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Autore: glendower    07/04/2012    2 recensioni
[Originalshipping; Red/Green] To Lampadina.
Neve senza età, fusa nell'aria diventa stalattite, la freccia di un arco che pende sulle pareti della grotta in cui Red è rinchiuso. Aghi di ghiaccio dondolano sulla sua testa e minacciano di cadere da un momento all'altro. Neve ovunque, anche nel suo sguardo affranto puntato su quell'aurora boreale formata da pezzi di bottiglie riflesse nella luce della lanterna, suo unico rimedio per non chiudere gli occhi e cedere al gelido respiro di una temperatura troppo bassa.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Sentiva il fuoco in quel ghiaccio perenne

 

 

«Copriti, mettiti almeno un cappotto, non farmi stare in pensiero.»
Green è un po' come la madre di Red:  
parla con lo stesso tono preoccupato, mostra un' identica espressione accigliata
e ci mette il medesimo amore nel dargli attenti consigli per sopravvivere all'inverno del Monte Argento.

 «Non farà poi così freddo, non preoccuparti.»
Il problema è che Red non ascolta mai – non ascolta e se ne pente sempre quando ormai è troppo tardi.

 



Neve. 

Neve che copre e cancella il ricordo di un'estate passata a guardare il cielo, fermo sotto stelle che sembrano lucciole, ad esprimere desideri che non posso avverarsi; dita incrociate hanno sperato con ardore in un sogno troppo lontano, la tristezza del fallimento ha dato il colpo di grazia lasciando l’eroe a bocca asciutta.
Neve che parla e chiede pietà all'inverno che avanza, prega e si contorce per liberarsi dalla coperta di gelo che deve portarsi dietro come un fardello da cui vorrebbe solo alleggerirsi – come una colpa o una maledizione che non ha mai voluto, ricevuta come dono, accettata come disgrazia. Neve che mostra scorciatoie nascoste verso un inferno senza uscita dove nemmeno Arianna, con il suo filo, può guidare Teseo verso la luce di un mondo esterno, un posto al sicuro dove le pareti del labirinto non possono schiacciarlo con la sola presenza.

È eterea pioggia che cade, imbianca e copre prati e strade, pokèmon ed esseri umani, non lascia scampo ed addormenta con i suoi gelidi baci tutto quello che incontra. Seduce la vita e la mette in disparte, fa suoi i dispiaceri e con la sua morsa ti uccide se non la sai affrontare – fa dimenticare il calore e si proclama regina, patrona di guerrieri che hanno perso la strada e vagano come morti sul campo di battaglia.

Neve. 

Neve come amica d'infanzia e compagna di giochi, duratura nel tempo ed impossibilitata a sciogliersi sul Monte Argento, non luogo di pace e funerei eventi dove la patina bianca è un elemento perenne che nessuno potrà mai eliminare perché di caldi venti estivi non se ne sente più la presenza ormai da secoli; là non esiste stagione calda,  mare e spiaggia sono solo istantanee bruciate.  
Neve che come un tarlo ha aperto piccoli fori nel cuore di Red e, sbriciolando dall'esterno la scatola che lo rinchiude, ha finito alla fine per inglobarlo, trasformandolo in poltiglia per poveri affamati – per mostri che, disconosciuti i sentimenti, ora sanno solo disperarsi silenziosamente nascosti in qualche anfratto.

È un orologio malfunzionante, buttato a terra e rotto volutamente – un organo sporco di brina ed inceppato al centro, in quella lunga lancetta che non batte pù il tempo e piano piano si scolla, cadendo per terra. L'inverno ha corroso ogni cosa - viti e meccanismi, vene e arterie, ingranaggi e molle, cellule e sangue – sono solo rimaste briciole sparse che corvi neri prima o poi beccheranno via, impauriti da una fame impaziente che non permette regolarità.


Neve. 

