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Autore: xadhoom    05/11/2006    3 recensioni
La vita dei giovani quattro marauders non si poteva certo definire tranquilla...In particolar modo dopo quella notte di luna piena...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per l'utilizzo di alcuni nomi ho preferito adoperare gli originali, mentre per altri, come nel caso di Madama Chips, ho optato per la "traduzione" in italiano. A parte questa piccola premessa, buona lettura!

Era un giorno come un altro alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts: Hagrid accudiva le sue –mansuete- bestiole nel cortile; Pix combinava scherzi ai poveri studenti del primo anno, e non solo; nell’aula di trasfigurazione la professoressa McGonagall spiegava come tramutare una sedia in un pavone…
“BLACK! Questa è la quarta volta che ti richiamo! Dieci punti in meno per i Gryffindor! Vedi di andare a dormire prima, invece di fare macchinazioni a tarda notte con il tuo complice Potter!”
…e Sirius Black dormiva placidamente sul proprio banco…almeno fino a qualche attimo prima.
La classe scoppiò in una sonora risata, accentuata particolarmente dal gruppo degli Slytherin, compresi ovviamente Snape e Malfoy. Ma anche dalla parte dei Gryffindor si levarono risate acute
“Grandioso, vecchio mio! Oggi hai superato te stesso!”
Una veloce occhiata all’orologio e una profonda concentrazione presente sul viso…
“Sei in anticipo di almeno tre ore rispetto alla tua consueta figuraccia mattutina. E’ un record!”
Il ragazzo dai lunghi capelli neri sbadigliò, lanciando uno sguardo torvo al suo amico con gli occhiali.
“Anche se non supera il tuo record di scaricamento da parte della Evans, non è vero, James?”
A quelle parole il viso del giovane mago si corrucciò, fissando di sottecchi la bella creatura artefice dei suoi insuccessi, che stava teneramente accarezzando la sua sedia trasformata.
Un sospiro sfuggì alle labbra di Potter “Si tratta solo di sfortunati approcci!” spiegò all’amico battendosi un pugno sul palmo della mano “Vedrai che prima o poi riuscirò a fare breccia nel suo cuore e allora…Ne vedrai delle belle, amico!”
“Si, di belle ne vedrà la tua povera guancia agli schiaffoni che la rossa ti darà non appena allungherai le mani…” pensò tra sé e sé Black con un sospiro, prevedendo che l’espressione decisa del suo amico non lasciava auspicare alcunché di buono…
Altri guai in arrivo…
Non che gli dispiacesse, certo. Lui era sempre il primo a trascinare la squadra dei Marauders in ogni genere di guaio! Ma la situazione era un po’ cambiata, ora che Remus aveva ricevuto il grado di prefetto. Se per caso Dumbledore, ma più in particolare la McGonagall, avessero scoperto le loro scorribande, il suo caro amico dalla doppia personalità sarebbe stato accusato per primo, essendo lui un sorvegliante della scuola.
E Sirius sapeva quanto quella carica avesse reso felice Remus e gli stessi genitori di lui. Tradire la fiducia del preside, avrebbe significato per il compagno licantropo perdere anche la fiducia dei suoi genitori, soprattutto di sua madre. Così fiera di suo figlio tanto da non riuscire a trattenere le lacrime dalla gioia…
Sorrise, ritrovando nella mente il dolce sorriso dell’amico che sempre aleggiava sulle sue labbra. Solo nella mente, però, perché il fascinoso mago sapeva benissimo che non avrebbe trovato lo sguardo del suo caro compagno nella classe. La precedente luna era stata veramente massacrante per il lupo e quindi ovviamente i suoi effetti si era riprodotti sul povero Remus, il quale stava passando la mattinata in infermeria, sotto le rigide cure di Madama Chips. Chissà come stava…
“Black! Capisco che la sedia sia un comodo appoggio, ma non potresti levare il tuo sedere da lì e cercare di compiere l’incantesimo?!”
