Abito accanto a un parco. Una deliziosa casetta verniciata di rosso, ai margini di un grande parco giochi. Tipo la casetta della nonna di Cappuccetto Rosso. Mi piace appoggiare i gomiti al davanzale della cucina e guardare i bambini che si inseguono tra le collinette, che saltano la corda, che vanno sui giochi.
I "veterani" del parco, ovvero i bambini che abitano qui da sempre, sanno che non devono avvicinarsi troppo alla cima della collinetta più a ovest. Lì c'è una bambina, una bambina minuta, pallida, dai lunghi capelli neri. Passa la sua vita in cima alla sua collina, incurante della pioggia, della neve, del vento. E' sempre lì a dondolare sulla sua altalena invisibile e a cantare le sue tristi canzoni. Nessuno capisce mai quello che canta, perchè le parole non appartengono a nessuna lingua conosciuta. I genitori dicono che si inventa parole al momento; invece, i bambini sostengono che parli nella lingua di Pingu.
Spesso, mentre mi affaccio dalla finestra, mi ritrovo a fissare la bambina, a seguire il suo incessante dondolio con le palline degli occhi, ad ascoltare le sue canzoncine.
Nessuno sa come si chiami la bambina.
Come ho già detto, i bambini del posto sanno che non devono avvicinarsi a lei. Ma spesso arrivano dei bambini nuovi. Alcuni di loro sono saggi e cercano di tenersi a distanza dalla bambina, perchè incute loro timore; altre volte sono le mamme che impediscono ai figli di avvicinarsi a lei.
Però, ogni tanto qualcuno si avvicina a lei. Di solito capita coi bambini più piccoli. Quando entrano nel suo raggio d'azione, la bambina urla, salta giù dall'altalena, afferra il bambino, corre verso casa mia e lo fa spiacciccare contro il muro. Le ossa si sbriciolano, il sangue schizza sul muro, il cuore cessa di battere. Nessuno è mai sopravvissuto all'impatto.
Ecco perchè ho verniciato la casa di rosso.