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Autore: evenstar    04/11/2006    12 recensioni
Eccovi un'altra stravolgente, strabiliante, strasfortunata parte della vita secondo Tonks.
La giovane questa volta si trova davanti ad una vera e proprio missione impossibile: fare la spesa!

Credete che sia una cosa semplice?
Allora non conoscete bene Ninfadora Tonks, e la sua sfortuna!
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Tonks'
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Me lo avete chiesto ed eccolo qui: un nuovo episodio della serie tutta dedicata a Ninafadora.

Devo ammettere che non è l’episodio meglio riuscito, nel complesso, ma ci sono un paio di scene qui e là che mi hanno fatto morire dal ridere a scriverle e salvano, a mio parere, la storia.

A voi il giudizio finale.

Buona lettura!

Evenstar.

 

 

Mission impossible

 

Ninfadora Tonks era depressa.

Ora, se qualcuno si era aspettato che questa particolare disposizione umorale della giovane regredisse una volta conquistato il cuore del suo agognato Lupin, si sbagliava di grosso.

La depressione infatti tornava a ripresentarsi ad ondate, più o meno cicliche, rendendo l’uomore della giovane e rampante Auror molto, molto instabile. Di questi sbalzi ne risentivano ormai non solo i suoi colleghi di lavoro e i suoi amici, ma anche il suo ragazzo, sebbene forse il termine “ragazzo” non rappresentasse al meglio Remus J. Lupin. Il mago, però, sopportava con vero stoicismo l’umore altalenante della ragazza, forse proprio per il fatto di essere innegabilmente, inspiegabilmente e, a ben vedere anche irrazionalmente, innamorato di lei.

Tonks quella mattina era nella sua classica posizione stravaccata sul divano e fissava fuori dalla finestra del salotto, aspettando che le arrivasse, come una improvvisa e inaspettata ispirazione celeste, la voglia di uscire fuori per adempiere a un incarico di vitale importanza: fare la spesa.

La qual cosa la disturbava molto già normalmente; lei, infatti, come quasi tutte le streghe da tredici a cinquant’anni, adorava fare shopping: buttarsi nella ressa dei saldi di fine stagione combattendo strenuamente a suon di bacchettate e spintoni per l’ultimo capo del colore preferito rimasto nel negozio, in un caldo e una ressa allucinanti, spendendo in una sola giornata più Galeoni di quanti non ne si spenderebbero in un mese intero.

Ma tanto Ninfadora adorava fare shopping, tanto odiava dover andare a fare la spesa.

Per chi di voi non fosse pratico di semantica posso dire che fare shopping presuppone prendersi un pomeriggio libero, radunare un po’ di amiche e andare in giro su e giù per Diagon Alley senza una meta precisa in testa, con il solo scopo di spendere soldi, risparmiandoli.

Fare la spesa è un concetto del tutto diverso e questo Tonks lo sapeva bene. Fare la spesa infatti presuppone non avere tempo per girellare tranquillamente dove si vuole, ma avere una meta precisa e poco tempo per raggiungerla; presuppone dover comprare non cose divertenti, belle, allegre, ma cose utili e necessarie per la propria sopravvivenza.

Presuppone, cosa che in teoria è necessaria ma che Tonks regolarmente si dimenticava, avere una lista. Possibilmente completa.

Per tutti questi motivi Tonks odiava dover andare a fare la spesa, in più se, come stava giusto succedendo in quel preciso momento, stava letteralmente diluviando, il suo odio si accresceva a dismisura, sfociando nella sua classica e ben nota depressione. Certo, esistevano incantesimi messi a punto dai maghi che permettevano di camminare all’asciutto anche sotto un nubifragio, ma non potevano di sicuro essere usati tra i Babbani i quali, non essendo stupidi, avevano d’altra parte inventato gli ombrelli, che risolvevano in genere il problema “pioggia”.

Ma non a persone come Tonks, gli inguaribili distratti (e sfigati).

Naturalmente la brillante Auror aveva un ombrello, anche se al momento non aveva idea di dove fosse finito, che le era stato regalato per il suo compleanno, ed era anche un bell’ombrello, tutto azzurro. Peccato che avesse la brutta abitudine di non aprirsi mai al primo colpo, se non in casa all’asciutto quando la giovane lo provava, e di non chiudersi mai, come avrebbe dovuto, con un semplice colpo di dito sull’apposito pulsante.

