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Autore: MimiRyuugu    07/04/2012    3 recensioni
"Guardai l’orologio ansiosa, e poi dalla parte del castello. Erano le 18.40. Una figura dal mantello nero si avviò a passo svelto verso il lago. Sospirai ed iniziai a seguirlo nascondendomi dietro a tutto quello che trovavo. Poi si fermò: si sedette sotto un albero, all’ombra, in riva al lago, ed iniziò a leggere."
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grifondoro, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Salve *w* stavolta mi sono trattenuta e non ho aggiornato subito u.u non vi garantisco per i prossimi capitoli xD spero che anche questo capitolo vi piaccia *.*

Avvertenze: scrivendo per divertimento non ho prestato così tanta attenzione ai particolari quindi potreste trovarvi delle incongruenze man mano che leggerete la storia (come certi atteggiamenti OOC in cui sono caduta in pieno xD). Però ci sono affezionata e mi piangeva il cuore a cambiare qualcosa della storia. A parte che poi a me piaceva così.

Ora vi lascio a Giulia e al nuovo capitolo :3
Buona lettura <3


Capitolo 2


La mattina dopo, fui l’ultima a svegliarmi. Scesi dal letto, mi vestii, finalmente in abiti normali, senza l’uniforme e il mantello, sbadigliai e scesi in Sala Comune. “Hey pigrona! Sono le undici!” disse divertita Hermione. Io sorrisi. “Sono piccoli problemi di cuore, dove un bacio rubato è qualcosa di più!” cantai io. Anna e Hermione si scambiarono un’occhiata. “Sono piccoli problemi di cuore, dove anche un sorriso, è qualcosa di più!” continuai. Anna si alzò e mi mise una mano sulla fronte. “No…non ha la febbre!” giudicò. “Che fame!! Però mi tocca aspettare il pranzo…”  mi lamentai. “Piuttosto, com’è che canti da appena sveglia?” chiese Anna, tornando alla sua poltrona. “È vietato?” rimbeccai, ma sempre allegra. Anna scosse la testa divertita. “Dove sei stata ieri sera? Sei andata a consegnarti al professor Piton?” chiese curiosa Hermione. Io scossi la testa. “Non sarai andata a spiarlo un’altra volta?!” chiese poi. Io annuii, sorridendo. “Non mi piace quel sorriso…” commentò Herm, chiudendo il libro. Anna si avvicinò con la poltrona. “Racconta, avanti!” disse entusiasta. Io feci un riassunto a grandi linee. Hermione rimase a bocca aperta, mentre Anna esultava. “Che fate ragazze? È ora di pranzo, non venite giù?” chiese Ginny, spuntando dal dormitorio femminile. Noi annuimmo, e tutte e tre a braccetto scendemmo fino in Sala Comune. Appena misi piede al tavolo dei Grifondoro però, mi si avvicinò la McGranitt. “Signorina Wyspet, può cortesemente seguirmi?” mi chiese. Io annuii e iniziai a camminarle a fianco. Avevo una fame assurda, contando che dovevo mangiare sia per il pranzo, che per la colazione! E poi, perché mi aveva chiamato? Mi condusse nell’aula di Trasfigurazione e chiuse la porta. “Come mai mi ha portato qui professoressa?” le chiesi, curiosa. “Per il semplice motivo che, ieri sera, è stata vista dal prefetto di Grifondoro aggirarsi per i corridoi. Per essere precisi, stanotte a tarda ora” spiegò la McGranitt, con tono seccato. Subito bussarono alla porta. “Minerva, volevi vedermi?” chiese Piton, affacciandosi alla porta. “Scusa Severus…ora devo risolvere una questione” disse, indicandomi. “Siediti pure…lo risolverò in un minuto…” continuò. Piton richiuse la porta alle sue spalle e rimase in piedi vicino al muro. “Dicevamo…cosa ci faceva per i corridoi passata la mezzanotte?” chiese ancora la McGranitt. Mi girai verso Piton per ricevere sostegno, ma lui si limitò a guardarmi freddamente. Era vero: la sera prima mi aveva detto che non si sarebbe assunto nessuna responsabilità se mi avessero vista. Bhe, dopotutto ero io quella che lo aveva seguito, ed ero sempre io quella che gli aveva chiesto di stare con lui. Cercai una scusa plausibile. “Io…tornavo in camera mia…” risposi stupidamente. La McGranitt aggrottò