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Autore: SoRomantic    08/04/2012    1 recensioni
Una donna che non serba più alcuna speranza nei confronti del futuro, la cui vita si rivela triste e monotona, il cui cuore è stato rinchiuso in un pezzo di ghiaccio per non sprigionare i sentimenti racchiusi in esso. Anche se non è sempre stato così: negli anni Anita è cambiata, probabilmente la vita le ha restituito il dolore che lei ha inflitto agli altri. Ma forse è arrivato il momento che qualcuno abbatta questo muro di ghiaccio per farla ritornare a ridere come una volta, per ricordarle che la vita è una partita da giocare e non da guardare seduta in panchina; riuscirà egli a farla tornare la ragazza di un tempo, senza remore e senza la costante preoccupazione di dominare le emozioni?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anita si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva forte nel petto, le gambe tremanti nonostante i quaranta gradi che rendevano l'aria insopportabilmente afosa all'infuori di quella sfera di ghiaccio in cui volontariantamente si era rinchiusa in quei trentotto anni di vita. Non ricordava più l'ultima volta che aveva fatto un sogno del genere, forse quando era ancora bambina, forse mai. Niente mostri, niente assassini, niente urla, niente. Semplicemente niente. Il buio più accecante, la solitudine priva di alcun conforto, il nulla,come lo definiva Foscolo, il nulla eterno. Mai nessun incubo le aveva messo addosso una tal voglia di piangere, una sensazione così sgradevole, una tristezza così incurabile. Forse quel buio rappresentava la sua vita così come le sembrava, così come le era sempre sembrata, a dispetto di quello che dicevano e credevano gli altri. Quando si arriva alla soglia dei quarant'anni,tutti trascorsi nel vano tentativo di realizzare i propri sogni, che col tempo sono diventati solo piccoli e lontani vaneggiamenti, e ci si accorge che niente in questa vita vale la pena di essere vissuto, ci si arrende alla monotona e triste realtà e le illusioni di una volta vengono brutalmente spazzate via da quella che ora è diventata la tua esistenza. Anita non aveva mai creduto che questo potesse essere il suo destino, ma, dopo tanto tempo, aveva imparato a mettere da parte l'ingombrante valigia che conteneva i ricordi e le fantasticherie di quand'era bambina per fare spazio a ciò che la vita aveva in serbo per lei, niente insomma di quello che s'era mmaginata: un lavoro che non le dava alcuna soddisfazione, un ragazzo che, troppo preso dalle mille attività che conduceva, non si era accorta del suo disagio nel ritrovarsi a quell'età senza una casa da condividere, senza un documento che accertava che loro si amavano (cosa di cui non era affatto certa) e soprattutto senza figli. Quel giorno non sarebbe stato diverso da tutti gli altri, forse anzi se lo aspettava peggiore. Perchè se il buongiorno si vede dal mattino, di sicuro quello di quel giorno non era stato dei migliori. Ma che altro poteva fare? Piangere? Non aveva più lacrime. Cambiare? Non ne aveva la forza. Arrendersi? Forse lo aveva già fatto.
Si alzò come tutte le mattine, andò a fare colazione e sorseggiò quel caffè che, invece di darle la forza per affrontare l'impresa eroica che la sua vita era diventata, le ricordò quella sensazione amara che ormai non la abbandonava più.
L'autobus delle otto era appena apparso sull'asfalto nero come la pece e lei lo guardò con gli occhi sbarrati dal sesto piano del suo appartamento; come aveva potuto fare così tardi? Era spettinata, senza trucco, con solo le mutandine a ricoprirle la pelle chiara, ma se avesse potuto sarebbe corsa di sotto in quelle condizioni pur di non perdere l'autobus e dover correre a lavoro a piedi. Cosa la tratteneva dal farlo? Aveva circa quarant'anni, cavolo, non poteva ancora pensare a certe cose. Era ormai passato il tempo delle marachelle, si doveva rassegnare.

"Anita!! Non uscirai per tre settimane e se ti azzardi a disubbidire anche questa volta, l'unico modo per farti ritornare sulla retta via sarà mandarti in collegio. Quindi pensaci bene prima di fare un altro passo falso."
Gridava furente suo padre quel giorno di metà Agosto. Aveva esagerato, come al solito. Era forse la quarta volta nel giro di un mese che la minacciava dicendole che prima o poi l'avrebbe mandata in collegio, ma ormai aveva smesso di crederci. Cosa pensava, che era davvero così sciocca da credere che si sarebbe separato dall'unica sua figlia, dall'unico legame che gli rimaneva con la famiglia? Con questi pensieri per la mente, Anita aveva sbattuto la porta della sua stanza, dopo averci appeso un cartello con su scritto a caratteri cubitali ''NESSUNO DISTURBI IL MIO SONNO'', aveva stropicciato un po' le coperte infilandoci sotto due cuscini e, con la musica a palla nelle orecchie, era corsa alla finestra ed era saltata giù.

