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Autore: Vortex    08/04/2012    1 recensioni
< Oh be’, se io sono il re, allora tu non puoi fare la regina, perché quello è il posto riservato alla mia signora, sì. > commentò Masahito, concentrato su quale fosse la soluzione migliore, senza fare caso al sorriso canzonatorio assunto dall’altro. < Però sei troppo importante per fare un mio sottoposto. > aggiunse poi, sotto lo stupore di Shinji; a dirla tutta si aspettava di vedersi rifilata la nomina di giullare di corte. Anche se l’affermazione seguente lo fece rimanere letteralmente di stucco. < Ecco, ci sono! Tu sarai la mia principessa. >
{Accenni leggerissimi ma che più leggeri non si può alla KiritoxAiji ed una pseudo MiyavixMaya, tanto leggeri che non ho nemmeno messo l'avvertimento}
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Ah, come al solito, mi ritrovo a dover fare i conti con la dura realtà *sigh* e no, gli LM.C non mi appartengono, anche se mi piacerebbe. Ciò che sto per narrare è frutto della mia mente fusa.

Questa è per te, Denki, ricordi quel discorso sul fluff e anche il fatto che dire grazie non basta?
Mi sarebbe piaciuto fare qualcosa con la tua coppia preferita ma il mio cervello incrocia le braccia quando si tratta di amore ç_ç
Vabbè dai, goditi la purezza dell'amicizia(?) tra questi due, forse è meglio così.



Please, don't fell asleep, please wait me for a moment.
 


Troppo vicino per vedere e troppo lontano per toccare
Comunque, ora, ho la sensazione di essere esattamente accanto a te
Il grande buco vuoto al centro del mio cuore
Sento che potrà essere riempito, in questo tipo di giorni.
-LM.C





Sei un bambino. Un attegiamento infantile lo hai sempre avuto, ma sto cominciando a pensare che quel periodo come chitarrista di supporto abbia peggiorato le cose; preferisco non chiedermi il motivo. Sei proprio matto. Ho paura che con il passare del tempo lo starti accanto abbia fatto ammattire pure me, ovviamente, è per questo motivo che ho sempre evitato accuratamente di farti incontrare per troppo tempo Sora. Il mio gatto non si tocca.
 
Riesci a tirare fuori il lato peggiore di me.


Aiji si specchia nuovamente, il suo volto- truccato perfettamente- è statico, nonostante il suo sguardo trasudi agitazione. Fino a poco prima le sue mani tremavano lievemente. Non si è mai esibito in posto tanto grande sotto il nome “LM.C”, quello è il loro trampolino di lancio.  
Respira a pieni polmoni, la melodia della prima canzone gli riecheggia nella orecchie. Ha provato tante di quelle volte che per le sue mani i movimenti da compiere sono diventati automatici, sente sorgere spontaneo il desiderio di imbracciare la chitarra.  
La folla sta cominciando a fare rumore, tendendo l’orecchio può udire chiaramente le grida concitate dei fan in estasi. Un senso d’aspettativa impregna l’aria, gli sembra di non poter respirare bene, come se stesse correndo. Ricorda di aver avvertito un’agitazione simile quando, per la prima volta in assoluto, si era ritrovato sul palco del Budokan, anche se le cose erano diverse. Adesso si sente maggiormente esposto, per qualche motivo a lui ignoto; probabilmente la presenza di Kirito lo ha sempre incoraggiato, più di quanto non si sia mai reso conto. Ora che si ritrova a pensarci, forse la risposta è che era più facile. Se cerca di ricordare il se stesso di allora, si rende conto di essere stato il cagnolino di Kirito per tutto il tempo. Con Maya ha molta più libertà, quella che un re –anche se sarebbe meglio definirlo principino capriccioso- può accordare alla propria principessa, a conti fatti non è nient’altro che questo. Nessuno lancia più il suo accendino con la pretesa che corra a riportarglielo, anche se, per assurdo, questa cosa un po’ gli manca. Più di tutto gli manca la consapevolezza di potersi affidare completamente a Kirito e lasciarsi trasportare docilmente da lui, senza fare domande di alcun tipo. Eppure a quei tempi si portava silenziosamente nel petto la pesantezza dei giorni che passavano, mentre ora ha come la sensazione di poter condividere tale peso.

