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Autore: Phoenix_619    06/04/2012    5 recensioni
Brago è un guerriero fortissimo. Può uscire indenne dal combattimento più cruento, e a colazione si mangia le ceneri dei libri dei suoi avversari. Ma, sinceramente, quanto può cavarsela nella routine quotidiana, alle prese con pasticcini, shopping, parrucchieri e improbabili situazioni?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non potresti farne a meno...?

Brago's life moments



Sproloquiando: Non sono solita scrivere l'angolo autrice prima della storia. Dico sul serio ;) ho voglia di cambiare. Bene, devo dire che non sono un'appassionata di Zatch Bell da molto tempo, e devo tutto alla mia amica BragoLove4Ever, la quale mi ha trasmesso la passione per questo meraviglioso manga e soprattutto per quel figaccione di Brago
.
Lol. Bene, questa serie prevede una raccolta di One-Shot su Brago alle prese con la vita di tutti i giorni essendomi limitata al rating giallo non posso far massacrare Zatch sigghhhh

Vabbuò, vi lascio alla storia sperando che vi piaccia ;)

Capitolo 1: non potresti farne a meno...?


Brago vantava primati impressionanti. Era senz'altro il mamodo fisicamente più forte; poteva schiacciare i propri nemici come frittate con un dito. Gli bastava un'occhiata per far scappare a gambe levate i testimoni di Geova che cercavano di vendegli opuscoli ogniqualvolta avevano l'ardire di suonare l'infausto campanello di villa Belmont. E sembrava quasi che il cibo cuocesse più velocemente quando mentalmente gli intimava di sbrigarsi. Ma soprattutto, era l'unico in grado di portare lo stesso, identico, vecchio pelliccione nero che ormai era diventato un tutt'uno con la sua bella pelle cinerea. E questo a Sherry non era sfuggito. La signorina stava bellamente sorseggiando un tè caldo. Rigorosamente gambe accavallate, mignolo alzato, piccoli sorsi, cucchiaino girato solo in senso orario... Insomma, beveva il tè come si addiceva ad una ragazza del suo rango. Brago, nello stesso istante, si ingozzava di pasticcini al pistacchio senza preoccuparsi troppo del galateo, quanto di placare un piccolo languorino. Alfred stava in piedi a fissarli, senza dare l'idea di svolgere alcuna funzione celebrale nel frattempo. Qualcuno suonò il campanello.
- Se è qualcun altro che vende un'enciclopedia, giuro che lo affogo nel lavabo... - bofonchiò Brago, i nervi a fior di pelle senza alcun motivo apparente. Sherry, assai più affabile, chiese al maggiordomo di andare a vedere chi era. Koko entrò mezzo secondo dopo, calorosamente accolta da Sherry. Le due cominciarono a parlare fitto fitto, ridacchiando ogni tanto in quella maniera irritante che Brago proprio non sopportava. La bionda lo indicò, sussurrando qualcosa all'orecchio dell'amica, che prima la guardò sbalordita, poi annuì col capo. Il mamodo guardò Alfred come per chiedere aiuto, ma il maggiordomo sembrava aver girato l'interruttore del cervello su "off", e sotto quella barba aveva dipinto il suo sorrisetto bonaccione stereotipato. Sbuffando si voltò nuovamente a fulminare con lo sguardo le due ragazze che sembravano aver appena iniziato a sparlare alle sue spalle. Dopo cinque minuti sbottò.
- Si può sapere che volete? Eppure non è la prima volta che mi vedete. - Sherry arricciò il naso, prima di cominciare a parlare lentamente, quasi dovesse spiegare una disequazione di quarto grado a un bimbo di otto anni. O a un minorato, secondo il personalissimo pensiero di Brago.
- Io e Koko pensavamo che ormai il tuo... "stile"... è superato. Insomma, - cercò di chiarire, vedendo l'espressione perplessa del mamodo - è tempo di sbarazzarsi di quel pelliccione vetusto.- Brago impiegò qualche secondo per elaborare il pensiero. Subito dopo gli andò di traverso un pasticcino, e cominciò a tossire convulsamente. Inutilmente Alfred cercò con dei colpi sulla schiena di evitare il soffocamento, dovendo quindi ricorrere all'ausilio di una sedia. Dopo che schegge di legno volarono ovunque, il boccone decise che fosse tempo di scendere nello stomaco.
