, la misteriosa ragazza in nero, probabilmente Bella sarebbe stata davvero sospesa e Jane l’avrebbe passata franca, anche se continuo a sperare che i sensi di colpa l’avrebbero comunque portata a confessare il prima possibile.
La madre non è stata molto contenta della cosa ma a parte delle biascicate scuse frettolose non ha fatto nulla. Se n’è andata con la figlia, impettita.
Jane da parte sua non mi ha più guardato in faccia e appena il preside ha dichiarato conclusa la storia, l’ha sospesa per una settimana, si è posizionata il più lontano possibile da me e dallo sceriffo.
 
— Tutto si è risolto per il meglio — è il commento del padre di Bella, mentre indossa il suo cappello.
— Già, meno male.
— Cullen — mi chiama con tono burbero il signor Swan — devo ringraziarti per aver quasi fatto espellere mia figlia — mi accusa portando le mani suo fianchi. Nulla di preoccupante se nel farlo non avesse accarezzato la fondina della pistola.
Un groppo in gola m’impedisce di respirare e sono sicuro di essere bianco come un cerino.
— Emh… ecco… — me la sto facendo sotto, letteralmente. Lui ha un’arma e il distintivo per farmi passare diverse notti al fresco.
— Papà smettila… — lo richiama la figlia.
— Va bene, alla fine l’hai anche tirata fuori dai guai. A quanto pare ti dovrò sopportare a lungo visto che a quanto pare frequenti mia figlia.
— Edward, non dargli retta, fa la voce grossa ma è innocuo — mi rassicura Bella. Innocuo? Io non ne sarei tanto sicuro…
— Grazie, Bells, così mi togli tutto il divertimento — protesta lui come un bambino che non può aprire i regali alla mattina di Natale. Io tiro un sospiro di sollievo, anche se ho ancora delle riserve. Penso positivo.  
— Vado, buona giornata e Bella a casa per le sei, Billy e Jake vengono a cena da noi.
— Okay.
— Edward, ti vuoi unire a noi? — la proposta del capo mi lascia piacevolmente stupito. È segno che mi accetta, no?
— Scusa ma non volevi intimidirlo? — interviene divertita Bella. No, non stuzzicarlo amore, se ci tieni a me.
— Beh, ormai mi hai rovinato l’effetto sorpresa. Allora, ragazzo?
— Sarà un piacere — accettai sorridente. Lo sceriffo dopo un ultimo saluto se ne va.
Felice la prendo per i fianchi. Bella sorride e circonda il mio collo con le mani. Sono fredde e così mi stringo nelle spalle per darle calore.
— Questa sera sarò da te, allora.
— A quanto pare… — risponde maliziosa ma quella sfumatura scompare per diventare seria — grazie per aver creduto in me.
— Sempre — mormoro prima di darle un bacio a stampo e faccio scorrere le mani prima verso il basso e poi le faccio risalire lungo la sua schiena.
— Cullen, ho detto che mi sta bene ma mantieni le distanze, ma soprattutto le mani a posto — urla lo sceriffo fermo vicino alla volante.
— Sì, signore —dico allontandomi di scatto da lei e stringendo le braccia lungo i fianchi come un perfetto soldato.
Soddisfatto, l’uomo sale in macchina e parte. Sia io che Bella seguiamo la macchina fino a che non scompare dalla nostra vista e poi in sincrono ci voltiamo a guardarci l’un l’altro.
— Fammi capire non mi toccherai più? — mi chiede sconcertata. 
— Bella, tuo padre ha una pistola... —ribatto con il sudore freddo che scende dalla fronte.
Lei insofferente ai miei timori mi prende sottobraccio e mi bacia sorridendo.




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Allora? Visto che si è risolto tutto? Al prossimo capitolo e spero di leggere qualche vostro commento XD
   
 
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