Il suddetto ombrello richiedeva sempre almeno tre tentativi sotto la pioggia scrosciante per essere aperto e due mani e una pancia (usata come piano d’appoggio) per essere chiuso, avendo come effetto collaterale quello di fare bagnare la povera Tonks esattamente come se non lo avesse usato.

Per questa serie di motivi Ninfadora era seduta davanti alla finestra fissando corrucciata la pioggia scrosciante che le stava sporcando i vetri appena lavati e che la metteva di cattivo umore. Alla fine, però, il suo coraggio e la sua determinazione ebbero il sopravvento sulla sua depressione e così la ragazza decise di affrontare le intemperie e andare a fare la spesa.

Avrebbe comprato tutto il necessario per preparare al suo Remus una cenetta romantica con i controfiocchi.

Parola di Auror.

Si alzò di scatto, facendo crollare il vassoio con le paste fresche che era stato lasciato sul tavolino di fronte al divano, e afferrò la bacchetta nella tasca posteriore dei pantaloni Babbani che aveva indossato in previsione dell’uscita. Dopo un primo moto di sorpresa per aver trovato la bacchetta al primo tentativo esclamò a voce ben chiara. – Accio ombrello!

Non l’avesse mai detto.

Tonks vide l’ombrello cercare di alzarsi, richiamato dall’incantesimo di Appello, da sotto la libreria del salotto, dove era misteriosamente finito, facendola tremare pericolosamente; infine si sollevò con uno schianto del legno dell’ultimo ripiano del mobile, che si ruppe alla pressione continua. L’ombrello, finalmente libero da ogni sorta di costrizione, arrivò velocemente addosso all’Auror che lo bloccò con uno scatto, rimanendo poi a guardare, impotente, i libri che cadevano per terra e il mobile che si inclinava pericolosamente a sinistra, minacciando la pianta che gli stava di fianco. La libreria oscillò sotto lo sguardo terrorizzato della giovane per qualche attimo prima di cadere sulla pianta, che a sua volta cadde sul portaombrelli (vuoto), che quindi cadde sull’acquario, che si sfracellò a terra spandendo 40 litri d’acqua nell’appartamento.

Ninfadora cacciò un urlo e si precipitò in soccorso di R.J. (il suo pesciolino rosso), vedendolo saltellare agonizzante tra la pianta e un libro zuppo, ormai illeggibile. Lo prese al volo ma questo le sfuggì di mano, andando a cadere direttamente nella conchiglia portachiavi addosso al suo Remmy (il portachiavi, non quello vero); Ninfadora fu messa quindi di fronte ad un’ardua scelta etica: salvare prima il pesciolino rosso dal soffocamento o Remmy dal pesciolino rosso che ci si stava aggrovigliano dentro?

Per fortuna di tutti, Ninfadora, R.J. e Remmy, il suo addestramento Auror le aveva insegnato a mantenere il sangue freddo in tutte le situazioni di tensione quindi prese Remmy, spostandolo sul divano, e lasciò R.J. a saltellare nella conchiglia, ma solo il tempo necessario per evocare dell’acqua. Il pesciolino fu quindi salvo mentre il resto del salotto continuava a contenere i 40 litri che erano stati parte integrante dell’acquario; Ninfadora si guardò intorno nell’appartamento che assomigliava ad un campo di battaglia e scosse la testa, poi afferrò l’ombrello e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle.

E lasciando Remmy dentro.

Ninfadora scese la rampa di scale che la separavano dalla porta, scendendo un paio di scalini per volta e riuscendo, miracolosamente, a non inciampare neanche una volta. Arrivata in fondo mise fuori la testa valutando la possibilità, remota ma pur sempre presente, che nel frattempo avesse smesso di diluviare e si potesse quindi evitare l’ombrello. Ovviamente le sue tenui speranze furono cancellate dall’acquazzone ancora in corso; Ninfadora non si perse d’animo e impugnò l’ombrello, premendo poi il bottoncino dell’apertura automatica e attendendo che il misterioso oggetto si aprisse, dandole quindi un rifugio sicuro contro la pioggia battente.

Aspettò tenendo premuto il bottone per qualche attimo.

Aspettò.

Aspettò.