“Subito, professoressa!” esclamò immediatamente Sirius, beccato come sempre dall’infallibile occhio vigilante della McGonagall. Cavolo…l’animagus di quella donna non doveva essere un gatto, ma un falco! Aveva sempre gli artigli pronti ad ogni suo attimo di disattenzione…Tralasciando il fatto che i suoi attimi dispersivi erano piuttosto frequenti e che si manifestavano almeno allo scadere di due minuti…
Ma era meglio non innervosire la severa strega. Sirius lo sapeva bene. La sua testa e le precedenti corna che le erano spuntate addosso ne erano un chiaro ricordo…
Con un semplice tocco di bacchetta, la sedia si tramutò in uno splendido pavone dal manto blu, azione che scatenò una serie di gridolini di ammirazione da parte del gruppo di ragazzine dei Gryffondor che gli sbavava dietro dal primo anno…
Le ignorò, come aveva sempre fatto. Non disprezzava essere al centro dell’attenzione, certo, ma ritrovarsi ad essere continuamente osannato da una banda di sbavanti ragazzine solo per il suo aspetto fisico era piuttosto snervante. E poi, a lui interessava solo una certa persona…
“Ehi, paddy!” lo richiamò James, risvegliando la sua attenzione “guarda chi è appena arrivato!”
“Parli del diavolo e spuntano le corna” avrebbe voluto dire Sirius. Anche se quella creatura che adesso stava varcando la porta non assomigliava affatto ad un demone…
I bei capelli color del miele rilucevano in tutto il loro splendore, sprovvisti del solito laccio che li teneva legati e lasciati vagare all’aria aperta; le sottile labbra rosee semi-aperte si trovavano messe in evidenza da quella morbida pelle diafana che pochi avevano il privilegio di toccare, ora leggermente rossa sulla zona delle guance; e infine, due profonde pozze d’ambra vagavano frenetiche nella stanza, come se stessero cercando qualcuno.
L’espressione smarrita e un poco disordinata del prefetto Lupin ebbe il merito di renderlo ancora più dolce agli occhi di Sirius Black, che lo fissava rapito e sognante, anche quando l’oggetto del suo desiderio si allontanò per andare a parlare con la professoressa McGonagall.
“Professoressa…” cominciò, con fare trafelato, riaggiustandosi la cravatta “mi scusi per il ritardo…”
“Lascia stare, Lupin…” disse la professoressa, rivolgendogli uno dei suoi rari sorrisi “vai a posto e cerca di tramutare la tua sedia in un pavone. Ti spiegherà Potter come fare, visto che ha già trasformato la sua…”
Il ragazzo annuì silenziosamente, ringraziando l’insegnante e dirigendosi verso il suo consueto gruppo di amici, che lo aspettava sorridendo.
“Alla buon’ora, Moony!” esclamò James con tono allegro. Poi, abbassando di un poco la voce “Tutto bene?”
“Si, tranquillo…” dichiarò, con il suo consueto sorriso gentile “i graffi superficiali sono già scomparsi e la ferita all’addome non sanguina più. Madama Chips è un’ottima infermiera…Inoltre mi ha riempito di cioccolato fino a scoppiare!”
“Questa poi…” sbuffò contrariato il mago con gli occhiali “a me quando esco infortunato da una partita di Quidditch è già tanto se mi fascia con dolcezza! Oh, beh, suppongo di non possedere il tuo fascino lupesco, Remus…”
“Che ci vuoi fare…Anni d’addestramento. Ma se lo desideri, potresti approfittare di una di queste notti di luna piena per farti mordere…”
“Ah, no!” si affrettò a precisare James “preferisco che qualcun altro mi presti le dovute attenzioni…” e con un gesto della mano indicò la figura rossa poco distante da sé, suscitando l’ilarità di Lupin.
“Beh…” disse questi dopo un attimo “allora forse ti conviene concentrarti sulla Chips!”