- Di come vado vestito in giro non deve fregartene proprio, e tu - disse indicando Koko e tossicchiando - dovresti strisciare ogni giorno ai miei piedi ringraziandomi per averti salvato da Zofis!!! - tuttavia non potè continuare il suo discorso, perché venne interrotto da Sherry.
- Brago... quella pelliccia è più vecchia del mondo. é ora che tu la cambi. - Il mamodo incrociò le braccia ostinatamente. Niente e nessuno, in particolare quelle due deboli e pettegole umane, sarebbero riuscite a piegarlo al loro volere.

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Borbottando guardò quegli insignificanti manichini, in posa nella vetrina nemmeno stessero facendo una sfilata. Non potè fare a meno di storcere il naso alla vista di un obbobrioso maglione a collo alto che cingeva quel duro corpo di plastica. Lanciò un'occhiata fulminante al cartellino dei prezzi. Sherry era sì ricca sfondata, ma di braccino un tantino corto. Sospirando si diresse alla vetrina successiva. Questa volta i prezzi non erano particolarmente esagerati, ma gli abiti erano più schifosi di prima. Sentiva già una venuzza cominciare a pulsare pericolosamente sulla sua tempia destra. Le persone per strada evitavano di guardarlo. Bastava scorgere con la coda dell'occhio la sua faccia stravolta dall'esasperazione per avvertire un campanello che urlava nella testa dei passanti: "pericolo! Pericolo! Brago alle prese con lo shopping forzato! Pericolo! Gira alla larga!" Il mamodo oscuro pensò che una nuotatina in una vasca piena di pirahna sarebbe stata più rilassante che quella lunga, noiosa e altamente stressante passeggiata per le vie del centro. Improvvisamente qualcuno lo urtò violentemente, senza badare al campanello d'allarme che suggeriva di salvarsi la vita. Si girò, pronto a tramortire con un preciso colpo dietro la nuca chiunque fosse stato ad osare così tanto, quando si accorse che non era altro che una ragazzina. Una ragazzina che sbavava come uno scoiattolo in preda ad un'attacco di rabbia. Sinceramente disgustato pensò bene di riprendere la sua disperata ricerca di un outfit, quando migliaia di presenze spaventosamente simili a quelle della ragazza/scoiattolo rabbioso lo circondarono. Deglutendo, si girò. Fangirl. Ovunque. Fortunatamente non sembravano interessate a lui. Probabilmente c'era qualche celebrità in giro. Pensò di defilarsi in qualche bar a spendere quei pochi yen in bibite e tramezzini, quando una voce tremendamente irritante gli perforò i timpani.
- BRAGO! Amico mio! Come va, eh? - il mamodo sentì come se ogni essere umano nel raggio di un miglio avesse deciso di versargli una granita ghiacciata al limone nei pantaloni. Folgore lo salutava sbracciandosi come allo stadio, facendosi sbaciucchiare senza ritegno da quel branco di ragazze con gli ormoni che avevano ingranato la quarta. Non vide il patetico mamodo che era solito seguire come un cagnolino il "cantante"
- ehi ragazze! Guardate laggiù! é un mio amico... perchè non andate a salutarlo? - Le granite al limone nelle brache si erano magicamente centuplicate. Le ragazze lo guardavano soppesando le parole del loro idolo, scambiarono un paio di parole, per poi avventarsi sul povero mamodo col pelliccione senza preoccuparsi delle potenziali conseguenze letali. Brago dovette far appello a tutta la (poca) pazienza che aveva, lasciandosi trascinare dalle fan come da una corrente di un fiume. Pochi secondi dopo si trovò faccia a faccia con Folgore; la distanza poteva permettergli di spaccargli quel muso idiota senza troppe difficoltà.
- Allora Brago, come va la vita?
- Tu che dici? - ringhiò lui, cercando di liberarsi dalle ragazze che sembravano disposte a schiacciarlo pur di avvicinarsi all'italiano.