Imprecò contrariata contro quel maledetto oggetto e cominciò a prendere a pugni il meccanismo di apertura, scuotendo contemporaneamente l’ombrello, cercando di farlo aprire. Questo decise di darla infine vinta alla sua proprietaria proprio mentre davanti a lei passava un azzimato vecchietto che teneva in mano un perfetto ombrello nero e procedeva impettito nel suo impermeabile grigio chiaro. Il vecchietto, con un’agilità degna di nota per un anziano, si scansò appena in tempo, evitando per un soffiò uno spuntone metallico che fuoriusciva dall’intelaiatura dell’ombrello della giovane, segno evidente che quell’aggeggio andasse cambiato al più presto. Tonks fece un sorriso di scusa al signore che, dopo averle lanciato uno sguardo che esprimeva tutto il suo disprezzo per la moderna generazione, si dileguò dietro l’angolo e procedette verso la sua metà: il supermercato Babbano in fondo alla strada.

Stranamente il breve, ma potenzialmente letale, percorso non le causo alcuna difficoltà e la giovane Ninfadora riuscì ad arrivare sana, salva e, soprattutto, asciutta fino alle porte scorrevoli del supermercato. Giunta sulla porta però si dovette fermare per chiudere l’ombrello: cercò di farsi piccola piccola e di ripararsi sotto la minuscola tettoia del negozio durante l’operazione di chiusura, ma con ben poco risultato. La pioggia scendeva così copiosa che quei 5 centimetri di tetto offrivano una misera protezione; Ninfadora cercò quindi di velocizzare le cose afferrando con due mani il manico dell’ombrello e tirando disperatamente, ovviamente senza successo. A mali estremi… estremi rimedi. Fece quindi leva con la punta (arrotondata per fortuna, almeno quello) contro lo stomaco, spingendo poi con le mani: in due secondi l’ombrello si chiuse diligentemente, ma Tonks si ritrovò con la maglia fradicia avendo il suddetto aggeggio sgocciolato allegramente sulla sua pancia durante tutta l’operazione.

Tonks non perse altro tempo, tutto ciò era quasi parte integrante della sua routine delle giornate piovose e quindi era relativamente abituata a tali inconvenienti, entrò di corsa nel negozio, cercando quanto meno di non bagnarsi più di quanto già non fosse. Una volta dentro si guardò intorno: l’ambiente era caldo e accogliente, in più centinaia e centinaia di prodotti di tutte le marche e i colori possibili e immaginabili erano ordinatamente riposti sugli scaffali mentre decine di Babbani si muovevano, chi frettolosamente chi invece con più calma, tra di essi, ammucchiando la spesa nei loro carrelli.

Tonks si diresse con passo sicuro verso il deposito carrelli, prendendo dalla tasca il gettone rosso da inserire nell’apposita fessura per poterne prelevare uno. Una volta ottenuto il suo fece dietro front ed entrò all’interno del supermercato vero e proprio, decisa a portare a termine la sua missione in breve tempo, e possibilmente senza troppi danni.

La prima regola per una spesa veloce ed efficiente è avere una lista. Una lista permette di concentrasi sugli obiettivi essenziali senza lasciarsi distrarre da tutti gli oggetti attraenti, ma perfettamente inutili, che fanno da sfondo in un supermercato Babbano, portando a termine la spesa in breve tempo e con efficienza.

Tutte le persone ordinate fanno la spesa con una lista; tutte le persone disordinate preparano la lista a casa, magari scrivendo giorno per giorno quello che viene loro in mente su bigliettini diversi, e poi fanno la spesa bestemmiando contro la suddetta lista, lasciata in bella mostra sul tavolo di casa.

Ninfadora frugò nella tasca davanti di sinistra dei suoi jeans, poi nella tasca davanti di destra, poi in quella dietro di sinistra; sbuffò quando si rese conto che la sua lista non era lì ma non si perse d’animo andando a cercare in quella posteriore di destra. Niente lista; attaccò quindi la tasca della sua giacca, quella destra, ma niente e, con un moto di panico, infilò alla fine la mano nella tasca sinistra, frugando dentro per quasi un minuto prima di rendersi conto che della sua bella lista, compilata il giorno prima con l’aiuto di Remus, quello vero non il portachiavi, non c’era assolutamente traccia. La ragazza emise un gemito e si rassegnò a procedere, come sempre, alla cieca, cercando di fare mente locale su quello che le mancava mano a mano che vi si imbatteva.

