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Autore: Compostezza    08/04/2012    6 recensioni
«Sei peggio di mia madre quando ti ci metti.» sbuffò, aumentando il passo e scorgendo all’orizzonte il grande edificio in mattoni rossi.
«E’ per questo che sono la tua migliore amica.»
Si voltò verso di lei. «Perché sembri mia madre?»
«No, perché sono l’unica che riesce a non farti replicare ogni volta.»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Efelidi.

Huntington Beach.
May, 99.

 


«Sam ti vuoi muovere? Io una nota dalla Travis non la voglio.»
Una testa nera stava battendo il piede nervosamente sul marciapiede di fronte al cancelletto in ferro nero della casa della sua migliore amica, che se ne stava seduta sulle scalette di legno a legarsi le converse bianche, colorate da lei stessa con la vernice, tenendo tra le labbra un pezzo di mela sbucciata.
I lunghi capelli le cadevano lisci in avanti, creando una cascata bionda che riusciva quasi a sfiorare il terreno.
«Quante storie per cinque minuti di ritardo.» alzò il viso verso di lei, mostrando i grandi occhi azzurri circondati, sempre, da un filo di matita e di mascara.
«Già ci odia e io vorrei mantenere la mia media fino alla fine della scuola.» sentenziò, ravvivandosi i capelli color nero dai riflessi cioccolato e da qualche traccia delle tinta viola precedente.
La bionda roteò gli occhi, alzandosi e pulendo i jeans strappati dalla polvere. «Cass, hai i voti più alti della tua classe!»
«Che c’entra? Mi piace studiare.»
«Contenta tu!» Sam fece una faccia schifata, affiancando l’amica.
Il sole stava facendo capolino da dietro le due uniche nuvole presenti in cielo, riscaldando la pelle alle due ragazze e ravvivendo il panorama. La strada era vuota, fuorché per qualche anziano mattiniero col cane al guinzaglio e
qualche studente che si faceva il tragitto a piedi come loro o aspettava il pullman. Di solito entrambe si ritrovavano alla fermata del pullman più vicina a loro, ma quando il caldo era alle porte preferivano farsela a piedi e godersi il tempo, come quella mattina.
«Però la nostra missione nei prossimi mesi sarà quella di trovarti un ragazzo.» disse la mora, sorridendo e delle ciocche, che per colpa del vento, le caddero sugli occhi verdi, provocandole prurito sul piccolo naso, che subito tolse, infilandosi i tanti odiati occhiali da “riposo”.
«Ormai ci ho perso le speranze, cara mia.» rispose, inspirando a pieni polmoni quella folata di vento.
«Non ti preoccupare che ne troverai, sicuramente, uno anche te.»
«Anche? Come anche te?» si fermò, guardandola corrugando la fronte.
Cass avampò subito, torturandosi le labbra rosse, segno che si sentiva in imbarazzo o preoccupata per qualcosa.
«Ohw, hai visto? Il cagnolino della Roberts è di nuovo sciolto e sta correndo come un pazzo per tutto il marciapiede.»
Segno numero due: cambiava discorso.
«Svuota il sacco.»
Sospirò rumorosamente. «Ecco io..» pausa di qualche minuto. «..ho..conosciuto un ragazzo.»
«..» silenzio.
«Beh, lo conosci pure. E’ della scuola.»
Quando il cervello sembrò rifunzionarle nuovamente, ci pensò su. Eppure lei conosceva tutti della scuola, ogni persona, faccia, pelle, nome. Non era una stalker o una matta, soltanto che ad Huntintong, bene o male, si conoscevano tutti ed era facile ricordarsi ogni faccia o persona.
«Chi?» disse solamente, boccheggiando, quando la voce le sembrò ritornare.
«Zacky. Zackary Baker.» sorrise imbambolata.
Subito collegò il nome al ragazzo bassino, dalla pelle bianca latte a contrasto con i suoi vestiti sempre neri, due occhi grandi e di un verde profondo,piercing ai labbri, capelli di un colore diverso ogni settimana e tatuaggi sparsi. Ci aveva parlato una volta sola, o meglio lei gli aveva fatto un complimento per la maglia dei Misfits durante una delle sue serate al Johnny’s e nient’altro.
«Da quanto?»