- Ha ha ha ha ha! Be', posso farti una domanda? Ma quella pelliccia non tiene caldo? Cioè, io sto sudando e ho indosso solo questa leggera camicia che copre il mio petto statuario....- Brago si tirò una manata sul viso, scoprendo i denti e conficcandosi le dita sulla fronte. Ora ci si metteva pure lui? Pensò di far buon viso  a cattivo gioco, e reprimendo l'allettante desiderio di torcergli il collo, disse:
- effettivamente stavo cercando degli abiti nuovi, perciò se mi fai andare...
- Ha ha ha ha ha ha!! Ma perché non l'hai detto subito amico? Hai davanti a te l'esperto di moda! Non per nulla sono italiano... in quanto a stile non ci batte nessuno! - Brago maledisse circa un migliaio di volte la sua lingua lunga, prima di venire trascinato verso il negozio più vicino. Notò che le fan continuavano a seguire Folgore. Una volta entrati le ragazze si disposero mansuetamente in riga.
- Allora ragazze, prendete tutti i pantaloni neri che trovate (taglia 46, mi raccomando), T-shirt XL (certo Brago che con tutti quei muscoli non è facile trovare abiti della tua taglia). Mi raccomando ragazze, cercate colori scuri! - Come uno sciame di operose api, le fan cominciarono a correre in lungo e largo per il negozio, con bracciate di vestiti e jeans frettolosamente ficcati in mano all'amica più vicina. In poco meno di mezzo minuto il povero mamodo si ritrovò una montagna di abiti davanti. Folgore, con quel suo sorriso demente, disse:
- Avanti Brago, facci una bella sfilata!
- Sai dove puoi sbattertela la tua sfilata?! - Sbraitò di rimando Brago.
- Per te sarà una passeggiata? Oh, lo sapevo che avevi la stoffa del modello...!! Vero ragazze?
- HHHHHHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!
- Oh oh oh oh!!! Come siete care! Allora sia!... Brago? - Folgore si guardò perplesso intorno. Il mamodo oscuro sembrava scomparso....
- Brago? BRAGO! Insomma dove sei?
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Respirando faticosamente, Brago uscì dal suo nascondiglio, e si ritrovò sul retro del negozio. Ringraziava con tutto il cuore chiunque avesse inventato i condotti d'aria sopra i camerini. Era abbastanza polveroso là dentro, ma sempre meglio di un pomeriggio di shopping con quel pazzo. Sospirò, guardando l'orologio. Entro un'ora doveva tornare a casa. Cominciava il suo show preferito, e non poteva certo perderselo per una maglietta! Doveva evitare i negozi del centro, lì ci si aggirava Folgore. Con suo sommo orrore, constatò che anche quella sfigata di Tia in compagnia di quella sciaquetta che aveva per alleata frequentavano le vie del centro. Optò per la periferia, un ambiente assai più consono al suo stile di vita. Entrò in un paio di negozietti, ma nessun vestito gli stava bene, o meglio: le taglie sembravano tutte o troppo grandi o troppo piccole (non c'era nemmeno bisogno di controllarle sul cartellino), non valeva la pena di provarli. Stiracchiandosi su una panchina, guardò pigramente il sole scendere lentamente oltre l'orizzonte. Sherry avrebbe fatto qualche lagna, per poi lasciar perdere. Lo faceva sempre. Si alzò per andare a casa, quando qualcosa lo colpì in pieno. Era troppo debole per farlo cadere, ma comunque era stata una bella botta. Si girò cercando la persona o il mamodo che gli era andato addosso, ma non vide nessuno. Infine un'esclamazione di dolore catturò la sua attenzione. Una donna era a terra, una bicicletta poco più in là, e il contenuto di vari sacchetti della spesa rovesciato.
- Si è fatta male? - chiese istintivamente, chinandosi a soccorrere la donna. Si chiese come mai si preoccupasse così tanto per una debole umana. Si era ammordbidito, ci voleva un'altra sessione di shopping con Folgore per fargli riaquistare la sua aria feroce.
- N-no, non si preoccupi... piuttosto lei sta bene? Mi scusi, mi sono distratta un attimo e... un secondo, - disse, vedendo l'espressione perlessa di Brago - non si è accorto che le sono andata addosso con una bicicletta?