Cominciò a girellare tra gli scaffali spingendo il suo carrello ancora vuoto, quando si imbatté sul nuovo barattolo di Nutella, quello da 5 chili che, una volta finito, poteva diventare un ottimo porta biscotti. Lo afferrò sospirando per il peso e lo mise nel carrello: non era sicura di averne bisogno ma, d’altra parte, la Nutella non andava a male, no? Proseguì con passo sicuro, attirata da una vasta esposizione di patatine e popcorn. Con un sacchetto di patatine da 2 chili le regalavano anche una lattina di una bibita a sua scelta: perfetto, un occasione impedibile! Afferrò patatine e lattina e le mise nel carrello a fare compagnia alla Nutella; anche per quelle non era sicura che ci fossero nella lista ma, come per il suo primo acquisto, non andavano a male quindi, prima o poi, li avrebbe mangiati. Continuò a girellare, sicura di aver bisogno di qualche cosa d’altro, ma non ricordandosi assolutamente cosa fosse e quindi vagando spersa tra bagnoschiuma, offerte di carne, verdure e frutta.

Tonks poteva quasi sentire il panico che la stava investendo, montando come una marea: Remus il giorno prima le aveva raccomandato di comprare qualcosa, ma cosa? Doveva assolutamente ricordarsi cosa fosse, avevano in programma una cenetta romantica da lei per quella sera, ovviante a cucinare sarebbe stato Remus, ma lei avrebbe dovuto mettere gli ingredienti e in quel modo stava seriamente minando la riuscita della cena, e anche del dopo cena (cosa che decisamene le stava più a cuore).

Mentre era ferma a fissare con aria spersa una signorina che le stava elencando le magiche proprietà benefiche del caffè, miscela arabica al 100%, sentì qualcuno che le sfiorava la schiena, abbracciandola da dietro e posandole un bacio sul collo.

Ora, sebbene Ninfadora avesse avuto le sue giuste avventure, in quel particolare momento della sua vita non conosceva nessuno che potesse arrivarle da dietro, cingerla con dolcezza e posarle un bacio sul collo, nessuno che profumasse di muschio bianco (non fate quella faccia, mai sentito il profumo di muschio bianco? E’ buono) se non ovviamente il suo (di diritto, questa volta). – Remus! – esclamò, girando su se stessa in modo da ritrovarsi faccia a faccia con lui e stampandogli un bacio sulla bocca. Fece finta di non notare come lui fosse perfettamente asciutto e il suo ombrello fosse ordinatamente riposta nella sua custodia, in modo che non sgocciolasse in giro.

- Ciao, tesoro, - la salutò lui, ricambiando il bacio.

- Ciao! Cosa ci fai qui? – chiese innocentemente la giovane Auror, che non aveva realmente idea di cosa stesse facendo lì il suo lupacchiotto.

- Come sarebbe cosa ci faccio qui? Avevamo deciso di trovarci qui per fare la spesa insieme. Mi hai anche lasciato la lista perché pensavi che te ne saresti dimenticata, - rispose il mago fissando la giovane curiosamente.

- Oh. Certo, certo, come no. Tu, la lista, la spesa… certo, - si affrettò a dire Ninfadora, cercando di non sembrare più sbadata di quanto non fosse.

- Non mi dire che te n’eri dimenticata.

- No, - rispose con tono offeso.

Lupin la guardò alzando un sopracciglio.

- E va bene, sì. Me ne ero dimenticata, - rispose lei mettendo su il broncio quando lui tirò fuori la lista, scritta con la sua minuta calligrafia ordinata.

- Bene… ehm vedo che hai già iniziato a prendere alcune cose anche se Nutella, patatine e bibita non le avevamo segnate, ieri.

- Aspettando te, che eri in ritardo, - mentì lei spudoratamente. – Mi sono basata sull’ispirazione del momento per fare acquisti.

- Tesoro, - rispose lui facendole un sorriso e parlando con calma, come se si stesse riferendo ad una bambina di quattro anni spiegandole che un Ippogrifo non è un animale che si può tenere in appartamento. – Avevamo detto alle undici davanti al reparto della carne, ricordi?