un sopracciglio. “Questo è chiaro signorina Wyspet, ma perché? Il coprifuoco è alle 21.15 precise, al massimo 21.30 e lei lo ha allungato non di molto, ma addirittura di tre ore!” iniziò a sgridarmi. “Io…” riuscii solo a dire. Non mi veniva in mente una scusa plausibile. Sembrava che la McGranitt mi leggesse nel pensiero! “Prima la signorina Haliwell, poi lei…non mi resta che comunicare tramite lettera ai suoi genitori…” commentò. Io abbassai lo sguardo. “Minerva, in verità ho visto anche io la signorina Wyspet ieri sera…” disse freddo Piton. Mi ricordai dei 20 punti che mi aveva tolto la sera prima. Incrociai le dita perché non si trattasse di quello. La donna, stupita, lo guardò curiosa. “Date le scarse attitudini della signorina Wyspet nella mia materia e, avendo concesso ripetizioni private ad una sua coetanea, ho pensato a delle ripetizioni anche per lei…” spiegò. Rimasi a bocca aperta: Piton aveva appena mentito! E per cosa? Per giustificarmi! Per giustificare me, una delle sue ricorrenti disgrazie! “Però…dato che la qui presente non sapeva nemmeno i concetti base, siamo andati per le lunghe…” concluse infine. La McGranitt mi guardò sospettosa. “Il professor Piton non vuole che si sappia che da ripetizioni private. Mi ha fatto promettere di non dir nulla, nemmeno agli insegnanti…” risposi allo sguardo inquisitorio. La donna sospirò alleggerita. “Bene signorina Wyspet…ora può andare…buon appetito!” mi augurò la professoressa. Piton mi aprì la porta e io gli sussurrai un grazie. Lui mi guardò cupo e richiuse la porta. Corsi in Sala Grande a mangiare. Appena ebbi inghiottito qualcosa, spiegai a Hermione e Anna quello che era accaduto. Tutte e tre tornammo nel dormitorio. “Sei stata fortunata…hai evitato una bella punizione!” disse Hermione, prendendo in braccio una pila di volumi in pelle, vecchi di un po’ di anni. “Dove vai? A riciclare?” scherzò Anna. “Vado a restituire questi in biblioteca…immagino che sia troppo chiederti di alzarti per venire ad aiutarmi…” dedusse Hermione. Anna annuì sorridente. “Ti aiuto io se vuoi…” mi proposi. Andare in biblioteca non mi avrebbe fatto male, anche perché una certa ideuzza mi balenava in testa già da un po’. Herm mi guardò stupita, poi annuì. Mi dette metà volumi e ci avviammo. Di solito mi ero recata in biblioteca poche volte, dato che usufruivamo dei libri che portava su Hermione per i suoi temi. “Ecco qua tutti i volumi…” esclamò la castana, appoggiando tutti i libri sul bancone della bibliotecaria. Anche io feci lo stesso. “Senti Giulia…io vado a dare un’occhiata e torno…” mi disse Hermione. Io annuii e la lasciai andare ad ispezionare gli scaffali. Mi girai verso la donna al di la del bancone, che leggeva dei fogli con gli occhiali che le stavano sulla punta del naso. “Avete dei libri horror?” chiesi. La donna alzò la testa. “Prego?” chiese. “Mi chiedevo…se aveste dei libri di genere horror…” ripetei, timida. Lei si tolse gli occhiali. “Signorina, le sembra forse una biblioteca pubblica? Qui diamo solo testi scolastici!” mi rimproverò. “Ehm…avreste qualcosa sui vampiri?” chiesi. Lei mi guardò ancora, poi riabbassò la testa sul foglio. “Infondo, penultimo scaffale…” rispose. Io ringraziai e corsi a vedere: un’intera parte dedicata ai vampiri, licantropi e alle altre creature magiche leggendarie! Puntai subito su un libro dalla copertina lucida, nera. “Storia dei vampiri, vampirismo e credenze babbane” diceva il titolo rosso sul davanti. Perfetto! Tornai dalla donna. “Io prendo questo…” dissi, mostrandolo. Lei annuì, scrisse una cosa e la pergamena diventò bianca. “Nome e cognome, casa e anno” ordinò. “Giulia Wyspet, Grifondoro, quarto anno” dettai. Lei scrisse. “Hai tempo un mese” disse infine. Infondo non era poi così diverso dalle normali biblioteche! Hermione tornò con altri cinque volumi, uno più spesso dell’altro. La donna non le chiese nulla, e ci lasciò andare. “Un libro