“Va al diavolo, Remus!” sbottò finto arrabbiato Prongs, finendo per ridere insieme all’amico. Poi, notando lo sguardo poco rassicurante lanciatogli dalla McGonagall, prese il ragazzo dagli occhi d’ambra per un braccio “Vieni, meglio che ti mostri come trasformare la tua sedia in pollo prima che la professoressa tolga gli altri punti dolorosamente da me guadagnati alll’agognata partita di Quidditch contro gli Slytherin!” sbuffò, trascinandosi dietro l’amico.
“D’accordo…Mi dispiace lasciarti solo qui, Sirius, ci vediamo dopo” esclamò Remus rivolgendo un saluto all’animagus dal pelo felpato, accompagnato naturalmente da un altro paradisiaco sorriso.
Sirius si perse nuovamente in quel dolce viso, maledicendo per un attimo l’essere che lo stava privando della sua visione.
Moony…Dolce, caro Moony…
Lo faceva letteralmente impazzire quel suo sorriso…
Quel suo fare sempre così dolce…
Quelle suo viso incantevole…
Quel suo…
Capito, no?
Era talmente perso in quei pensieri che non si accorse di una mano poggiata sulla sua spalla che lo fece trasalire. Si voltò, per incontrare il viso, stranamente e sospettosamente, serio di James.
“Paddy…” cominciò sottovoce, in modo da poter essere udito solo da lui “capisco che un uomo abbia certi bisogni…Dio sa se non ti capisco! Ma…ti consiglio…non alzarti troppo presto dal banco…o altri capiranno quello che stai provando!” e detto questo diede una pesante pacca alle parti basse del giovane moro, che sussultò all’istante, sbiascicando uno “Stronzo!” e accasciandosi dolorante sul banco.
La McGonagall, interpretando quel gesto come un ulteriore attacco di sonno da parte del ragazzo, tolse altri dieci punti alla casa dei Gryffindor, attribuendo naturalmente una punizione al giovane Black.

“Beh, complimenti Sirius! Sei riuscito a far perdere alla nostra casa venti punti in un sol giorno! Forse sarebbe stato più proficuo se tu fossi finito tra gli Slytherin”
“Guarda che metà della colpa spetta a te!” sbottò scontroso il ragazzo fissando con astio il suo migliore amico “non sarebbe successo niente se tu non mi avessi…”
“Se non ti avesse cosa, Paddy?” chiese curioso Remus, incamminandosi al suo fianco.
La faccia del giovane Black assunse varie tinte, tutte rassomiglianti al rosso, mentre cercava qualche scusa che potesse andare bene per sanare la curiosità dell’amico. Impresa piuttosto ardua, quando ci si ritrova la bocca completamente impastata!
“Ehm…ecco…io…lui…” biascicò, senza riuscire a formulare una frase concreta, sotto gli occhi ambrati del bel Lupin.
“Come, scusa? Non ho capito…”
“Ehm…”
“Ohi, ohi…”
I tre ragazzi si voltarono in direzione di quei lamenti, scorgendo un dolorante Pettigrew con le dita della mano destra fasciate.
Nonostante fossero un po’ dispiaciuti per la sorte dell’amico, i tre marauders non seppero riuscire a rimanere seri di fronte a quel buffo bambino biondo che sussurrava parole di conforto alla sua lesionata mano…
“Cavolo, Peter, certo che non dovevi essere molto simpatico a quel pavone!”
L’interpellato, alzando gli occhi colmi di lacrime, contrasse il viso in una smorfia “Cosa ne sapevo io che toccare le piume della coda di un pavone lo rende estremamente irascibile?!”
“Beh, tu potevi lasciarlo stare…” gli fece notare Remus, dando un’occhiata penetrante ai due sghignazzanti amici in segno di tacere.
“Ma io volevo solo dargli una spazzolata. Con un aspetto più ordinato, magari la McGonagall mi avrebbe elargito qualche punto in più!”