Masahito non l’ha ancora raggiunto, è tanto agitato che nemmeno si pone il problema di dove possa essere o di cosa stia facendo: non gli importa. Si mordicchia l’interno della guancia con stizza quando gli viene annunciato di dover andare in scena entro dieci minuti. Cerca di ricomporsi al meglio prima di avviarsi alla piattaforma che lo porterà sul palco, Maya non è nei paraggi. Lo aspetta per qualche minuto in piedi dove dovrebbe essere. Lancia un’occhiata fugace all’orologio: controlla l’ora. Vorrebbe ardentemente possedere la stessa tranquillità del compagno. Diamine, è sempre stato una persona estremamente allegra, anche pazza –dipende da come la si vuole interpretare-, di certo non avrebbe mai pensato che sarebbe stato lui quello serio all’interno di una coppia come la loro; il suo problema è che un senso della misura, al contrario di Maya, lui ce l’ha ancora. Si sente addirittura fregato adesso, anche perché occuparsi di Masahito come se fosse suo figlio non è mai stato nei suoi piani, se avesse voluto fare il padre avrebbe potuto dar retta alla nutrita quantità di fanciulle –di fasce d’età estremamente varie tra loro- che pregano anche solo per un suo sguardo, sistemarsi e mettere su famiglia –tutto questo grazie alla popolarità che aveva raggiunto facendo parte dei Pierrot. E invece si ritrova puntualmente ogni giorno a fare da balia a Maya, senza nemmeno pensarci troppo su. Gli viene spontaneo; peccato che in un’occasione importante come questa l’attegiamento più pacato ce l’abbia proprio Masahito.
E non è che la sua sia proprio una dipendenza, ma quando l’altro non gli sta attorno per troppo tempo non può fare a meno di sentirsi quasi vuoto, come se qualcosa di importante mancasse. Poi il paragone con Kirito giunge inevitabile, ma si rende conto che effettivamente Maya è l’unico essere sulla faccia della terra in grado di farlo sentire così. Dentro la sua memoria è ancora vivida l’immagine del loro primo incontro, quello che avrebbe segnato la sua vita; lui era il tipo strano nascosto dietro la porta del bagno di Nagano Live House.

Ad un tratto si chiede se Maya si sia spaventato all’ultimo momento e se la sia filata, abbandonandolo lì senza dirgli niente. Pensandoci sarebbe capacissimo di fare una cosa del genere. Dovrebbe davvero smetterla di preoccuparsi per l’assenza dell’altro e imparare a non avere tanto bisogno di stargli accanto. Ma quando sente dei passi concitati che annunciano il suo arrivo, Aiji lo guarda per un istante soltanto prima di afferrargli il polso e trascinarlo di fretta alla pedana per salire sul palco, e sa per certo che non imparerà mai.
 