Tonks annuì lentamente, improvvisamente infatti le era tornata alla mente la loro conversazione del giorno prima: erano nella ordinatissima casa di Remus e lui l’aveva appena salutata dicendole che si sarebbero rivisti il giorno dopo davanti al reparto della carne del supermercato vicino a casa sua, alle undici. Aveva poi fatto seguire questa dichiarazione con un bacio, un bacio molto focoso, di quelli della serie con la lingua, tanto per intenderci, quindi in fondo non era neanche tutta colpa della povera Tonks se dopo quello non aveva più capito niente e si era dimenticata quanto le aveva detto, giusto?

- Perfetto, adesso diamoci da fare con questa spesa, - le disse lui prendendo il suo posto alla guida del carrello e cominciando a spingerlo tra quarti di bue e pezzi di pollo. Che cavaliere il suo amore!

 

Con l’aiuto del mago, e della lista, la spesa in breve tempo fu compiuta e i due poterono avvicinarsi alla cassa per pagare e poi avviarsi di nuovo fuori dove la pioggia ancora scendeva incessantemente. Remus afferrò la borsa della spesa in una mano e con l’altra aprì, con un gesto fluido e perfetto, l’ombrello che aveva nell’altra, uscendo fuori. Fece qualche passò e, rendendosi conto di essere solo, si voltò per vedere che fine avesse fatto la sua ragazza. La vide sulla porta del supermercato a cercare di aprire l’ombrello che reggeva con entrambe le mani e ad attentare all’incolumità di moltissimi Babbani che si scostavano, terrorizzati dalla furia di Tonks. Lupin fece dietro front e afferrò per un braccio la ragazza spingendola gentilmente, ma fermamente, fuori in modo che non occupasse più la porta scorrevole, riparandola con il suo ombrello mentre le dava in mano la borsa della spesa e prendeva il suo ombrello. Con un gesto deciso aprì anche il riluttante ombrello di Ninfadora, il quale vigliaccamente con il mago non fece capricci aprendosi istantaneamente, porgendoglielo poi gentilmente e riprendendosi la borsa.

- Ehm, grazie? – disse incerta la giovane staccandosi mal volentieri da lui, avrebbe decisamente voluto che quell’ombrello non si fosse aperto, giusto per avere una scusa valida per stare qualche attimo ancora attaccata al suo mago preferito.

Lupin girò in un vicolo buio dietro al negozio e, dopo aver attentamente controllato che non ci fossero Babbani nelle immediate vicinanze, puntò la sua bacchetta sulla busta rimpicciolendola finché non divenne piccola abbastanza da entrare comodamente nella tasca del suo soprabito.

- Oh, non ci avevo pensato, - disse Tonks ammirata.

- Più comodo, non trovi? – rispose lui sorridendole e prendendole con la mano, adesso finalmente libera, la sua. – Senza contare che mi premette di fare questo, - continuò dandole una leggera stretta e poi portandosi alle labbra la mano ghiacciata della giovane e dandole un bacio.

I capelli di Ninfadora, come ormai era diventata loro abitudine, virarono dal rosa al giallo, al verde all’azzurro per fissarsi su un rosso decisamente acceso.

- Sei gelata, andiamo a casa? – chiese Lupin.

- Certo, - rispose lei ancora sotto shock. Avrebbe acconsentito anche ad andare a trovare Voi-sapete-chi in persona, se glielo avesse chiesto in quel momento. Non che Remus avesse un buon motivo per andare a trovare Voi-sapete-chi, in effetti.

Si incamminarono per la strada allagata dirigendosi verso l’appartamento di Tonks, mano nella mano e, sebbene la ragazza fosse riuscita con una certa precisione a centrare tutte le pozzanghere più grosse, riuscendo a bagnarsi i pantaloni fino al ginocchio, arrivò a casa notevolmente più allegra di quando ne era uscita qualche ora prima.

Lupin si fermò davanti alla porta dell’appartamento della ragazza, in attesa che lei riuscisse a recuperare le chiavi; la giovane infilò la mano nella tasca anteriore sinistra dei pantaloni, poi nella tasca anteriore destra, poi nella tasca posteriore sinistra avendo una strana sensazione di deja vu e, infine, in quella posteriore destra. Fece un sorriso imbarazzato a Lupin e attaccò le tasche della giacca frugando per qualche minuto in quella di sinistra e poi in quella di destra prima di dover ammettere con se stessa, e con Remus, di aver dimenticato le chiavi dentro casa.

