Cassie osservò la città che le veniva incontro emergendo dal suolo in guglie scultoree di vetro e acciaio. Non era la sua prima volta che andava a Los Angeles con la sua famiglia.

Di solito organizzava questi viaggi per sfuggire dalla festa che odiava di più, San Valentino.

Odiava tutti quei cuori, tutti quei fidanzati che si scambiano cioccolatini, o che stanno continuamente insieme.

Cassie, aveva rotto con Bas un mese fa, ma non lo aveva ancora dimenticato.

Nella sua mente, andavano e venivano continui flashback di quel giorno, dove si baciarono, seduti su quella panchina, riparati dal freddo con i pesanti cappotti, mentre si scambiavano parole romantiche.

Cassie non riusciva ancora a crederci che tutto ciò era ormai finito. Si illudeva che da un giorno all'altro Bas sarebbe venuta da lei e le avrebbe rubato un bacio.

«Quanto tempo ci vuole prima che arriviamo in hotel?» chiese Cassie.

«Pochi minuti»rispose prontamente suo padre, sistemandosi accuratamente gli occhiali.

Cassie si rannicchiò sul sedile, e tirò fuori dalla tasca dei jeans, un biglietto tutto spiegazzato.

Cassie esaminò attentamente il biglietto, cercando nella sua memoria, da chi poteva averlo ricevuto.

Lo aprì lentamente, in modo la poter leggere in modo chiaro le parole calcate scritte in matita.

-Ti amo Cassie-.

Le venne una fitta al cuore. Lacrime volevano fuoriuscire, ma Cassie cercò di trattenerle. 

Accartocciò velocemente il biglietto, e lo buttò sull'altro sedile.

-Troppi bei ricordi, in quei tempi-pensò Cassie, accovacciandosi sempre di più, tentando di non far scendere le lacrime.

Odiava piangere. 

Chiuse gli occhi e iniziò a canticchiare Imagine di John Lennon.

«Imagine there's no heaven. It's easy if you try. No hell below us. Above us only sky. Imagine all the people. Living for today...» canticchiò a bassa voce Cassie, cercando di trattenere i continui singhiozzi.

Sentii una mano accarezzarle i capelli.« Non soffrire per chi non ti merita, Cassie»le disse dolcemente sua madre.

-Ci provo, ma non ci riesco-pensò Cassie. 

«Bene, siamo arrivati ! » esclamò il padre di Cassie.

Sul volto della signora Hartford comparve un sorriso. «Ottimo!» disse allegramente.

Quegli attimi per Cassie si trasformarono in ore. Voleva stare sola.

Quando l'auto raggiunse l'hotel, Cassie fu la prima ad aprire la portiera e a scendere dall'auto.

«Cassie,calma c'è ancora tempo»le disse sua madre raggiungendola mentre lei cercava disperatamente di aprire il portabagagli.

«Vorrei andare in camera al più presto possibile»disse Cassie con un filo di voce.

«Ti accompagno? Ti porterò poi io le valigie, dopo»disse sua madre, posandole la mano sulla spalla.

«Okay»rispose.