- Ahem... non conta nulla. Lasci che l'aiuti. - Una voce nella testa di Brago cominciò a berciare:
- Ma che diavolo fai, idiota! Ti abbassi ad aiutare un'umana? Insomma, dovresti spiaccicarla con un Gravy Rei, non portarle la spesa a casa! - Ormai era troppo tardi. Il mamodo si ritrovò davanti a una casetta circondata da un giardino curato, nelle orecchie la voce di quella donna che non smetteva di parlare un attimo. Quando lei girò le chiavi nella toppa, Brago ebbe la sensazione di aver già visto quel luogo...
- Kyoooooo, sono a casaaaa!!! Zatch, ci sei? - istintivamente il mamodo oscuro prese la lattina di fagioli per brandirla come un'arma impropria, ma la donna interpretò il gesto come un aiuto per mettere a posto la spesa, perciò tolse la lattina dalle mani del poveraccio dicendo "Non si preoccupi, ci penso io!" Brago rimase in piedi a guardare intontito la rampa di scale, dalla quale proveniva il suono di sue paia di piedi che zampettavano sul parquet. Pensò a varie manovre evasive. Poteva indietreggiare fino alla porta, fingere un malore improvviso e darsela a gambe levate. Poteva distruggere mezza casa e andarsene spargendo le ceneri di un certo libro rosso come coriandoli. Continuò così fino a quando nel suo piano non s'insinuò l'uso di una mucca e un frullatore a immersione. Pochi attimi dopo un fulmine giallo sfrecciò giù per le scale, andandosi a sfracellare contro il ginocchio di Brago. Una cacofonia di imprecazioni risuonò fra i vari corridoi dell'abitazione. Zatch si teneva il naso, piagnucolando, Brago si massaggiava il ginocchio. Quando il marmocchio alzò lo sguardo, impallidì. Si spiaccicò contro una parete, tremando nemmeno avesse una crisi acuta del morbo di Parkinson.
- Gnaaaawaaaaaaaa!!!
- Zitto idiota! Che ti urli così...
- ZAAAATCCHHHH!!! La prossima volta che metti l'olio di semi sul pavimento ti ammazzooooooo!!! - Quest'ultima frase non uscì dalla bocca di nessuno dei mamodo. Kyo scese le scale quasi correndo, la schiena e il didietro oliato così bene che sembrava un takoyaki pronto per la frittura. Scese ruggendo gli ultimi gradini, avventandosi su Zatch, che si lasciò scrollare inerme. Il ragazzo blaterava cose del tipo "razza di scemo", "potevo morire, sai!" e "Waaaaaa!!! Ti sei mangiato ancora tutti i miei ravoili al vaporeeeee!!" Poco dopo, notando l'insolito pallore del suo mamodo e il cervello completamente in stand-by, pensò bene di controllare cosa diavolo avesse. Mezzo secondo dopo, Kyo e Zatch erano spalmati sul muro, incapaci di urlare. Una perfetta riproduzione tridimensionale dell' Urlo di Munch. Brago, spazientito, dovette massaggiarsi le tempie per l'improvviso mal di testa che gli era preso.
- Insomma, che avete?? Smettetela, o è la volta buona che vi mando all'altro mondo! - I due ragionarono un momento, per poi rilassarsi lasciandosi scivolare lungo la parete, fino a parcheggiare il sedere sul pavimento. Tutto questo in assoluto silenzio. Sospirando soddisfatto, Brago appoggiò le mani sui fianchi.
- E ora, - disse duramente - me ne vado e mi lasciate in pace, ok?
- Come sarebbe a dire che te ne vai? - la madre di Kyo si affacciò dalla cucina.
- Vi prego signor Brago, rimanete a cena da noi!
- Mammaaaaaaaaa!!!! - Kyo si aggrappò al braccio della donna senza alzarsi in piedi, piangendo disperatamente.
- Kyo, che maleducato che sei! é stato così gentile con me... scusati immediatamente! - Dovette passare del tempo prima che il mamodo dal libro rosso e il suo alleato decisessero di gettare dalla finestra il loro orgoglio, per poi inchinarsi mestamente.