Povero e ingenuo Peter…pensò Black reprimendo a stento un sorriso, riuscendo a non farsi scorgere da Remus. Quel biondino non dimostrava di possedere un grande acume, anzi, talvolta si cacciava in tali guai che erano costretti a intervenire loro tre per toglierlo d’impiccio.
Come quella volta che volle aiutare James a conquistare Lily regalandole delle rose da lui stesso stregate che, a suo parere, avrebbero cantato una romantica canzone per la bella rossa…Peccato che invece i fiori preferirono mordere la Gryffindor sul naso! Le ci volle l’aiuto di Remus per riuscire a nascondere l’evidente morso sulla sua pelle e ovviamente ciò non facilitò i suoi rapporti con Potter…Anzi, ogni volta che si trovavano a lezione di erbologia, la ragazza preferiva stare a chilometri di distanza dal cacciatore dei Gryffindor, fissandolo in cagnesco di tanto in tanto.
Peter si rammaricava ancora dell’accaduto e non faceva che chiedere scusa a James, anche se questi continuava a ripetergli che era tutto passato. Povero Wormtail…In fondo lui aveva cercato solo di aiutare il suo adorato mito…Solo che gli era andata male…
Ma stavolta lui era grato al caro Peter per aver interrotto l’imbarazzante discorso di prima. Almeno adesso avrebbe potuto respirare normalmente. O almeno così credeva…
“Ma, un attimo: ci stiamo dimenticando del discorso di Sirius, non è vero,vecchio mio?” si ricordò improvvisamente il giovane con gli occhiali, dando una forte pacca sulla spalla del soggetto in questione. “Scusaci amico, non ti interromperemo più. Forza, esprimiti bene e dicci tutto!” esclamò sogghignando, beccandosi un’occhiata inceneritrice da parte dell’impacciato Black, maledicendo mentalmente il suo compagno per la sua consueta bastardaggine!
Le iridi di Monny si concentrarono nuovamente su di lui, anch’egli curioso di conoscere il seguito della storia, mandando inconsapevolmente nel panico il giovane Black.
Grazie, James, sei veramente un vero amico! Sbuffò, sapendo bene che il suo inseparabile compagno di avventure non si era comportato in quel modo solo per poterlo deridere…
James era a conoscenza del suo –particolare- interessamento verso il giovane dagli occhi color ambra e lo spronava di continuo a rivelare i suoi veri sentimenti al dolce Moony, stanco probabilmente delle continue esasperazioni che lui gli dava descrivendo ogni volta volta quanto fosse bello Remus, raccontando quanto lo amasse, di quanto desiderasse baciarlo…
“Devi dirle a lui queste cose, non a me! O ti vedrò zitello fino alla fine dei tuoi giorni!” continuava a ripetergli.
Già, dichiararsi…
Ma com’era possibile se ogni qualvolta si decideva a dichiarare i suoi sentimenti quegli occhi d’ambra così caldi lo mandavano in paranoia, facendogli dimenticare quello che voleva dire?
Mica era così facile!
Una voce lontana lo riportò alla realtà “Oooh, Sirius…Ritorna nel mondo dei vivi e raccontaci se anche i morti fanno sesso!”
“Hm, direi che sono al tuo stesso livello…” sghignazzò Black all’indirizzo di James, che assunse un’espressione finto-offesa “Piuttosto…dov’è finito Remus?” chiese non trovando il compagno d’avventure accanto a sé.
Il ragazzo con gli occhiali sbuffò, incrociando le braccia “Mentre tu eri prigioniero nel mondo dei sogni, Remus ha detto che si sarebbe recato in biblioteca per terminare la ricerca del professor Vitius e Peter si è offerto di accompagnarlo. Ti ha anche salutato…possibile che non te ne sia accorto?!”
Le guance del moro si colorirono di un tenue rosso “Ehm…ero impegnato su altri pensieri…”
James sospirò rassegnato, non riuscendo a nascondere un lieve sorriso
“C’entra Remus?”
Il rossore di Black si accentuò ancor più.