«Qualche mese. Ci siamo conosciuti, per caso, in corridoio. Mi è venuto addosso all’improvviso facendomi volare i libri e il fondoschiena a terra, mi ha aiutato, qualche parola qua e là, poi mi ha chiesto di uscire.» gesticolava animatamente ancora rossa in volto.
«Molto stile film romantico.»
Lei annuì energicamente, concordando con lei. «Devo dire che è molto bravo anche da un’altra parte.»
«Cosa?» urlò, notando soltanto dopo la faccia di qualche passante, del tono un po’ troppo alto che aveva usato.
«Shh, non urlare!» le guance le diventarono ancora più rosse.
«No aspetta.» sollevò le mani per fermarla. «Tu, Cass, la ragazza per benino che non si faceva mille seghe mentali soltanto per una piccola pomiciata che fa sesso? Non è che c’è la fine del mondo e nessuno me lo ha detto?»
La mora scoppiò a ridere. «Non sono una per benino, per l’amor di Dio! Ora soltanto perché mi piace studiare ed ho ottimi voti a scuola, dovr..»
«E che ha fatto giuramento di verginità fino al matrimonio!» la fermò.
«Sei peggio di mia madre quando ti ci metti.» sbuffò, aumentando il passo e scorgendo all’orizzonte il grande edificio in mattoni rossi.
«E’ per questo che sono la tua migliore amica.»
Si voltò verso di lei. «Perché sembri mia madre?»
«No, perché sono l’unica che riesce a non farti replicare ogni volta.»
Sorrise. «Nel mentre ho già individuato il tuo ragazzo ideale.»
Corrugò la fronte. «Chi mai sarebbe costui?»
Le due ragazze avevano già oltrepassato il grande cancello nero della scuola, fermandosi poco prima delle scale occupate dai giocatori di football con le cheerleader, facendo mescolare le loro voci al resto degli studenti che camminavano da tutte le parti.
Sam seguì lo sguardo dell’amica alle sue spalle, diretto verso un ragazzo appoggiato al muretto in pietra a qualche metro da loro. Il soggetto in questione si stava fumando tranquillamente una sigaretta con altri due ragazzi: le braccia erano cosparse di tatuaggi, la maglietta nera aderiva perfettamente al busto un po’ muscoloso, un piercing compariva sul naso all’insù, gli occhi maliziosi, circondati dalla matita, erano una pozza castana, i capelli neri erano sparsi sulla fronte e sulle guance, incorniciandogli perfettamente il viso.
«Haner?» spalancò gli occhi.
«Esattamente.» rispose soddisfatta.
«Stai scherzando spero.» sbatté le palpebre più volte.
«Mai stata così convinta.» incrociò le braccia sotto il seno.
«E’ un cretino totale, svogliato, sciupafemmine e mio compagno di banco, purtroppo aggiungerei.» scosse la testa, ricordando le frecciatine e le migliaia discussioni fatte in quei mesi.
«Invece non e’ così male.»
«Come fai a saperlo?» chiese alzando un sopracciglio.
«E’ il migliore amico di Zacky e ho avuto l’occasione di conoscerlo. E’ divertente e simpaticissimo.»
«Questo non gli da il permesso di provarci con ogni cosa che respiri.»
«Uhm, ci ha provato con te?» si sistemò meglio la cartella sulle spalle e il suo viso si illuminò subito alla vista del suo quasi ragazzo avvicinarsi a lei.
«Con me si limita alle offese.»
«Non e’ detta l’ultima, no?» le appoggiò una mano sulla spalla, staccando gli occhi dal ragazzo e puntandoli nei suoi.
Si passò una mano sulla faccia, disperata. «Pronto? Non mi interessa..?» disse con ovvietà.
«Vuoi sapere la parte migliore? Fa il chitarrista e suona insieme a Baker in una band.»
Sam la vide sorpassare, sorridendo e andando ad abbracciare il moro, che le stampò un bacio sulle labbra, per voltarsi poi verso di lei e farle un cenno con il capo.
Forse la fine del mondo ci sarebbe stata sicuramente, gli alieni avrebbero invaso il mondo e lei si sarebbe ritrovata come cavia per creare una nuova razza più forte, o almeno ci sperava.























Salve!
Prima di tutto chiedo scusa per aver cancellato la storia precedente ma proprio non ci mettevo le mani.
Beh, spero vi piaccia questa (non la cancellerò) e scusate degli eventuali errori.
Grazie per il tempo perso a leggerla (LOL)
Alla prossima,
Gheggo
  
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