Neve senza età, fusa nell'aria diventa stalattite, la freccia di un arco che pende sulle pareti della grotta in cui Red è rinchiuso. Aghi di ghiaccio dondolano sulla sua testa e minacciano di cadere da un momento all'altro. Neve ovunque, anche nel suo sguardo affranto puntato su quell'aurora boreale formata da pezzi di bottiglie riflesse nella luce della lanterna, suo unico rimedio per non chiudere gli occhi e cedere al gelido respiro di una temperatura troppo bassa. 
Neve, stoffa bianca dove Pikachu è crollato, lanciando scariche elettriche di avvertimento per salvare almeno lui, il suo custode – il suo primo ed ultimo amico.

Il freddo ha trasformato il Maestro in una bestia, un selvaggio animale che non conosce più il tempo e non sa che cosa sia il sole perché ha dimenticato il suo caldo incantesimo; le giornate sono tutte identiche, azzurre, di vetro trasparente e la staticità le ha fatte scendere uno scalino dopo l’altro, portandole all’assideramento.

Quella prigione è la casa di un campione senza affetti, senza rimpianti - senza amore e tempo per perdersi in inutili tentennamenti costruiti su quel sentimento che ha provato e poi abbandonato per rendersi ciò che è, Re di una Lega che presto o tardi lo sostituirà. 

 

«Sbaglio o avevo detto che era meglio portarsi un cappotto?» gli sussurra una voce, soffiandogli addosso nuvole di fiato e calore. 
Prima che gli occhi si chiudano – prima che il sonno lo scolpisca nel ghiaccio, una morbida coperta gli sfiora le spalle; sono braccia intorno al corpo e labbra premute dietro alla nuca, in un bacio che accende un focolare fra i suoi capelli e sulla schiena, nel petto e sulla  fronte laddove le mani dell'altro riescono a toccarlo - a penetrare più a fondo, in strati e strati di vestiti ridotti a brandelli e pieni di polvere che cadono a terra.

Neve.

C'era ed ora non più. Dopo l'ultimo fiocco nel cielo è arrivato un filo dorato, si appoggia alla punta di una roccia e gli brucia la pelle, scoperta e resa schiava da tocchi che sono arrivati più a fondo, penetrando le sue barriere per permettere a Green di stringerselo contro, corpo contro corpo. 

«Forse, sì, ma evidente mente non ti ho ascoltato.» 
«Lo sai che sei stupido Red? Sì, certo che lo sai.» ridono insieme - respirano insieme e Red, prima di cercare la sua bocca, spegne l'ultima luce, facendo cadere il suo antro nel buio, chiarificato solo dal sole che sorge in lontananza, oltre le vette e gli alberi candidi che si intravedono nello spiazzo centrale, dietro di loro. 

Uno scoppio dietro le palpebre ed incontrare Green è come vedere acqua in mezzo al deserto - è come veder passare stagioni su stagioni nel giro di due secondi.
«Stupido? Certo ma mai quanto te, dovevi venire prima.» 

Adesso, vicino a lui, appoggiato alla sua spalla, Red lo sente davvero il fuoco dei suoi sentimenti, della nostalgia e della voglia di vivere, brilla e scoppietta portando con sé il profumo di braci ardenti e se ne va a zonzo fluttuando  in quel gelo perenne, sciogliendolo per condurlo finalmente a casa. 




note notose; A lampadina a cui finalmente posso dedicare questa fanfiction, una sospirata Originalshipping - perché infondo, questa coppia, è mancata tantissimo anche a me e non posso dimenticarmene, non per così tanto tempo. Se lei ci pensa bene noi ci siamo conosciute grazie a loro due, grazie al fandom e grazie alla mia prima fanfiction incentrata proprio su questo loro rapporto. So perfettamente che già gliene ho dedicata una, però non poteva arrivare anche la seconda, sicuramente meglio di cinquanta frasi puramente nonsense :D Niente commenti, solo... mi è piaciuto scriverla e seppur breve mi dà tanto e spero lo faccia con voi, perché Red e Green sono speciali e meritano di essere descritti come tale. Per la gioia di chi shippa la coppia, mammina è tornata a casa (H) E' piccola, lo so, però avendo la crapa dura e l'ego di un riccio pelato devi/dovete accontentarti/vi. Vi voglio bene *rotolavia* Ness. 



  
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