“…ci avrei giurato…”
L’animagus con gli occhiali si grattò il capo pensieroso, prima di sbuffare
“Ah, lasciamo perdere e accompagnami!” dichiarò, prendendo il compagno a braccetto.
“Dove?”
“In cucina. Dobbiamo fare rifornimento di dolciumi e bevande per stasera.” Si bloccò, fissando Sirius negli occhi.
“Ti ricordi cosa c’è stasera, vero?”
“Come potrei dimenticarlo…” esclamò il ragazzo in un sospiro “stasera ci sarà ancora la luna piena, quindi Moony…”
“…si tramuterà nel suo gemello cattivo, esatto” finì per lui James, dandogli una rassicurante pacca sulla spalla “Dai, non fare quella faccia. Questo è l’ultimo giorno e poi, se tieni quel muso lungo non farai che sentire Remus ancora più in colpa.”
Sirius abbozzò un sorriso, avvicinandosi a piccoli passi verso una finestra che dava sul cortile.
Com’era limpido il cielo…E pensare che tra neanche poche ore si sarebbe oscurato, mostrando il grande lobo argentato che avrebbe smascherato il caro Remus. E martoriato il suo corpo…
Prongs, notando l’irrigidirsi del corpo dell’amico, gli si pose accanto, circondandogli le spalle con un abbraccio affettuoso
“So come ti senti, Sirius…Anch’io detesto vedere Remus in quelle condizioni…Ma pensa positivo: adesso che sappiamo trasformarci in animali, possiamo tenergli compagnia e impedire che si faccia male…gravemente…” aggiunse dopo un attimo di esitazione, rammentandosi delle profonde ferite di quella mattina sul corpo dell’amico dagli occhi dorati. Il giovane dai lunghi capelli neri strinse violentemente i pugni, sforzandosi di non ripensare ai violenti morsi e graffi che il lupo aveva inflitto al proprio corpo la sera precedente. A nulla erano valsi i loro tentativi di calmarlo. Si comportava ancora in maniera aggressiva con loro, allontanandoli furiosamente da sé. D’altronde, era ancora presto…Remus aveva cominciato a interagire con le loro figure di animagus soltanto da qualche mese. Logico, quindi, che non si fosse ancora abituato a loro.
Scosse il capo energicamente, cercando di scacciare quei brutti pensieri. Basta. Doveva pensare positivo, non voleva che Moony dovesse preoccuparsi persino per lui! Il suo migliore amico si accorse subito del cambiamento d’umore dell’amico, strizzandogli un occhio complice
“Bravo, vecchio mio. Non lasciarti abbattere. E ora andiamo…” esclamò cominciando a scendere le scale “…vediamo se, facendoti ubriacare, riuscirai a saltare addosso a Remus.”
“James...”
“Ok, ok…se preferisci che ti salti addosso lui…”
“JAMES!”

“Hm, ragazzi, questa notte non si preannuncia certo delle migliori…”
La deduzione di Prongs non si poteva rivelare più esatta. Il soffitto della scuola, che rispecchiava il cielo aperto di fuori, era offuscati da lampi, tuoni e fulmini, accompagnati da una simpatica pioggerella che non accennava smettere.
“Ci infradiceremo fino al collo solo per arrivare al Whomping willow!” sbottò, servendosi una terza porzione di torta di zucca.
Il frastuono del cielo coperto da nuvole sembrava intimorire non poco il piccolo Wormtail, che si rivolse ai ragazzi con un tono un po’ tremante
“G-già, hai ragione, James…Questo tempo non è certo rassicurante…” mormorò, guardando con espressione titubante il lupo mannaro accanto a sé e sorseggiando a fatica.
Sirius si accorse immediatamente di quell’occhiata e non poté reprimersi dal maledire Peter mentalmente.
Pezzo d’idiota! Credeva davvero che Remus non lo avesse visto lanciargli quello sguardo spaventato? Non vedeva che i suoi bellissimi occhi d’ambra si erano coperti di un velo di tristezza?
Maledizione!
