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Autore: MartiSpunk    07/04/2012    4 recensioni
Fan Fiction su Tyler & Mallory, i due protagonisti dei film 'Remember me' e 'Welcome To The Rileys', interpretati da Robert Pattinson e Kristen Stewart.
E' una fusione tra le due storie, avvincente ed emozionante.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Shattered
Prologo - The first time.
 
Tyler
 
 
«Ma quando arriva questa metro?».
Era da almeno un'ora che aspettavo con ansia l'arrivo della Metropolitana più vicina a New York. E ancora non si degnava di giungere presso la destinazione ufficiale. Tutto ciò ovviamente mi irritava fortemente: ero in ritardo. Dovevo sbrigare mille faccende entro dei tempi già prestabiliti, e grazie al rallentamento della metro, tutti i miei piani si erano dissolti nell'aria. 
Mi guardai intorno, cercando di scorgerne qualche faro illuminato o sentirne qualche stridula frenata. Ma niente da fare. Neanche una folata di vento tra i capelli che mi annunciava il tanto atteso approdo, per così dire. Eppure, attesi, sempre impaziente, ma lo feci.
Strinsi tra le mani una busta di carta giallastra con inciso in scrittura perfetta il nome di mio padre. La detestavo, non la tolleravo affatto. Era come stringere un patto col diavolo. Era come se stessi andando all'Inferno di mia spontanea volontà, per o con ragioni ovvie. E se lo erano. Perché neanche io riuscivo più a capirlo.
Era incomprensibile.
Un suono cigolante si diffuse leggermente intorno a me. Man mano che inclinavo la testa per assimilarne la causa, intuivo che si trattava proprio della affascinante metropolitana che mi aveva dato buca. Sorrisi, sarcastico, preparandomi all'impatto che avrei subito appena entrato dentro essa. Prontamente, mi posizionai di fronte allo sportello d'ingresso.
«Aiuto! Aiuto! Aiutatemi! Aiuto!».
Una voce piccola e innocente mi distrasse da ogni altro pensiero. Allarmata, spaventata, ansimante e in cerca d'aiuto. Era impossibile non riuscire a voltarsi o non volerlo. Perché in ogni caso la curiosità prendeva il sopravvento e ti schiacciava. Non potevi non permettertelo. Non potevi restare lì inerme. Se qualcuno cercasse veramente aiuto? E se tu non ti voltassi e non intervenissi? Quella persona morirebbe anche per colpa tua.
«Aiuto! Aiuto! Aiutatemi! Aiuto!».
Adesso la voce si faceva più singhiozzante. Stridula, implorante. Mi voltai di scatto, tenendo sempre un passo pesante. E in quella mossa così spontanea, trovai con gli occhi tutto ciò in cui avevo cercato. 
Immediatamente mi catapultai tra le braccia della ragazza che, gemendo, si aggrappava al mio petto strisciando le sue unghia sulla mia maglietta malconcia, come se si stesse arrampicando su uno scoglio. Piangeva e mi implorava di proteggerla da qualcuno. Da qualcuno che risultava molto pericoloso.
Un maniaco.
Un maniaco che scappò dopo aver incrociato il mio sguardo tenebroso e senza scrupoli. Uno sguardo così cattivo da uccidere chiunque. Anche un'intera popolazione, perché quell'attacco improvviso nei confronti di una giovane ragazza era ingiusto. Lo era.
E derubandola, l'aveva reso ancora più crudo di quanto potesse essere già. Ed io ero arrivato in ritardo, come la metro, e non ero riuscito a interrompere nulla di quella scena. Neanche un piccolissimo e impercettibile dettaglio. Ma ero riuscito a salvarne la carne, una carne candida e tenera. Una carne macchiata d'innocenza.
«Come ti chiami?», chiesi alla piccola ragazza che tenevo fra le braccia.
Il luogo era isolato. Tutti erano fuggiti via, come il maniaco, come quel ladro. Tutti si erano preoccupati solo dei fatti propri, senza badare a nessun'altra tragedia o gioia. Ed io invece me ne preoccupai. Così tanto da iniziare a macchiare d'acqua i miei occhi color ghiaccio, intrecciando le mie dita con quella della povera sconosciuta.
«Mallory», rispose lei, abbassando lo sguardo e respirando a fatica. «Ti prego, portami via di qui, ho paura».
«Io sono Tyler. Certo, ti porto subito via di qui». La presi in braccio e mi sollevai da terra. Mallory si rannicchiò nuovamente sul mio petto e gemette. «Non aver paura, è tutto finito. Solo... fidati di me».
Annuì, aprendo la bocca ed emettendo un respiro profondissimo. Appoggiai la mia testa alla sua e iniziai a camminare, lentamente. 
Quello non era nei miei piani. O forse, era il fato che sconvolgeva tutto? Non frastornarmi un'altra volta, ti prego. Fai che sia la volta buona. Se questo è un segnale, lascialo crescere e maturare in santa pace.
In quel momento l'unica cosa che riuscii a sentire fu il calore di Mallory sul mio petto. 



 
  
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