Sarah aveva notato Emma fin dai primi giorni di marzo, quando il sole era tornato a splendere e passeggiare nel parco era diventato piacevole. Vedeva sempre quella ragazza dai capelli chiari, quasi rossi, venire a passeggiare a Russell Square con un album da disegno sottobraccio. Ogni giorno all’ora di pranzo, mentre Sarah consumava il suo panino, Emma si sedeva sull’erba e cominciava a disegnare. Per giorni si era chiesta chi fosse la giovane disegnatrice e cosa dipingesse. Erano passate tre settimane prima che Sarah trovasse il coraggio di avvicinarsi a lei per osservarla. Non aveva intenzione di rivolgerle la parola, ma l’artista si era accorta di essere osservata e le aveva sorriso.
“Disegno questo ciliegio.” Le aveva detto, puntando col carboncino verso un albero poco distante.
“Sempre lo stesso?”
“Aspetto che fiorisca completamente. Voglio ritrarre come giorno per giorno l’albero si prepari a festeggiare la primavera. Comunque mi chiamo Emma.” Emma aveva un sorriso affascinante ed efelidi rosse. Se avesse saputo tenere in mano una matita, Sarah avrebbe voluto ritrarla mentre così sognante dipingeva il suo albero, ma, visto che non era capace, si era limitata ad osservarla.
Ogni giorno Sarah cercava Emma e si metteva a consumare vicino a lei il suo panino. Ogni tanto parlavano del più e del meno, degli studi di Emma, del lavoro di Sarah, ma per lo più restavano in silenzio in quella strana catena di sguardi tra due donne e un albero.
Quel lunedì si erano trovate come sempre, nonostante soffiasse un vento gelido e nuvole poco promettenti rendessero l’aria più fredda. Sarah non avrebbe rinunciato alla sua mezz’ora con Emma ed era sicura che lei non avrebbe rinunciato al suo ciliegio.
“Hai visto? È fiorito!” la accolse, quando Sarah le si mise accanto. C’erano in Emma una sorpresa e una gioia sorprendenti. L’artista aveva da poco cominciato a disegnare quando cominciò un acquazzone forte e violento.
“Andiamo a ripararci.” Incitò Sarah, tendendo la mano ad Emma per aiutarla ad alzarsi. Solo una volta al riparo, Sarah si accorse che le loro mani non si erano mai lasciate. Come era bella Emma, Emma così spontanea, così sognatrice, Emma dei ciliegi. E mentre la osservava, le sue labbra si avvicinarono a quelle della ragazza, in un bacio di tenerezza e desiderio.
Si guardarono ancora incredule, ridendo sommessamente e abbracciandosi. Sarah accolse la mano dell’altra tra i capelli, godendosi quella carezza.
“Guarda.” La invitò Emma, mostrandole un piccolo fiore rosa nel palmo della mano. “È primavera.”
 
 
 
   Nota: Scritta per il festival `Let ship it again', prompt del lunedì `fiori di ciliegio'.