Come se Remus si fosse scelto quella vita irta di difficoltà! A volte Peter riusciva davvero a farlo innervosire, con quei suoi atteggiamenti timorosi e infantili. Si ricordava il suo volto alla rivelazione della licantropia di Remus: una maschera di paura. Che di certo non gli era diminuita al pensiero di dover passare delle notti in compagnia del feroce animale dai denti aguzzi. Secondo Sirius, Peter aveva accettato di diventare un animagus solo in virtù del grande affetto che, come tutti loro, provava per Remus, anche se talvolta quell’affetto sembrava non infondergli poi tanto coraggio… Scosse la testa, attirando il ragazzo dai capelli color miele a sé
“Beh, Wormtail, ti confesso che con Moony a fianco io non temo nulla. Anzi, mi sento molto più sicuro”
Remus si volse verso l’amico bruno, ringraziandolo con un sorriso.
“Naah…non credergli, Remus. La verità è che ti lusinga affinché tu gli ceda la tua parte di burrobirra questa sera.” commentò James additando il suo migliore amico con fare sprezzante.
“Come ti permetti d’insinuare una cosa del genere, James Potter?!” esclamò falsamente arrabbiato l’accusato fronteggiando l’amico faccia a faccia
“Io queste cose non le faccio mai! Non sono mica come qualcuno che pur di vedere una certa persona nuda si è nascosto nel bagno delle ragazze!”
Il volto di James assunse un’espressione dolorosa “Si, ma tu non sai come quella persona si è pentita dopo, quando una decina di ragazze lo hanno scoperto e per punizione gli hanno fatto crescere degli abbondanti attributi femminili addosso!”
Scoppiarono tutti a ridere, rammentandosi del vistoso petto che Potter aveva dovuto sorbire per almeno tre settimane.
“Beh, James…” sussurrò Black accarezzando il volo dell’amico con fare sensuale “devo ammettere che quella volta non eri niente male …”
“Oh, Sirius…basta che tu mi faccia un fischio e lo sai, io sarò tutto per te!”
“Grazie, caro…”
“Di nulla, amore…”
E sotto gli sghignazzi di Remus e Peter, i due si lanciarono in un appassionante bacio bocca a bocca…Con l’intermezzo di una mano, s’intende.

Arrivarono le sette e i tre marauders si affrettarono a raggiungere il Whomping willow sotto il mantello dell’invisibilità di James.
“Cacchio, che freddo!” si lamentò Peter rabbrividendo.
Prongs lo guardò con sguardo ammaliante, strizzandogli l’occhio
“Se vuoi dopo posso scaldarti io, Wormy…”
“Oh, grazie Prongs, ma non vorrei incorrere nella furia di Sirius…So bene quanto è geloso…” scherzò il biondino indicando con un cenno del capo l’affascinante ragazzo dai lunghi capelli neri.
“Infatti, Peter!” esclamò Black in tono offeso. Infine si rivolse accusatorio verso James “E tu, brutta sgualdrina, mi tradisci così apertamente?!”
Potter assunse un’aria indifesa, fissando il compagno con occhioni da cucciolo “Ma Sirius caro, io ho certi impulsi…E mi dispiace dirtelo, ma tu non sei un granché a soddisfarli!”
“Tze! Incompetente!” sbraitò Sirius voltando il capo offeso, per scoppiare successivamente in una risata assieme agli altri due.
Rendendosi conto di quanto fosse tardi, i ragazzi aumentarono l’andatura, giungendo finalmente a destinazione.
“Maledizione!” ringhiò James additando in alto “la luna è già scomparsa”
I ragazzi seguirono la direzione della mano del compagno, per scoprire con rammarico che l’enorme globo argentato splendeva già alto nel cielo. Quindi il lupo doveva aver preso già il sopravvento su Remus…
“Non ci voleva…” mormorò pensieroso Prongs. “Oh, beh!” esclamò alzando il capo di scatto “vorrà dire che i dolcetti ce li papperemo un’altra volta.”