Quei momenti di pura follia erano ormai solo lontani ricordi e presto anche quelli sarebbero svaniti, così come l'autobus che s'era ormai allontanato, portando altri passeggeri alla meta che anche lei tanto agognava.
Saltellando con poca grazia e senza quella leggerezza che solitamente accompagna quel movimento, Anita si ritrovò a fronteggiare lo specchio che ritraeva la sua figura fedelmente. La sua immagine era l'unica cosa che la rendeva felice, l'unico argomento che, a parlarne con un estraneo o con un'amica, non le creava imbarazzo e a cui non associava sentimenti negativi. Più si guardava più si piaceva così com'era, non avrebbe cambiato un centimetro della sua pelle: gli occhi verdi così scuri che in assenza di luce potevano sembrare neri, la bocca piccola ma carnosa, un nasino all'insù su cui erano sparse poche ma graziose lentiggini, un fisico asciutto ma con qualche curva, un seno sodo nonostante l'età. Ma la cosa che più le piaceva erano i capelli: bruni, con qualche ciocca più chiara, lunghi, leggermente scalati, che terminavano ordinatamente in boccoli larghi che aveva l'abitudine di attorcigliare tra le mani lunghe e affilate. Il suo metro e settanta le permetteva inoltre di apparire più magra di quant'era in realtà, nascondendo inoltre quei pochi chili che aveva acquistato con gli anni.
Il suo sguardo si era incatenato nel suo riflesso e i ricordi la sommersero così violentemente che non ebbe il tempo di impedirglielo.

Il corridoio della scuola era invaso da ragazzi più piccoli e da pochi suoi coetanei, ma al suo ingresso aleggiava per tutto quell'enorme spazio un silenzio che esprimeva rispetto. Tutti in quella scuola la conoscevano, i più ne erano attratti, pochi erano degni della sua considerazione, quasi nessuno del suo affetto. Si spinse fino alla sua classe con passi leggeri e i suoi occhi si posarono immediatamente sulla cattedra in uno sguardo fugace: il prof. non era ancora arrivato. Posò la borsa sul terzo banco accanto alla finestra, si passò la lingua sulle labbra in un gesto che a molti sarebbe apparso sensuale, che per lei invece era abituale,che faceva spesso senza alcuna malizia.
"Mmh.. che fascino Suriani! Quanti ragazzini hai fatto eccitare quest'estate?" Si voltò di scatto, ad un centimetro dal suo collo incontrò gli occhi blu oceano di Marco, il suo sorriso sghembo, il sopracciglio alzato.
"Direi una trentina, compreso te." Gli fece l'occhiolino e si voltò, avvicinandosi con passo felino alla porta. Cosa poteva farci? Amava guardare di sottecchi, mentre si allontava, i ragazzi che lasciava senza parole e con una bella visuale sul suo di dietro, lasciandoli illudere, forse, che una possibilità con lei l'avrebbero avuta.

Anita scosse la testa e si ridestò da quei pensieri che la portavano indietro di circa vent'anni. Com'era potuta cambiare tanto? Il suo sorriso era rimasto lo stesso,sì, ma non le impreziosiva quasi mai il viso; i suoi occhi erano sempre di un verde accattivante ma non possedevano più quella lucentezza e quella vivacità che li rendevano così speciali; il carattere forte e indipendente, che aveva fatto cadere ai suoi piedi tanti ragazzi in gioventù, era ancora lì ma riposto talmente in profondità nel suo animo che, quelle poche volte che usciva fuori, non aveva la forza per farlo davanti agli altri.
Si vestì velocemente, il trucco appena accennato, e uscì di casa senza ricordare che quello era il giorno del suo compleanno.

 

 

 

E finalmente ci siamo! *Tira un sospiro di sollievo* Sono finalmente riuscita a scrivere qualcosa (se è decente, me lo dovete dire voi) ma almeno ce l'ho fatta. Ho scritto di getto credendo che, come altre volte, mi sarei fermata dopo le prime tre righe in assenza di idee. Invece devo dire che,questa volta, dopo le prime tre righe, so già in che direzione far continuare la storia. E quindi vi dico che:

1. La storia, come avete potuto intuire da questo capitolo d'introduzione, si svolgerà su due fronti diversi: il primo è quello attuale, con una protagonista delusa e ormai adulta; il secondo ha luogo circa vent'anni prima, dove troviamo un' Anita molto diversa da quella di adesso

2. Niente di quello che ho inserito, sia in un fronte che in un altro, l'ho scritto casualmente, quindi fate attenzione anche ai più piccoli particolari

3. Spero che recensiate e che mi diciate ciò che pensate della protagonista (questo mi aiuterà anche ad andare avanti meglio) a cui ancora non riesco ad abbinare il volto di qualche attrice/cantante/altro personaggio famoso, quindi mi farebbe piacere sapere se voi avete già pensato a qualcuno

4. Non c'è un punto quattro, bastano e avanzano i primi tre :)

 

Penso di aver detto tutto, alla prossima!

  
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