And the arms of the ocean are carrying me,
And
all this devotion was rushing out of me,
And
the crashes are heaven, for a sinner like me,
The
arms of the ocean deliver me.
Never let me go – Florence and the
machine
Un
asciugamano la cingeva. Piccole gocce d’acqua correvano lungo
il suo corpo. Il suo sguardo riflesso nello specchio. La stanchezza nei
suoi
occhi, assieme al dolore.
Lui
sostava sulla soglia. Sentiva il suo respiro nell’aria.
Vedeva
il suo petto alzarsi ed abbassarsi sotto lo strato spugnoso che
l’avvolgeva.
‘’Non
lasciarmi.’’
Quelle
parole erano fuoriuscite come una preghiera lontana, ma
così vicina. Così affilate e al tempo stesso
fragili.
‘’Non
lasciarmi.’’ Ripetè ancora.
I
capelli biondi ricadevano sul suo volto chino.
Lo
sguardo di lei fisso ancora nello specchio. Delle ciocche di
capelli erano scivolate fuori dallo chignon improvvisato. Necessitava
di lui,
più di quanto lui necessitasse di lei. Ma ormai era finito
tutto. Non c’era più
nulla a legarli. Se non quella creatura che cresceva dentro di lei.
Fece
scivolare una mano sul suo ventre. Fissò quella mano bianca,
poi tornò a guardare il suo viso riflesso.
‘’Devo.’’
Pronunciò quelle parole a fatica, come se la sua voce si
fosse fatta forza arrampicandosi alle pareti del suo corpo, lungo la
trachea,
lungo la lingua per poi fuoriuscire.
‘’Non
lasciarmi.’’
Il
biondo le si avvicinò. Posò le sue labbra sulla
spalla sinistra
della riccia.
‘’Non
farlo Granger. Non lasciarmi, ti prego.’’
Ancora
una preghiera. Urla. Preghiere. Ecco cosa sapevano fare. Il
Manor era stato pieno delle loro grida, ora di piacere, ora di odio.
Voleva
rimanere, lo voleva davvero. Ma che futuro avrebbe dato a
sua figlia? Una vita infelice tra urla, tra lacrime.
‘’Non
posso restare, Malfoy. Lo sai.’’
Lui
la fece voltare. Le prese le mani tra le sue.
‘‘Invece
puoi, devi! Maledizione! Io ti amo, Granger! Amo tutto di
te. Amo i tuoi sorrisi, le tue lacrime, il tuo inarcare la schiena
quando
facciamo l’amore, amo quando cucini per me, quando mi urli
contro perché lascio
disordine. Amo tutto. Ogni piccolo dettaglio del tuo corpo, ogni
singolo neo. Ogni
tuo singolo riccio. E sai che amerò quella creatura che
cresce dentro di te, l’amerò
perché è nostra. Mia e tua. Dannazione!
È nostra. E’ il simbolo del nostro
amore.’’
‘’Cosa
potremmo mai darle, tu ed io?’’ le lacrime
scendevano sul
suo viso, l’inondavano.
‘‘Cosa
potremmo darle? – le si avvicinò, fece correre le
lunga
dita affusolate sul suo viso a raccogliere quelle lacrime salate
–le daremo
tutto l’amore del mondo Granger. E sai perché?
Guardami. Perché noi due ci
amiamo. E smettila di credere a quello che dice la tua maledetta testa.
E’
normale che si gridi, è normale. Ma io ti amo. E sai che ho
amato solo me
stesso quanto amo te. Amerò questa bambina, e nel tuo cuore
lo sai. Lo sai.’’
S’inginocchiò
dinanzi alla ragazza. Delicatamente liberò il suo
fragile corpo della presa spugnosa lasciandolo scoperto. Pose una mano
sul
ventre, poi vi avvicinò le labbra e iniziò a
lasciare baci sulla sua pelle. Baciò
ogni angolo del suo corpo, ogni piega della sua pelle. Baciò
le sue mani, i
suoi seni, il suo collo, la sua schiena. Lei si strinse a lui,
bisognosa.
Lo
amava. Amava sentirlo contro di lei, sentire il suo respiro sul
collo. Proprio come in quell’istante. La sua pelle premeva
contro gli abiti del
marito. Amava stare tra le sue braccia. Semplicemente.
‘’Non
lasciarmi.’’
Quella
preghiera risuonò ancora nella sua testa,
rimbalzò sulla
sua pelle, ancora.
Le
sue mani si strinsero attorno a quell’uomo, che stranamente
l’amava.
Aveva
ragione. Doveva smetterla di ragionare con la sua maledetta
testa. Era ora di ragionare col cuore. E lei lo amava, da morire.
‘’Mai.’’
Sussurrò contro la sua bianca camicia, stringendo ancora
quel corpo al suo.