“Peter” ordinò Sirius ad alta voce “tocca a te”
Obbedendo con un cenno d’assenso, il giovane Pettygrew lasciò che le sue fisionomie umane si modificassero gradualmente, assumendo alla fine l’esatta forma di un topo. Con un guizzo veloce e stando attento a non incorrere in uno dei robusti rami dell'albero, l’animagus andò a toccare la radice nodosa del Whomping willow, bloccando in questo modo per qualche secondo l’enorme trappola mortale che impediva loro l’accesso al rifugio segreto.
“Ok, Sirius, dopo di te…” esclamò galante James inchinandosi al compagno, vedendolo diventare in pochi secondi un grosso cane nero e tramutandosi poi a sua volta in un nobile cervo dal pelo lucido.
In pochi balzi raggiunsero l’amico dalle minuscole dimensioni, percorrendo insieme le scale che conducevano verso lo Shack, dove erano sicuri di trovare il loro amico lupo mannaro. Anche se non sapevano ancora in quali condizioni…
I loro cuori sussultarono all’istante quando si trovarono davanti ad un ringhioso licantropo dall’argenteo pelo con una propria zampa conficcata in quei lunghi e affilati denti, mentre copiose gocce di sangue cadevano incessanti sul pavimento. Subito Prongs e Padfoot si apprestarono a bloccarlo, balzandogli addosso senza troppa grazia e interrompendo quel martirio che il lupo si stava provocando da sé.
Ovviamente l’animale non gradì molto la brusca interruzione e ne diede prova cominciando ad allontanare da sé gli amici che non riconosceva con graffi e ringhi sommessi. Il cervo dalle lunghe corna indietreggiò un poco spaventato, preferendo non avere nulla a che fare con quegli affilati artigli. Sirius invece rimase fermo nella stessa posizione.
Il lupo lo guardava con sguardo torvo e minaccioso, intimandogli di andarsene e sparire. Ma non aveva fatto i conti con la testardaggine di quel grande cane nero.
Questi cominciò infatti ad abbagliargli contro, ma non per cercare di intimidirlo, quanto piuttosto per tentare di farlo ragionare. Le iridi azzurre del cervo osservavano silenziose l’intero scenario, pronte ad intervenire all’aggravarsi della situazione. Nello sguardo del licantropo non compariva nulla che potesse lasciar pensare ad un’improvvisa percezione dell’umanità di Moony e Prongs stava già cominciando a temere il peggio per il suo migliore amico…Quando ad un tratto il lupo smise di ringhiare contro il cane, dandogli le spalle e andandosi ad accucciare in un angolo vicino alla parete, con lo sguardo fisso sul pavimento.
Se James si fosse trovato in forma umana, sicuramente avrebbe tirato un sospiro di sollievo. Volle comunque rivolgere uno sguardo compiaciuto al suo caro compagno d’avventure, riconoscendo che una volta tanto la sua caparbietà era riuscita a compiere qualche cosa di buono…Ma la forma canina di Sirius non lo guardava. La sua attenzione era tutta concentrata sulla figura del lupo mannaro, e più in particolare, sulla sua zampa grondante di sangue.
Con passo deciso ma allo stesso tempo prudente, raggiunse la postazione dell’amico, osservandolo in silenzio per un po’ di tempo per poi chinare la testa verso il basso. Il lupo argenteo, intuendo le sue intenzioni, ritirò la sua zanna ferita dalla lingua del cane, ringhiandogli contro di non provarci neppure. I due animali si fronteggiarono con lo sguardo per un tempo che agli altri due Gryffindor parve infinito. Infine, con un latrato dispiaciuto, il cane si sdraiò a terra, decidendo che era meglio non insistere oltre, accontentandosi di poter rimanere vicino al suo lupo.
Peter emise uno squittio felice di fronte a quella scena, cominciando a zampettare allegro per la piccola stanza. Anche l’animo di Prongs era sereno: giorno dopo giorno la mente di Moony tendeva a non lasciarsi sopprimere da quella della bestia che si celava in lui, lasciando prevalere la sua parte umana. E l’accadimento di quella sera ne era una valida prova.