sui vampiri?” chiese, incuriosita. “Si…ho deciso che è ora di documentarmi!” disse allegra. Anche Hermione sorrise, sommersa dalla pila di libri. Mentre stavo leggendo il sommario, sentii un botto. Mi girai, e vidi Hermione a terra, con i libri sparpagliati intorno. “Ti sei fatta male Herm?” le chiesi. Lei scosse la testa ed iniziò a raccogliere i libri. “Signorina Granger, dovrebbe degnarsi di tenere gli occhi fissi davanti a se quando cammina per i corridoi…” la rimproverò maligno Piton. Lei storse il naso. Lo vidi scrutare anche me, e poi soffermarsi sul libro. Mi passò vicino. “Professor Piton…grazie per prima…” lo ringraziai, prima che andasse troppo lontano. Lui si girò. “Prima e ultima volta signorina Wyspet, sia chiaro!” rimbeccò. “Per quello che le ho detto ieri sera…ecco…” ricominciai a chiedergli. Lui mi ignorò, camminando dritto davanti a se. Io sospirai. “Su Giulia…lo sai che davanti alla gente Piton deve mantenere la sua reputazione di freddo professore…si sarà limitato perché c’ero io!” spiegò Hermione. Io annuii, sconsolata. Riprendemmo il cammino e arrivammo in dormitorio. Anna lasciò un biglietto, dicendo che era andata a passeggiare con Draco. Hermione aprì un libro e si immerse nella lettura. Io presi il mio volume ed uscii. Decisi di fregare l’albero a Piton. Mi sedetti comoda, ed iniziai a sfogliare il libro. Qualcuno mi abbracciò da dietro, piombandomi alle spalle. Era Josh, uno del quinto anno, di Corvonero, mio attuale fidanzato da un mese. “Ciao piccola! Che fai, leggi?” chiese. Io annuii. “Vieni qui, c’è altro di meglio da fare!” esclamò, baciandomi. Io lo spinsi via. “Non rompere Josh…non ho voglia ora…” rimbeccai. Lui mi guardò dubbioso. “Qualcosa non va Giuly?” chiese. “Si…senti…ci ho pensato…” iniziai a dire. Lui mi ascoltava tranquillo. “…non credo sia giusto stare assieme a te…perché…io amo un altro…” confessai. Josh si alzò di scatto. “Stai scherzando vero?!” esclamò. Io scossi la testa. Lui sbuffò e, dopo aver dato un calcio all’albero, si diresse verso il castello. Mi dispiaceva, ma oramai non riuscivo più a stare con lui sapendo che c’era qualcun’altro nel mio cuore. Anche se qualcuno di irraggiungibile purtroppo. Ricominciai a leggere, ed andai avanti fino all’ora di cena. Non me ne accorsi, così la saltai e rimasi sotto l’albero anche quando oramai tutti gli studenti erano rientrati. Appena alzai la testa, mi accorsi che stava diventando buio. Feci spallucce  ricominciai a leggere, rapita dalle leggende e le credenze popolari. Ero arrivata infatti al capitolo dove si narravano le credenze dei babbani. Stavo leggendo del Conte Dracula, quando un rumore mi fece sobbalzare. Alzai la testa, mi girai e vidi Piton: bacchetta in mano che gli illuminava il viso, libro a braccetto. Gli sorrisi. “Cosa ci fa ancora fuori?” chiese, acido. Io indicai il libro. “Non mi ero accorta che si fosse fatto così tardi…” dissi. Lui aggirò l’albero e si sedette. “Lo sapevo che non mi avrebbe chiamato…” commentai, sorridendo tristemente. Piton si sedette contro l’albero, poco distante da me e aprì il libro. “Perché ora non va a fare un giro da qualche altra parte signorina Wyspet?” chiese freddo Piton. Io non risposi. A quanto pare, di ciò che era accaduto la sera prima, solo io ero felice. “Non ha un appuntamento con quel ragazzo di Corvonero? Ecco, vada da lui!” continuò seccato. Io mi avvicinai. “Josh? L’ho lasciato oggi pomeriggio…” raccontai. Piton non mi diede segni di vita. “Non sembrava molto felice…spero che non combini nulla…” riflettei. “Sono fatti suoi…la cronaca delle sue relazioni sentimentali penso possa interessare alla signorina Granger e alla Haliwell, ma a me no!” rimbeccò scontroso. “Amo un altro uomo…ehm…ragazzo…per questo l’ho lasciato…” spiegai. Piton si girò ancora. “Professor Piton…ecco…” iniziai a dire, imbarazzata. “Quell’uomo è lei!” pensai. “Torni nel castello. Sappia che non la