- Gomennasai. - Brago sbuffando accettò (ma solo per dimostrarsi superiore, eh!), e la signora Takamine si defilò in cucina, pronta a sfornare tonnellate di delizie. Per intanto i tre dovevano ammazzare il tempo. Erano in soggiorno, Brago stravaccato sul divano, i due dementi si contendevano la sedia. Dopo qualche minuto Zatch aveva convinto Kyo a fare una gara per "divertirsi", e saggiamente non avevano coinvolto il mamodo oscuro. Chi riusciva a mangiare tutta la gelatina contenuta in un vasetto vinceva. Non sembrava essere un'impresa troppo ardua, finché Zatch non prese dalla credenza il "vasetto": un mostro dalla capacità di tre litri, strapieno fino all'orlo di schifosa gelatina insapore. Kyo decise di provare per primo. Dopo quindici cucchiaiate pensò che gustarsi un frullato di cozze e letame sarebbe stato più gradevole. Zatch impugnò il suo cucchiaio, ridacchiando, sapendo di avere la vittoria in tasca. Incredibilmente svuotò tutto il contenitore. Brago sbadigliò, lo stomaco cominciava a brontolare. Zatch rideva come un ossesso, alzando i pugni nemmeno avesse vinto le olimpiadi. Poco dopo però si interruppe improvvisamente, portandosi le mani allo stomaco e cominciando a sudare.
- K-Kyo.... non mi sento tanto bene... - il biondino si tappò la bocca. Cominciò a correre verso la porta, ma non riuscì a reggere. Rigettò tre litri di gelatina sul pavimento. Passando prima sulla pelliccia di Brago.
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!! ZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAATCHHHHHHHHH!!! - Inviperito e altamente schifato, il mamodo saltò in piedi come una trappola per topi, togliendosi la pelliccia e allontanandosi il più possibile dal bimbo vomitante. La signora Takamine corse in soggiorno armata di spazzolone e secchio. Dopo qualche minuto il pavimento tornò pulito e lindo, lo stesso non si poteva dire dell'amata pelliccia nera.
- Mi dispiace moltissimo, posso lavarla.... La prego lo scusi ancora! - Brago di malavoglia lasciò il capo di vestiario nelle premurosi mani della donna, e tanto per non farsi mancare nulla decise di infilarsi sotto la doccia. Qualcuno bussò alla porta del bagno. Sospirando chiuse l'acqua, si avvolse un asciugamano sui fianchi e aprì. La signora Takamine arrosì leggermente alla vista del fisicaccio scolpito del mamodo, si riprese scuotendo la testa e allungò alcuni abiti.
- Questi sono gli unici vestiti che potrebbero starti... erano di mio marito, quando gli prese il capriccio di fare la rockstar... - Brago senza troppi complimenti afferrò i capi d'abbigliamento, sbattendo la porta in faccia alla signora per risparmiarle lo spettacolo delle sue arterie che minacciavano di esplodere sotto la sottile pelle. Un quarto d'ora dopo, la signora Takamine chiamò tutti a tavola. Kyo e Zatch si lanciarono a tavola (il mamodo biondo non sembrava accusare i sintomi di un'indigestione di gelatina), e afferrarono le bacchette con fare famelico. La madre di Kyo appoggiò una pentola sul tavolo, alzando il coperchio e cominciando a mescolare la zuppa. Pesanti, lenti e cadenzati passi nel corridoio catturarono l'attenzione dei tre. Brago fece capolino sulla porta, un viso da funerale, il mento basso. Dopo un attimo di esitazione (e una sonora pacca sualla faccia nel tentativo di nascondere il rossore che fioriva sulle sue guancie) entrò in cucina. Indossava dei pantaloni in pelle nera aderenti, anfibi neri opachi, una giacca dello stesso tessuto e colore dei pantaloni con l'unica differenza dell'aggiunta di miliardi di borchie. Si sedette con la delicatezza di un brontosauro sulla sedia, affondando la faccia nella ciotola piena di fumanti spaghetti in brodo. La cena si consumò in silenzio, con Brago che sembrava intenzionato ad affogarsi col brodo pur di non far notare la sua vergogna. Dopo un'ora il mamodo salutò, ringraziò per la cena, minacciò Zatch e Kyo di bruciare anche la casa insieme al libro, e se ne andò. Per strada alzò lo sguardo alla luna, perdendosi un attimo in contemplazione. Che giornata stressante... voleva solo andare a casa, infilarsi sotto morbide lenzuola e farsi una dormita epocale. Poi avrebbe strozzato Sherry e Koko.
   
 
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