Passarono buona parte della serata così, Wormtail che si aggrappava barcollante sul nobile manto del cervo, Padfoot che li osservava divertito e lo scontroso licantropo che ringhiava sottovoce, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata al simpatico scenario creatosi. All’improvviso un rumore secco turbò la loro quiete, facendoli sobbalzare precipitosamente. Il cervo alzò in alto la testa, mentre il piccolo topo scendeva in fretta dal suo dorso e si nascondeva tra le lunghe gambe del quadrupede. Anche i rimanenti animali si levarono in piedi, drizzando le orecchie per captare ogni altro sospettoso rumore. Sopra le loro teste percepirono il rumore di passi affrettati che si allontanavano, fino a scomparire del tutto dalla loro portata…
I tre animagus si guardarono straniti: chi mai poteva camminare nel territorio maledetto dello Shack, temuto praticamente da tutti?
Stettero a lungo in completo silenzio, profondamente attenti ad ogni piccolo cambiamento…Inaspettatamente si fece sentire un piccolo lamento lontano, talmente lieve da non essere quasi udibile. Ma l’udito del lupo e del cane è maggiormente sviluppato rispetto agli altri ed infatti essi lo percepirono immediatamente.
Riconoscendo a chi apparteneva quella soffocata preghiera, il licantropo digrignò i denti, avviandosi verso l’uscita che si trovava fortunatamente sigillata. Di fronte all’impossibilità di fuga, l’animale diventò ancora più furioso, cominciando a graffiare e mordere i vari mobili che incrociava sul suo cammino. Il timore che potesse di nuovo ferirsi seriamente fece scattare in azione l’enorme cane, che si avventò sul licantropo con l’intenzione di tenerlo fermo. Ma non fu solo per quello… Prongs lo intuì e con un cenno del capo invitò Wormtail a inseguirlo verso l’uscita, mentre Padfoot teneva impegnato il lupo.
Quando arrivarono ai pressi della porta, riassunsero la loro forma umana, il ché li rendeva incredibilmente a rischio. Aprirono in fretta la serratura, uscendo il più velocemente possibile dallo Shack e dirigendosi risoluti verso il passaggio segreto che portava alla scuola. Giunti a destinazione, Peter osservò perplesso James aprire un altro passaggio segreto, quello della statua della strega orba, non riuscendo a capire cosa avesse in mente.
“James, cosa…?”
“Shhh!” lo interruppe il ragazzo, seguitando a correre lungo il percorso che portava direttamente nella cantina di Mielandia.
Quando si ritrovarono all’aperto, aprendo la chiusa serratura del negozio con un incantesimo, l’improvvisa pioggia accolse i loro corpi, gettando maggiormente nel panico il preoccupato Peter, che si strinse forte nel mantello al pungente vento che gli martoriava le ossa, tenendo comunque un buon passo per non perdere di vista il trafelato compagno che si stava nuovamente movendo.
Come se lo stupore del biondo animagus non fosse già alto, questi si ritrovò improvvisamente davanti alla casa abbandonata dello Shack, nelle cui segrete si trovavano ora Sirius e Remus in forma lupesca.
“James…” sussurrò coi denti che sbattevano, osservando l’amico che si indaffarava a cercare qualcosa nell’erba “James” ripeté, alzando di un poco la voce “che stai facendo? Perché stiamo…?”
“Zitto, Peter! Aiutami piuttosto a cercarlo!”
Il volto del biondo assunse un’espressione perplessa, non capendo a cosa si stesse riferendo l’amico.
“Cercare cosa?”
“Non hai capito? Quello che…AH! Trovato!”
E sotto gli occhi increduli di Peter prese tra le mani una grossa cesta di vimini che conteneva quello che al primo sguardo sembrava proprio…
“Un neonato?!”


Continua…

  
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