difenderò ancora!” rimbeccò senza aspettare che continuassi. “Grazie ancora per oggi…” dissi, sporgendomi. Ebbene si: volevo dargli un altro bacio sulla guancia, ma lui mi fermò. “Signorina Wyspet, non sono un suo coetaneo!” obbiettò. Io tornai a sedere composta, rossa in viso. “Lo…lo so…però…volevo ringraziarla…” mi giustificai. “Non mi deve ringraziare di nulla! E ora, sparisca!” mi ordinò. Strinsi al petto il mio libro. “Non…non mi mandi via per favore!” gli chiesi, a testa bassa. Lui si girò scocciato. “Spero che non ricomincerà con i suoi piagnistei signorina Wyspet! Le sue mancanze d’affetto non sono affare mio, per cui, vada a lagnarsi con le sue amiche…” ripetè Piton. Perché non capiva?! Perché non lasciava che anche io entrassi nel suo cuore? Perché continuava a mandarmi via? Non lo capiva che mi faceva male? Probabilmente no. Dopotutto, come diceva Hermione, lui era un professore e io solo la sua alunna. Io decisa mi avvicinai ancora, fino a che fummo braccio contro braccio. Piton aprì la bocca per replicare, ma si zittì quando mi guardò in viso. Senza che io volessi, lacrime avevano iniziato a rigarmi il viso. Lui aprì la bocca un paio di volte per parlare, ma alla fine la richiuse sempre senza aver detto nulla. Mi sentivo davvero una bambina. Patetica. Una stupida bambina patetica che sperava di infrangere le regole. “Cosa le prende?!” esclamò infine Piton. Io scossi la testa. “Questa non è una risposta!” rimbeccò lui. “Bhe, allora mi tolga punti! Come fa sempre…dato che io sono solo una delle sue alunne di Grifondoro a cui togliere speranze, dignità e felicità…” commentai acida e con un certo tono forse troppo drammatico. Vidi Piton stringere i pugni. “Lei mi odia, non è così?” chiesi, con un sorriso triste. Lui aggrottò la fronte: non captava il nesso tra le cose che stavo dicendo, lo sapevo. “Lo so…sono una ragazza semplice, senza aspettative, goffa, che non riesce nemmeno a preparare una pozione senza che esploda…una stupida ragazza che si mette a piangere davanti ad un suo insegnante…” continuai, sempre più affranta. “No…lei è solo una ragazza strana…che tutto ad un tratto si sminuisce in questo modo…” obbiettò Piton. “Se la rimprovero, non lo faccio per trarne piacere, ma perché impari! È vero, qualche volta tendo ad essere di parte, ma lo faccio solo perché voi me ne date atto!” continuò il professore. Lo guardai stupita: aveva appena ammesso di dar preferenze a degli alunni! Piton non l’aveva mai ammesso, nemmeno con Anna! Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. “Professore…lei crede ai vampiri?” chiesi. Lui scosse la testa. Lo sapevo che non centrava nulla, ma non volevo che quella conversazione finisse così, in un abisso fatto di silenzio e lacrime. Mi asciugai il viso e lo guardai. “Certo signorina Wyspet…se studiasse Storia della Magia probabilmente non mi porrebbe nemmeno questa domanda…” rispose poi Piton. Non aveva abbandonato il suo tono canzonatorio. Ma stavolta non c’era quella solita vena acida. Io gli porsi il mio libro e gli indicai una pagina. Lui lesse attentamente, poi annuì ancora. Io sorrisi, presi la mia bacchetta, e ricominciai a leggere. Dopo qualche minuto, anche Piton ricominciò. All’improvviso, il silenzio si interruppe. “E comunque io non la odio…” finì lui. Io sorrisi, continuando a leggere. Passammo anche quella sera così: leggendo, alzando la testa per qualche minuto, aggiustando la bacchetta in modo da vedere bene. L’ultima mezzora però, la dedicai a guardare il professore, cercando di non farmi vedere. Mi sembrava ancora così strano trovarmi con Piton a leggere tranquillamente! Si era creato un silenzio magico, che però svanì quando io starnutii. Piton si girò e io rabbrividii. Guardai l’ora: mezzanotte. “È tardi…si sta facendo freddo…” osservò lui, alzandosi. Io non volevo andarmene, maledetto raffreddore! “Io non ho freddo!” commentai, stringendomi nella mia misera