- Io…credo… come dire… di aver dimenticato Remmy dentro, - biascicò.

- Sì, avevo immaginato qualcosa di simile, - rispose Remus staccandosi dalla parete su cui si era appoggiato per prendere la bacchetta magica.

- Non funzionerà, ci sono gli incantesimi di protezione, - disse Ninfadora intuendo le intenzioni del suo fidanzato.

- Alohomora, - disse ugualmente Remus, puntando la bacchetta sulla serratura della porta e poi dandole un colpetto. Quella ovviamente si aprì all’istante.

- Ehm…magari mi sono dimenticata di metterli, uscendo.

- Sì, avevo intuito anche quello, - le rispose Remus sfoderando uno dei sorrisi più sensuali che Tonks gli avesse mai visto fare da quando lo conosceva, tanto che fece fatica a non saltargli addosso all’istante. E fece bene a trattenersi perché, se non avessero fatto attenzione a dove mettevano i piedi entrando in casa, si sarebbero entrambi trovati per terra tra i cocci dell’acquario, della pianta e della libreria che si erano sfracellati a terra quella mattina. Tonks si guardò intorno mentre il suo volto assumeva la stessa tonalità dei suoi capelli, imbarazzata da tutto quel casino; Remus avanzò nella stanza e chiuse la porta d’ingresso alle sue spalle con la solita impassibilità che lo caratterizzava. Fissò senza dire una parola i cocci dell’acquario e la brillante Auror fu certa questa volta che sarebbe esploso, dicendole una volta per tutte che non era possibile che fosse così distratta e così disordinata.

- Come sta R.J? – chiese invece Remus muovendo la bacchetta, che previdentemente non aveva riposto poco prima. In un attimo l’acquario si ricompose tornando al suo posto, i libri si alzarono e andarono nella libreria, che si era appena raddrizzata tra schiocchi e scricchiolii, e la pianta tornò dritta.

– Bene, almeno credo, è lì, - rispose Tonks, che intanto aveva raddrizzato, manualmente, anche il portaombrelli, sbirciando nella conchiglia che una volta era stata un portachiavi. Il pesciolino rosso nuotava tranquillo nel piccolo spazio a sua disposizione.

- Bene, - sorrise Lupin. – Aguamenti, - disse puntando la bacchetta sull’acquario ricostruito. Quando fu pieno d’acqua ci rimise dentro il pesciolino. – Accio Remmy, - il peluche arrivò in volo dal divano nella sua mano. – Ecco qui, sistemato tutto, - disse infine passando le chiavi a Ninfadora che era rimasta ad osservarlo lavorare per quei due minuti, letteralmente affascinata dalla nonchalance con cui faceva le cose senza distruggere nulla. – Sai, - disse poi leggermente imbarazzato il mago. – Mi stavo chiedendo come mai hai deciso di dare il mio nome a tutti gli oggetti vivi e inanimati che ti circondano.

- Perché mi piace, - rispose semplicemente lei, coccolando Remmy.

- Ninfadora… - gli disse il mago prendendo Remmy e posandolo al suo posto e poi prendendole la mano e tirandola verso il suo divano.

- Sono Tonks! – rispose lei sedendosi al suo fianco, trattenendosi a fatica dall’accoccolarsi contro di lui.

- Devo confessarti una cosa.

- Cosa?

- Sono geloso di Remmy, - le disse il mago girandosi verso di lei e iniziando a baciarla, spostandosi in modo da stendersi di fianco a lei.

I capelli di Ninfadora divennero improvvisamente verde pisello: ogni tanto si dimenticava che adesso era ufficialmente autorizzata a strusciarsi, abbracciarsi, nonché baciarsi con Remus e che quindi non doveva più trattenersi dal saltargli addosso… quanto meno non quando erano da soli. Rispose quindi con entusiasmo al bacio. – Non credo succederà più, - disse cercando nel frattempo di riprendere fiato ma pensando, poco dopo, che respirare non era poi così essenziale, dopo tutto avrebbe potuto farne a meno per qualche secondo, minuto…ora.

 

  
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