<< Una band dici? Non sono nemmeno sicuro che si possa definire band se siamo solo tu ed io. >> esponeva le sue perplessità con aria scherzosa, come a voler nascondere dietro un sottile velo d’ironia la paura che provava nel cimentarsi in ciò che l’altro gli proponeva.
<< Ah, sempre a puntualizzare! >> replicò Shinji, facendo un gesto della mano che sembrava poter scacciare quell’obiezione. << E’ una cosa seria. Ormai sono anni che ci conosciamo; entrambi stiamo tentando di fare fortuna attraverso la musica, entrambe le nostre band precedenti si sono sciolte, io dico che dobbiamo provarci insieme. >>
Masahito non potè fare a meno di pensare, mentre Shinji gli parlava, che il suo discorso sarebbe potuto essere davvero convincente, se ad animare i suoi occhi scuri fosse stato l’ardore, e non la disperazione di un uomo che ha perduto ciò a cui teneva di più. E gli avrebbe fatto addirittura pena, se solo anche lui non covasse dentro di sé una malinconia vuota, dovuta alla mancanza dei propri compagni. Non avrebbe potuto definirla in altro modo se non vuota, perché ciò che gli aveva scavato dentro era una voragine, e non sapeva come avrebbe potuto riempirla.
<< Accetto! >> esclamò allora, come colto da una folgorazione.
Shinji esibì un sorriso compiaciuto, di quelli che gli aveva visto fare poche volte.
<< Ma ad una condizione. >> aggiunse Masahito prontamente, un ghigno diabolico dipinto sul volto allo sbuffo dell’altro.
<< E quale, di grazia? >>
<< Ovvio, io voglio essere “il Re”. Mi piace comandare, anche se non mi è stato concesso fino ad ora, perciò questa volta tocca a me condurre. Voglio pure la corona! >> rispose con tono infantile.
Shinji sgranò gli occhi. << Ossignore, Ma’ non ti starai riferendo a quella volta che ho dato ragione, scherzando, a quel folle di Ryutaro* che aveva cominciato a delirare riguardo al fatto che una band è come una reggia di cui il leader è il re … >>
<< Cosa c’è di strano!? >> lo interruppe irritato, Masahito.
<< Ecco, lo sapevo, stare accanto a Miyavi-san ti ha fatto assumere le sue stesse manie di grandismo. >>scherzò. Ma quando il volto di Masahito si rabbuiò improvvisamente al sentir pronunciare quel nome, per rimediare al danno si vide costretto ad accontentarlo. << Ok, ok, sarai tu il re. Contento? >>
A tali parole il suo interlocutore si riprese all’istante. << Sì! >> commentò estasiato per averla avuta vinta così presto.
<< Mh … Sentiamo un po’, ed io che ruolo avrei in questa pagliacciata, Sua Maestà? >>
<< Oh be’, se io sono il re, allora tu non puoi fare la regina, perché quello è il posto riservato alla mia signora, sì. >> commentò Masahito, concentrato su quale fosse la soluzione migliore, senza fare caso al sorriso canzonatorio assunto dall’altro. << Però sei troppo importante per fare un mio sottoposto. >> aggiunse poi, sotto lo stupore di Shinji; a dirla tutta si aspettava di vedersi rifilata la nomina di giullare di corte. Anche se l’affermazione seguente lo fece rimanere letteralmente di stucco. << Ecco, ci sono! Tu sarai la mia principessa. >>
<< La tua cosa? >>
<< La mia principessa, sei sordo!? >>
<< Non ci penso nemmeno. >>
<< Eddai! Su, sei stato tu a propormi di formare una nuova band, non è giusto così. >>
<< Ma che c’entra adesso? >>
<< Prometto che saprò prendermi cura di te … >> cominciò a sbeffeggiarlo.
Shinji sospirò stanco. Masahito era sempre stato così, non c’era nulla da fare. << Comincia a pensare al nome della band, prima che mi penta di averti proposto una cosa del genere. >> così dicendo si alzò dalla sedia, avviandosi verso l’uscita dello Starbucks in cui si erano fermati per discutere.
<< Eh? Questo allora vuol dire che sarai la mia principessa? Hey, aspettami, non mi hai risposto! >> Masahito lo imitò dopo qualche secondo di esitazione, durante il quale il suo cervello era stato troppo occupato a fare due più due per rendersi conto che Shinji se ne stava andando.
Il suo interlocutore nemmeno si prese la briga di rispondergli, gli rimaneva ancora un briciolo di amor proprio che gli impediva di ammettere ad alta voce ciò che tacitamente gli aveva concesso.
 


Sei un bambino. È tipico dei mocciosi fare promesse che non potranno mantenere, lo sai? Quella volta avevi tanto bisogno di me da nasconderti dietro una falsa nomina; da allora non ho smesso di prendermi cura di te. Anche se starti accanto mi ha contagiato, con la tua spensieratezza hai limato i miei spigoli. Mi hai guarito. O forse mi hai fatto ammattire del tutto, fa differenza in fin dei conti?
Trascinandomi dentro un mondo esclusivamente nostro, mi hai cambiato. Le cose con Kirito erano diverse. Le cose nei Pierrot erano diverse.

Riesci a tirare fuori il lato peggiore di me.

Masahito si mordicchia il labbro. Rinchiuso dentro il bagno cerca di trovare la forza per ripensare troppo al passato. Questa volta si tratta di uno spettacolo che vede come uniche star lui e Aiji. È il loro trampolino di lancio.
Avverte una certa pesantezza alla bocca dello stomaco che gli ricorda molto l’ansia pre-interrogazione con la professoressa di matematica; famigerata megera dalla dubbia età e una minuziosa pignoleria inusuale persino all’interno della categoria “professori di trigonometria”. La differenza sta nel fatto che lui però non era mai preparato sulla lezione del giorno, mentre questa volta ha esercitato la voce alla perfezione. Eppure continua a fissare riluttante la maniglia della porta, come se scottasse.
Dovrebbe assolutamente raggiungere Aiji, invece. Quanto più si conosce davvero una persona, tanto più ci si avvicina alla sua anima; in un certo senso si può dire che Maya ed Aiji sono in grado di scorgere rispettivamente il cuore dell’altro. Capita che siano i silenzi a raccontare più di quanto un discorso non sia capace, se chi ascolta è in grado di cogliere il messaggio occultato dal bianco di quel silenzio. Perciò Maya ha avvertito l’agitazione di Aiji, nonstante quest’ultimo non gliene abbia mai parlato.