camicia primaverile. Piton mi squadrò e mi guardò in modo strano. Poi, sciolse il nodo del mantello e me lo lanciò. Lo presi al volo, stupita. “Sono sempre un suo insegnate, nonché responsabile di lei e della sua salute, essendo io ora a doverla controllare…” si giustificò, risedendosi vicino a me. Mi misi il mantello. Era più lungo di quello che usavamo noi studenti portare durante l’inverno, e che grazie a Merlino, Silente aveva deciso di abolire da aprile in poi. Mi strinsi nel mantello, dal profumo intenso, forte, ma che mi arrivava al cuore. Chiusi il libro e appoggiata con la schiena all’albero, iniziai a giocherellare con la bacchetta. Facevo apparire piccole figure nell’aria. Scintille colorate. Un albero, un fiore, una nuvola, una stella, un cuore. Trafissi il cuore, di scintille rosso fuoco, con una freccia verde. Risi tra me e me, per quello che quei colori mi ricordavano, o almeno le presone che mi ricordavano. Sospirai, dopo che tutte le scintille sparirono contro il cielo scuro, punteggiato da poche stelle. Alzai la testa e mi abbandonai ad osservarle: quei puntini luminosi dispersi nel cielo. Non so cosa sia stato, se il ritorno del magico silenzio, le stelle, oppure il fatto che la notte non avevo dormito molto, mi abbandonai totalmente, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dal nulla. Ebbene si, mi addormentai. Ne ebbi la prova più sicura quando riaprii gli occhi: non capivo dov’ero, cosa facevo, e come mai sentivo quella sensazione di calore tutt’intorno a me. Lo capii quando riaprii gli occhi: ero ancora appoggiata all’albero, però mi tenevo a qualcosa di soffice, ed avevo una lunga coperta che mi copriva. Sbadigliai. “Finalmente si è svegliata signorina Wyspet…mi farebbe la cortesia di ridarmi il mio braccio?” chiese Piton, osservandomi. Sobbalzai, e mi accorsi di essere appoggiata con la testa alla sua spalla, mentre tenevo stretto a me il suo braccio. Mi staccai imbarazzata. “Mi sono addormentata…” sussurrai. Guardai l’ora: 01.35. “Caspita, è tardissimo!” esclamai. Piton sospirò e si alzò, poi mi diede una mano per aiutarmi. Io la accettai e mi alzai di rimando. “È stata una serata molto costruttiva!” dissi, soddisfatta, iniziando a camminagli al fianco. “Vedo che ha imparato nuovi termini…” osservò ghignando Piton. Io sorrisi e iniziai a saltellare. “Non ha più paura del buio signorina Wyspet?” chiese ancora. “No…non se c’è lei con me, professor Piton!” risposi, sorridente. Lui mi guardò strano, poi sorrise, quasi volesse trattenere una risata. Io capii il perché qualche minuto dopo. Non vidi un sasso e caddi a sedere in giù contro l’erba. Sbuffai e lui mi aiutò ancora. “Poteva avvertirmi…” rimbeccai. “Credo che sia più opportuno usare questa bacchetta non solo come ferma capelli…” osservò ancora, illuminando la via con la mia bacchetta. Me la consegnò e mi accompagnò dentro, per i corridoi, fino ad arrivare ai sotterranei, dove ci dovevamo separare. “Mi sono divertita…” commentai. “Non mi sembra…si è addormentata…” obbiettò acido. “Da sveglia mi sono divertita!” mi corressi. Piton scosse la testa. “Allora…buonanotte…” lo salutai, timida. Lui annuii. “Posso…darle il bacio della buonanotte?” chiesi. Lui rimase stupito, e non disse una parola. Io mi avvicinai piano, mi alzai in punta di piedi, e gli diedi un leggero bacio sulla guancia. “Grazie…ancora…” dissi, poi corsi via come la sera prima. Arrivai in camera e vidi che Anna non era nel suo letto. Dedussi che sarebbe rimasta da Draco a dormire. Mi infilai sotto le coperte, buttando il mantello sul baule dove lo buttavo di solito. Poi mi accorsi che il mio mantello era già li, così mi ricordai che era quello di Piton quello che avevo appena maltrattato. Lo ripresi e lo usai come peluche. Mi riaddormentai, stavolta nel mio letto, ma con lo stesso profumo di prima che mi attorniava.

  
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