Anche per Maya non è la prima esibizione al Budokan; aveva suonato per un musicista parecchio famoso, prima. Ciò che però gli impedisce di essere il solito bambinone scapestrato è proprio il fatto che, a suo tempo, lui non era altro che un semplice chitarrista e, nonostante i continui attentati di Miyavi, passare inosservato non era stato poi così complicato in quell’occasione –o almeno se n’era dovuto convincere.
Adesso la sua voce sarebbe stata in primo piano, i fan sono lì per questo, no? Dato che tale pensiero gli affligge il petto, il suo volto si è fatto serio: è così che fa Masahito quando è agitato, si atteggia da persona che sa quello che fa, nonostante la sua sia pura apparenza.

Ormai è ora di andare in scena, Aiji lo sta aspettando. Sa che una volta che l’avrà raggiunto lui non gli chiederà il motivo del suo ritardo “all’appuntamento” che si erano dati, ma si limiterà a condurlo lungo la strada da percorrere –come del resto aveva sempre fatto-, rispettando quel bianco che Masahito avrebbe creato, perché altrimenti le parole nere come petrolio si sarebbero frapposte tra loro due.

Apre la porta e si fionda all’esterno, ha un sorrisetto un po’ stupido sulla faccia, stona con la serietà che non gli appartiene ma che lo sta irrigidendo adesso. Attraversa i corridoi a sangue freddo; se ha trovato dentro di sé la tranquillità necessaria per avanzare è perché ad un tratto ha realizzato che sul palco, al suo fianco, ci sarà la sua principessa, sempre pronta a sostenerlo.
In fondo al corridoio l’ultima porta è aperta, riesce a vedere Aiji che lo sta aspettando. Dalla faccia che ha sembra che si stia chiedendo se Maya si sia spaventato all’ultimo momento e se la sia filata, abbandonandolo lì senza dirgli niente. Riconoscendosi capacissimo di fare una cosa del genere, Masahito si chiede come mai non l’abbia fatta. Insomma, dovrebbe davvero smetterla di preoccuparsi per la sua assenza e non avere tanto bisogno di stargli accanto. Ma quando dei passi concitati annunciano il suo arrivo, Aiji lo guarda per un istante soltanto prima di afferrargli il polso e trascinarlo di fretta alla pedana per salire sul palco, e Maya sa per certo che non imparerà mai.

Forse, e dopotutto, quella promessa l’hai mantenuta, non è vero, Ma’?






*Ryutaro dei Plastic Tree; volevo dare un'origine a questo essere il re e la principessa del gruppo U_U



Note di Vortex: Allora, prima di tutto vorrei dirvi, per chi non lo sapesse, che il titolo e la citazione iniziale vengono da una canzone degli LM.C che venne cantata soltanto una volta: durante il live al Budokan. maya decidette di non darle un titolo e disse che noi fan avremmo dovuto attribuirgliene uno, io personalmente sono un'incapace con i titoli ed è per questo semplicissimo motivo che ho preferito lasciare uno "spazio vuoto", un po' come quello di cui parla maya nella canzone.
Seconda cosa: Buona Pasqua!
Io e il fluff non andiamo molto d'accordo, però dopo un immenso discorso con Denki ho deciso di mettermi alla prova e tentare di fare qualcosa che ci assomigliasse, per questo gliela dedico, sperando davvero che non faccia schifo. Dimmi tu, darling.
Anche perchè dopo la depressione della volta scorsa mi sentivo in dovere di fare qualcosa di più leggero. L'idea mi è venuta mentre guardavo l'anteprima dell'esibizione al Budokan, ho pensato a come potevano essere stati i loro pensieri pochi minuti prima di esibirsi e be'... E' uscito fuori questo XD
Mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate, attenderò una vostra recensione U_U

  
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